Si è
svolto in prefettura l’ennesimo incontro per risolvere la questione della
Multiservizi . Erano presenti le parti sociali , la Regione Lazio, Patrizi commissario
straordinario della Provincia , Piacentini
,Giannotti , Manchi, per il Comune di Frosinone
, Morini sindaco di Alatri ,e infine Buschini Regione Lazio . Nell’ incontro è
stata messa in luce la non volontà
politica del Comune di Frosinone alla costituzione di una nuova società, nonostante gli impegni, anche se un po’ vaghi,
della Regione . Il Comune di Frosinone continua a percorrere la strada dell’ esternalizzazione
dei servizi informando le parti presenti di una delibera di giunta votata il 31
luglio per l’avvio del bando europeo. A questo
punto viene da dire MA CHE TI CI SIEDI A FARE AD UN TAVOLO PER TROVARE LA
SOLUZIONE ???????.....la soluzione per questo Comune è e rimane esternalizzare
con bando europeo ,es. servizio cimiteriale durata 5 anni ,servizio scuolabus 1
anno, servizio asilo nido 2 anni ecc ecc. Non c’è garanzia di continuità lavorativa cosa
che una partecipata garantisce e ,cosa di primaria importanza, il costo sarà più elevato se i servizi verranno erogati da una società privata in luogo di un
ente pubblico . Come è evidente il prezzo maggiore verrà pagato dai cittadini . Siamo partiti con uno zero a
zero convinti di giocare una partita leale mentre invece la delibera del 31
luglio sul bando europeo per l’affidamento dei servizi a privati, ci ha messo
di fronte ad una sconfitta per tre a zero a tavolino. Quello che è successo oggi è vergognoso. E’
inconcepibile che la politica territoriale attacchi i lavoratori offendendoli dicendo che un lavoro
è stato loro offerto e che gli stessi
lavoratori lo hanno rifiutato . In
questa nota ribadisco STATE OFFENDENDO LA NOSTRA INTELLIGENZA I LAVORATORI
HANNO PRODOTTO UN PIANO INDUSTRIALE COSA CHE L ‘ENTE NON HA NEANCHE PROVATO A
STIPULARE ; STATE OFFENDENDO LA NOSTRA INTELLIGENZA QUANDO DITE CHE IL LAVORO
CE LO AVETE OFFERTO RIBADIAMO . IL LAVORO E’ UN DIRITTO NON UN ELEMOSINA ED E’
INCONCEPIBILE TAGLIARE POSTI DI LAVORO PER FAR ARRICCHIRE I VOSTRI BENIAMINI ; STATE
OFFENDENDO LE NOSTRE FAMIGLIE I NOSTRI PADRI CHE HANNO LOTTATO PER UNA
DEMOCRAZIA E UNO STATO SOCIALE VOLTO ALL’ UGUAGLIANZA
Le rovine
"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
Buenaventura Durruti
sabato 10 agosto 2013
Dittatura del bene comune
Luciano Granieri
L’interrogativo che
maggiormente ricorre nei media in questo tormentato agosto è se sia democratico
un paese che consente ad un parlamentare evasore fiscale fraudolento,
condannato con sentenza passata in
giudicato, di reclamare la propria agibilità politica (leggi impunità) solo
perché è stato votato dagli elettori.
Ci si chiede inoltre se è proprio di uno
Stato democratico premettere ad un condannato per evasione fiscale fraudolenta
con grande predisposizione a delinquere di rimanere in Parlamento, muovendo le sue truppe di sgherri leccaculo per bloccare ogni sacrosanta
e doverosa procedura per espellerlo dal
Senato della Repubblica.
Ma i dubbi sullo stato della democrazia nel nostro
paese si estendono anche all’indegno comportamento di quei
partiti che orientano la propria azione politica in senso del tutto opposto a
quanto promesso ai propri elettori quando hanno chiesto e ottenuto da loro il
voto.
A questo punto la domanda sorge
spontanea. L’Italia è un paese democratico? Personalmente ritengo di no anzi
aggiungerei che l’Italia un paese democratico non lo è mai stato. Democrazia, è un termine
di derivazione greca ed è
composta dalla parola “Demos” che significa popolo e “Cratos” potere. Ossia
potere al popolo. L’esercizio elettorale
così come concepito oggi, non consente in alcun modo al popolo di esercitare il
proprio potere.
Potere al popolo significa attribuire al medesimo la prerogativa di decidere le regole di convivenza civile e
sociale, rispettando la dignità di ogni singola persona e controllare che le
norme decise vengano fatte rispettare.
E’ evidente che questo esercizio deve passare attraverso una qualche forma di architettura istituzionale che
preveda la scelta dei rappresentanti
delle diverse classi portatrici di differenti
idee di società.
Rappresentanti a cui è demandata
la responsabilità di trovare regole condivise atte a mediare le diverse aspirazioni degli attori in
gioco, il cui operato deve comunque
essere sottoposto al controllo diretto della comunità.
E’ in grado il popolo italiano di mettere in
atto un così gravoso processo democratico? Assolutamente no. Infatti un
tale concetto di democrazia presuppone l’assunzione del postulato
secondo cui l’interesse della
collettività arriva prima dell’interesse individuale, per il semplice motivo
che i benefici collettivi si trasformano
nel tempo in benefici individuali garantiti e stabili.
Storicamente la priorità
del bene collettivo rispetto a quelli individuale è un valore che non è mai
appartenuto al popolo italiano. Il quale ha sempre avuto bisogno di
raccomandarsi al potente di turno, vero o presunto, per ottenere privilegi che spesso
mascherano diritti sacrosanti. Il
tutto nel completo disinteresse delle prerogative degli altri, considerati
nemici piuttosto che poveri cristi con cui condividere una battaglia per una vita dignitosa.
Eppure lo shock della seconda
guerra mondiale con il suo drammatico genocidio aveva offerto su un piatto d’ argento
una prospettiva concreta di poter costruire uno Stato veramente democratico.
Anche se il popolo italiano, quasi non se ne è accorto, la lotta partigiana e
la seguente fase costituente avevano posto
le fondamenta per la costruzione di uno Stato dove il bene della comunità,
trionfava sull’individualismo, pur tenendo conto e rispettando le aspirazioni e
la dignità di ogni singolo soggetto. Il tutto racchiuso nella Costituzione.
Un
documento che, sembra strano ma è in vigore ancora oggi, non presenta né divieti,
né obblighi, ma promuove azioni finalizzate alla convivenza civile e
democratica. Purtroppo in quel frangente
un popolo italiano completamente digiuno dei valori democratici, si è ritrovato
per le mani un fine manuale di democrazia.
E’ come se a un gruppo di persone semi analfabete si trovasse per le mani
la Divina Commedia di Dante. Per saper leggere e capire l’opera si sarebbe
dovuto educare questa gente, insegnare loro a leggere e scrivere compiutamente,
a elaborare pensieri complessi. Dunque
il popolo italiano aveva necessità di essere educato alla democrazia.
Spesso i
programmi di educazione, soprattutto quando si rivolgono a gente semi
analfabeta, non possono prescindere da
pratiche coercitive anche violente. Infatti
uno dei più grandi errori commessi dalla resistenza partigiana fu quella
di abbandonare il fucile dopo la liberazione.
Per dimostrare a tutti che il bene comune era un valore fondamentale, sarebbe stato
necessario sbarazzarsi di coloro i quali proprio professando un’idea del tutto
contraria avevano portato l’Italia alla distruzione.
Dunque pur nella diffusione pacifica dei principi iscritti nella
costituzione era assolutamente
necessario estirpare completamente la mala pianta del fascismo. Eliminare tutti i reduci di Salò
definitivamente, passando se necessario qualcuno anche per le armi.
In alcuni
paesi il podestà in carica durante il
fascismo è diventato il sindaco a liberazione avvenuta e questo è stato un
fatto altamente inqualificabile. I reduci di Salò sono ancora tra noi e hanno
molto contribuito al blocco della diffusione dei principi democratici. E ancora era necessario continuare nei raid partigiani verso tutta
quella classe imprenditoriale che ha continuato a fare affari con il
potere nonostante questo non si presentasse più in camicia nera .
Manganellare
coloro i quali trattavano con lo stato l’importo
delle tasse da pagare mentre la popolazione dei lavoratori era costretta a
ingenti salassi fiscali. Instaurare una vera e propri dittatura del bene
comune. Aspettare prima di mettere in pratica i dettami della Carta
Costituzionale fino a quando la comunità non ne avesse assimilato a pieno i principi,
per amore o per forza.
Se per raggiungere la piena
consapevolezza di voler vivere in una
comunità dove il bene collettivo è valore
imprescindibile è necessario all’inizio
percorrere qualche strada non propriamente democratica e violenta lo si faccia
serenamente. Ciò sarebbe dovuto accadere
dopo la liberazione dal nazi fascismo e proseguire fino a che il popolo
italiano non avesse portato a termine il suo programma di educazione.
In una comunità così attrezzata gentaglia
come Berlusconi , gli imprenditori come lui e il sottobosco melmoso di servi e
lacchè non sarebbe mai esistita. Ormai è tardi. O forse no? Cominciamo a costruire delle squadracce che
vadano a purgare il professionista che non rilascia fattura, o gli imprenditori
che fanno affari con gli enti locali e gli amministratori locali che fanno affari
con gli imprenditori nel nome del loro esclusivo vantaggio personale.
Di gente
da purgare ce n’è tanta da quello che
non rispetta la fila al supermercato al senatore condannato definitivamente per frode fiscale che non
vuole lasciare il suo scranno occupato in modo fraudolento, passando per tutto
lo stuolo di zerbini leccaculo che ostacolano il processo di educazione alla democrazia.
Cominciano a scaldare i manganelli e preparare l’olio di ricino.
No Muos appello degli intellettuali statunitensi
L'Us Navy intende installare a Niscemi, in Sicilia, una delle quattro stazioni terrestri per il Mobile User Objective System (Muos). Le altre stazioni sono già operative, in aree desertiche della Virginia, Australia e Hawaii. Il Muos è un sistema di ultima generazione di comunicazione militare satellitare ad altissima frequenza: ha lo scopo di migliorare in maniera significativa le comunicazioni tra forze militari statunitensi in movimento e di facilitare l'utilizzo di droni sull'intero pianeta. Secondo il Comando Supremo statunitense, il Muos diverrà l'arma più efficace a disposizione delle forze armate degli Usa. La stazione di Niscemi sarà equipaggiata con tre antenne paraboliche del diametro di 18.4 metri, che trasmetterano in microonde, e due antenne elicoidali di 149, che trasmetteranno in spettro Uhf.
Secondo una ricerca condotta dai fisici Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, le onde elettromagnetiche emanate dal Muos si diffonderanno per oltre 135 chilometri, con il serio rischio di causare gravi malattie degenerative quali leucemia e cancro tra la popolazione locale. L'area, inoltre, è già inquinata da 46 antenne installate già da tempo nella base militare Usa di Niscemi (Nrtf). Infine, il raggio principale delle microonde emesse dalle antenne Muos aumenterebbe in maniera significativa il rischio di interferenze accidentali con gli aeroplani e potrebbe causare incidenti persino a decine di chilometri di distanza. Questi rischi sono stati riconosciuti in una sentenza del Tar siciliano, che ha ratificato una sospensione del progetto.
Niscemi si trova in una riserva naturale chiamata Sughereta, una foresta di alberi da sughero. Migliaia di persone stanno protestando da due anni contro il progetto Muos, per proteggere quest'oasi naturale e il diritto della popolazione del luogo a vivere in un ambiente salutare, e per denunciare la crescente militarizzazione del territorio siciliano da pare delle forze armate statunitensi. La società civile siciliana non vuole il Muos e non vuole la strumentalizzazione della sua terra a fini militari. A dispetto di questo, i manifestanti sono stati più volte brutalizzati dalla polizia italiana e, su pressione del comando supremo e del governo statunitensi, il governo italiano insiste nel garantire il proprio appoggio al progetto.
Chiediamo al governo degli Stati Uniti di fermare immediatamente l'installazione della stazione Muos a Niscemi. Il progetto Muos e la militarizzazione della Sicilia non sono nell'interesse dei cittadini e delle cittadine americani. Condanniamo fermamente le violenze contro i manifestanti e chiediamo che il loro diritto di parola e di protesta venga rispettato. Esprimiamo la nostra piena solidarietà con la società civile siciliana in protesta contro il Muos.
*** Linda Alcoff (CuNY); Stanley Aronowitz (CuNY); Richard Bernstein (New School for Social Research); Jay Bernstein (New School for Social Reasearch); Johanna Brenner (Portland State University); Robert Brenner (UCLA); Noam Chomsky (Mit); Mike Davis (Uc Riverside); Kevin Floyd (Kent University); Nancy Fraser (New School for Social Research); David Graeber (London School of Economics); Michael Hardt (Duke University); Chris Hedges (The Nation Institute); Nancy Holmstrom (Rutgers University); Paul Kottman (New School for Social Research); Charles Post (CuNY); Dick Walker (UC Berkeley); Cornel West (Union Theological Seminary)
venerdì 9 agosto 2013
Povia menato dai suoi fans di "Ultimo Fascio" a Zagrolo
fonte:http://www.lercio.it/
ZAGAROLO – Brutta disavventura per Giuseppe Povia durante la tappa di Zagarolo del suo acclamato “SIAMO ITALIANI” tour. Nella piazza del paese laziale si sono riversati numerosi militanti del locale circolo di moderati “Ultimo Fascio”, accorsi per ascoltare uno degli artisti che meglio rappresenta la loro visionedel mondo, grazie al suo approccio peròista (“Io non sono razzista, però…”).
Il cantautore milanese li ha deliziati con un paio di commenti sull’italianità, fino all’apoteosi finale quando ha presentato il suo nuovo singolo, “Mobutu era negro”, la storia di un bambino congolese che scopre chegrazie alla forza di volontà può diventare bianco. La coreografia efficace e suggestiva prevede che Povia inizi il brano dipinto di nero e cinto da caschi di banane, finché il trucco si scioglie e il cantante si mostra in tutta la sua bianca bellezza.
Proprio verso la fine del brano però è avvenuto l’incidente: una parte del pubblico ha dato vita al coretto “CHI NON SALTA UN EBREO É! É!”. Povia, ancora impegnato a sfilarsi i caschi di banane, non ha saltato, scatenando la rabbia del pubblico. Qualcuno ha notato che di profilo il suo naso lievemente adunco poteva richiamare tratti somatici attribuiti agli ebrei:
“Ao’, c’ha ‘r naso a rabbino!”.
Un gruppetto di moderati è salito sul palco e ha denudato il cantante. Osservando con attenzione il microscopico membro, si sono accorti che era circonciso. Gli animi si sono subito scaldati e Povia non ha fatto in tempo a spiegare che questo era dovuto a un’infezione ai genitali avuta da bambino:
“A’nvedi questo! È n’ebbreo de’mmerda!”.
“Ho visto la paggina sua, nun ha manco fatto gli auguri a Priebke!”.
“Daje ar rabbino!!”.
giovedì 8 agosto 2013
DISTRUTTA LA TARGA DI VIA VALERIO VERBANO. LE REALTÀ SOCIALI DEL III MUNICIPIO DI ROMA PRENDONO PAROLA
L’ennesimo atto di sfregio alla memoria e alla figura di Valerio Verbano e a tutta la città di Roma, a tutti gli antifascisti e le antifasciste: è stata distrutta la lapide all’interno del Parco delle Valli dedicata alla memoria di Valerio e inaugurata da Carla Verbano.
Un gesto vigliacco e barbaro, figlio della cultura dell’odio neofascista, un gesto che s’inserisce nel quadro delle aggressioni di stampo squadrista nel territorio del III municipio, portate avanti da gruppi e organizzazioni i cui voti il Pdl e il centrodestra non hanno disdegnato all’ultima tornata elettorale.
La targa in questione con ipocrisia definiva Valerio “vittima della violenza”, come se questa possa essere neutra, chiediamo invece che finalmente la targa possa dire la verità esplicitando la matrice della violenza che ha assassinato Valerio. Per questo parteciperemo al consiglio municipale che si terrà proprio oggi a Piazza Sempione alle ore 14 e invitiamo tutt@ a partecipare
Astra 19 Spa
Lab! Puzzle
Palestra Popolare Valerio Verbano
Centro di Cultura Popolare Tufello
Sinistra Anticapitalista III Municipio
La solitudine dei numeri preziosi
Grande Sorella
Ultime da casa di grande
sorella .....quando si dice persecuzione è persecuzione non tieng coragge più d
apri la cassetta della posta ,tante chi me scrive na lettera na cartolina che
rimani l’ore a guardarla viaggiando con la fantasia ,oggi ch glie cellulare
arrivi dapettutte pe ne parlà deglie compiuter con schipe te vedi pure . Torniamo
alla posta ,la mia cassetta è aperta senza chiave l’occhio mi va all’ interno e
vedo una busta bianca la prendo curiosa di vedere chi mi manda posta. Nun l’avessi mai fattooooooo . COMUNE DI
FROSINONE (ha allora glie comune me conosce ) servizi demografici , Silimbani concessionario
per la riscossione , EURO 41,81 ........PER COSA PER IL NUMERETTO ATTACCATO
?????? .... per una numerazione sballata ????? 'chi ve lo ha chiesto il numero
???? a 41 euro lo compravo di porcellana ,andavo dal parrucchiere comprese mani
e piedi ,e per finire la serata una pizza e una birra con amici
......certamente non compravo un numeretto di resina che non vale 2 centesimi.
mercoledì 7 agosto 2013
Nuovo fronte in difesa della Costituzione
Giorgio Salvetti da "il manifesto" del 7 agosto
Movimenti /ASSEMBLEA PUBBLICA L'8 SETTEMBRE, IL 5 OTTOBRE IN PIAZZA
Che cosa c'è a sinistra del Pd? Potenzialmente una spazio infinito, visto che il Pd è sempre aggrappato alle larghe intese anche quando Berlusconi è condannato con sentenza definitiva.
Per non citare le convulsioni precongressuali e il dilemma tra la leadership di Letta o Renzi, uno più moderato e pendente a destra dell'altro. Se non ci si vuole arrendere alle urla di Grillo o rifugiarsi nell'astensionismo, che rimane?
Fuori da questo angusto orizzonte c'è un deserto desolato che però bisogna pur tentare di attraversare per ritrovare un futuro e provare a uscire sia dalla crisi economica che dalla palude politica in cui sta affondando il paese.
Da dove si riparte, allora? Dalla Costituzione. Questo hanno detto ieri all'hotel Nazionale di Roma Stefano Rodotà, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky che è intervenuto in collegamento telefonico. «Non pensiamo a liste o a un nuovo partito - ha chiarito subito Rodotà - perché prima andrebbe colmato il vuoto politico».
Vuoto, infatti, è la parola che ricorre di più negli interventi. Landini parla anche di «vuoto clamoroso anche nella politica industriale». L'idea è semplice ma quasi utopica, visti i precedenti. Ripartire dalla società, dalle associazioni, dai movimenti, dai cittadini, insomma dal mitico ma concreto paese reale che continua a fare politica dal basso nonostante tutto e tutti, ma oramai non sa più dove sbattere la testa. A dire il vero non si tratta di una strada mai tentata prima, ma forse a adesso siamo davvero arrivati al punto di non ritorno. Rodotà l'aveva detto anche pochi giorni fa al manifesto: «Qualcosa è assolutamente necessario fare».
Ieri è stata lanciata un'assemblea generale a Roma per l'8 settembre, e una manifestazione, sempre nella capitale il 5 ottobre. Lo slogan delle due iniziative sarà: «Dal vuoto politico allo spazio politico» nella convinzione che «la vera rivoluzione è applicare la Costituzione».
«Oggi l'orizzonte della politica - ha continuato Rodotà - non va oltre il giorno dopo. Ma non possiamo vivere in una condizione di continuo precariato costituzionale. Ci sono forze della società civile, gruppi, associazioni a cui occorre dare voci, ci sono dati di resistenza utili che vogliono farsi proposta, contribuendo alla costruzione dell'agenda politica. E' possibile ragionare in un'ottica che non sia quella di un'emergenza che diventa vincolo esplorando altre possibilità». Come dire basta con le larghe intese a tutti i costi.
«In questa iniziativa non partiamo da zero - ha tenuto a ricordare il segretario della Fiom Landini - c'è già stata la manifestazione di maggio e quella del 2 giugno. Ora proponiamo un'iniziativa aperta a tutti i soggetti che in questi mesi si sono battuti per applicare la Costituzione, non solo per difenderla. E da Emergency a Micromega, stanno arrivando molte adesioni».
Per Landini applicare la Costituzione vuole dire innanzitutto ripensare al lavoro che non c'è. Un punto fondamentale se si vuole che l'iniziativa non metta in campo solo un desiderio astratto, perché, come ha detto Zagreblsky, «il nostro obiettivo è contribuire a ricostruire la politica e la democrazia. Non difendiamo un pezzo di carta ma ci impegniamo per recuperare partecipazione». E che questa sia la volta buona.
IL PROGETTO È FALLITO
Il Comitato per la Salvaguardia del Castello
La collina del Castello di Colleferro non sarà cementificata! Ora si può pensare realmente al parco e al CASTELLO!!!
Il Comitato per la Salvaguardia del Castello di Colleferro esprime grandissima soddisfazione per il parere espresso dalla Direzione Territorio e Urbanistica della Regione Lazio col definitivo NO -all’attuazione del progetto di costruzione di un complesso residenziale sulla collina del castello di Colleferro proposto dalla ditta Furlan Srl.- che si conclude con la seguente frase.
Per quanto sopra visto e considerato, si ritiene che il Programma Integrato denominato “Castello Vecchio - Fontana Bracchi” adottato dal Consiglio Comunale n. 85 del 22/12/2009, non sia meritevole di approvazione’
In Breve La Storia:
La ditta Furlan Srl, proprietaria del castello e della collina su cui sorge, aveva presentato al comune un progetto di edificazione di un complesso residenziale proprio su questa bella collina, ultimo spazio verde rimasto nel nostro comune e simbolo della nostra città. In questo caso la speculazione era ancora più odiosa perché "truccata" da scambio vantaggioso per la cittadinanza. Infatti il comune, in cambio della edificabilità dell'area (ricadente sotto doppio vincolo, cimiteriale e paesaggistico, e dichiarata area agricola nel piano regolatore) e di un altro lotto in zona Fontana Bracchi, avrebbe ottenuto la costruzione di un piccolo parco sulla parte rimanente della collina. Il costruttore avrebbe altresì ceduto al comune anche il castello che, dopo decenni di incuria e abbandono, avrebbe necessitato di abbondanti capitali solo per la messa in sicurezza.
Il valore di mercato della collina risultava, grazie a ciò, aumentato del 1000% circa. La convenienza della realizzazione del progetto, dunque, favoriva solo le casse dell’impresa protagonista della vicenda.
Ma, come abbiamo detto, bisognava aggirare due ostacoli complicati: la destinazione d'uso agricolo e i vincoli, soprattutto quello cimiteriale. Senza tanti scrupoli, il comune aveva ben presto cambiato destinazione all'area, dichiarandola edificabile, e aveva ridotto d’ufficio il vincolo cimiteriale da 200 a 100 mt: ovvero, la distanza tra il cimitero e le nuove palazzine poteva essere di soli 100 mt. La normativa però dice esplicitamente che questa riduzione deve essere preceduta dal parere sanitario vincolante dell’ASL. Parere che il comune non ci risulta abbia mai richiesto. Non solo. Le moltissime sentenze emesse da TAR e Corte di Cassazione sull'argomento hanno chiaramente ribadito che il vincolo cimiteriale non si può in alcun modo derogare per costruzioni private.
La Direzione Regionale per l'Urbanistica e il Territorio, uno dei soggetti presenti alla conferenza dei servizi, ha espresso il parere negativo all'approvazione del progetto proprio citando l'inderogabilità del vincolo cimiteriale. La relazione che motiva tale parere riprende e cita le osservazioni in merito presentate dalle associazioni di cittadini e da alcuni consiglieri di minoranza: questo conferma ancora una volta l'utilità e la necessità della partecipazione attiva dei cittadini in ogni decisione che li riguarda e nei progetti destinati alla trasformazione del proprio territorio.
È doveroso ricordare che lo svelamento della logica speculativa appartenente a questo progetto fallito è però analogo a quanto sta emergendo negli ultimi mesi con il progetto del Reisen Center: il trucco è sempre lo stesso e consiste nel modificare il Piano Regolare Comunale in modo che quei terreni in origine agricoli diventino edificabili. Questo fenomeno è sintomatico della necessità di ridefinire gli assetti urbanistici del nostro territorio. Mentre si accumulano edifici residenziali, commerciali ed industriali invenduti si pensa di fare altri investimenti immobiliari.
Prospettive per il futuro:
Questa è una vittoria parziale perché costituisce per tutti un PUNTO DI PARTENZA per l'avvio di un progetto di trasformazione del Castello, di Colleferro e della Valle del Sacco.
Il Castello - l’elemento simbolo su cui si fonda l’identità culturale di Colleferro e unica area verde rimasta - deve diventare luogo centrale delle attività culturali e formative della città, deve esser reso fruibile dalla cittadinanza. La creazione di un luogo integrato in un progetto di valorizzazione della rete dei siti di valore culturale ed archeologico che punteggiano la Valle del Sacco (Segni, Artena, Paliano, Anagni…) potrà ambire ai finanziamenti della Comunità Europea, sempre più attenta ai progetti di riconversione del territorio. Questa logica è tanto più necessaria in quanto per la Valle del Sacco - territorio martoriato da decenni di inquinamento e dalla crisi economica - è stato da poco aperto un tavolo di discussione in Regione Lazio.
Il comitato, ora, si aspetta un'altra grande vittoria, quella di vedere l'istituzione del vincolo archeologico sul castello e sul terreno circostante, vincolo che lo stesso comitato ha formalmente richiesto, in quanto in passato nessuna istituzione, locale o regionale, aveva mai provveduto a farlo. Tutto ciò vuole essere l'inizio di un nuovo percorso, un percorso che condividiamo con tutti coloro che vogliono il parco e la ristrutturazione del castello.
Perché, come abbiamo visto, è grazie all’impegno congiunto tra associazioni, comitati, consiglieri di minoranza e cittadini interessati, che si è ottenuto questo grande primo risultato che si pone in controtendenza a prassi consolidate nella gestione della nostra città.
Colleferro (Roma), 05/08/2013
Il Cavaliere piangente
Rossana Rossanda fonte:www.sbilanciamoci.info
È stato assai benevolo l’ascolto dello show di Berlusconi sabato scorso da parte del Colle e di Palazzo Chigi, Napolitano e Letta, seguiti da tutta la stampa hanno sentito solamente che il Cavaliere non intende far cadere il governo. Sono stati incredibilmente sordi su tutto il resto, i soli a non aver sentito che egli ha definito l’attuale Repubblica un regime, una dittatura, insultando non solo la magistratura ma tutto l’assetto istituzionale, considerando la magistratura semplicemente il braccio armato della sinistra che sta mettendo a rischio la libertà di tutti.
Il cavaliere piangente ma insolente ha dunque ripetuto che “boia chi molla”, lui non mollerà e che per ora regge il governo come la corda regge l’impiccato. Lo regge finché eseguirà i due o tre ordini che gli ha dato, abolire Imu e Iva e riscrivere la Costituzione in tema di giustizia.
In un altro paese, queste parole dette da un cittadino condannato in terzo grado per reati comuni, ne avrebbero prodotto l’arresto da parte dei carabinieri, da noi le più alte cariche dello stato ne hanno elogiato la moderatezza. Il Capo dello stato ha ricevuto immantinente i luogotenenti del Pdl alle Camere, che gli sono andati a chiedere di annullare l’inagibilità politica che a Berlusconi è stata comminata, mentre un ex leader del ’68, Mario Capanna – preso dice da umana pietà per il povero vecchio condannato a un anno di detenzione da passare nelle sue dorate pareti domestiche – gli ha offerto di occuparsi invece di una sua opera pia.
Si capisce che di fronte a questa cura che di Berlusconi si prendono destra e sinistra, la presidenza della repubblica e il governo temano che una consultazione elettorale potrebbe far emergere la collera di due terzi degli italiani o magari porterebbero il residuo terzo, per ora espresso dal Popolo delle libertà, a riafferrare le bandiere di Forza Italia e a gonfiarsi. Perché la confusione è immensa ed enfatizzata da una Rai che sembra tutta una filiale di Mediaset.
La sola voce alternativa è quella di Stefano Rodotà sul manifesto e sul Corriere. L’esercito di Silvio ha una maggioranza alla Camera e al Senato, specie al Senato? Non l’ha; e allora che cosa impedisce di cambiare rapidamente la legge elettorale, prendendo tale e quale il Mattarellum, che non sarà il miglior testo possibile ma, per usare le parole di Letta, “mette in sicurezza” le elezioni dalle porcherie immobilizzanti del Porcellum? Chi impedisce al Pd di lanciare questa sfida? La si avanzi al più presto e poi si vada alle elezioni.
Se poi risultasse che anche votando con una legge non truffaldina l’Italia si rivelerebbe ingovernabile tale e quale ora, vorrebbe dire che siamo alla nostra repubblica di Weimar, i toni altrettanto drammatici ma più bassi, come ha osservato Vendola, e non resterebbe che guardarci in faccia: nascondere una così vasta crisi, morale ancora prima che politica, non servirebbe che ad incancrenirla.
Analogamente a Stefano Rodotà, io non credo che sarebbe così: ci sono nella società italiana ancora molti anticorpi, anche non istituzionali, vivi ancorché incapaci di unirsi su un fronte comune. Il maggior difetto delle nostre anime politiche, dentro e fuori il palazzo, è il non ascoltare che se stesse. Ma non si è democratici da soli.
COMUNICATO STAMPA DEL PdCI AQUINO
Il segretario del PdCI Aquino
Grave atto di teppismo politico ai danni del Partito dei
Comunisti Italiani di Aquino.
Nella notte di domenica è stato distrutto il tabellone
recante l’informazione relativa alla quarantesima festa dei comunisti di
Aquino, che l’amministrazione ha negato il permesso per la data richiesta il
9-10-11 AGOSTO 2013 in Piazza San Tommaso.
I comunisti hanno denunciato agli organi competenti per
danneggiamento contro ignoti tale atto.
Riteniamo il clima politico molto pesante istauratosi nel comune di Aquino sia la conseguenza di questo atto
vandalico.
Noi riteniamo che le elezioni hanno determinato
legittimamente un vincitore a cui noi riconosciamo il risultato della vittoria,
ma la minoranza ha diritto di esercitare il proprio ruolo di opposizione e la
agibilità politica non può essere cancellata da atti discutibili da questa
giunta in quanto la libertà di espressione è garantita dalla nostra
Costituzione.
Noi comunisti non ci faremo intimidire minimamente da questi
atti di violenza ma continueremo la nostra battaglia di libertà di informazione
e d’espressione invitando tutti i
partiti politici a difendere la libertà di tutti nel nostro paese.
Siamo contro la delibera N.81 che di fatto crea un caso
politico nazionale, noi la consideriamo illegittima perché vieta la libertà a qualsiasi soggetto
politico di svolgere regolarmente la propria attività durante il corso
dell’anno. Infatti sono vietate feste di piazza, comizi e tutto ciò che sia
assimilabile a propaganda politica dal 1 giugno al 15 settembre in Piazza San
Tommaso, Piazzetta Conti d’Aquino e nel parco del vallone.
lunedì 5 agosto 2013
Patente a punti e guerra civile
Luciano Granieri
Prima la minaccia di Bondi: “Se non si trova un
salvacondotto per il Cavaliere (senza cavallo ndr) sarà guerra civile”. Poi il
carico da dodici messo dalla pitonessa Santanchè: “Perchè dovremmo farci
intimidire da Napolitano? E’ un vecchio come gli altri. Se non può concedere la
grazia né l’amnistia troverà il modo di salvare il nostro leader altrimenti
sarà guerra civile”. In effetti basta un po’ di buona volontà e la soluzione si
potrebbe trovare.
Nella nuova riforma della giustizia ad esempio si potrebbe modificare la legge Severino
introducendo la patente a punti per i parlamentari. Una
volta eletto il deputato, o senatore che sia, avrà in dote un patentino con venti punti. Se
incappa in una condannato gli viene
tolto un numero di punti commisurato alla
gravità del reato. Ovviamente la pena deve essere definitiva e passata in
giudicato.
Ad esempio. Un reato come
quello per cui è stato condannato in Cassazione Silvio Berlusconi, evasione
fiscale fraudolenta, comporta la decurtazione di 4 punti. Per cui il Cavaliere
non decadrebbe, né dovrebbe scontare la
pena. Semplicemente vedrebbe decurtata la sua dote di punti da 20 a 16. Solo
dopo aver subito altre condanne, tali da azzerare i suoi venti punti, solo
allora il parlamentare , diciamo Berlusconi, potrebbe decadere dalla carica e
finire in galera.
Inoltre si potrebbe
integrare il dispositivo con la pratica del trasferimento di punti. Cioè prevedere la possibilità per un parlamentare innocente di farsi decurtare il punteggio in luogo del collega realmente condannato . Figuriamoci se nel Pdl
un Alfano o un Bondi, o un Brunetta,o un Gasparri, o chi volete voi non sarebbe
ben felice di sacrificare l’integrità del suo patentino per il capo!
Oppure
altra idea: Il lodo “Io so' io e voi non siete un cazzo”. Nella riforma della
giustizia si introduce il principio per cui, in deroga a i dispositivi vigenti, solo per il
Senato, solo ai i senatori denominati
Berlusconi Silvio, eletti nel collegio
del Molise, residenti ad Arcore e con
seconda residenza a Roma in palazzo Grazioli, è consentito agire secondo proprio esclusivo vantaggio contravvenendo
ad ogni tipo di normativa.
All’uopo è
consentito a questi soggetti anche di indire manifestazioni non autorizzate,
con l’occupazione di suolo pubblico a mezzo palco e , se necessario, rimuovere
cartelli di pubblica segnalazione. Sia
come sia una soluzione Napolitano la deve trovare. Anche perché la storia della
guerra civile, in realtà, è l’ennesimo
bluff.
Dopo aver sondato la
disponibilità dei soldati di Silvio ci si è resi conto che l’operazione “
rivolta popolare” è estremamente
complicata. Intanto non sono sufficienti i 10 euro, viaggio, vitto e alloggio
pagato, come avviene ora per le
manifestazioni. I soldati di Silvio pretendono il triplo della paga, aereo
privato per i trasferimenti. I più
difficili da trattare sono i giovani maschi , i quali esigono di fare i tronisti da Maria De Filippi e, una volta al mese, a turno, un passaggio nella residenza delle olgettine.
Tutto sommato neanche sarebbe troppo dispendioso, visto che i giovani maschi nell’esercito di Silvio non
sono molto numerosi.
In relazione alle giovani donne, invece, vagli a spiegare che le amazzoni si tagliavano
un seno per tirare meglio con l’arco? Che smacco per loro che i seni se li sono
rifatti a suon di migliaia di euro. Per queste poi è d’obbligo, dopo ogni azione di guerriglia, il riposo in una spa, da tremila euro al
giorno, se è necessario una ripassata dal chirurgo plastico, un posto sicuro
come meteorina e lo status di nipote, o parente stretta, di un capo di stato. Un Putin per esempio.
Non sono ammessi leader arabi perché ultimamente
sono un po’ sfigati.
Ma le dolenti note riguardano la massa dell’esercito di
Silvio. Gli ultra ottantenni. I
signori e le signore rifatte che adorano
il loro capo ma che sarebbero notevolmente imbranate con una bomba a mano o con
una molotov. Sono in possesso, è vero, di un arma segreta per disarmare i celerini. Se un manganello si
abbatte sulle loro facce, rimane impiastricciato di silicone, praticamente
diventerebbe inservibile, ma ciò non è abbastanza .
Infine sussiste un grave problema di addestramento. Assalti compiuti con i tacchi a spillo e
vestiti firmati sarebbero perdenti. In estate sui terreni della guerriglia non
essendoci l’aria condizionata si suderebbe da morire e si scioglierebbe il
cerone. E’ veramente un impresa improba. Da una fonte ufficiosa pare ci sia un
interessamento verso i fascisti del terzo millennio di CasaPound ai quali dovrebbe venire affidato un
programma di addestramento alla guerriglia. Ma pare sembra siano sorti alcuni problemi con le
cinghie i cinture necessarie per la
cinghia mattanza . Devono essere di Gucci se no niente.
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