Dott. Luciano Mignoli Specialista in Sanità
Pubblica.
Il referendum per la modifica della
costituzione del 4 dicembre pone importanti interrogativi
riguardo anche la modifica del titolo V che
prevede la regionalizzazione di alcune competenze. E’ già stato scritto intorno
al pericolo di centralizzazione della politica energetica che abolirebbe il diritto locale ad opporsi a nuove
trivelle o altre forme di energia che
distruggerebbero i territori ma il tema
cruciale è quello della regionalizzazione sanitaria. La riforma Bindi del 1999
intendeva la regionalizzazione come un sistema
per rendere più efficienti i sistemi sanitari regionali ma, confermata anche
dalla legge costituzionale del 2001, lo Stato AVREBBE DOVUTO garantire “
UNIFORMITA’ DI CURE E SERVIZI A TUTTI i CITTADINI INDIPENDENTEMENTE DALLA REGIONE
DI APPARTENENZA”. COMPITO QUESTO DEL MINISTERO DELLA SALUTE CHE ATTRAVERSO I
PIANI DI RIENTRO E IL SI.VE.AS ( Sistema di verifica e controllo
sull’assistenza sanitaria) aveva l’obiettivo della verifica dell’appropriatezza
e qualità delle cure. TUTTO QUESTO NON E’ AVVENUTO; LA CAUSA SECONDO GLI
ESPERTI E’ STATA UNA MANCANZA DI REGIA NAZIONALE e la polarizzazione dei governi solo sul taglio dei costi. I LEA infatti (livelli minimi di assistenza )non hanno
mai definito i livelli di accessibilità e qualità delle cure
richieste, anche i piani nazionali per le liste d’attesa erano
privi di sanzioni quindi inutili. Invece
che a un’agenzia nazionale sulla qualità delle cure le regioni e il governo sono ancora costretti a rivolgersi
a enti privati come l’ex Tribunale dei
diritti del malato-Cittadinanza attiva o la Sant’ Anna di Pisa per avere i dati
dei problemi percepiti o per un’analisi dei sistemi sanitari (vedi la Puglia
ultimamente).
OGNI ATTENZIONE E’ STATA DATA SOLO AL RIENTRO
ECONOMICO FACILMENTE
OTTENUTO CON IL BLOCCO DELLE ASSUNZIONI E
PEGGIORAMENTO CONSEGUENTE DEL SERVIZIO. LA DOMANDA CHE OGNI CITTADINO POTREBBE
FARSI E’ QUESTA: MA SE Il MINISTERO DELLA SALUTE NON E’ STATO FINORA
NEMMENO IN GRADO DI ASSICURARE QUALITA’ E UNIFORMITA’ DELLE CURE come fara’ a
prendersi in carico anche la gestione economico-organizzativa del Sistema
sanitario nazionale? SI DESIDERA CENTRALIZZARE IL CONTROLLO DELLA QUALITA’
O SOLO IL BILANCIO? CENTRALIZZANDO COSTI E ORGANIZZAZIONE NON SI
RIDURRA’ AL SILENZIO LE PROTESTE DELLE REGIONI SUI TAGLI DI SPESA?
Riassumendo sulla modifica titolo V per quanto riguarda la
sanità:
1) nelle leggi del 1999 e del 2001 vi era
l'indicazione che l'azione regionale fosse coadiuvata dal ministero della
salute che controllasse non solo i bilanci ma anche la qualità. Questo non è
avvenuto per non volontà politica o per incapacità.
2) questa incapacità non muta ricentralizzando tutto
, anche perchè l'obiettivo è sempre il bilancio ( il ministero di riferimento
diventa quello delle finanze) e non la uniformità delle cure e la qualità,
quindi non migliorerà niente e i sistemi resteranno sempre uno ogni regione
(Cavicchi ha scritto su questo)
3) il decentramento ha portato invece una serie
di idee innovative provenienti dalle regioni (ass. domiciliare integrata dal
Veneto, case della salute dalla Toscana e dall'Emilia, codici di priorità in
sperimentazione in Veneto e molto altro) che non sarebbero mai venute dal
ministero, bastava estenderle seriamente non con leggi inutilizzabili perchè
fuori dai contesti regionali ( vedi legge sulle medicine di gruppo integrate
nel territorio)
4) il tema cogestionale tra Sanità-Asl e comuni
è importantissimo ( specialmente per le urgenze socio-sanitarie) ma lasciato
cadere alle iniziative nulle delle conferenze dei sindaci, oggi dovrà essere
riregolamentato perchè c'è , ci sarà una Asl(azienda sanitaria) ogni provincia
5) non esiste un'Agenzia nazionale funzionante
per le verifica della qualità delle cure, solo le associazioni private si
interessano a questo (Cittadinanzattiva, Sant'Anna di Pisa), l'obiettivo è
sempre rendere più inefficiente il SSN per dare il via all'assistenza
integrativa.
Potremo dare il nostro apporto sulle necessarie
modifiche in qualsiasi caso vada il referendum per il quale visto i presupposti
consiglierei di votare no per ritornare a sedersi lungo un tavolo sulle cose
importanti altrimenti paradossalmente resterà tutto come prima.
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