Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 3 ottobre 2015

Al fianco delle lotte nella logistica!

Adriano Lotito
 
Niovis Naples, lavoratrice Yoox

Da circa un anno è in corso a Bologna una lotta molto importante e che ultimamente è salita alla ribalta nazionale per i numerosi attaccati ricevuti da tutto il gotha mediatico della classe dominante del nostro Paese. Stiamo parlando della mobilitazione delle lavoratrici della multinazionale Yoox organizzate nel Si Cobas, contro otto licenziamenti politici e un sistema di sfruttamento che ingabbia centinaia di facchini e facchine nei magazzini dell'Interporto di Bologna, hub logistico nevralgico per la distribuzione delle merci nel territorio emiliano e non solo.
 
Cronaca di una lotta che non cede a repressioni e calunnie
Il tutto comincia un anno fa, nella cooperativa Mr.Job, che si occupa dello stoccaggio delle merci per conto di Yoox, multinazionale da un fatturato annuale di 450 milioni e punta di diamante dell'e-commerce italiano nel campo della moda e del design. Undici lavoratrici “macchiano” la faccia pulita dell'azienda, denunciando il responsabile di Mr.Job per aver costretto le donne a ritmi di lavoro insostenibili sotto intimidazioni e ricatti anche di natura sessuale (in particolare per sei di queste lavoratrici). La procura di Bologna ha rinviato a giudizio il responsabile, il quale però continua a lavorare dentro l'Interporto.
L'episodio ha rappresentato la classica “goccia che fa traboccare il vaso”: le lavoratrici si rivolgono al Si Cobas e l'ennesimo atto di sopruso padronale diventa l'occasione per portare allo scoperto l'intero sistema di sfruttamento che coinvolge la multinazionale Yoox, non solo per quel che riguarda Mr.Job ma coinvolgendo anche lavoratori e lavoratrici della Geodis, altra azienda appaltatrice del colosso emiliano. Il primo sciopero si ha nel giugno del 2014 ma i padroni delle cooperative e di Yoox non sembrano prestare attenzione alle rivendicazioni del sindacato. Al contrario, per tutta risposta otto delle undici lavoratrici che hanno alzato la testa vengono licenziate lo scorso agosto, per “insubordinazione”: si sarebbero infatti rifiutate di cambiare magazzino e avrebbero aggredito le guardie dello stesso. Il licenziamento, evidentemente politico e teso a neutralizzare le lavoratrici più combattive e sindacalizzate, non rimane senza risposta.
Giovedì 17 settembre inzia così un'occupazione dei tetti del magazzino di Mr.Job con presidio permanente all'ingresso. A occupare il tetto, resistendo dieci giorni, sono un lavoratore di 24 anni, Hassan, e una lavoratrice di 22, Khadija. Negli stessi giorni i lavoratori del presidio bloccano l'ingresso del magazzino impedendo l'entrata e l'uscita dei camion che caricano e scaricano le merci e intaccando così un pezzo della filiera logistica di Yoox. Le rivendicazioni sono chiare: reintegro delle otto lavoratrici di Mr.Job licenziate, applicazione del contratto nazionale, rispetto delle timbratura, adeguamento dei livelli contrattuali, conteggio in busta paga di tredicesima e quattordicesima, fine degli obblighi degli straordinari, pagamenti regolari e nessun abuso nel “lavoro a chiamata”. Lunedì 21 settembre si decide di intraprendere un corteo all'interno dell'Interporto che culmina in un picchetto all'ingresso dell'hub logistico bolognese, riuscendo a impedire l'entrata a centinaia di camion e cortocircuitando la movimentazione delle merci sull'intero territorio. L'azienda chiama la celere che arriva e sgombera il picchetto, scortando i camion all'interno.
A sostenere il blocco, a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del Si Cobas, anche diversi solidali dei collettivi bolognesi e di Alternativa Comunista. Nei giorni seguenti la tensione continua a crescere. Mercoledì 23 settembre un gruppo di crumiri organizzato dalla parte padronale, esce dai magazzini e aggredisce brutalmente i lavoratori in sciopero. Diverse testate nazionali (1) ed esponenti di spicco della politica borghese (2) attaccano con violenza e calunnie lo sciopero, il sindaco di Bologna, Merola, chiede aiuto al ministro degli Interni Alfano e tutta l'opinione pubblica si mobilita contro una lotta che evidentemente è riuscita a fare emergere la brutalità dello sfruttamento capitalistico nella multinazionale che Renzi ha definito il “fiore all'occhiello del made in Italy” (3).
Il fatto che l'azienda si sia ritrovata sulla difensiva e abbia incassato con difficoltà l'inizio della combattiva vertenza è dimostrato dalla richiesta di un tavolo in Prefettura che, fissato per lunedì 28 settembre, si è risolto in un nulla di fatto, riaggiornando la trattativa a venerdì 2 ottobre. Al momento lo stato di agitazione è stato interrotto, ma le scioperanti sono pronte a tornare alla lotta nel caso la trattativa si concluda con una inutile proposta di liquidazione mantenendo i licenziamenti e la situazione immutata.
 
L'importanza della lotta nella logistica
La mobilitazione delle lavoratrici Yoox è degna di essere presa come esempio per diversi aspetti. Innanzitutto, ancora una volta le lotte della logistica se organizzate in forma conflittuale, hanno dimostrato di saper far male ai padroni (4). Si tratta di un aspetto oggettivo: la logistica, avendo come fine la movimentazione delle merci (quella che Marx chiamava la “circolazione del capitale”), occupa un posto centrale nei processi di accumulazione del profitto, in particolare nei Paesi europei, che hanno subito una drastica riduzione dei tradizionali avamposti industriali in luogo di una più marcata attenzione verso gli aspetti infrastrutturali e finalizzati appunto alla distribuzione (in questo rientra il carattere significativo di progetti come l'Alta velocità e la costruzione di autostrade e l'importanza di resistervi in forma conflittuale). I lavoratori e le lavoratrici di questo settore costituiscono a tutti gli effetti un “nuovo proletariato” che ha le sue specifiche particolarità al livello di composizione di classe: si tratta di un segmento della classe molto numeroso, metropolitano, molto spesso istruito e con una forte componente immigrata e giovanile. Questa combinazione di fattori, come le mobilitazioni degli ultmi anni hanno dimostrato, lo rende istintivamente combattivo: oltretutto è da aggiungere che molti di questi giovani operai provengono da Paesi del Nord Africa e del Medio oriente dove negli anni passati si sono avute forti mobilitazioni a carattere rivoluzionario e insurrezionale che hanno sicuramente lasciato un segno nei termini della loro coscienza di classe.
 
Donne che alzano la testa contro capitalismo e maschilismo
L'altro elemento, ma non meno importante, che rende la lotta alla Yoox così particolare, è la partecipazione, in larga parte maggioritaria, di donne lavoratrici. Da un lato, questa vertenza ha portato allo scoperto uno dei meccanismi più subdoli di sfruttamento capitalistico: le donne sono circa la metà della classe lavoratrice che viene sfruttata in modo più intenso e brutale. E' quella che siamo soliti definire la "doppia oppressione" della donna lavoratrice all'interno del capitalismo: oppressa cioè non solo in quanto lavoratrice, ma anche in quanto donna. O meglio, l'oppressione di genere diventa funzionale a intensificare l'oppressione capitalistica, ottenendo due risultati: incrementare i profitti dei padroni e rafforzare l'egemonia sulla classe attraverso una divisione dei lavoratori per genere.
Dall'altro lato, cioè dal lato di chi vuole rovesciare questo sistema, la vicenda delle lavoratrici di Yoox indica una verità fondamentale del conflitto di classe: la lotta contro il capitalismo è inseparabile dalla lotta contro il maschilismo, e non può non contare sulla partecipazione in prima linea delle donne lavoratrici. Allo stesso modo, un'autentica lotta contro il maschilismo non può aversi se non mette in discussione anche le radici economiche e sociali di questo fenomeno di oppressione. Radici che si possono rinvenire (come l'intera vicenda ha ulteriormente dimostrato) nelle esigenze del capitale di intensificare sempre più lo sfruttamento per il profitto. Per questo riteniamo un deleterio femminismo da salotto, quello professato da tante e tanti volti noti del panorama politico e intellettuale (a partire dalla Boldrini e dalle organizzatrici di “Se non ora quando”), che si limitano ad una finta battaglia culturale che nasconde le ben più profonde fonti del problema. Al contrario, le donne lavoratrici e immigrate che si sono mobilitate in questi giorni a Bologna sono l'esempio più fulgido di come si possa fare una battaglia sul doppio binario: quello di classe e quello di genere, tenendo presente che sono intimamente intrecciati e mirano al medesimo scopo.
 
Estendere la lotta e la solidarietà fino alla vittoria!
Come Alternativa Comunista abbiamo fin da subito sostenuto in forma militante le lavoratrici e i lavoratori in lotta. Vincere oggi costituirebbe un segnale importantissimo per tutta la classe lavoratrice italiana, sottoposta ad un attacco senza precedenti da parte del governo Renzi, del padronato e della burocrazia della Cgil (che ha attaccato frontalmente questa lotta).
Da comunisti e comuniste crediamo che questa lotta si possa vincere solo costruendo un'ampia solidarietà di classe. L'isolamento delle lotte e l'autoreferenzialità non servono per vincere contro i padroni e i loro apparati repressivi. Per questo è essenziale estendere il conflitto, discutere pazientemente in ogni luogo di lavoro con le operaie e gli operai la necessità di intraprendere azioni di sciopero e di lotta al fine di guadagnare alla lotta il maggior numero possibile di lavoratori e lavoratrici. Occorre inoltre mettere in comunicazione questa vertenza con le altre esperienze di lotta operaia nei territori, allargare il fronte di lotta in modo inclusivo, così da unificare anche lavoratori e lavoratrici iscritti a organizzazioni sindacali diverse. Oggi più che mai è necessario infatti infrangere gli steccati che molto spesso dividono in forma distruttiva e priva di senso il sindacalismo di lotta in Italia e unificare tutte le realtà di lotta in un fronte unico contro il governo Renzi e gli interessi economci e sociali che rappresenta, fino alla costrruzione di uno sciopero generale ad oltranza che possa cacciare il governo dei padroni e aprire la via a un'alternativa dei lavoratori.
Dal canto nostro, continueremo a sostenere in modo costante e combattivo le iniziative di lotta del Si Cobas e delle lavoratrici di Yoox e parteciperemo allo sciopero nazionale della logistica convocato per il 15 ottobre.
Contro la repressione, fino alla vittoria: se toccano uno o una, toccano tutti!
 
Note
1) Vedi Corriere della sera e Sole24ore:
http://archiviostorico.corriere.it/2015/settembre/24/DIFESA_DEI_DIRITTI_CHE_DIVENTA_co_0_20150924_dbb62774-627e-11e5-a4ca-2b7d0a8f75c6.shtml http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-09-23/in-venti-paralizzano-yoox-063702.shtml?uuid=ACLGcv2 .
2) Pietro Ichino dalle colonne di Repubblica ha attaccato “la prepotenza” dei sindacati di base, dichiarando che “bloccare i cancelli e impedire l'ingresso in azienda delle persone è un reato”, vedi
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/09/27/news/ichino_impedire_il_lavoro_e_un_reato_-123777512/
3) http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/italia/yoox-renzi-visita-sede-un-fiore-all-occhiello-dell-italia-ne336013/ .
4) Gli scioperi della logistica hanno dimostrato che scioperare è ancora utile, a condizione che non lo si riduca a vuoto rituale, ma lo si risignifichi come strumento di lotta per danneggiare i padroni. Vedi anche questo articolo:
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=124110

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