Il debito pubblico italiano ha toccato a fine 2017 il suo massimo storico, raggiungendo il 132,6% in rapporto al Pil, e collocando il nostro Paese al quinto posto planetario dopo Giappone (239,2%), Grecia (181,3%), Libano (143,4%) e Capo Verde (133,8%).
Un debito gigantesco, rispetto al quale la campagna elettorale avviata da quasi tutte le forze politiche assume i contorni del paradosso: mentre nessuna ha la benché minima intenzione di metterlo in discussione, così come di ridiscutere i vincoli finanziari europei imposti da Maastricht in poi, tutte si sbracciano in promesse tanto fantasmagoriche quanto destinate all’evaporazione il giorno dopo le elezioni.
Perché delle due l’una: o si mette in discussione la gabbia del debito, costruita artificialmente per permettere la prosecuzione dell’espropriazione di diritti sociali, beni comuni, servizi pubblici e democrazia, o si mantiene il campo di gioco prefissato dai «mercati» e ogni promessa è semplicemente destinata a restare tale.
Allora forse è necessario chiedere a chi si candida al governo del Paese di provare a dare una risposta ad alcune semplici domande basate su dati concreti:
Se, pur avendo chiuso il bilancio dello Stato in attivo 27 volte negli ultimi 28 anni (unica eccezione il 2009), il paese è sempre più indebitato, c’è qualcosa di illegittimo nel meccanismo del debito?
Sono alcune delle domande che non sentirete mai pronunciare in un talk show o in una tribuna elettorale. Perché la loro formulazione obbligherebbe a discutere di modello economico e sociale, a disegnare un’altra idea di società, a prefigurare la priorità dell’interesse generale su quello privatistico e della dignità della vita sui profitti finanziari.
Ma sono le domande che hanno mosso la nascita di Cadtm Italia (Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi) che, sabato 27 gennaop a Pescara, promuoverà il seminario internazionale “La questione del debito globale”, per lanciare da lì l’avvio di una campagna nazionale contro la trappola del debito pubblico e per l’avvio di una Commissione di indagine indipendente (audit) sul debito pubblico italiano (con mons. Tommaso Valentinetti, Chiara Filoni, Eric Toussaint, Fathi Chamkhi, Leonardo Becchetti, Massimo Pallottino, Cristina Quintavalla, Marco Bersani, Francesco Gesualdi, Danilo Corradi).
Uno spazio aperto a tutti quelli che non hanno rinunciato a cambiare il mondo e a mettere finalmente la vita prima del debito, il futuro di tutti prima dell’indice di Borsa di qualcuno, la democrazia prima dei mercati.
fonte: il manifesto del 20/01/2018
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