Sul mio motorino rosso stavo percorrendo la strada che porta alla stazione, quella che passa in mezzo
ai palazzoni di edilizia popolare. Fra
il manubrio e il fanale anteriore era infilato un disco tenuto saldo dai cavi
dell’acceleratore e dei freni. L’ellepi era Now he sings, now ho
sobs, di Chick Corea. Stavo andando a casa di un mio amico il
quale mi voleva far sentire a sua volta un disco di John
Coltrane. Io gli facevo ascoltare
Corea, lui mi proponeva Coltrane.
Questo scenario mi è apparso come una visione
prendendo in mano il disco Now he sings, now
he sobs. In tempi di Coronavirus le giornate trascorrono anche riordinando i
propri libri o dischi, nel mio caso di jazz. Proprio compiendo questa
operazione mi sono passati per le mani
tanti capolavori, e in particolare il disco di Corea.
L’ho estratto dal gruppo
degli altri LP, ho guardato la copertina, me lo sono rigirato fra le mani quasi
per apprezzare il contatto di quel cartone ormai un po’ liso , involucro di un
disco straordinario. Ho letto le poesie che sono scritte nella parte interna
della copertina, ho estratto il vinile e ho iniziato ad apprezzare, nota per
nota, pulsione per pulsione, tutto quanto era inciso in quei solchi. Ho pensato
che, nonostante la preoccupazione per la salute - sia mia che dei mie cari, in
particolare di mia madre e di mia suocera che hanno abbondantemente passato gli ottant’anni -nonostante l’ansia
del mio lavoro che si è praticamente
fermato con le inevitabili drammatiche conseguenze
economiche , un po’mi ritengo fortunato.
Sono vittima, come tutti ,dei disastri sociali
portati alle estreme conseguenze dalla pandemia, ma originati da un sistema in cui l’accumulazione è legge, dove
impera il predominio dell’avere sull’essere,
la logica dell’arricchimento ad ogni costo, l’esaltazione dell’individuo come
imprenditore di se stesso - base malsana su cui si è costruito un individualismo sfrenato che alimenta una feroce guerra fra poveri -ma
sto cercando di resistere.
Ancora non mi ha colto la
disabitudine diffusa a non soffermarsi sulle note di un disco, sulle frasi di
un libro, sui tratti di un quadro, o semplicemente su le meraviglie della
natura. Questa è la mia fortuna. E’ rimasto l’unico baluardo di resistenza. In
questo periodo di distanza sociale imposta dal virus, ma forse auspicata da
certe èlite, non saper più apprezzare la bellezza e le manifestazioni della creatività umana,
porta dritto all’abisso.
Dopo le cantate
sui balconi niente. Tutto si veicola da un device: Spotify, gli audio libri. Anche l’espressione
creativa deve essere consumata in fretta, in pillole, perché bisogna correre,
non si ha tempo. Ecco la perdurante quarantena di tempo ce ne sta donando a iosa, il problema è che ci si accorge di non sapere che farsene.
Il video che segue
è un tentativo di tornare a quel periodo in cui con alcuni amici appassionati
di jazz, condividevamo l’ascolto dei dischi, ne parlavamo, ne apprezzavamo la
musica. Ecco io voglio condividere con chi vorrà avere la bontà di seguire il
filmato, tutto le emozioni di Now he sings, now he sobs di Chick Corea. Grazie per l’attenzione e Buona Visione.
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