Che l’Italia non fosse un paese per socialisti, o comunisti,
lo sapevamo da tempo. I risultati delle elezioni politiche non hanno fatto
altro che confermare questa lapalissiana verità.
Da quando è successo?
E’ un processo che non riguarda solo il nostro Paese e risale a molto tempo fa , quando cioè tutti maggiori partiti
socialisti hanno sposato la causa riformista, consistente nel convincere i
poveri a votare per i ricchi. La cosa è andata avanti per un po’ di anni fino a
quando il gioco non è stato scoperto, per cui la credibilità della formazioni
riformiste nei riguardi dei propri rappresentati, truffati anziché difesi, si è
trasformata in sorda rabbia, nel rancore
tipico di chi si è sentito tradito.
Anche versioni più soft del
riformismo, proprie di movimenti, definiti da qualcuno “sinistra radicale” non hanno retto l’urto della collera dei
traditi. Tanto che l’opzione socialista
è completamente sparita dalle possibili soluzioni utili alla promozione sociale
delle classi subalterne. Rimane fuori da ogni immaginario politico la possibilità di sollevarsi da una situazione
di precarietà attraverso la condivisione dei problemi, e la partecipazione collettiva.
Le elezioni di domenica hanno rilasciato
un quadro nitido in merito. Una parte di
Italiani ha creduto di risolvere i propri affanni dando addosso ad altri disperati, approdati sulle nostre coste in fuga da guerra
e povertà . Immigrati accusati di rubare il lavoro e campare sulle spalle degli
autoctoni. Barbari responsabili di ogni nefandezza violenta perpetrata ai danni della eletta razza italica. Un’altra consistente parte di Italiani,
ha identificato nei privilegi della Casta e nella sua predisposizione al
raggiro e alle ruberie legalizzate la causa di tutti i mali.
Un comune sentire
di insicurezza e precarietà è sedimentato nell’immaginario collettivo convincendo le
persone che la pratica difensiva fosse l’unica opzione possibile. Per difendersi
dagli immigrati e da ogni altro derelitto usurpatore, si è votato Lega. Per difendersi dai soprusi della casta si è
votato Movimento 5 Stelle, scambiando inesperienza
e incapacità per trasparenza e volontà
di non contaminarsi con i giochi di Palazzo . Nessuna delle due ipotesi sarà
efficace. Perché né gli immigrati, né la
casta sono i problemi. Il problema sono
i ricchi, coloro cioè che continuano a usurpare spaventose quote di capitale dai redditi da lavoro e dal patrimonio
pubblico. E non mi pare che Lega e M5S abbiano preso in considerazione
l’ipotesi di combattere questo nemico. Sembra perfino che i ricchi non vengano considerati nemici nemmeno dagli stessi poveri, proprio perché l’opzione socialista
non è più sul campo. Morta e sepolta dietro i colpi subdoli di un’irresponsabile
azione riformista.
Allora la questione vera riproposta con forza da questa
tornata elettorale è la necessità, per evitare la barbarie, di provare a rimettere in campo l’opzione socialista,
quando non comunista. Non sarà facile perché ciò comporta una scossa culturale rivoluzionaria
. Anni di abiure volontarie della propria identità comunista , anni di dannato revisionismo
storico fautore dell’ equiparazione di
una ideologia deviata -come quella fascista - al comunismo, anni di uscite del
tipo “si ma i ragazzi di Salò avevano le stesse motivazioni dei giovani
partigiani”, anni di esaltazione della competizione e di abiura
della condivisione, hanno modificato, quasi geneticamente, il DNA delle
classi subalterne non più recettive ai valori socialisti.
Allora al di la di troppi
discorsi, per provare a rigenerare questa
idea è necessario condividere con il nuovo variegato proletariato le preoccupazioni , provare a trasformare le paure in
speranza di risveglio sociale. Non con le elemosine tipo reddito di cittadinanza, ma con l’impegno
quotidiano . Ad esempio organizzare presidi sanitari con medici volontari per curare chi
non può permetterselo, aprire mense
sociali, luoghi di solidarizzazione, centri per anziani che non ce la fanno a campare con
la loro pensione sociale.
E’ ciò che già sta facendo un’importante galassia di organizzazioni e movimenti sociali. Quella galassia su cui si è costruita l’esperienza
elettorale di Potere al Popolo. Quei
movimenti, con la loro attività fanno politica tutti i giorni, sono portatori,
per così dire, spontanei, di valori libertario-comunisti, la loro partecipazione
alle elezioni non è stata che una tappa, un inizio per dimostrare che la
solidarietà può essere una scelta politica potente.
Dopo
il voto, ne sono certo, l’impegno nel
Popolo e per il Popolo continuerà tutti i giorni, ancora di più. Sarebbe
auspicabile che altre forze si unissero a questi movimenti, buttando a mare il miraggio della
sinistra di governo e valutando la potenza
di una sinistra da strada. Non sarebbe che un piccolo ma decisivo passo per
riportare all’attenzione dei cittadini l’unico modo per tornare ad essere padroni
del proprio destino, non difendendosi dalle mille paure di cui sono vittima, ma
costruendo attivamente con la partecipazione il proprio futuro.
Un futuro in
cui sia chiaro che l’unica via per uscire dalla barbarie è il socialismo o
ancora meglio il comunismo. E chissà forse alle prossime elezioni sarà possibile proporre all’elettorato
una via d’uscita socialista alla crisi economica e sociale.
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