Egregio Presidente
del Consiglio dei Ministri,
vorrei invitare lei
e il governo a riconsiderare e recedere dalle misure adottate con
il recente decreto cosiddetto Minniti approvato dal Parlamento attraverso
un voto di fiducia di entrambe le Camere.
Con quel decreto
infatti si introducono nell'ordinamento giuridico italiano - e in un ambito di
importanza cruciale - alcuni elementi propri di un regime di apartheid.
Orbene, l'Italia è
una repubblica democratica, e una repubblica democratica è del tutto incompatibile con l'apartheid,
ovvero con l'istituzionalizzazione della diseguaglianza di diritti tra le
persone in considerazione della loro origine etnica e provenienza territoriale:
l'apartheid è il razzismo eretto a sistema politico, l'apartheid è
un crimine contro l'umanità.
Nel nostro paese
negli scorsi decenni già molte gravi violazioni dei diritti umani sono state
commesse da governi esplicitamente composti da forze politiche filomafiose,
razziste e neofasciste: con l'antilegge Bossi-Fini e con il famigerato
"pacchetto sicurezza" in particolare, ma non solo; decisioni
feroci che sono costate - e costano tuttora - sofferenze infinite a
milioni e milioni di persone innocenti.
Ma il governo che
lei presiede invece di abrogare quelle insensate crudeli misure apportatrici
di sciagurate violenze tragicamente sta facendo un passo ulteriore lungo
la china che porta alla barbarie: giacché non solo intende realizzare nuovi
campi di concentramento, non solo intende intensificare le deportazioni, ma
addirittura crea tribunali speciali e nega alle persone migranti qui
giunte fondamentali garanzie giuridiche: istituendo un antidiritto fondato
sulla discriminazione etnica.
Così si crea un
regime di apartheid.
Non credo che lei e
i suoi ministri (ed i parlamentari che vi hanno rinnovato la fiducia pur
sapendo che così avallavano quelle specifiche misure) vi siate resi conto
di ciò che state facendo, ma ciò che state facendo è esattamente questo.
*
Egregio Presidente
del Consiglio dei Ministri,
verrei meno a un
fondamentale dovere di cittadino e di essere umano se non mi adoperassi per
tentare di persuaderla e persuadervi a recedere da quella decisione al più
presto.
Ed in assenza di
una vostra tempestiva resipiscenza non resterebbe che adire tutte le vie
legali e tutte le forme nonviolente d'impegno civile per contrastare
l'instaurazione in Italia di un regime di apartheid; ovvero per
difendere la legalità costituzionale e i diritti umani nel nostro paese già
profondamente vulnerati.
Ho scritto questa
lettera nella forma più breve, molte argomentazioni avrei potuto aggiungere ma
la sostanza è tutta qui: che le misure previste nel decreto testé avallato
dalle Camere violano lo stato di diritto, la costituzione repubblicana, la
democrazia e i diritti umani; che quelle misure introducono nel nostro paese
sostanziali elementi di apartheid.
Vogliate pensare al
male che esse provocheranno a innumerevoli innocenti.
Vogliate pensare al
male che esse faranno al nostro paese.
Vogliate pensare
alle vostre stesse coscienze.
Tornate indietro.
L'apartheid
è un crimine contro l'umanità.
*
Augurandole ogni
bene,
Peppe Sini,
responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di
Viterbo
Viterbo, 12
aprile 2017
Mittente:
"Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada
S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com
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