Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 15 settembre 2014

Scene da una fiaccolata e qualche riflessione

Luciano Granieri






Siamo al day after della straordinaria  fiaccolata dell’11 settembre. Un evento organizzato a Frosinone  dal Coordinamento provinciale della Sanità  in difesa del diritto dei cittadini a curarsi in modo efficiente nelle strutture pubbliche della Provincia. Un day after che ci ha proposto, il sabato successivo,   l’ulteriore maldestro tentativo della manager Asl Mastrobuono di propagandare un atto aziendale, mero piano esecutivo ordito  dalla Regione,  nel corso un’adunata , spacciata  come confronto con associazioni e sindaci,  rivelatasi  in realtà per quello che era: Un  meticoloso processo di  ammaestramento  delle truppe cammellate.  

Il gioco evidentemente è stato subito scoperto dal Coordinamento , che ha rifiutato di diventare  attore nel gioco delle parti,  e dal sindaco Morini di Alatri che ha sbugiardato e smantellato punto su punto la narrazione della Mastrobuono.  

Volendo analizzare le questione da un punto d’osservazione più ampio e globale, l’operazione di destrutturazione del sistema sanitario provinciale è identico ad altri piani orditi dalle finanza e dagli interessi privati,  per impossessarsi di servizi  primari d’interesse pubblico dalle potenzialità di profitto illimitate. Le azioni combinate prevedono la privatizzazione di gran parte delle strutture sanitarie e lo svuotamento dei restanti presidi pubblici, in modo da  renderli inutilizzabili e orientare i pazienti, che vi  si sono rivolti, a migrare verso il privato, o verso altre strutture pubbliche site in bacini elettorali più remunerativi. 

Nell’atto aziendale DCA 247 /2014 le due fasi sono chiaramente identificabili.  Da un lato la   ripartizione dei tagli orientati prevalentemente verso le strutture pubbliche, la cessione quasi completa dei laboratori di analisi alle organizzazioni private, dall’altro l’emorragia di posti letto, di reparti, di personale sanitario, di risorse accumulate (82 milioni di euro dirottati verso Roma), che orientano il flusso dei pazienti verso i privati o verso le Asl di Roma e Latina. 

Puntuali sono entrate in gioco   anche le sentinelle del conflitto sociale.  Come sempre accade quando si crea un blocco di contrasto forte, in grado di aggregare cittadini e anche qualche  amministratore pubblico, si dispiega  l’azione disgregante dei sindacati asserviti al capitale finanziario. Non è stato quindi un caso il disimpegno delle forze sindacali locali che hanno preferito portare avanti una finta azione di protesta autonoma tesa a togliere incisività al blocco aggregato dal Coordinamento e ad indirizzare verso un binario morto l’energia  del conflitto. 

Direi quasi che il sabotaggio delle forze sindacali è un indizio positivo. Significa, infatti, che quanto sta accadendo nella nostra Provincia incute un certo timore ai padroni del vapore.  Sull’astenia di alcuni sindaci non c’è da meravigliarsi più di tanto. Il caso del sindaco del Capoluogo è palese. Fa finta di protestare,  nelle manifestazioni si presente quando tutto sta per finire, senza fascia tricolore, polemizza con i manifestanti. E soprattutto  si guarda bene dal  convocare  la conferenza dei sindaci per la sanità. Neanche nell’imminenza della presentazione di un atto aziendale letale per la nostra Provincia il sindaco del Capoluogo  ritiene di aprire un confronto istituzionale con i vertici Asl.  

Tutto secondo copione dunque salvo due variabili deleterie per le mire del coacervo di forze affaristiche tese a spartirsi la sanità ciociara. La prima è senza dubbio l’inaspettata compattezza, ampiezza territoriale   e consapevolezza del fronte di protesta, abile a reperire ed analizzare gli atti, smascherandone i reali obbiettivi,  capace di sensibilizzare la gente includendo  diversi sindaci che ancora ci tengono alla salute dei propri amministrati.  La seconda è proprio lei: La Torvergatara dottoressa Mastrobuono, la quale anziché addormentare il clima, lo attizza. Provoca la gente, già stremata,  con le sue promesse vane, con i suoi grossolani sotterfugi, aizza una protesta che dovrebbe al contrario anestetizzare. 

E allora vuoi vedere che alla fine la manager verrà realmente dimissionata, non per le richieste del Coordinamento, ma  dagli stessi centri di potere che l’hanno scelta come commissaria liquidatrice?  Vuoi vedere che se il piano di  distruzione della sanità provinciale dovesse subire un rallentamento dovremmo ringraziare proprio donna Isabella?

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