Ai presidenti Napolitano e Monti Come italiani impegnati contro le guerre, la distruzione del clima e le ingiustizie ci dissociamo dall'atto di vassallaggio che avete compiuto ai piedi dell'emiro del Qatar il 16 aprile 2012. La nostra (o meglio: vostra) Italia che da sempre obbedisce ai voleri economico-militari del colosso Usa, è adesso entrata anche nell'harem di al-Thani. Il quale può certo ben pagare i suoi protetti (e non solo le sue tre mogli ufficiali): malgrado le ingenti spese per i lussi e le guerre ha un saldo attivo equivalente a 60 miliardi di dollari di origine fossile. Anche di fronte al "profumo dei petrodollari" (secondo la definizione di un amico arabo) la dignità non ha prezzo e fareste meglio a cercare vie d'uscita dalla bancarotta meno umilianti del prostrarvi fronte a terra. Invece, pur di perpetuare un modello capitalista e speculativo che ha portato l'Italia in questa situazione, si è disposti a omaggiare quanto c'è di più lontano dall'idea di sobrietà, giustizia, etica, ecologia: il padrone di un petroemirato. Dal punto di vista della forma, l'Italia ha fatto davanti al mondo la solita figura della pezzente con il braccino teso di fronte a un ricchissimo emiro ereditario (nonché golpista); una figura da barzelletta. Dal punto di vista della sostanza, ecco alcune gesta dell'emiro ormai grosso protagonista sulla scena geopolitica. Anche se temiamo che voi siate d'accordo. Le petromonarchie sono da sempre uno dei cancri del mondo arabo. Adesso ancor più. Presentandosi, lui monarca assoluto, come paladino della democrazia in Medio Oriente e Nordafrica con al-Jazeera a fare da megafono, al-Thani insieme ai Saud offre la necessaria copertura "arabomusulmana" a operazioni militari e di destabilizzazione come la devastante guerra in Libia (i cui effetti sono visibili a tutti). In Siria, i petromonarchi lavorano a sabotare ogni piano di pace e sostengono l'opposizione islamista. Per non dire del Bahrein. Ecco poi un eco-paradosso: al-Thani si è aggiudicato la diciottesima Conferenza dell'Onu sul clima (autunno 2012), dopo il fallimento della sessione di Durban in Sudafrica nel dicembre 2011. Eppure il Qatar sta alla protezione del clima come Dracula sta alla banca del sangue. Ha le emissioni pro capite di gas di serra più elevate al mondo: incredibili 53,4 tonnellate annue, secondo le statistiche ufficiali dell'Onu; il 435 per cento in più dal 1990. L'incongruo ospite del vertice sul clima 2012 insieme alle altre petrogasmonarchie è stato in prima linea in tutti i passaggi cruciali per rendere inefficace il pur limitatissimo Protocollo di Kyoto ed evitare qualunque allontanamento dall'economia degli idrocarburi. Adesioni: mari.liberazioni@yahoo.it
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