“Creerò un milione di posti di
lavoro, toglierò le tasse sulla prima casa,
abolirò il cancro”. Questo era "l’altro".”Abbasserò le imposte sul lavoro, eliminerò lo statuto dei lavoratori”.
Anche questo era "l’altro", ma anche "quello di adesso". Infatti quello di adesso,
Matteo Renzi, in quanto a propensione alle vane
promesse mirabolanti non è per niente da meno rispetto all’altro, leggi
Berlusconi.
L’ultima sparata del
funambolico turbo premier risale all’ultima esibizione innanzi agli
industriali. L’impegno preso, con l’ennesima imposizione della propria faccia,
riguarda la riduzione dell’IRAP, con
l’abolizione totale dell’imponibile della
quota lavoro, l’esenzione per tre anni dal pagamento dei contributi per le imprese
che procedono a nuove assunzioni a tempo
indeterminato. Musica soave per le
orecchie dei padroni! Ma secondo il
turbo premier le notizia dovrebbe essere apprezzata anche dai sindacati. Per
evitare di fare la figura del venditore di fumo Renzi indica come vengono
finanziate queste misure. Il conto è il seguente: 10 miliardi per il bonus di 80 euro da mettere nella busta
paga l’anno prossimo, 6,5 miliardi per la riduzione Irap, e 1.5 miliardi di
risparmi contributivi per le nuove assunzioni. Tutto ciò servirà a creare posti
di lavoro e a sbloccare l’economia reale ?
Neanche per idea. Infatti continuare
sulla strada della diminuzione del costo
del lavoro per cercare di porsi allo stesso livello di Nazioni schiaviste, e
per aumentare la competitività della aziende puntando solo sulla compressione dei costi è sbagliato. Non lo dico io, lo
dimostrano 30 anni di insuccessi ottenuti
da una politica simile. Ma proprio davanti agli industriale è arrivato l’annuncio
shock altro che i 18 miliardi la manovra sarà di ben 30 miliardi.
Di questi
soldi, sarà destinato 1miliardo ai Comuni con allentamento del patto
di stabilità, 1miliardo e mezzo per il sussidio di disoccupazione universale
(copertura assolutamente insufficiente, servirebbero almeno una ventina di miliardi), un altro miliardo e mezzo per l’assunzione di tutti gli insegnanti precari, altri 500 milioni in detrazioni per
famiglie numerose e la reintroduzione delle
agevolazioni per le tasse sulla casa.
Se non si indica da dove arrivano questi soldi sembra tutta una
buffonata. Tranquilli i soldi ci sono: 13 miliardi e mezzo dalla spending
review, 6 miliardi fra recupero dell’evasione
fiscale e tasse sul gioco d’azzardo e 11 miliardi e mezzo aumentando il debito.
Ossia innalzando l’attuale rapporto deficit Pil dal 2,2 al 2,9 comunque dentro i
parametri di Maastricht. E’ tutto a posto, perché allora ciò non dovrebbe
essere credibile?
Cominciamo dalla fine.
E’ vero che nel 2015 l’Italia registrerà un rapporto deficit/pil del 2,2, ma si
tratta solo del deficit nominale, quello stabilito dalle regole di Maastricht. Al deficit nominale il Fiscal Compact,
attraverso un pacchetto di regolamenti (six pack e two pack) aggiunte il DEFICIT STRUTTURALE . Un indicatore che valuta lo stato economico del Paese e
stabilisce se in una determinata situazione congiunturale esista una quota di deficit che non possa essere
ripianato solo ed esclusivamente per mezzo della crescita. La sommatoria dei
due deficit deve portare al 3%. Ebbene per il 2015 al deficit nominale 2,2 va
addizionato quello strutturale che per l’Italia è dello 0,8.
Il limite è già
raggiunto e quindi o vanno in fumo gli
11miliardi e mezzo o Renzi dice una bugia quando afferma che questa manovra
rispetterà i parametri europei.
Veniamo alla spending review. Dovrebbe fornire un gettito di
13miliardi e mezzo. L’operazione, se
volta ad eliminare gli sprechi, sarebbe
una manna dal cielo. Si da il caso però che gli sprechi nelle amministrazioni
pubbliche, sia a livello nazionale che locale, si generino nell’area grigia dei
privilegi, delle prebende elettorali, del profitto dei privati. Una voce troppo
importante per la sopravvivenza dei comitati elettorali e dei loro capi
finanziatori, per essere eliminata . Ad esempio pare che nella spending review
prevista nella manovra i tagli a danno della sanità saranno nell’ordine
dei 3 miliardi. Solo nel 2013 la mala gestione
rilevata nel sistema sanitario ammonta al doppio, 6 miliardi. Basterebbe recuperarli .
Ma ciò è vietato.
Un esempio eclatante risiede nell’atto aziendale che la Asl
della Provincia di Frosinone sta per presentare alla Regione. Nel documento non
si fa cenno alla riduzione degli sprechi che sono enormi, non si fa cenno ad una revisione delle convenzioni con i privati, troppo esose e
spesso responsabili di condotte truffaldine,
ma è previsto un numero di posti letto notevolmente inferiore ai livelli
stabiliti per legge e la completa alienazione dei laboratori di analisi
pubblici, verso il profitto privato.
E’
evidente quindi che quei 13 miliardi incideranno sulla carne viva dei
cittadini, attraverso la precarizzazione dei servizi , tagli ulteriori agli
enti locali, i quali dovranno gravare sulla popolazione aumentando ancora di più la tassazione locale
e cedendo pezzi di territorio alla
speculazione fondiaria. bruciando completamente il miliardo che dovrebbero
ricevere . Per i 6 miliardi rimanenti, dubito che si riesca ad operare
una seria lotta all’evasione fiscale, stringendo accordi con certi personaggi
dentro al Nazareno.
In conclusione, di
quei trenta miliardi 11 e mezzo non sono ottenibili attraverso l’aumento del
deficit, gli altri verranno ulteriormente scippati ai cittadini attraverso i
tributi locali e la svendita di
proprietà pubbliche . Chi ne godrà saranno come al solito le imprese,
attraverso un’ampia facoltà di licenziamento a fronte di sgravi fiscali enormi
sulle eventuali assunzioni a tempo indeterminato, e il capitale finanziario che
avrà la possibilità di speculare e fare profitti con l’acquisizione di proprietà e servizi pubblici. Come potrà dunque essere definita la grandeur
di questa manovra di 30 miliardi se non
una grande cialtroneria?
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