Luciano Granieri
L’Istat ci dice che, secondo stime preliminari, nel mese di maggio 2022 l’inflazione è al 6,9%. L’inflazione programmata, al netto del prezzo dei prodotti energetici, è al 3,7%. Quindi se si rinnovassero i contratti di lavoro, basati sull'indice di inflazione programmata, la perdita del potere d’acquisto dei lavoratori sarebbe del 3,2% .
Un salasso causa di vizi strutturali che ci portiamo dietro da anni. Rimandano al tempo della decisione di abolire la scala mobile, con lo storico protocollo siglato il 31 luglio del 1992, fra il governo Amato (già proprio quell’Amato che, da presidente della Corte Costituzionale, ha bocciato i referendum sull’eutanasia legale, cannabis, e concesso il via libera agli inutili ed ideologici referendum sulla giustizia naufragati nella nullità del quorum), e le parti sociali: confindustria , con i maggiori sindacati CGIL CISL e UIL i quali si lamentano oggi, che i salari sono troppo bassi non consentendo a chi lavora di campare dignitosamente. Non potevano pensarci prima? Nel lontano 1992?. Comunque le chiacchiere stanno a zero. I contratti non si rinnovano, il lavoro precario ed il part-time involontario dilagano, per cui la perdita del potere d’acquisto, se ancora questo potere esiste per qualcuno, è di fatto pari all’intera inflazione: 6,9% .
L’Istat rileva anche che l’aumento dei prodotti energetici è passato dal 39,5% di aprile al 42,2% di maggio. Colpa della guerra. Non proprio, anzi proprio no. Il prezzo con cui il gas viene scambiato in Europa fa riferimento ad un mercato virtuale, il Title Transfer Facility, (TTF) con base in Olanda. Tale fantomatico TTF, come il NYMEX (New York Mercantile Exchange) l’ICE (Intercontinental Exchange) fa capo a banche d’investimento operanti presso le principali borse mondiali in cui il gas viene venduto tenendo conto delle aspettative sui profitti dovuti alla speculazione, o sulla semplice scommessa relativa all’andamento del prezzo.
Per fare un esempio il gas doganale, cioè quello valorizzato semplicemente dai costi di produzione e vendita da parte delle compagnie, ad inizio anno, quindi prima che la guerra iniziasse, costava 38 euro per MWh, dopo il passaggio presso le borse TTF il suo valore di scambio passava a 70 euro per MWh, quasi il doppio. Che c’entra la guerra?
Proposta: possiamo fare in modo che i prezzi dei prodotti energetici, vengano decisi fra i produttori e gli utenti senza passare dalla borsa? Si realizzerebbe un bel risparmio, per il gas 32 euro per MWh, ovvero il 45% in meno. Un indice che da solo potrebbe raffreddare significativamente l’inflazione. Ma guai toccare i profitti della speculazione finanziaria. E poi gli ideologici saremmo noi! Che ci azzardiamo a condannare lo svuotamento dei redditi da lavoro verso il profitto di pochi!!!
Tornando al lavoro, sarebbe facile proporre l’aumento dei salari per adeguarli al carovita. Facile per noi ideologici. Ma guai ad intaccare l’indice di profitto. E’ una bestemmia costringere qualche magnate a comprarsi uno yacht meno mastodontico, per salvare dalla povertà un po’ di famiglie con bambini al seguito!
Pare che la UE, colta da un inaspettato trasporto verso i suoi cittadini più deboli, si sia convinta ad imporre il salario minimo agli Stati Membri. Analizzando il provvedimento si tratta di una svolta di facciata fortemente populista. Infatti, in base al testo, si consiglia, ribadisco, si consiglia agli Stati membri, che già hanno il salario minimo di adeguarlo, al costo della vita…...se lo vogliono, e con tutta comodità, almeno ogni quattro anni. Si consiglia invece agli Stati che non hanno il salario minimo garantito, di aumentare la contrattazione collettiva, ambito in cui deve definirsi questa misura sociale, alla copertura minima del 70% dei lavoratori.
Udite udite!!!!L ’Italia non rientra in nessun caso di specie: non ha da adeguare il salario minimo, perché questo non esiste, e non deve adeguare la percentuale dei lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva perché l’obbiettivo è già stato raggiunto essendo all’80%. Ma come abbiamo visto la contrattazione collettiva già dal 1992 ha prodotto i suoi danni presso i lavoratori, con l’abolizione della scala mobile e ha continuato imperterrita a produrre sfaceli (ricordate il referendum scritto male dalla CGIL per abolire il Jobs Act?).
E allora? Quando il gioco di fa duro i duri iniziano a giocare. Ci pensa l’Europa, ma non Bruxelles, bensì Francoforte, ossia chi comanda veramente, la Bce. Dal prossimo primo luglio l’istituto bancario europeo, guidato da Christine Lagarde, sospenderà l’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi membri, lasciandoli in balia del mercato. Si avrà un primo rialzo dei tassi d’interesse dello 0,25% al 21 luglio, seguito da un successivo incremento dello 0,50% per settembre. In pratica è la sconfessione aperta del wharever it takes di draghiana memoria.
Il ragionamento è il seguente: se il denaro non verrà elargito gratuitamente come è oggi, ma comincerà ad avere un costo, ci sarà una diminuzione della liquidità disponibile dal lato della domanda, quindi l’offerta per far fronte al calo di richieste causate da una liquidità più contenuta, dovrà abbassare i prezzi. Tutto giusto. Certo qualche usuraio comincerà a strillare perché non potrà più prestare denaro pagato zero a strozzo. Ma costoro qualche via speculativa per aumentare i loro profitti la troveranno sempre.
Il problema riguarda una nazione, come l’Italia, dal debito pubblico elevatissimo, 147,9% rispetto al Pil, nel 2022. L’aumento del costo del denaro, ed in particolare la cessione del debito nazionale al furore dei mercati, porterà inevitabilmente ad un innalzamento ulteriore del costo di indebitamento e dello spread, già oggi è al 242% ad aprile era al 175%. Si sa che tutto ciò è inviso al programma di moderazione fiscale , imposto dalla UE. Ricordiamo che dal 2023 verrà ripristinato il patto di stabilità sospeso per la pandemia . E che lo stesso per gli enti locali non è stato mai abrogato. Per cui si dovrà tendere a raggiungere il pareggio di bilancio contrastando un aumento del debito molto più elevato del previsto, tagliando in modo ancora più sanguinoso quel poco di servizi pubblici rimasti (scuola, sanità) e privatizzando tutto ciò che c’è rimasto da privatizzare.
Tornando alla questione iniziale. Come si combatte l’inflazione? Semplice. Se vuoi arrivare a fine mese devi rinunciare a curarti e a far studiare i tuoi figli. Possibile che il monte profitti dei padroni debba rimanere inattaccabile anche mentre la gente muore di fame?
E’ urgente e necessario un aumento delle retribuzioni che si può realizzare solo attraverso un salario minimo garantito vero, deciso per via politica, e non per concertazione. Non c’è altra soluzione altrimenti l’ortaggio oblungo finirà sempre nelle terga dei soliti noti che, con il passare del tempo, diventano sempre più numerosi.
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