Il nuovo scenario di
rottura del governo delle larghe intese, dovrebbe segnare un cambio di strategia dei movimenti in difesa della Costituzione
nati in risposta all’attacco che l’ex esecutivo Letta – Berlusconi aveva intenzione
di portare all’articolo 138 della Carta con l’intento di indebolirne le difese
?
Certamente si. Probabilmente salteranno
determinate procedure parlamentari per cui non è dato sapere come quando
evolverà l’iter per la revisione
costituzionale, ma lo squallido spettacolo di ministri e parlamentari impegnati
in pratiche ricattatorie ordite da un senatore, coadiuvato dai suoi cortigiani, che pretende di rimanere sul
suo scranno nonostante sia condannato per frode ed evasione fiscale con
sentenza passata in giudicato, induce a
profonde riflessioni.
Il fatto che per
un ventennio, una parte politica, abbia potuto compiere scempio del patto civile, sancito
nella Costituzione, con un susseguente, irrefrenabile degrado culturale e
morale della società, senza che nessuna opposizione riuscisse a limitarne
la deriva, ma anzi spesso ne fosse
complice, fa ritenere che ciò sia stato possibile proprio perché i principi
sanciti nella Costituzione sono stati sempre ignorati .
In effetti
a governare il nostro paese sin dalla sua nascita unitaria , è stato quel perverso
schema di potere basato sul denaro che finanzia la politica, che a sua volta
favorisce l’accumulo di altro denaro, in un circolo viziose tremendo che lascia
fuori dal cerchio magico una parte sempre maggiore di società, vittima di questa ruota stritolante.
Il rivoluzionario
Guido Picelli, combattente antifascista, comunista , che fra l 1922 e l 1937
anno della sua morte, mise paura a Mussolini, dalle pagine del giornale “L’ardito del popolo” nel sostenere la necessità di “battersi contro il
fascismo e quella sinistra di piccoli uomini che tengono divise le masse in
nome dei loro interessi personali”, aveva
già individuato la natura del nemico, composto da una classe politica, comprendente e fascismo e opposizione, nemica
dei cittadini.
Quella classe è sempre rimasta , nel corso dell’ultimo secolo , cambiando morfologia
e organizzazione, nel cerchio: “denaro
che finanzia il potere che genera altro denaro”. Fu proprio la Costituzione nata dallo shock
della guerra a costruire il primo valido strumento di sabotaggio dell’ingranaggio
e baluardo di difesa dei diritti di coloro che rimanevano fuori dal cerchio e anzi ne
subivano le angherie.
Non è un caso che
sin dal giorno dopo della sua promulgazione questa subì innumerevoli tentativi
per essere neutralizzata. Dopo un
secolo, oggi il cerchio è diventato ipertrofico, invadente, fagocitando corrompendo qualunque entità politica e
sindacale che volesse opporvisi. E’
rimasta la Costituzione che, pur subendo attacchi continui, rimane l’unico strumento di difesa.
E’ per
questo motivo, per salvaguardare l’unico strumento che le masse
popolari hanno per difendersi dal cerchio che è necessario, non solo battersi
per contrastare l’agguato all’articolo 138, che a questo punto non si sa quando
e come avverrà, ma alzare il livello
della lotta pretendendo che la costituzione venga applicata in difesa del
diritto al lavoro, del diritto alla salute, all’istruzione e soprattutto alla
partecipazione politica. Elemento per contrastare il quale si stanno
progettando forme di organizzazione dello Stato (presidenzialismo,
semi-presidenzialismo, uomini soli al comando) che preludono all’assolutismo.
Diventa quindi ancora più importante e
indispensabile partecipare alla manifestazione “Costituzione la via maestra” organizzata per sabato 12 ottobre da
Stefano Rodotà, Maurizio Landini e dal “Fatto
Quotidiano”. Ma sarebbe doveroso partecipare
anche alla manifestazione del sabato successivo 19 ottobre in cui No Tav,
sindacati di base e movimenti sociali scendono in piazza proprio per la difesa di
quei diritti: lavoro, salute,
sanciti dall’articolo 1 ,dalla seconda parte dell’art.41 in merito alla responsabilità sociale
dell’impresa privata e dall’art. 32
sulla tutela della salute. Diritti che la vicenda del Tav, dell’Ilva e di tante
altre realtà produttive in chiusura o in delocalizzazione, stanno distruggendo.
Mi rendo conto che il sacrificio è notevole, ma sarebbe indispensabile unire le
due piazze in un unico movimenti di lotta. Perché come indicava Pacelli solo un
Fronte unico, una forza unita e può avere la potenzialità di vincere.
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