Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 22 aprile 2022

Freedom is in "Dear Love" l'ultimo album di Jazzmeia Horn

 Luciano Granieri

Sapete ultimamente  è frustrante  riflettere e confrontarsi. Le tifoserie incattivite, vocianti prima di  Covid, e poi di guerra, fiaccano il pensiero. Poi la nostra inutile ricerca di  un'etica politica  negli schieramenti per le elezioni amministrative di Frosinone mi ha definitivamente messo al tappeto. E allora, al diavolo tutto e torniamo a parlare di cose belle. Se la gente potesse abituarsi al bello, così come diceva Peppino Impastato, forse ci sarebbero meno guerre. Torniamo ad apprezzare la bella musica, riprendiamo la vecchia abitudine a trattare di jazz. 

Di seguito le mie riflessioni sull'ultimo album di Jazzmeia Horn "Dear Love"




Dear Love è l’ultimo disco di Jazzmeia Horn and Her Noble Force, un ensamble nella quale spiccano musicisti come Bruce Williamson: sax alto; Jason Marshall: Sax Baritono; Freddie Hendrix: tromba; Sullivan Fortner: organo; Keith Brown: piano; Eric Wheeler: basso; Anwar Marshall: batteria. L’Album è uscito nel 2021 per la Empress Legacy Record, etichetta indipendente fondata dalla stessa trentunenne cantante texana .

E’ il terzo lavoro di Jazzmeia che, in questo frangente, è accompagnata da un’intera orchestra, la Noble Force appunto, e segue il suo Cd d’esordio “A social Call”, registrato nel 2017 per la Prestige, a cui si aggiunse nel 2019 “Love and Liberation” per la Concord Jazz. Come si vede la fiamma creativa è talmente esuberante che ha partorito tre album nell’arco di soli quattro anni. Ciò potrebbe sembrare eccessivo, con il sospetto del ricorso ad una sorta di processi compositivi codificati. Niente di più sbagliato, “Dear Love”, è totalmente diverso da “Love and Liberation” che ugualmente differisce notevolmente da “A Social Call”.

 Una cosa accomuna i tre lavori: l’esaltazione dei valori di amore e libertà, tracce indelebili presenti in ogni disco ed in ogni singolo brano. Amore a tutto tondo, dalla sfera privata a quella più prettamente sociale, fino alla visione di un amore universale. E non c’è amore senza libertà. Chi ama il proprio prossimo, il proprio popolo, ed i popoli del mondo intero non può che desiderare per se e per gli altri il diritto di essere liberi. Tanto più per chi, come Jazzmeia, afroamericana, nera e donna, di limitazioni alla propria libertà ne ha subite e ne subisce ogni giorno ed in ogni momento della propria vita. Perchè il nostro è un mondo patriarcale, razzista. E nessun tipo di rivendicazione, o lotta anche drammatica e cruenta per l’ottenimento dei diritti civili ed umani è riuscita a scalfire questo ancestrale status reazionario. 

Ecco quindi che donne consapevoli e socialmente impegnate, come Jazzmeia, fanno di ogni loro manifestazione creativa, in questo caso musicale, un manifesto di lotta politica. “A Social Call” con la stupenda versione di “Moanin” preceduta da “Lift every voice and sing” l’inno di liberazione della gente di colore - che Jazzmeia esegue dal vivo con il pugno alzato - pur nell’utilizzo di standard jazzistici è un inno alla dura rivendicazione dei propri diritti di cittadina afroamericana, “Love an Liberation” è invece un inno alla liberazione.  La stessa jazzista di Dallas, autrice dei pezzi compresi nell’album spiega il senso di “Love and Liberationaffermando che:”Un atto d’amore è un atto di liberazione e scegliere di liberare – se stessi o altri- è un atto d’amore” . Una visione molto gramsciana della questione, una frase che sembra detta da un partigiano.

“Dear Love” che la cantante condivide con la sua Noble Force, un’orchestra di quindici elementi che include anche una sezione di violini, è un ulteriore e potente messaggio politico. In una recente intervista rilasciata a Fiona Ross della rivista on line “Jazz in Europe” Jazzmeia ha affermato: ”Non ho realizzato questo lavoro solo per me, ma per tutte le donne a cui un uomo ha detto di no. Per le singole madri che pensano di non poter avere mai una carriera, per le donne imprenditrici, per le donne nere che portano con loro l’essenza e l’anima della cultura nera, per un mondo da vivere senza chiedere nulla in cambio.” 

Dear Love demolisce stereotipi consolidati per cui una jazzista, donna, e nera non pscrivere ed arrangiare un album per big band ed autoprodurlo per una propria etichetta indipendente. “Dear Love” ,già solo per come è nato, è liberazione conseguente a ribellione, alla ribellione, per l’appunto a quegli uomini che dicono no ad una donna mortificandone creatività e talento. 

 Ma “Dear Love” è soprattutto una concentrato di musica potente, evocativa di uno status che parte dal più profondo dell’Africa, per arrivare alle radici del blues, all’ ispirazione delle grandi cantanti come Sarah Vaughan e Carmen McRae, fino ad abbracciare la sperimentazione con l’utilizzo di sovraincisioni, tipo le diavolerie di Lennie Tristano, e l’azzardo di arrangiamenti complessi, frutto di lavoro, studio e affascinante interazione fra un orchestra composta da artisti emergenti, e la voce incredibile di Jazzmeia.

In queste tracce c’è tutto il percorso di vita e artistico della cantante di Dallas. Ad esempio il primo brano “Feel You Near” richiama un retaggio africano autentico e l’incedere iniziale scandito dal baritono di Jason Marshall evoca atmosfere  da Art Ensemble of Chicago, quando a condurre il gioco era Roscoe Mitchell al Sax Baritono. “Be Perfect”, “Back To Me” e “Strive Vocal Interlude”, sono piccoli brani introduttivi di pezzi più lunghi realizzati con sovraincisioni vocali e ritmiche scandite con lo schicco delle dita. Delle piccole prelibatezze di sonorità particolari. 

Let Us Take (Our Time)” è una suggestiva ballad resa in modo molto sensuale da canto di Jazzmeia, He Could Be Perfect, “He’s My Guys”, e Lover Came Back to Me” ci regalano prestazioni sontuose fatte di sfavillanti arrangiamenti, vocalizzi mozzafiato, vedi lo scat che Jazzmeia ci regala in Lover Come Back To me, e prestazioni solistiche di assoluto rilievo come il solo di Bruce Williamson al sax.

 “Money Cant’t Buy My Love” ,una suggestiva rivisitazione del brano dei Beatles, e “Nia” sono delle vere e proprie esercitazioni di arrangiamento e stravolgimento delle fasi armoniche, che in Nia si avventurano nel campo modale. Il fulcro e la summa del percorso di sperimentazione, sia nell’arrangiamento che nelle sonorità, è il brano Strive (To Be). Un pezzo di vera avanguardia musicale la cui potenza si apprezza meglio ascoltandolo più volte. 

Non potevano mancare riferimenti alle profonde radici cristiane, che sono alla base dell’educazione anche artistica di Jazzmeia Horn. “Where We Are”, dove spicca un prezioso arrangiamento con l’inserimento della sezione di violini, è una dichiarazione di amore universale in senso cristiano, mentre “Judah Rise” è la proposizione di un drammatico sermone di un pastore della Georgia, il reverendo EJ Robinson, posto come elemento trainante di un arrangiamento solenne dove spicca ancora una volta il  trascinante  Baritono di Jason Marshall. Una drammaticità che si scioglie e sfocia nel gioioso Where Is Freedom, uno sfarzoso rhythm’n’ blues, con tanto di organo suonato da Sullivan Fortner e Jazzmeia Horn sugli scudi con la sua incomparabile voce, in questo caso potente e coinvoglente, tanto da invogliare a scendere in strada a ballare. 

In conclusione Dear Love è un album di rivincita per tutti coloro, in particolare donne, che hanno dovuto superare quegli ostacoli posti sulla loro strada da stupidi pregiudizi, retaggi razziali e di genere. “ E’ per voi sorelle, è un invito ad essere voi stesse ovunque e comunque” così direbbe Jazzmeia.


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