Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 16 febbraio 2012

magistr(e)ati

Giovanni Morsillo


Il CSM ha graziato il Procuratore aggiunto di Palermo Ingroia (ma ha trasmesso gli atti alla commissione che vigila sulle carriere) per aver pronunciato una frase in cui si definiva "Partigiano della Costituzione", aggravata da due fatti: primo, dalla sua dichiarazione di imparzialità di fronte a soggetti politici che "quotidianamente" operano per introdurre "privilegi e immunità" nel corpo giuridico e sociale del nostro paese; secondo, e assai più grave, averlo fatto in una sede riprovevole quale il congresso del PdCI. Saltiamo l'articolo 21 della Costituzione perché c'è poco da commentare: la libertà costituzionale di esprimere il proprio pensiero è garantita a tutti e tanto basta. Certo, se poi la libertà di espressione la si usa per esprimere concetti in conflitto con l'assetto democratico del paese, l'atto va perseguito ma su ben altri presupposti. Ad esempio, le scemenze pericolosissime sfornate a ritmo continuo da certi pseudopolitici che vorrebbero restaurare sotto varie forme il fascismo sarebbero da considerare con atteggiamento un pochino più sensibile da parte dello stato e della stessa magistratura. Ma Ingroia ha detto solo che si sente in dovere di difendere partigianamente la Costituzione. Questo non dovrebbe essere un assunto straordinario di un magistrato quasi deviato, ma rappresenta il minimo richiesto a chi esercita quella professione, che non può essere esercitata in modo equilibrato se non con la dedizione totale alla Carta.
La magistratura italiana è degna di rispetto, ed il CSM ha dato infinite prove di autonomia. E'opportuno quindi che la conservi, che anzi le alimenti, senza soffrire di eccessi di prudenza nei confronti delle polemiche dei soliti mestatori che approfittano di qualsiasi cosa pur di gridare allo scandalo. Che ad alcuni dia fastidio la dichiarazione di Ingroia non è solo comprensibile, ma anche auspicabile: che certi giornali coinvolti fino all'ultima prebenda nei traffici da sottogoverno che Inngroia denunciava nel suo intervento, non può stupire. Noi cittadini abbiamo bisogno di Ingroia, non di costoro, quindi ci sentiamo confortati dalla certerzza che i magistrati continuino per la loro strada, preoccupandosi di garantire la separazione dei poteri in questo paese sotto attacco e facciano tesoro di giudici come Ingroia che hanno il coraggio di schierarsi non per un partito, ma per la battaglia fra democrazia ed autoritarismo, e se per farlo ricordano con gratitudine coloro che hanno conquistato le condizioni perché questo avvenga, bisogna essergliene riconoscenti.
Dovrebbe produrre scandalo invece la commistione fra i poteri, ad esempio con la partecipazione di parlamentari (Legislativo) e magistrati (Giudiziario) al governo (Esecutivo), e altri intrecci simili, il tutto in barba appunto al principio ed alla pratica della separazione dei poteri. Pensino a Montesquieu, e si avvalgano del contributo di persone come Ingroia che a Palermo fanno vita di frontiera, e magari sentono nella loro missione la motivazione a resistere. Resistere, appunto, da partigiani.
 
Saluti

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