Luciano Granieri, in collaborazione con il movimento "Società della Cura"
L’attuale ordine mondiale invece prevede relazioni di potere fondate sulla supremazia, sulla dominazione, sull’umiliazione e l’annichilimento dell’altro diverso da sé, percepito come nemico esistenziale.
E’ opinione diffusamente imposta dalla vulgata mainstream che la violenza sia connaturata alla natura umana come se esistesse un codice genetico del male, o una sindrome psicotica aggressiva che colpisce le masse. Ciò ha sdoganato l’idea, oggi divenuta legge antropologica incontrovertibile, per cui eserciti e guerre sono, non solo inevitabili, ma necessari a regolare le relazioni tra le comunità umane, in barba all’art. 11 della nostra Costituzione. Siamo così giunti all’illusorio paradosso di promuovere il riarmo con l’intento di difendere la pace. Di conseguenza le ingenti risorse investite in armamenti sempre più moderni e sofisticati servono a mantenere la pace.
In realtà, secondo me , non esiste alcun istinto di sopraffazione congenito, nè la guerra è una patologia. Penso che la violenza sia il portato logico, deliberato e strutturato di un’organizzazione sociale che fonda la sua esistenza sulla predazione, sull’appropriazione, sullo sfruttamento, sulla colonizzazione dei più deboli. Mi riferisco all’organizzazione capitalista.
Un sistema che impone la perpetrazione della guerra con altri mezzi. Banche, fondi d’investimento e multinazionali, sono fortemente coinvolte in finanziamenti, nella produzioni e nei commerci di armi e componentistica militare. L’economia di guerra diventa la continuazione e il prolungamento dell’economia di mercato.
Non ci potrà mai essere “ripudio” della guerra senza vera emancipazione da tutto ciò che genera la guerra. In primo luogo emancipazione dal profitto che i potentati finanziari realizzano con il traffico delle armi che non conosce frontiere. I clienti risiedono in Ucraina, in Russia, nelle monarchie del Golfo , in Europa e in tutto il mondo. La sola forma efficace di dissuasione e di prevenzione della guerra è la proibizione dell’uso delle armi.
Aumentare oggi le spese militari – in pieno collasso del sistema sanitario provocato dall’epidemia da Sars-Cov19, è pura follia. Tutte le amministrazioni dei paesi del mondo che chiedono un aumento delle spese militari, commettono un atto di aggressione che equivale a un crimine, perché anche quando non vengono utilizzati, solo per il loro costo, gli armamenti uccidono i poveri causando miseria e privazioni. Nel 2020 le spese militari degli stati ammontavano a 2 milioni di miliardi di dollari. Per la precisione 1.700 miliardi di dollari al giorno. 80 milioni in Italia.
Come da sempre è evidente, e il conflitto in Ucraina lo dimostra una volta di più, la guerra moderna coinvolge, colpisce e uccide soprattutto i “civili”. L’obiettivo delle guerre, così come delle ritorsioni (embarghi), non sono i militari e nemmeno i loro governi, ma le popolazioni.
Inutile nascondersi dietro alla falsa propaganda che rende moralmente necessario l’invio delle armi all’Ucraina, in nome di un preteso diritto alla difesa, che oggi si è mutato in diritto di prevalere sui russi, grazie all’escalation imposta dalla Nato. Ciò che bisognerebbe fare è aiutare i civili Ucraini che sono egualmente vittime di Putin e Zelensky, o meglio, di Putin e Biden.
Siamo in una condizione per cui la guerra non finirà mai in quanto i paesi europei si trovano a finanziare entrambi le parti in conflitto: il governo ucraino, con pesanti aiuti militari, e le imprese degli oligarchi russi, capitalisti di stato, da cui si acquista la maggior parte dell’energia necessaria al vecchio continente.
Per risolvere la situazione, secondo me, è fondamentale disgregare l’idea che il capitalismo sia granitico ed ineluttabile . Tale ineluttabilità ha indottrinato intere popolazioni, dai ceti più poveri a quelli più ricchi, e sta alimentando una guerra, non di Stati contro Stati ma di blocchi capitalistico-borghesi contro altri blocchi capitalistico borghesi . Ed è proprio dalla riappropriazione del conflitto di classe, all’interno di ogni nazione, che parte una lotta internazionale volta all’emancipazione di coloro che sono percepiti nemici esistenziali: coloro i quali sono umiliati e cancellati dall’attuale ordine mondiale. E che, consapevolmente o inconsapevolmente, subiscono i soprusi di un sistema prevaricatore ed antidemocratico che non disdegna alcuna dinamica di sopraffazione, guerra compresa.
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