E’ impressionante vedere i danni che riesce a fare Di Maio
quando va in trasferta a cercare pezzi
di lotta per recuperare un po’ di consenso
vaffanculista in
completa evaporazione nella sguaiata
esperienza governativa.
La gita in Francia per dare l’appoggio penta stellato ai gilet gialli è stata disastrosa. Infatti
non solo il viaggio dei Cip e Ciop Di
Maio e Di Battista ha suscitato le ire di Macron e di tutto il governo
francese, creando un incidente diplomatico, ma i due malcapitati si sono presi anche gli improperi degli stessi gilet
gialli. Pensate che potenza! Macron e gilets
jaunes sempre in contrasto fra loro
uniti nello sfanculare l’armata Brancaleone dei
5 Stelle.
Delle risposte adirate governative francesi sappiamo, i giornali ne
sono pieni. Ma giova dire qualcosa di
più sulle reazioni del movimento di protesta vestito di giallo. Ingrid
Lavavasseur, ad esempio, all’origine della lista Ric
che pensa a candidarsi alle europee ha scomunicato il tizio che Di Maio
ha incontrato. Trattasi di Christophe Chalencon, un islamofobo di estrema destra inviso dall’ala più radicale e pura dei gilet
incarnata dal camionista Eric Drouet e
dal blogger Maxime Nicolle . I due lo vedono come un vero e proprio traditore. Jacline Mouraud, altra pioniera del
movimento ha parlato di “ingerenza grave”. Lo stesso Maxime Nicolle, alias Fly Ryder è andato a Sanremo : “per far vedere al governo italiano chi sono i veri gilet gialli. Di
Maio ha gli interlocutori sbaglati. Non provi a strumentalizzare il nostro
movimento” ha ribadito .
Al di la
dell’ulteriore confusione creata dalle scempiaggini grilline, parlando di cose serie è importante sottolineare come per la prima volta i gilet
gialli si sono uniti ai sindacati francesi Cgt, Solidaries e Cnt-so nello
sciopero che il 5 febbraio scorso ha bloccato tutta la Francia. Agitazione
svoltasi in circa 200 città che ha visto la partecipazione di oltre 300.000
persone. L’aumento dei salari, delle
pensioni sociali, dell’indennità di
disoccupazione, la casa, la sanità e la scuola per tutti, sono
rivendicazioni che hanno finalmente unito le lotte sindacali con il movimento
delle rotonde. Gilet gialli e rossi.
Questo fa veramente paura all’establishment
liberista. Perché la scombicchierata armata sovranista è destinata a soccombere, alla lunga, nonostante i devastanti danni che sta arrecando alla coesione sociale e al rispetto dei valori umani. Ma il 5 febbraio scorso il riemergere prepotente della lotta di classe, da tempo addormentata dalla melassa riformista
e dai sindacati asserviti ai padroni (vedere chi c’era alla manifestazione di
oggi a Roma), quella si è potente segno
di riscossa popolare e fa molta paura alle oligarchie che affamano intere
comunità.
Le risposte liberiste
sono già in campo. Per prima cosa stanno
costruendo intorno a questa nuova unione
di lotte il più assoluto silenzio, non sono stati molti i media a riportare la
notizia della mobilitazione, e continuano
a delegittimare i gilet gialli anche presso i ceti popolari francesi e della altre nazioni ahimè grazie anche alle
incaute incursioni grilline .
Ma il
gioco non riuscirà ancora per molto. Dipende da noi far capire che per migliorare la propria
condizione economica e sociale bisogna combattere sia il riformismo mero esecutore delle
politiche liberiste, sia il sovranismo fascista che indirizza il malcontento
verso gli immigrati, alimentando la guerra fra poveri lasciando così la
speculazione finanziaria libera di fare il suo crudele gioco.