Nel 1980,la casa editrice Einaudi ha pubblicato un interessantissimo libro sul concetto di riforme nel socialismo, intitolato "Riforme e Rivoluzione". In esso, dieci padri nobili del Socialismo europeo post bellico (un nome per tutti : Leo Valiani) spiegano, affabilmente ma senza mezzi termini, i capisaldi teorici della dottrina socialista. Particolarmente interessante è il capitolo curato da Riccardo Lombardi. In esso, l'illustre esponente della Sinistra socialista anticraxiana spiega efficacemente la differenza politico-concettuale tra le Riforme (necessarie al progresso dei diritti dei lavoratori, delle donne, delle categorie e classi sociali disagiate) ed il riformismo, che non scriveremo con l'iniziale maiuscola perchè, per chi non lo sapesse, è un dispregiativo. Il riformismo infatti altro non è che il complice atteggiamento di strutture antioperaie che, fregiandosi arbitrariamente di aggettivi quali 'socialista', 'socialdemocratico', 'sindacato', 'sinistra' ecc. garantiscono la necessaria pace sociale alle classi dominanti, in cambio di qualche briciola, di qualche miserrimo contentino per i lavoratori. In altre parole, il riformista è un valido strumento politico per frenare le conquiste operaie e favorire la permanenza al potere di chi già lo detiene. Più o meno quello che era il sindacato giallo durante il fascismo. Ora, queste cose le ha pubblicate trent'anni fa un parlamentare ed intellettuale del PSI, non Armando Cossutta, Renato Curcio o qualche altro mostro di comunismo militante in grado di turbare i sonni della grassa borghesia.
Poco dopo, mi pare nel 1981, Craxi rifonda la corrente riformista del PSI, con lui a capo. I socialisti lombardiani, i comunisti di Berlinguer e quanti altri avevano titolo a rappresentare la Sinistra in Italia, gridarono al tradimento, ed iniziarono una in verità troppo morbida lotta contro l'ex compagno craxiano.
La particolare posizione politica del Psi ed il potere della corruzione fecero sì che i craxiani potessero sbaragliare i lombardiani, ed altresì umiliare l'opposizione comunista, che, dopo la morte di Berlinguer (1984) fu guidato da una dirigenza a voler essere generosi incapace.
Dopo una diplomatica malattia del segretario del Partito, Natta, il suo ruolo fu preso da un cialtrone, Achille Occhetto, che negli anni'60 era stato filosovietico (lo era la maggioranza del Partito), negli anni'70 ingraiano (Berlinguer non si fidava di lui), da segretario di quello che si chiamava ancora Partito Comunista Italiano, che si inventa Occhetto, per buttare a mare 70 anni di sia pur controversa storia del movimento operaio italiano? Si inventa una nuova fase politica: il RIFORMISMO FORTE. Abbiamo detto prima cos'è il riformismo, prendendo spunto da Riccardo Lombardi. Gli effetti della cosiddetta sinistra riformista sono sotto gli occhi di tutti.
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