Ora ne siamo certi: Mario Monti viene da un altro pianeta. anzi, forse è ancora lì, e ci guarda da tanto lontano da non poter distinguere sui nostri volti l'espressione dei nostri travagli. Ci dice infatti di essere grato a noi per la consapevolezza con cui stiamo sostenendo gli sforzi per salvare il Paese; data la distanza fra la sua Eldorado e il nostro quotidiano sopravvivere, scambia la nostra rassegnata sofferenza, il nostro abbandonato cedimento alla forza ed alla protervia dei padroni per consapevolezza ed impegno solidale.
Vorremmo dirglielo, ma non siamo collegati con posti così lontani: la nostra solidarietà non si esprime con il dissanguarci volontariamente per garantire alle banche ed alla speculazione finanziaria di continuare ad accumulare vagoni di soldi, paccate come dice qualcuno più raffinato di noi, e quello che lui scambia per spirito solidale è soltanto misera rassegnazione di masse disorientate e senza prospettiva, quello che gli sembra tenacia è terrore del futuro che sappiamo già drammatico. Purtroppo è ancora la vecchia questione della lotta di classe, rimossa scaramanticamente (a volte anche farisaicamente) dai sedicenti gruppi di sinistra e invece portata alle estreme conseguenze dal padronato, sia sul fronte economico che conseguentemente su quelli sociale e politico. Conseguenze che prevedono l'annientamento delle forze avversarie, la riduzione in schiavitù dei prigionieri ancora produttivi e la soppressione degli altri (come potrebbe vivere un pensionato o un disoccupato con le "nuove" condizioni che ci stanno imponendo?), senza sconti e senza debolezze.
Monti è lontano dai nostri problemi, ha ben presenti quelli del pianeta Borsa nel quale vive, ma non dice queste fesserie per incompetenza o stoltezza: sa benissimo che questi richiami "alla motivazione" allungano i tempi della sopportazione, illudono cioè gli schiavi di essere considerati, di avere un posto nelle preghiere del padrone, e questi si danno una ragione, falsa ma tiepida, delle loro sofferenze, arrivando addirittura a pensare di essere loro i protagonisti della catarsi, della salvezza collettiva. Si illudono, e intanto cercano disperatamente i soldi necessari a pagare allo Stato l'affitto, la concessione della loro casa di proprietà, arrabattandosi fra prestiti e pensioni del nonno per sostenere l'IMU.
Non gli chiederemmo, se solo potessimo fargli arrivare il nostro lamento, di risparmiarci l'insulto della compiacenza; solo vorremmo togliergli la speranza di poter contare ancora a lungo su di noi, e non tanto perché stiamo preparando chissà quale riscatto (con buona pace di Grillo e degli altri mestatori di tutte le sembianze), ma semplicemente perché non ce la facciamo già più. Oggettivamente.
Come dimostra il suicidio quotidiano di disoccupati (ma si parla solo degli artigiani, degli imprenditori, ça va sans dire) i nostri borsellini sono ormai tristemente vuoti, e non per eufemismo: stiamo ritirando i figli da scuola, tagliando le spese di riscaldamento e di alimentazione, i vestiti ormai si ricilano da tempo. Catastrofismo? Guardate i dati sui consumi, osservate chi è oggi cliente dei discount alimentari, ficcate il naso nei carrelli della spesa delle donne nei supermercati, leggete ogni tanto i dati sul consumo di benzina e generi di prima necessità, e poi ci dite se la catastrofe è inventata.
Ma se volete avere un metro di giudizio serio, guardate anche l'indirizzo dei provvedimenti lacrime e sangue del governissimo di destra-sinistra: tutti e solo sulle ormai fiacche spalle dei lavoratori, dei disoccupati, dei poveri, degli ultimi. Nulla, che sia nulla, a carico dei ladri, e non ci riferiamo solo ai politici, nulla da pagare per evasori e ricchissimi, quelli che ballonzolano sugli yacht intorno allo Stivale continuano a sputtanare miliardi estorti e occultati alla faccia dei poveri cristi. Nessun provvedimento contro le lobbies, niente che faccia pensare ad una attenzione del fisco verso i grandi e grandissimi capitali, addirittura convivenza dichiarata con i poteri criminali paralleli (metropolitana di Palermo, e non solo).
Da tempo sappiamo che quando i padroni parlano di Paese intendono le banche: Monti, Fornero, Passera e gli altri padroni del vapore ce lo confermano.
Saluti poveri.
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