Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 6 marzo 2018

L'Italia non è paese per socialisti

Luciano Granieri



Che l’Italia non fosse un paese per socialisti, o comunisti, lo sapevamo da tempo. I risultati delle elezioni politiche non hanno fatto altro che confermare questa lapalissiana verità.  

Da quando è successo?  

E’ un processo che non riguarda solo il  nostro Paese e  risale a molto  tempo fa , quando cioè tutti maggiori partiti socialisti hanno sposato la causa riformista, consistente nel convincere i poveri a votare per i ricchi. La cosa è andata avanti per un po’ di anni fino a quando il gioco non è stato scoperto, per cui la credibilità della formazioni riformiste nei riguardi dei propri rappresentati, truffati anziché difesi, si è trasformata in sorda rabbia, nel  rancore tipico di  chi si è sentito  tradito. 

Anche versioni più soft del riformismo, proprie di movimenti, definiti da qualcuno “sinistra radicale” non hanno retto l’urto della collera dei traditi.  Tanto che l’opzione socialista è completamente sparita dalle possibili soluzioni utili alla promozione sociale delle classi subalterne. Rimane  fuori da ogni immaginario politico  la possibilità di sollevarsi da una situazione di precarietà attraverso la condivisione dei problemi, e la partecipazione  collettiva.

 Le elezioni di domenica  hanno rilasciato  un quadro nitido in merito. Una parte di Italiani ha creduto di risolvere i propri affanni  dando addosso ad altri disperati,  approdati sulle nostre coste in fuga da guerra e povertà . Immigrati accusati di rubare il lavoro e campare sulle spalle degli  autoctoni.  Barbari  responsabili  di ogni nefandezza violenta  perpetrata ai danni della eletta razza italica. Un’altra consistente parte di Italiani,  ha identificato nei privilegi della Casta e nella sua predisposizione al raggiro e alle ruberie legalizzate la causa di tutti i mali. 

Un comune sentire di insicurezza e precarietà è sedimentato  nell’immaginario collettivo convincendo le persone che la pratica difensiva fosse  l’unica opzione possibile. Per difendersi dagli immigrati e da ogni altro  derelitto usurpatore, si è votato Lega.  Per difendersi dai soprusi della casta si è votato Movimento 5 Stelle, scambiando  inesperienza e  incapacità per trasparenza e volontà di non contaminarsi con i giochi di Palazzo . Nessuna delle due ipotesi sarà efficace.  Perché né gli immigrati, né la casta sono i problemi.  Il problema sono i ricchi, coloro cioè che continuano a usurpare spaventose quote di capitale  dai redditi da lavoro  e dal patrimonio pubblico. E non mi pare che   Lega e  M5S abbiano preso in considerazione l’ipotesi di combattere questo nemico. Sembra perfino  che i ricchi  non vengano considerati nemici nemmeno  dagli stessi poveri, proprio perché l’opzione socialista non è più sul campo. Morta e sepolta dietro i colpi subdoli di un’irresponsabile azione riformista. 

Allora la questione vera riproposta con forza da questa tornata elettorale è la necessità, per evitare la barbarie, di provare  a rimettere in campo l’opzione socialista, quando non comunista. Non sarà facile perché ciò comporta una scossa culturale rivoluzionaria . Anni di abiure volontarie della propria identità comunista , anni di dannato revisionismo storico  fautore dell’ equiparazione di una ideologia deviata -come quella fascista - al comunismo, anni di uscite del tipo “si ma i ragazzi di Salò avevano le stesse motivazioni dei giovani partigiani”, anni  di esaltazione della competizione e di abiura della condivisione, hanno modificato, quasi geneticamente, il DNA  delle classi subalterne non più recettive ai valori socialisti. 

Allora al di la di troppi discorsi, per  provare a rigenerare questa idea è necessario condividere  con il  nuovo variegato  proletariato le preoccupazioni  , provare a trasformare le paure in speranza di risveglio sociale. Non con le elemosine  tipo reddito di cittadinanza, ma con l’impegno quotidiano .  Ad esempio organizzare presidi sanitari con medici volontari per curare chi non può permetterselo,  aprire mense sociali, luoghi di solidarizzazione, centri per anziani che non ce la fanno a campare  con la loro pensione sociale. 

E’ ciò che già sta facendo un’importante galassia  di organizzazioni e movimenti sociali.  Quella galassia su cui si è costruita l’esperienza elettorale di Potere al Popolo.  Quei movimenti, con la loro attività fanno politica tutti i giorni, sono portatori, per così dire, spontanei, di valori libertario-comunisti, la loro partecipazione alle elezioni non è stata che una tappa, un inizio per dimostrare  che la solidarietà può essere  una scelta  politica potente.

Dopo il voto, ne sono certo,  l’impegno nel Popolo e per il Popolo continuerà tutti i giorni, ancora di più. Sarebbe auspicabile che altre forze si unissero a questi movimenti,  buttando a mare il miraggio della sinistra  di governo e valutando la potenza di una sinistra da strada. Non sarebbe che un piccolo ma decisivo passo per riportare all’attenzione dei cittadini l’unico modo per tornare ad essere padroni del proprio destino, non difendendosi dalle mille paure di cui sono vittima, ma costruendo attivamente  con la partecipazione  il proprio futuro. 

Un futuro in cui sia chiaro che l’unica via per uscire dalla barbarie è il socialismo o ancora meglio il comunismo. E chissà  forse alle prossime elezioni sarà possibile  proporre all’elettorato una via d’uscita socialista alla crisi economica e sociale.

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