Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 6 novembre 2010

7 novembre . Ricordare la rivoluzione d'Ottobre per preparare la prossima

di Francesco Ricci



25 ottobre 1917 (7 novembre del nostro calendario), dopo il crollo dello zarismo (febbraio) la sinistra governista dell'epoca, guidata da menscevichi e socialisti-rivoluzionari (potremmo definirli gli antenati - seppure ben più di sinistra e ben più consistenti - dei partiti della attuale "sinistra radicale", Prc, Sel, ecc.), cerca di rimettere il potere nelle mani della borghesia: come in ogni epoca hanno sempre fatto i riformisti, il cui unico scopo è predicare la collaborazione con i padroni cosiddetti progressisti, cioè la rinuncia all'obiettivo di fondo del movimento operaio (il governo dei lavoratori) e la subordinazione della classe operaia ai governi che gestiscono gli affari della borghesia, in cambio di qualche poltrona per gli apparati.
Ma i comunisti rivoluzionari, diretti dal partito bolscevico di Lenin e Trotsky, in quei pochi mesi frenetici sono cresciuti nelle lotte e hanno trasformato la loro organizzazione (prima relativamente piccola) nel partito più influente tra le masse proletarie, rifiutando ogni sostegno al governo "di sinistra" e anzi conducendo contro di esso una opposizione senza quartiere. Guadagnata da poche settimane la maggioranza negli organismi di lotta (i soviet) devono ora dirigere l'ultimo atto della rivoluzione: l'insurrezione che rovesci definitivamente il governo Kerensky (il Vendola di quei tempi, per così dire), governo composto e diretto dai partiti della sinistra riformista ma basato su un programma borghese, quindi anti-operaio.
La famosa presa del Palazzo d'Inverno lungi dall'essere un "golpe" fu appunto questo "ultimo atto" insurrezionale a Pietrogrado che, spazzando via anche simbolicamente il governo della borghesia (il presidente del Consiglio era peraltro già scappato), libera lo spazio al potere degli operai guidati dai comunisti rivoluzionari. Nelle ore successive si costituirà il Consiglio dei Commissari del Popolo, un governo basato sugli organismi di lotta del proletariato e su un programma operaio: l'unico governo a cui possono partecipare i comunisti, sostennero Lenin e Trotsky riprendendo le posizioni fondamentali del comunismo di Marx ed Engels.
Ricordiamo oggi quelle bellissime giornate rivoluzionarie. E lo facciamo non certo per nostalgia ma per fermarci ancora una volta a studiare il modo con cui i lavoratori e le classi subalterne, guidati dal partito comunista, seppero non solo liberarsi di un regime reazionario (quello dello zar) ma seppero anche distruggere ogni illusione in governi cosiddetti "progressisti".
Hanno un bel dire i padroni e i burocrati riformisti che si tratta di una storia vecchia. Certo la storia è vecchia (si avvia verso i cento anni) ma ci offre insegnamenti sull'unico rimedio finora trovato per mettere fine alla barbarie del capitalismo (un sistema ben più vecchio, anzi decrepito). E' vero che sono mutate tante cose da quei giorni: ma l'essenziale rimane lo stesso. Uguale il dominio brutale del capitalismo, uguali le sue guerre sociali e militari contro i lavoratori e i popoli oppressi, uguale il ruolo di argine alle lotte svolto dalle burocrazie sindacali e dalla sinistra governista. Così come uguale, identico, resta il bisogno di costruire un'altra direzione del movimento operaio, basata sull'indipendenza di classe, e cioè un partito di tipo bolscevico. Per preparare, nelle lotte di oggi, la prossima rivoluzione.

Le letture che presentiamo
Per ricordare il 7 novembre 1917 abbiamo selezionato i testi di due protagonisti e di uno storico: iniziamo con alcuni brani della bellissima cronaca di quei giorni fatta dal giornalista e dirigente comunista statunitense John Reed, che partecipò alla rivoluzione (alla sua vicenda è ispirato anche il bel film di Warren Beatty: Reds); segue un assaggio di un articolo di Lev Trotsky (con Lenin il principale dirigente dell'Ottobre); e chiudono questa piccola antologia alcune pagine dalla biografia che lo storico militante Pierre Broué ha dedicato a Trotsky, presidente del Comitato militare rivoluzionario che si occupò dell'insurrezione.




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