Qualche giorno fa ho incontrato al supermercato Stefano. Stefano Testa, una
persona squisita con cui, ai tempi del liceo, ho condiviso interessi e passioni, la musica in
particolare . C’eravamo rivisti tempo dopo per questioni di lavoro,
ma più o meno da una quindicina d’anni il caso ci aveva tenuto lontani. Mi ha fatto dunque molto
piacere rincontrarlo, nonostante fossimo fra gli scaffali di un supermercato,
luogo non certo ameno.
Stefano, salutandomi
con calore, mi chiede di
aspettarlo qualche minuto perché deve darmi una cosa. “Vado in macchina e prenderla” dice , e scappa via. In quei pochi
minuti di attesa, mi arrovello per capire
cosa sarà mai ciò che Stefano
vuole darmi. Ammetto di aver vagato nei meandri più reconditi della mia
immaginazione, rimanendo immerso nell’incertezza. Dopo pochi minuti l'amico ricompare e mi consegna un Cd. “E’ il mio Cd. Ci tenevo a
dartelo perché ti ho citato nelle note di copertina. Se sono riuscito a
realizzare il sogno di incidere un disco
in parte lo devo anche a te a molti altri amici che insieme a te ho ringraziato
nelle due righe scritte a corredo dell’incisione - poi aggiunge-
la mia musica non è quella che
preferisci ma è giusto che tu abbia questo Cd dove compare anche il tuo nome”.
Rispondo, non senza sorpresa, che la musica, quella vera, è bella tutta oltre
gli steccati degli stili. Ci salutiamo e nel stringergli la mano faccio
fatica a nascondere un po’ d’emozione
per l’inaspettato regalo. “Hop frog –appunti di vita” è il titolo
del cd.
Sui ringraziamenti scritti nelle note tornerò alla fine
del testo. Vorrei in prima battuta soffermarmi sul disco. Si ascoltano 18 tracce composte da
Stefano, arrangiate dal tastierista
Fabio Raponi in collaborazione con il chitarrista Silvio Urbini, Sandro Assante e lo stesso
Stefano Testa. Il numero dei musicisti coinvolti nel progetto è nutrito, la
qualità eccellente: Silvio Urbini ed Andrea Rivera alle chitarre, Fabio Raponi
al pianoforte e alle tastiere, Claudio
Campadello al basso elettrico e al contrabbasso, insieme ad un altro
contrabbassista, Carlo Sabellico, e Roberto Pistolesi alla batteria, formano la
sezione ritmica. La voce di Stefano Testa, Filiberto Palermini al sax soprano, Corrado
Angeloni, fisarmonica, Loreto Gismondi violino, Luigi Mattacchione, armonica e il fischiettio di Sandro Assante si occupano
di costruire armonia e melodia.
“Appunti
di vita” recita la seconda parte del titolo e mai definizione fu più
azzeccata. Nel succedersi dei brani si squadernano intonse, e mirabilmente descritte
in musica, le passioni di un’esistenza vissuta intensamente. La vena
romantica è preponderante in tutte le sue forme: la felicità dell’amore che sboccia, la disillusione
per un rapporto stagnante, la delusione
per un amore finito. L’arguta e
brillante ironia, tipica di Stefano, è
un altro elemento preponderante insieme alla passione per il jazz, la musica sudamericana e
mediterranea. Il pezzo Matador è un sontuoso richiamo al tango
di Astor Piazzolla.
Spostando l’attenzione
sulla musica mi ha molto colpito la qualità delle composizioni e degli
arrangiamenti. Ogni brano è cesellato, curato fin nel più piccolo risvolto, melodico, armonico e
ritmico. Non si spreca una nota. L’attenzione per l’equilibrio sonoro e
timbrico non intacca minimamente la valenza emotiva che risulta molto intensa. Una sofisticata ed elegante onda di
passione trasuda da tutti e 18 i brani. I
pezzi che ho apprezzato maggiormente, oltre al già citato Matador, sono: Ricorderò, una bellissima, ed eterea
bossanova, Vuoti di
memoria, un brano stilisticamente notevole con l’intervento alla chitarra di Silvio Urbini che ricorda il
migliore Jim Hall. Non so se sia un caso ma entrambi i titoli chiamano in causa il
ricordo, ora presente, ora assente. Ovviamente
tali valutazioni sono assolutamente personali. Il disco è molto bello nella sua interezza e merita di essere
ascoltato attentamente per apprezzarne ogni sfumatura. Complimenti sinceri a
Stefano a tutti i suoi musicisti per il bel sogno realizzato.
Tornando ai ringraziamenti delle note di
copertina, devo ringraziare a mia volta
Stefano, perché alcuni di quei nomi
citati affianco al sottoscritto (Claudio Campadello, Gianluca Pacciani,
Vincenzo Martorella) evocano un momento particolare della vita culturale della
nostra città. Era un periodo in cui tutti suonavano con tutti. Un gruppo
allargato di ragazzi , appassionati di musica, s’incontravano nei garage nei
sottoscala per suonare ore ed ore fino allo sfinimento. Da li usciva di tutto,
jazz, country music, progressive, rock, musica d’autore. Non c’erano steccati
ne confini stilistici, era bello suonare, improvvisare, su tutto.
Personalmente
ricordo quando con Stefano entrammo per la prima volta in una sala di
registrazione. Era una studio di Roma dalle parti di San Giovanni i brani venivano
incisi su grossi nastri, (i cosiddetti master), da cui si ricavavano i
dischi e le audio cassette. Ci trovammo, improvvisamente immersi nell’asetticità
di una studio professionale, dove non si poteva sbagliare, pena la ripetizione
del pezzo che poteva continuare per ore.
Un’esperienza particolare ed esaltante
per chi come me continuava senza ritegno a schiattare le pelli di una batteria nelle
cantine della città. Sono dunque grato a Stefano, non solo per aver inciso un ottimo
disco, ma anche per aver suscitato il ricordo di bel periodo della mia
vita e per avermi reso partecipe della
realizzazione del suo sogno.
Good vibrations.
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