Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 18 febbraio 2012

Crisi Ordinate

Giovanni Morsillo


Chi oggi leggerà un giornale saprà che in Italia i salari sono al 22° posto nella graduatoria fra quelli dei paesi europei, mentre i manager (i nostri padroni) sono al 2° posto della graduatoria omologa. Di più: I più alti stipendi di tutto il continente sono percepiti da due italiani, il signori Marchionne e Profumo. Di chi è la crisi, ci chiediamo? Perché ci si ostina ancora a parlare di crisi e di sacrifici socialmente distribuiti? Questi numeri li leggono anche i dirigenti e gli iscritti dei sindacati gialli che hanno compiuto il crimine sociale di Pomigliano e Mirafiori in combutta con l'avversario di classe, o dobbiamo informarli noi? I signori riformisti e buonisti che predicano l'espiazione ed il pentimento (sono tutti ex-qualcosa questi modelli di ignavia) come catarsi e anche panacea delle piaghe che ci affliggono biblicamente, lo sanno che è anche colpa loro? Perché invece di andarsi a nascondere sotto i cumuli di macerie che le loro scelte miopi quando non colluse hanno rovesciato sulle nostre vite, si ripropongono come unica speranza di salvezza? Questi sacerdoti del malaffare spacciato per modernità, della volgarità mostrata come arte, dell'imbonimento che sottomette l'arte e la bellezza, questi stupratori di gruppo di masse di subalterni, questi yuppies tutti festini e finanza, questi senza patria che hanno brindato alla presunta fine delle ideologie salvo quella del mercimonio, davvero pensano che le loro "riforme", le loro regole da opera comica spacciate per elisir miracolosi dopo l'ubriacatura della deregulation possano avere una qualsiasi efficacia sul sistema, se non quella di garantire loro ancora qualche annetto di bagordi alla faccia e sulle spalle di chi soffre e lavora? Questi numeri la dicono assai più lunga e più cruda di tante analisi pur giuste che chi è rimasto sobrio ha prodotto nel corso degli anni. Ci vuole molto a ficcarli sotto il muso di questi ignobili imbroglioni, Dulcamara in ridotto che ancora non si vergognano di circuire le masse dopo averle addormentate con decenni di celentanate e predicozzi?
Eppure c'è ancora chi si illude che questa gentaglia (non solo i politici, per favore!) possa assolvere al compito di "riformare" sé stessa, quasi che quanto è finora accaduto sia stato un incidente, un malinteso, una distorsione imprevedibile di un percorso virtuoso. Sarebbe ora che costoro, ovunque accucciati, si svegliassero, riprendessero coscienza (sensoriale, quella di classe viene dopo) e aprissero gli occhi, e accettassero che questo è invece il risultato di scelte che tutti sapevano dove avrebbero condotto. E si mobilitino, coloro che in buona fede hanno dato consenso a idee di rinuncia in nome del superamento tutto fantasioso delle cosiddette divisioni ideologiche, perché il cambiamento non avverrà spontaneamente né per autoconversione. I responsabili del macello sociale che oggi ci insanguina terranno duro, la loro lotta decide del loro status, pertanto non l'abbandoneranno con troppa facilità. E finché ci si lascerà incantare dai predicatori del sacrificio e delle riforme a difesa del sistema, il risultato non sarà che questo.
Una proposta operativa: andiamo nelle sedi territoriali dei partiti, di tutti i partiti, e se per caso troviamo qualcuno e per di più disposto ad ascoltarci, chiediamogli come sia possibile che appoggino (chi in un modo, chi in un altro) un andazzo che produce queste scelleratezze, chiediamo di dirci perché il salariato italiano è il 22° d'Europa mentre il suo padrone è il primo, massimo il secondo. Queste sono le questioni che devono risolvere, non il fallimento di una banca speculativa.
A presto, spero in posizione eretta.   GM

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