Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 18 marzo 2017

Siamo sicuri che la CGIL volesse vincere l'Europa League?

Luciano Granieri



Avvertenza. Il testo che segue è scritto nell’ottica dei  marxisti-romanisti, per cui chiediamo pazienza a chi non si occupa di calcio e in particolare delle vicende inerenti l’AS Roma. Riteniamo però  che l’argomento trattato (i voucher lavoro) possa essere compreso da tutti ,anche nella visione propria del marxista-romanista. 

Il governo ha abolito per decreto  i voucher lavoro e ristabilito la responsabilità sociale negli appalti. In sostanza l’esecutivo ha approvato un testo che recepisce totalmente i due referendum  proposti dalla CGIL, scongiurando, quasi sicuramente,  una chiamate referendaria vista come la peste dalle parti di Palazzo Chigi e del Nazareno renziano-ortodosso. Naturalmente fino a quando il decreto non verrà convertito in legge le attività di supporto ai referendum della Camusso rimarranno in campo. 

La CGIL saluta il provvedimento governativo come una grande vittoria. Anche la Roma giovedì scorso, dopo una prestazione  tutta cuore e tecnica, è riuscita ad imporsi sul  Lione per 2 a 1 in una partita valevole per l’accesso ai quarti di finale di Europa League. Nonostante la bella a affermazione, che ha  visto i tifosi riavvicinarsi alla squadra, l’obbiettivo del passaggio del turno non è stato raggiunto. Infatti il 2 a 1 dell’Olimpico non è stato sufficiente a ribaltare la sconfitta patita dalla Roma per 4 a 2 in quel di Lione. Così come la vittoria della CGIL, sancita dal decreto  governativo che recepisce i testo dei due referendum , non è sufficiente a raggiungere l’obiettivo di riqualificare il diritto al lavoro, devastato dal jobs act renziano, con l'eliminazione delle tutele per i licenziamenti senza giusta causa. 

Proprio questo tema, oggetto del primo quesito referendario,    è stato affossato nella partita di andata, impedendo alla CGIL di ottenere la sconfitta totale dei principi neoliberisti inscritti nelle  politiche sul  lavoro contraddistinte dall’odioso inglesismo jobs act. La contesa  non si è svolta a Lione ma alla Consulta. Qui il quesito referendario viene impallinato  grazie all’abilità, da vero bomber, del giudice costituzionale, filo governativo, nonché politico di lungo corso, Giuliano Amato. 

La CGIL perde 8 a 7 e sfuma la possibilità di chiamare alle urne gli italiani pronti ad abbattere il caposaldo  della controriforma renziana. In realtà l’assist ad Amato l’ha fornito proprio il sindacato della Camusso presentando un testo che, oltre all’abrogazione delle nuove regole sui licenziamenti, presentava la proposta di estendere le tutele dell’art.18 anche alle aziende con meno di 5 dipendenti. Una tattica d’attacco spregiudicata  che ha portato a subire in contropiede il gol della sconfitta determinato da quel  carattere propositivo non appropriato per un  quesito referendario. 

Insomma Amato alla Consulta è stato letale per la CGIL peggio di quanto lo sia stato Lacazette  per la Roma a Lione. Certo che presentare un referendum con una parte oggettivamente propositiva è stato un vero e proprio autogol. Possibile che l’allenatore della CGIL non abbia previsto il rischio di una tattica così autolesionista? Ora si gioisce per la vittoria sancita dal  decreto che abolisce i voucher, ma la qualificazione verso il ripristino di diritti calpestati dal liberismo renziano è stata miseramente fallita. 

Per i calciatori e i tifosi  della Roma la vittoria dell’Olimpico sul Lione non ha mitigato la forte delusione per la mancata qualificazione ai quarti di finale di Europa League. Al contrario la  CGIL   considera l’affermazione  della partita di ritorno  un fatto epocale, anche se inutile ai fini del ripristino  di  tutele  imprescindibili per i lavoratori. 

Noi  siamo sicuri sul proposito   della Roma, pur fallito,  di vincere l’Europa League, non lo siamo altrettanto sulla volontà del maggiore sindacato italiano di portare al giudizio referendario il fulcro del jobs act.  Forse, sotto sotto,  la tattica non era orientata alla vittoria, ma semplicemente finalizzata ad accontentare qualche ultras più acceso senza disturbare troppo il manovratore.  Hasta la Victoria  Siempre e Forza Roma. 

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