Luciano Granieri
Quando scompare un musicista di jazz, al sottoscritto, appassionato di musica afroamericana, sembra di perdere un amico, magari lontano, ma amico. Accade un po’ con tutti. Nell’anno appena trascorso, tanti amici ci hanno lasciato.
Ma ce ne sono alcuni per i quali la triste sensazione di aver perso un saggio compagno di vita è ancora più forte e dolorosa, perchè a certe incisioni o esibizioni sono legati momenti della tua esistenza di fatto significativi. Chick Corea è uno di questi.
Dall'ammiccante copertina del “Live in New York” del 1974, con la sua faccia che usciva da una tazza, si aprì per me un mondo musicale inesplorato. Un disco di solo due brani, uno per facciata, nel quale suonavano due quartetti diversi, con gente del calibro di Wayne Shorter, Barry Altschul, Dave Holland, Anthony Braxton. Un’ esplosione sonora che spesso accompagnava i miei viaggi in treno o dietro la macchina di mio padre, riversata su una cassetta consumatasi nel walkman.
Oppure la scoperta del suo primo capolavoro, il disco in trio “Now He Sings, Now he Sobs” con Roy Hines e Mirolas Vitous, spesso oggetto di ascolti appassionati insieme ad un pugno di amici incantati dai quei solchi e protagonista di una vera e propria storia personale che potete leggere QUI.
O ancora dei rigatoni all’arrabbiata pagati quanto una cena intera per entrare in quel jazz club di Pescara, per ascoltare Chick in piano solo e poi in jam session con Steve Grossman. Mai un piatto di pasta, per quanto scotto e arrabbiato solo nel prezzo, fu tanto gradito. Mi permise di ascoltare un concerto memorabile e di ricevere il regalo di un autografo, tanto agognato, quanto semplice da ottenere, grazie alla grande disponibilità di Corea (autografo che qui riporto).
E poi l’anno scorso, quando con gli amici Alberto, Raimondo e Antonello, abbiamo suonato nelle nostre esibizioni in giro per la Provincia “Spain” un classico di Corea. E il compiacimento quando quei passaggi ritmici complicati riuscivano ad integrarsi nel sound della band. Una soddisfazione per un batterista dilettante come il sottoscritto.
Tutto questo è stato Corea per la mia vita di appassionato. Da questo scritto, triste ma accorato, altro non mi resta che ringraziarlo
Che la terra ti sia lieve Chick
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