Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 6 novembre 2010

Lo scontro tra comunisti e riformisti

di Pierre Broué



Il governo provvisorio è informato di tutto. Ma non fa nulla, certo perché non può far nulla. I suoi ordini non sortiscono effetti o, se lo fanno, essi sono prontamente annullati. Sotto la presidenza di Trotsky, il Comitato militare rivoluzionario, invece, è attivissimo. Il 24 ottobre (6 novembre) designa propri delegati alle Poste, alle Ferrovie, all'Annona. Trotsky arringa la folla al Circo moderno e conquista un battaglione di motociclisti alla rivoluzione; parla al soviet di Pietrogrado; riunisce allo Smolny i primi delegati al Congresso panrusso dei soviet. Ordina la riapertura dei giornali chiusi dal governo provvisorio, mentre operai e soldati occupano redazioni e tipografie della stampa di destra.  ...
Verso le due del mattino dello stesso giorno iniziano i movimenti di truppe che precedono le prime operazioni militari. Alla riunione del Comitato esecutivo che siede con i delegati già arrivati del Congresso dei soviet, i socialisti conciliatori attaccano ancora una volta, per bocca di Dan, che fa il quadro di una situazione apocalittica in cui prevale la controrivoluzione: secondo lui, l'insurrezione sarebbe pura follia e porterebbe alla rovina della rivoluzione.
Questa volta Trotsky risponde apertamente, a nome del Comitato militare rivoluzionario, del partito bolscevico e dei soviet: abbandonando gli argomenti difensivi, rivendicando la responsabilità dell'insurrezione già cominciata egli cerca di galvanizzare i delegati.  ...
Nel corso di quella notte Trotsky dormirà solo pochissime ore, stendendosi verso le quattro completamente vestito, su un divano dello Smolny. ...
Durante la notte i distaccamenti di insorti avanzano. All'alba occupano già i ponti, le stazioni, gli edifici delle poste, la Banca di Stato, la maggior parte delle tipografie. Alle 10 del mattino del 25 ottobre (7 novembre) lo Smolny diffonde un bollettino di vittoria. "Il governo provvisorio è stato deposto. Il potere statale è passato al Comitato militare rivoluzionario."
In realtà, per il momento, le cose non stanno affatto così, e tutte le autorità sono ancora riunite attorno al governo provvisorio nel Palazzo d'Inverno. Gli scontri armati sono tuttavia molto limitati. Marinai, soldati e guardie rosse hanno disarmato senza colpo ferire vari distaccamenti di allievi ufficiali, una delle poche forze sulle quali il governo provvisorio credeva di poter contare. ...
La seduta [del Congresso dei soviet, ndr] è aperta, in nome dell'esecutivo in carica, dal menscevico Dan, vestito della sua divisa di medico militare. Sui 650 delegati presenti - alla fine saranno 900 - con voto deliberativo, ce ne sono 390 che si richiamano alle posizioni dei bolscevichi. Trotsky valuta in circa un quarto quella che chiama "l'opposizione conciliatrice in tutte le sue sfumature". La presidenza, costituita su base proporzionale, comprende 14 bolscevichi, una discreta maggioranza rispetto agli 11 rappresentanti della minoranza. Lenin figura al primo posto nella lista bolscevica, seguito da Trotsky.  ...
Martov avanza una disperata proposta di "compromesso", che condanna l'insurrezione bolscevica e stabilisce la sospensione dei lavori del Congresso fino alla conclusione di un accordo generale tra tutti i partiti socialisti. La risposta spetta evidentemente a Trotsky, che parla dalla tribuna in cui si trova accanto a Martov:
"L'insurrezione delle masse popolari non ha bisogno di giustificazioni. Ciò che è accaduto è un'insurrezione, non una congiura. Noi abbiamo temprato l'energia rivoluzionaria degli operai e dei soldati di Pietrogrado. Abbiamo forgiato apertamente la volontà delle masse per l'insurrezione, non per una congiura. Le masse popolari seguono la nostra bandiera e la nostra insurrezione ha vinto. Adesso ci si dice: rinunciate alla vostra vittoria, fate concessioni, venite a compromessi. Con chi? Io mi domando con chi dovremmo venire a compromessi? Con quei miserevoli gruppetti che hanno lasciato il Congresso o che avanzano questa proposta? Ma li abbiamo conosciuti bene. Nessuno in Russia più li segue."
E conclude votando i conciliatori al "cestino dei rifiuti della storia".
La seduta è sospesa per mezz'ora alle due di notte. Quando riprendono i lavori, Kamenev può annunciare la caduta del Palazzo d'Inverno  ...  e l'arresto di tutti i ministri tranne Kerensky [che era scappato, ndr].

Pierre Broué, da La rivoluzione perduta. Vita di Trotsky (Bollati Boringhieri, 1991).

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