Le soluzioni “realistiche” praticate da Cgil, Cisl, Uil, attraverso l’accettazione di contratti a perdere e manovre devastanti sulle pelle dei lavoratori, hanno prodotto, e stanno producendo, i loro frutti avvelenati, trasformando la vita della classe operaia e delle masse popolari che vivono in questo Paese in un incubo. Le soluzioni “realistiche” si sono rivelate per quello che sono sempre state: soluzioni accettabili per gli sfruttatori e inutili e dannose per gli sfruttati. Sfruttati che sono disorganizzati e si vedono abbandonati, da sindacati e organizzazioni di sinistra, all’ingordigia del capitalismo in crisi.
L’attacco a vecchi e giovani proletari, ai lavoratori nativi ed immigrati
Un’intera generazione, d’uomini e donne, che ha cominciato a lavorare giovanissima si vede oggi scippare il diritto alla pensione e concluderà la propria esistenza lavorativa alle soglie dei 70 anni: una generazione che in sostanza non conoscerà il significato di una vita i cui tempi non siano scanditi dai turni di lavoro, una generazione che è costretta a consegnare la sua intera esistenza ai profitti del capitale. Nel capitalismo la divisione in classi, e all’interno delle classi stesse, è un dogma e una necessità; se una generazione, quindi, è stata derubata del suo diritto alla pensione, un’altra generazione, quella dei giovani, non può sentirsi derubata di nulla perché nulla è stato né concesso né promesso, perché diritti, sicurezza e pensione sono parole che nulla hanno a che fare con la vita dei giovani. Parole e concetti non tutelati da chi avrebbe avuto il compito di farlo e che, invece, si è inchinato alle “soluzioni realistiche” a vantaggio del capitale. E’ così che è stata approvata la legge Treu, quella Biagi e così via, in un crescendo di “soluzioni realistiche” giustificate dai sindacati concertativi e dai loro partiti di riferimento, compresa Rifondazione Comunista che votò la legge Treu, che fece da apripista alla precarietà giovanile. Accanto ai “vecchi” e ai “giovani” proletari nativi di questo Paese, un’altra fascia di proletariato è colpita con ancora maggior forza e sono i lavoratori immigrati con le loro famiglie, su cui si abbatte la demagogia e il razzismo della Lega e la complicità dei partiti come il Pd (Partito Democratico) e Sel (Sinistra e Libertà di Vendola) che, ipocritamente, blaterano nei salotti televisivi d’uguaglianza e antirazzismo fingendosi diversi dagli altri, ma i cui rappresentanti in parlamento, insieme con quelli di Rifondazione Comunista, hanno votato, durante il governo Prodi, aumento delle spese militari e Cpt (Centri di Permanenza temporanea) oggi Cie (Centri d’espulsione e identificazione), i cosiddetti “lager per gli immigrati”. Sui lavoratori immigrati si scatena ancora l’ingordigia del capitalismo in crisi, che, con la nuova tassa sul permesso di soggiorno, aggiunge un altro anello alla lunga catena di sfruttamento subita da questi lavoratori che rappresentano la fascia più debole ed esposta della classe proletaria.
Un’intera generazione, d’uomini e donne, che ha cominciato a lavorare giovanissima si vede oggi scippare il diritto alla pensione e concluderà la propria esistenza lavorativa alle soglie dei 70 anni: una generazione che in sostanza non conoscerà il significato di una vita i cui tempi non siano scanditi dai turni di lavoro, una generazione che è costretta a consegnare la sua intera esistenza ai profitti del capitale. Nel capitalismo la divisione in classi, e all’interno delle classi stesse, è un dogma e una necessità; se una generazione, quindi, è stata derubata del suo diritto alla pensione, un’altra generazione, quella dei giovani, non può sentirsi derubata di nulla perché nulla è stato né concesso né promesso, perché diritti, sicurezza e pensione sono parole che nulla hanno a che fare con la vita dei giovani. Parole e concetti non tutelati da chi avrebbe avuto il compito di farlo e che, invece, si è inchinato alle “soluzioni realistiche” a vantaggio del capitale. E’ così che è stata approvata la legge Treu, quella Biagi e così via, in un crescendo di “soluzioni realistiche” giustificate dai sindacati concertativi e dai loro partiti di riferimento, compresa Rifondazione Comunista che votò la legge Treu, che fece da apripista alla precarietà giovanile. Accanto ai “vecchi” e ai “giovani” proletari nativi di questo Paese, un’altra fascia di proletariato è colpita con ancora maggior forza e sono i lavoratori immigrati con le loro famiglie, su cui si abbatte la demagogia e il razzismo della Lega e la complicità dei partiti come il Pd (Partito Democratico) e Sel (Sinistra e Libertà di Vendola) che, ipocritamente, blaterano nei salotti televisivi d’uguaglianza e antirazzismo fingendosi diversi dagli altri, ma i cui rappresentanti in parlamento, insieme con quelli di Rifondazione Comunista, hanno votato, durante il governo Prodi, aumento delle spese militari e Cpt (Centri di Permanenza temporanea) oggi Cie (Centri d’espulsione e identificazione), i cosiddetti “lager per gli immigrati”. Sui lavoratori immigrati si scatena ancora l’ingordigia del capitalismo in crisi, che, con la nuova tassa sul permesso di soggiorno, aggiunge un altro anello alla lunga catena di sfruttamento subita da questi lavoratori che rappresentano la fascia più debole ed esposta della classe proletaria.
Precarietà, licenziamenti. disoccupazione, povertà: rispondiamo con la lotta e con l’unità di classe
Il governo Monti, con l’aiuto dei grandi sindacati, sta salvando i profitti di padroni e banchieri e al contempo fa pagare la crisi ai lavoratori; mentre questo accade, sia Sel di Vendola sia Rifondazione comunista si preparano a una futura alleanza di governo proprio col Pd, cioè con uno dei partiti che sta sostenendo il governo Monti e le burocrazie di Cgil, Cisl e Uil fanno di tutto per depotenziare la lotta e dividere la classe lavoratrice: proclamano scioperi separati di poche ore o per una sola categoria. La stessa Fiom di Landini ha, nei fatti, abbandonato la lotta e si è allineata alle posizioni della Cgil, com’è emerso dall’ultimo Comitato centrale e come emerge ogni giorno di più nella realtà delle fabbriche. E’ urgente che il sindacalismo di base risponda al vuoto sindacale, e al tradimento della burocrazia sindacale di Cgil e Fiom, organizzando comitati di lotta unitari contro il governo Monti, criticando fra i lavoratori, non solo la Cgil, ma anche la Fiom di Landini che non rompe con la Cgil e le timidezze di Cremaschi che non rompe con la dirigenza della Fiom. E’ urgente, al contempo, che il sindacalismo di base si faccia promotore della massima unità delle lotte fra tutti i lavoratori, anche diversamente collocati, faccia appello ai settori più avanzati di Fiom e Cgil per la costruzione di uno sciopero generale prolungato che unifichi tutte le vertenze, da quelle sulle pensioni, a quelle sull’articolo 18, per respingere, non con la raccolta firme, ma con la lotta ad oltranza, il pagamento del debito da parte dei lavoratori. Una piattaforma sindacale per il ritiro delle leggi razziste, per l’occupazione delle fabbriche che chiudono e licenziano, per la parola d’ordine: lavorare tutti, lavorare meno!
Il governo Monti, con l’aiuto dei grandi sindacati, sta salvando i profitti di padroni e banchieri e al contempo fa pagare la crisi ai lavoratori; mentre questo accade, sia Sel di Vendola sia Rifondazione comunista si preparano a una futura alleanza di governo proprio col Pd, cioè con uno dei partiti che sta sostenendo il governo Monti e le burocrazie di Cgil, Cisl e Uil fanno di tutto per depotenziare la lotta e dividere la classe lavoratrice: proclamano scioperi separati di poche ore o per una sola categoria. La stessa Fiom di Landini ha, nei fatti, abbandonato la lotta e si è allineata alle posizioni della Cgil, com’è emerso dall’ultimo Comitato centrale e come emerge ogni giorno di più nella realtà delle fabbriche. E’ urgente che il sindacalismo di base risponda al vuoto sindacale, e al tradimento della burocrazia sindacale di Cgil e Fiom, organizzando comitati di lotta unitari contro il governo Monti, criticando fra i lavoratori, non solo la Cgil, ma anche la Fiom di Landini che non rompe con la Cgil e le timidezze di Cremaschi che non rompe con la dirigenza della Fiom. E’ urgente, al contempo, che il sindacalismo di base si faccia promotore della massima unità delle lotte fra tutti i lavoratori, anche diversamente collocati, faccia appello ai settori più avanzati di Fiom e Cgil per la costruzione di uno sciopero generale prolungato che unifichi tutte le vertenze, da quelle sulle pensioni, a quelle sull’articolo 18, per respingere, non con la raccolta firme, ma con la lotta ad oltranza, il pagamento del debito da parte dei lavoratori. Una piattaforma sindacale per il ritiro delle leggi razziste, per l’occupazione delle fabbriche che chiudono e licenziano, per la parola d’ordine: lavorare tutti, lavorare meno!
Brano : Europa minor
Mario Arcari - Oboe
Luca Balbo - Chitarra
Walter Calloni - Batteria
Roberto Colombo - Polymoog
Mauro Pagani - Violino, viola, flauto di canna, mandolino
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