Il processo sta dimostrando l'estrema difficoltà a provare le responsabilità di Pino Rauti: non c'è dubbio che lui fosse il capo politico di Ordine nuovo e che avesse rapporti con l'Aginter press di Lisbona (finta agenzia di stampa che preparava azioni di controguerriglia, ndr), e che non esitava a entrare in azione contro quella che veniva definita l'"avanzata dei comunisti". Ma non ci sono prove che abbia partecipato all'organizzazione e per lui può valere solo il teorema che non poteva non sapere, visto che era il capo indiscusso". La richiesta di assoluzione dell'ex segretario missino non ha sorpreso Federico Sinicato, l'avvocato dei figli di Euplo Natali e della Camera del lavoro di Brescia. Gran parte dei morti del 28 maggio '74 erano iscritti alla Cgil. Prendevano parte a una manifestazione antifascista dopo un'escalation di attentati della destra eversiva.
Cosa pensate, delle altre quattro richieste di condanna, dei quattro ergastoli proposti dal pm?
Riteniamo che sia stata raccolta prova sufficiente. Carlo Maria Maggi era il capo di On per il nord Italia, con un ascendente e una capacità organizzativa che influivano non solo sui veneti ma sui gruppi milanesi. Digilio e Tramonte lo coinvolgono nelle riunioni preparatorie. Maurizio Tramonte aveva un ruolo a cavallo tra quei gruppi e il Sid. Delfo Zorzi fu il capo operativo del gruppo di fuoco ma, a differenza di piazza Fontana, in cui era accusato di aver portato la bomba fino a Milano, qui il suo ruolo è quello di essere stato il fornitore dell' esplosivo. Una parte grossa del processo si gioca sulla credibilità di Carlo Digilio (l'armiere di On, ndr) che in altri processi - Piazza Fontana e l'attentato alla Questura di Milano - è stata variamente considerata. Tramonte fu partecipe della strategia, Maggi ne fu autore, dettò la linea organizzativa, propose la partecipazione di uomini milanesi della Fenice e di uno o più basisti bresciani. Riemerge il ruolo di Buzzi, strangolato a Novara da Tuti e Concutelli. Maggi era il maggior propugnatore della strage come strumento di lotta politica.
Chi era Buzzi?
Ermanno Buzzi non fu il collocatore della bomba (come fu ritenuto dalla prima inchiesta, ndr) ma un possibile basista. Quel giorno cercherà disperatamente un alibi. L'allora capitano Delfino, il generale dei carabinieri degradato dopo l'estorsione Soffiantini, ebbe un ruolo del tutto autonomo. Svolse una sua attività di depistaggio rilevantissima che portò alle accuse del processo Buzzi. Delfino era il comandante del nucleo investigativo di Brescia, fece tutto per far confessare qualsiasi cosa ai neofascisti locali e appioppargli la strage.
Perchè lo fece?
O per smanie di carriera o per coprire altre responsabilità. E qui il suo ruolo sarebbe importante se si colloca nel contesto politico di allora e gli si attribuisce il soprannome di capitano Palinuro, l'ufficiale assiduo nelle riunioni golpiste dell'epoca che apparentemente veniva a rappresentare i vertici dei carabinieri. Non si è mai potuto identificare con certezza ma fonti di vario tipo accreditano questa ipotesi, per prima la sentenza ordinanza degli anni 90 di un giudice di Roma, su reati di cospirazione ormai prescritti, che lo identifica così.
Ma fu lui a far lavare la piazza?
Quella mattina un modesto funzionario di ps aveva le responsabilità tecniche, non si può escludere che possa averlo influenzato. Certamente il lavaggio della piazza ha annullato la possibilità di accertare di quale esplosivo si sia trattato.
Da questa sentenza potrebbero uscire novità per Piazza Fontana?
Già un anno fa ho presentato un'istanza per nuovo fascicolo nei confronti di altri indagati perchè da qui, dalla grande indagine su Brescia, erano emerse alcune novità che rivalutavano le dichiarazioni di Digilio e aggiungevano nuovi elementi per l'entourage di Freda.
Siamo vicini alla verità?
Se parliamo di ricostruzione credibile di come operavano quei gruppi certamente sì. Quanto alle responsabilità dei singoli. Le indagini hanno chiarito il 95% dei fatti. C'è ancora larga reticenza tra chi fu testimone dei movimenti della destra estrema, usata in quegli anni da governi e servizi per condizionare l'avanzata della democrazia, e questo condiziona molto il giudizio del tribunale.
A cosa doveva servire la strage di Brescia?
Forse fu l'ultimo atto vero della strategia della tensione alla vigilia di un periodo in cui la violenza politica diventa più acuta ma senza strategia. Da allora sarà una risposta colpo su colpo di giovani impregnati di ideologia, smaniosi di menare le mani. La destra difende le proprie posizioni e crede di poterlo fare mettendo le bombe o sparando, fu pura reazione violenta a una società che stava cambiando. La supplenza golpista verrà svolta dalla P2 che tenterà di utilizzare questa reazione in un progetto autonomo.
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