E’una calda serata di luglio. La giornata è passata cercando di combattere l’afa dopo il solito pranzo domenicale. Distesi sul letto a pelle di leporado, sbirciando la televisione sonnecchiando fra una fuga del tour del france e un gol della Roma alla sua prima uscita stagionale ci rendiamo conto che la calura non passa e il sudore comincia a propagarsi sul collo e inumidisce la barba. Verso le nove dopo una doccia poco risolutiva ci decidiamo ad uscire sperando di trovare un po’ di frescura e qualche cosa da vedere in giro per la città. Una capatina da alcuni amici, qualche chiacchiera, attorno alle dieci ci dirigiamo verso la villa comunale. Li sicuramente fra le piante e i prati la morsa del caldo si allenterà. Ma il cancello si sta chiudendo. Genitori ritardatari, costringono i propri pargoli a scendere dai cavallucci a dondolo per guadagnare l’uscita. Eppure qui, qualche anno fa si potevano ascoltare i liuti di Mauro Pagani, le suggestioni irlandesi degli Altan, le evoluzioni jazzistiche di Fabrizio Bosso , Gianluca Renzi e Gianpaolo Ascolese, stasera tutto tace e il caldo non ci pensa neanche a diminuire. Ci dirigiamo a piedi lungo via Aldo Moro un po’ di gente percorre stancamente i marciapiedi sbeccati, qualche negozio prolunga l’apertura nella speranza di catturare sparuti clienti dell’ultima ora. Gli unici a fare affari sembrano i gelatai, indaffarati a distribuire creme e cialde. Il cemento che costeggia la strada è ancora più incombente arricchito con nuove cubature , l’ennesimo palazzo sta violentando lo skyline celando la collina della città alta. L’aria è opprimente e insopportabile gravata dai fumi delle macchine che continuano a percorrere la strada a passo d’uomo. Verso il piazzale dell’ascensore inclinato la desolazione regna sovrana. Qui l’anno scorso, in questo periodo si “ pogava” e si saltava al ritmo rock delle cover band dei Deep Purple, e dei Led Zeppelin, stasera si riesce a percepire perfino lo scorrere del fiume. Decidiamo di cambiare aria e ambientazione, torniamo alla macchina e ci dirigiamo verso il centro storico. Finestrini aperti e aria condizionata spenta per non inquinare, percorriamo le curve dell’alberata. P,zza Garibaldi è deserta dopo le sbornie alcoliche della sera prima. Piccola parentesi, è possibile che anche in un periodo di crisi come questo solo il quartiere giardino possa godere dei finanziamenti comunali per il carnevale e il bagno di folla delle cantine aperte? Mistero. E’ mezzanotte anche il centro storico è deserto a parte i locali che ospitano giovani anche loro un po’ svogliati. Eppure qualche anno fa le vie erano animate da artiste di strada, giocoliere attrici e illusioniste, che davano vita alla kermesse, “la città delle donne”. Stanotte anche il centro storico affoga nell’afa. A questo punto decidiamo di scappare dalla città e cercare un po’ di vita a Veroli al festival Ernica etnica. Ci rassegniamo ad andare verso altri lidi aspettando che almeno inizi il cinema all’aperto presso la villa comunale. Qualcuno ci informa che il bando pubblicato dal comune per dare l’appalto dell’organizzazione alle varie associazioni culturali di Frosinone è andato deserto. Infatti una delle condizioni per aggiudicarsi la possibilità di organizzare “Cinema sotto le stelle” consisteva nel pagare settemila euro per l’occupazione della villa comunale requisito che probabilmente ha scoraggiato le organizzazioni di spettacolo interessate. Ma forse il rimedio ci sarà. L’ARCI, rappresentata dal solito Vigliani, già organizzatrice negli anni precedenti della rassegna si è offerta di accollarsi la patata bollente con la condizione di non pagare i settemila euro per l’affitto della villa. Probabilmente il sindaco accetterà perché la sua giunta appena insediata non può fare terra bruciata di tutte le iniziative culturali che si organizzavano negli anni precedenti. Speriamo quindi che almeno “Cinema sotto le stelle” possa cominciare. Ovviamente organizzata dalle stesse persone anche se il comune per sbandierare una spending review di facciata ha fatto di finta di cercare un altro gestore meno esoso . Speriamo che il tempo perso per dimostrare che tutto cambia per non cambiare nulla non pregiudichi l’unica rassegna ormai rimasta in una città ormai inariditasi soprattutto dal punto di vista culturale.
Aspettando che le notti della città tornino ad animarsi, pubblichiamo una clip fotografica con alcune vedute notturne di Frosinone, accompagnate dal brano Little One eseguito da Wayne Shorter al sax tenore, Wallace Rooney alla tromba, Ron Carter al contrabbasso, Tony Williams alla batteria e Herbie Hancock al pianoforte.
Good Vibrations
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