di Daniele Cofani (operaio Alitalia)
e Matteo Bavassano (lavoratore Airport handling)Senza ombra di dubbio quella che stiamo vivendo è una della più grandi crisi sanitarie della nostra epoca, precedentemente solo l’influenza spagnola fu così letale con milioni di vittime in tutto il mondo. Già prima della sua esplosione i vari governi di qualsivoglia schieramento politico - tutti al servizio della grande borghesia - hanno tentato di sminuire la sua pericolosità al solo fine di garantire la prosecuzione della produzione e della compravendita. Mentre scriviamo ci troviamo a contare più di 30 milioni di infettati in tutto il mondo e siamo alla soglia di un milione di morti dichiarati (ma si calcola che siano almeno il quadruplo quelli reali), tuciò in meno di 10 mesi dallo scoppio della pandemia.
Di pari passo, con la stessa imponenza, avanza una grave crisi economica in cui la recessione, che era alle porte ancor prima del Covid-19, si potrebbe trasformare in una depressione tanto e quanto più violenta di quella del 1929. A lavoratori, studenti e disoccupati questo sistema barbaro offre un unico cocktail infernale: virus e povertà! Non ci rimane che lottare per ribaltare questa società senza esitazione.
Governo, burocrazie e padroni, dove eravamo rimasti…
Fase 1, fase2, fase 3 si potrebbero facilmente riassumere in fabbriche aperte, fine del lockdown, convivenza con il virus: in tutte e tre le fasi l’apparato statale si è adoperato con tutte le sue forze per non fermare l’economia e con essa il profitto dei padroni, mettendo in ultimo piano la salute e la vita del proletariato nel suo insieme.
Tra febbraio e marzo ci ricordiamo bene dei vari Salvini, Zingaretti, Sala ecc. che, con le varie campagne contro le chiusure, hanno portato al massacro centinaia di migliaia di persone ignare del rischio mortale del coronavirus. Come ci ricordiamo bene i primi Dpcm di Conte con cui chiudeva le saracinesche ai commercianti mentre teneva aperte tutte le fabbriche e i trasporti.
Ma in questo contesto quello che è rimasto ancor di più nella nostra memoria sono gli scioperi spontanei degli operai di metà marzo, con cui è stata bloccata la produzione anche nelle più grandi fabbriche come Ilva, Fca, Sevel, ecc. Avanguardie operaie, a difesa della propria vita e di quella altrui, hanno rivendicato la chiusura dei servizi non essenziali con salario garantito per i lavoratori. Una grandissima risposta alle sporche manovre di Conte, Confindustria e delle maggiori burocrazie sindacali complici, Landini in testa: tutti sono stati costretti ad arretrare di fronte alla forza della mobilitazione, che ha neutralizzato il criminale tentativo di mantenere aperte tutte le attività produttive.
Quelle giornate furono da esempio e vennero imitate da molti operai in tutto il mondo e rimarranno nella storia e pensiamo inoltre che, il fuoco di rivalsa che le ha caratterizzate, arda ancora come brace nel camino e basti veramente poco perché possa divampare di nuovo.
Altra questione che ha visto il governo impegnato a obbedire ai desiderata dei grandi capitalisti nostrani è la distribuzione di ingenti somme di denaro pubblico utile alla ripresa dell’economia.
In precedenti articoli abbiamo illustrato come il governo abbia in teoria ripartito 500 miliardi tra i grandi industriali, i piccoli commercianti, i lavoratori, i disoccupati e gli studenti: utilizzando la falsa ideologia del “stiamo tutti sulla stessa barca”, ci siamo ritrovati in realtà con una valanga di miliardi elargiti ai grandi capitalisti, mentre alla piccola borghesia venivano concesse le briciole e al proletario una vera e propria elemosina.
A fine estate ci siamo anche dovuti subire l’ignobile teatrino degli "stati generali", con cui Conte ha chiamato l’opposizione e le cosiddette parti sociali a un amichevole banchetto. Volevano far credere alle masse popolari che ci sarebbe stata un’equa distribuzione dei fondi pubblici, questo anche grazie alla complicità delle grandi e piccole burocrazie sindacali sedute a quel tavolo. Oggi ci troviamo a contare migliaia di piccole attività commerciali chiuse per fallimento, centinaia di migliaia di precari senza più un contratto di lavoro (licenziati) e altrettanti lavoratori ancora in attesa del pagamento degli ammortizzatori sociali.
Scuola, trasporti, ambiente: si sciopera!
Nei mesi estivi ha continuato ad avanzare senza sosta la crisi sanitaria ed economica da Covid-19, ed è ormai evidente che chi ha subito maggiormente le cause devastanti della pandemia in termini di decessi, disoccupazione e perdita di salari, sono state le classi subalterne composte principalmente da lavoratori, pensionati, studenti, precari, e disoccupati di cui i più colpiti sono stati gli strati più oppressi come gli immigrati, donne e lgbt.
In questa fase pensiamo che debbano essere proprio loro a farsi trovare pronti in quello che si preannuncia un caldo autunno di lotta: solo attraverso il loro protagonismo si potranno respingere gli attacchi di Confindustria e del governo. In questo contesto, il 25 settembre si colloca, con evidente importanza, una giornata di sciopero e mobilitazione in cui si prospetta un interessante avvio di lotte: si intrecceranno tra di loro mobilitazioni e scioperi di ambiti e settori differenti.
Saranno due scioperi di valenza nazionale a dare il via alla stagione delle lotte, uno nel settore aereo e uno nella scuola, ma ci saranno anche scioperi locali del trasporto pubblico, nonché la mobilitazione degli studenti. Di fatto ad aprire le danze saranno le lavoratrici e i lavoratori della scuola, alle prese con l’inizio delle lezioni presenziali, con la farsa pericolosa della riapertura in sicurezza (1)
Lo sciopero nazionale della scuola è stato indetto dal sindacalismo di base - coprirà due giorni, il 24 e 25 settembre - e si connette con l’astensione dal lavoro delle operatrici e gli operatori sociali (Aec/Oepa) di Roma, che si battono da tempo per la reinternalizzazione del servizio finora svolto da cooperative esterne; sciopereranno anche a tutela della propria salute dal contagio e diffusione del Covid-19, nonché per un reddito garantito visto che la loro condizione contrattuale li ha lasciati da marzo senza salario e senza nessun ammortizzatore sociale a sostegno.
Il 25 settembre vi è anche un importante sciopero dei lavoratori del trasporto pubblico romano e laziale in Atac e Cotral, iniziativa collegata a doppia mandata con la riapertura della scuole: gli autoferrotranvieri incroceranno le braccia 24 ore contro le nuove misure di in-sicurezza previste per il trasporto passeggeri su bus, tram e metro, dato che il riempimento dei mezzi di trasporto, per facilitare gli spostamenti degli studenti, potrà raggiungere fino all’80% della capienza massima compresi i passeggeri in piedi (!).
Prosegue la lotta dei lavoratori del settore aereo (2), tra i più colpiti dalla crisi che vede coinvolti in particolare i lavoratori di Airport handling dell’aeroporto di Milano Linate, che stanno rischiando il licenziamento a causa di una scellerata riorganizzazione del lavoro da parte di Alitalia. La compagnia di bandiera in amministrazione straordinaria, sostenuta con soldi pubblici, in piena pandemia sta utilizzando la momentanea crisi del settore per abbattere i costi, aumentando la produttività dei propri dipendenti e sostituendo i lavoratori di Ah con lavoratori precari.
Insieme a loro sono pronti alla mobilitazione gli stessi lavoratori di Alitalia alle prese con la promessa "nazionalizzazione" che fa temere però migliaia di licenziamenti e un pericoloso smembramento, con la scorporo di Alitalia in diverse società e con il paventato rischio che le attività di terra (manutenzione e handling) vengano quanto prima vendute al miglior offerente; per le attività di volo il rischio è che la cloche passi nelle mani di diretti concorrenti come Lufthansa o Delta.
Il 25 settembre, compatibilmente con le misure di sicurezza per contrastare la pandemia di Covid-19, si svolgerà il "Global day of climate action" ossia la "giornata di azione globale per il clima" organizzata dagli studenti del Friday for future mediante iniziative e manifestazioni in tutto il mondo; sarà invece il 9 ottobre la data prescelta per il prossimo "Global climate strike". La tematica ambientale e la lotta per la difesa del pianeta è sempre più attuale viste anche le grandi responsabilità del capitalismo nella sua distruzione, come anche nel continuo insorgere di pandemie sempre più devastanti.
Oltre ad essere presenti in prima linea in tutte queste iniziative di lotta, crediamo che queste giornate siano fondamentali per la costruzione di un reale fronte unico di lotta, che deve nascere all’interno di lotte concrete costruite dalla base dei lavoratori come degli studenti. Solo partendo dalle loro istanze democratiche si potrà avanzare nella lotta e nella lotta elevare la coscienza di ampi strati del proletariato, indicando rivendicazioni transitorie che possano portare alla comprensione che la sola lotta risolutiva, che ci possa liberare dalle catene delle oppressioni e dello sfruttamento, è quella contro questo sistema barbaro, il capitalismo, che va abbattuto per costruire una società socialista.