Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 25 luglio 2015

Comune di Frosinone: Un'amministrazione antisociale.

Luciano Granieri


Come è ormai noto  il programma di urbanizzazione della città, discusso nel Consiglio comunale del 23 luglio scorso è stato approvato. Una pianificazione che  comprende l’imponente ennesima cementificazione di 35mila metri cubi su un terreno limitrofo ad un’area contenente  reperti archeologici ,  terme romane risalenti al periodo imperiale. 

Reperti che probabilmente proseguono sotto il sito interessato alla cementificazione. Comitati, associazioni e singoli cittadini, hanno provato con tutte le forze a far fallire l’ennesimo progetto di speculazione edilizia e degrado culturale ai danni della città, ma nonostante le manifestazioni, gli incontri di sensibilizzazione partecipati nelle piazze, e la presenza numerosa in consiglio comunale, tenendo conto che alla votazione si è arrivati all’una di notte, la delibera è passata ugualmente. 

Bisogna ammetterlo, è stata persa una prima battaglia, anche se si è reso evidente, come mai prima era accaduto, che quella deliberazione  in consiglio comunale è   contro i cittadini e a favore della congrega politico affaristica, e  la stessa cittadinanza  ne è ormai consapevole. L’emendamento alla delibera, inserito a sorpresa all’ultimo momento,  inerente  l’erogazione da parte del costruttore, in cambio del permesso ad edificare, di 500mila euro per riportare alla luce la piccola parte delle terme romane sepolte sotto il parcheggio di una banca, potrebbero costituire un risultato, seppur minimo,  della lotta dei cittadini. Ma non lo consideriamo tale. Conosciamo infatti la triste  storia degli impegni presi dal proponente,  la sua solerzia nel  versare gli oneri urbanistici o provvedere all’edificazione di opere pubbliche compensatorie. Quella storia ci impone di dubitare che quei 500mila euro verranno mai  sborsati e che un solo sasso delle terme potrà mai  vedere la luce.   

Del resto la lotta è estremamente aspra e dura. Abbiamo a che fare con un’amministrazione comunale decisamente antisociale e bene armata , non di guerrieri ma di servi che si sono rivelati moltO più utili. Mai un sindaco ed una giunta si erano schierati in modo così evidente contro gli interessi della cittadinanza, con una difesa ad oltranza dei poteri forti. 

Non è solo la salvaguardia delle mire speculative dell’Unno costruttore, ma è l’impegno profuso nel difendere ad oltranza i soprusi di Acea. Il sindaco si è mostrato insensibile perfino innanzi ai distacchi  illegittimi dei contatori da parte della muti utility  dell’acqua, nonostante una delibera, votata all’unanimità in consiglio, impegni il primo cittadino ad imporre al gestore il riallaccio dell’erogazione idrica .  

Lo stesso discorso vale per la sanità. Lo schieramento a favore della privatizzazione selvaggia, contro ogni ipotesi di qualificazione della sanità pubblica,  che il piano aziendale della Asl impone è stato totale. Dopo il subdolo gioco di simulare un appoggio alle associazioni contrarie agli intendimenti della manager Mastrobuono, il sindaco ha firmato, e convinto a firmare, il piano della Asl. 

Nel documento, disse, c’era la promessa del Dea di II livello per Frosinone. Una promessa che,  inserita in quel contesto,  non ha nessun valore perché l’attribuzione del Dea di II livello è  nella disponibilità esclusiva del commissario Zingaretti. Lo sapeva Ottaviani?

 E ancora, in questa giunta antisociale si sta facendo strame del diritto al lavoro, con la triste vicenda dei lavoratori Multiservizi, con l’affidamento a privati, della gestione dei servizi alla città che prima svolgevano i dipendenti della Multiservizi stessa. In un Comune fallito, quale quello che sta guidando Ottaviani, si distraggono gli unici fondi disponibili, quelli cioè  acquisiti da prestiti già accesi, per finire lo stadio, mentre in una relazione dell’architetto Acanfora, allegata al bilancio 2015, si evidenzia come non ci siano i soldi per riparare eventuali danni che dovessero subire gli edifici pubblici (scuole e uffici). 

Ed infine questa amministrazione trasuda protervia da tutti i pori. Emerge prepotente la cattiveria e l’odio di classe verso cittadini, associazioni, e movimenti. Verso quei soggetti, cioè che campano con il sudore della fronte, anzi spesso un lavoro non ce l'hanno,  e non si baloccano con speculazione e profitti. 

L’episodio dei cartelli esibiti  con derisione da alcuni consiglieri di maggioranza e dal sindaco, in faccia all’opposizione e ai cittadini, che contestavano l’ennesimo scempio urbanistico della città nel corso dell’ultimo consiglio comunale,  è una chiara testimonianza di questo odio. Ciò è ancor più grave, perché prima di mettere in scena la penosa passerella, dei cartelli celebrativi per la vittoria degli affari contro i diritti dei cittadini, erano  stati sequestrati proprio alla cittadinanza, presente ai lavori,  manifesti di contestazione, invocando la regola che nell’aula consiliare non sono ammessi cartelli. La legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale degli altri. Per chiudere la vicenda cartelli esibiti dal sindaco a da alcuni consiglieri,  dove sono stati fotocopiati? Chi li ha pagati? Sarebbe veramente vergognoso sapere che in un Comune fallito, dove anche uno straccio di cinema all’aperto non è più finanziabile,  si usino i soldi della collettività per autocelebrare la propria spocchiosa protervia. 




p.s prossimamente altri video del consiglio.

Gli Unni muratori

Associazione “Osservatorio Peppino Impastato”

Corsi e ricorsi storici. La tirannia dei signori del cemento non è cosa di oggi a Frosinone. Mai dittatura fu più longeva e devastante per un ordinato e moderno sviluppo urbanistico, per la crescita sociale, culturale ed economica della Città.
 La spietata legge edificatoria, le ineluttabili ragioni della speculazione edilizia e finanziaria hanno divorato tutto, già da pochi anni dopo  la fine della seconda guerra mondiale, quando di Frosinone non era rimasto che qualche mozzicone di muro fumante. Da allora gli Unni muratori  si sono impossessati  del nostro territorio.. 

Attraverso amministratori compiacenti, sono riusciti a far occultare un piano regolatore poco gradito, e presentarne un altro a loro più favorevole,  per fare di Frosinone uno squallido dormitorio di 120mila abitanti. Un espansione abitativa rimasta sulla carta e nei piani degli Unni muratori, ma anche nella carne viva della città. I loro discendenti, hanno continuato a cementificare, asfaltare, senza pagare alla collettività la loro smisurata  occupazione attraverso gli oneri di urbanizzazione. Il caos urbanistico ancora domina,  imponendo  ai cittadini le sue regole incivili e barbare, creando condizioni invivibili e disagiate. Le statistiche nazionale lo evidenziano spesso.

 Gli Unni, barbari di ieri e di oggi,  hanno insistito nel  seppellire, occultare gettandole anche nel fiume, i pericolosi fantasmi del passato che continuavano ad emergere dalla nuda terra. Vestigia dei nostri antenati volsci (necropoli, villaggi)  e poi della cultura romana imperiale e repubblicana (anfiteatro, terme) si sono dissolte sotto colate di cemento. 

La storia, la cultura, la memoria, tutto cancellato dalle ragioni del profitto selvaggio, proprio degli affaristi e non di un’ imprenditoria moderna
 Quando un popolo rimane senza storia e memoria, si trasforma in moltitudine informe senza indentità. Ecco dunque che la battaglia intrapresa  da cittadini e associazioni contro l’ennesimo ratto di identità ordito dagli Unni edificatori, supportati dall’amministrazione comunale, deve  continuare ed essere vinta.

 L’area di inestimabile valore archeologico che contiene una parte del sito delle terme romane, non deve soccombere al cemento. E’ una battaglia che esula la difesa del bene storico e culturale pubblico,  ma si tinge di colori rivoluzionari. Vincere questa lotta significa non solo salvaguardare un bene pubblico, ma sconfiggere la dittatura che da sempre tiranneggia Frosinone.
 I tiranni, barbari e gli Unni muratori che da sempre hanno imposto la loro legge  alla  città devono essere sconfitti per fare del Capoluogo una Città moderna e progredita. Una tale  vittoria sarebbe  epocale, rivoluzionaria.
Il cittadino volsco, guerriero invincibile ci chiama a continuare il nostro impegno,in nome della civiltà e della cultura contro la barbarie dominante. 

I "becchini" delle terme

Il cittadino Volsco

Che la delibera di spregio per le terme romane e di indifferenza verso un desiderio di appartenenza storica della città fosse approvata, non era scontato, ma certamente prevedibile. Che a tale approvazione seguissero da parte dei consiglieri di maggioranza la derisione del pubblico presente, questo sicuramente era impensabile.

Una serie di cartelli con scritto “le terme romane voi le abbelate noi le scropriamo” sono stati agitati da una serie di consiglieri, assessori e anche dal sindaco, subito dopo l’atto finale della votazione  di approvazione dello scempio di 35 mila mc in località via De Matthaeis nell’area dove i cittadini di Frosinone avevano pensato e sperato ad un parco archeologico senza che si ripetesse la costruzione sull’anfiteatro romano di viale Roma di 47 anni fa.

Ciò invece non è stato, nonostante in alcuni punti della discussione le ragioni e lo spirito con il quale stavolta l’opposizione si è battuta sia stato encomiabile e addirittura trascinante. La forza del ragionamento sia tecnico sia generale sembrava potesse scalfire quella che veramente appariva ignoranza crassa o indifferenza o pervicace perseguimento di interessi che non coincidevano con quelli pubblici. Lo stesso Marzi si è lasciato trasportare dall’impeto della difesa di un futuro che non sia riservato solo al cemento (sigh!), proponendo una rivisitazione dell’area dal punto di vista archeologico – la famosa particella 159 che la sopraintendenza ha dichiarato non setacciata sufficientemente. Nella stessa direzione andavano i ragionamenti accalorati di Raffa, le prese di posizione della Martini, i contributi di Galassi, finanche l’intervento di Marini, per ultimo, lasciavano cadere quei dubbi che pure in altre epoche li avevano visti protagonisti in negativo, quando anche loro erano favorevoli all’edificazione in quell’area.

 Niente da fare. Il pilone centrale, come suo fare, non ha mai indietreggiato. Ha tenuto la posizione anche con argomentazioni spesso fantasiose ed effimere; con ragionamenti che si sovrapponevano in miscugli inintellegibili, facendo apparire la votazione un atto dovuto; un’opera privata come se fosse pubblica; il costruttore improvvisamente preso dall’amore per l’archeologia; lo sconto sugli oneri concessori come favori al territorio; e, appunto, la cementificazione dell’area come la rivalutazione delle terme.

Qualche “ala” ha cercato di portare punti, non con la costruzione di un gioco proprio ma tentando di rubare il pallone e proporre un contrattacco improvviso. In questo si è distinto Ferrara che è stato decisivo per la meta finale quando ha provato a respingere le argomentazioni relative leggendo la delibera del 2004 di approvazione del permesso a costruire nella stessa area, credendo, mentre invocava a voce altisonante i nomi dei consiglieri che votarono favorevolmente, di trovare quelle uniche ragioni oppositive che lo sorreggono nella decisioni della cementificazione oggi. Purtroppo però due errori non fanno una ragione.  

L’argomentazione massima della maggioranza, dunque, non è stato suffragare le motivazioni che spingevano a consentire la convenzione, ma solamente quella di trovare conferma nelle (disastrose) scelte delle amministrazioni Marzi e Marini, tacciando le argomentazioni come opposizione retorica, continuando a fare quello che anche le amministrazioni precedenti facevano: gli interessi dei privati.

Il tutto farcito da volgari, ripetuti, insolenze del primo cittadino contro le associazioni e i loro membri colpevoli di opporsi, semplicemente di opporsi, ad un disastroso disegno cementizio. Le associazioni a cui è stato negata: l’esposizione dei cartelli (!?!); l’intervento pubblico in consiglio; così come è stato negata in questi anni sia, formalmente sia informalmente, una audizione con l’amministrazione per un confronto sul progetto; hanno subito quel modo di far politica tipico di questa amministrazione che può trovare agio solo nella polarizzazione delle posizioni e non nel confronto, nella discussione ovviamente povera e non confacente con gli interessi della cittadinanza. E proprio per sostenere gli interessi di pochi il governo della città non può che essere in mano a pochi, mentre il codazzo segue e obbedisce e la popolazione subisce, spesso con cattiveria e risentimento.

Peccato che stavolta, l’insulto finale dei cartelli agitati istintivamente contro la cittadinanza, ancora presente in gran numero alla mezzanotte, e non contro l’armata brancaleone dell’opposizione a cui forse erano indirizzati, è rivolto tristemente proprio alla città, che in larga parte ha sposato la causa delle terme come un appiglio davanti ad un degrado verticale sia economico che sociale del tessuto cittadino. 

La lotta e l'impegno dei cittadini per salvare le terme e l'area archeologica, contro la Convenzione della cementificazione continua. I BECCHINI delle terme e della nostra storia non vinceranno. L'ignoranza e l'oscurantismo saranno battuti.

mercoledì 22 luglio 2015

Battaglia per la difesa delle terme, lotta rivoluzionaria

Luciano Graneri


Corsi e ricorsi storici. La tirannia dei signori del cemento non è cosa di oggi a Frosinone. Mai dittatura fu più longeva e devastante per la crescita sociale, culturale ed economica della città. La spietata legge edificatoria, le ineluttabili ragioni della speculazione edilizia e finanziaria hanno divorato tutto, già da pochi anni dopo  la fine della seconda guerra mondiale, quando di Frosinone non era rimasto che qualche mozzicone di muro fumante. Da allora gli Unni muratori  si sono impossessati  della città. 

Attraverso amministratori compiacenti, sono riusciti a far occultare un piano regolatore poco gradito, e presentarne un altro a loro più favorevole,  per fare di Frosinone uno squallido dormitorio di 120mila abitanti. Un espansione abitativa rimasta sulla carta e nei piani degli Unni muratori, ma anche nella carne viva della città. I loro discendenti, hanno continuato a cementificare, asfaltare, senza pagare alla collettività la loro smisurata  occupazione attraverso gli oneri di urbanizzazione.

 Gli Unni hanno insistito nel  seppellire, occultare gettandole anche nel fiume, i pericolosi fantasmi del passato che continuavano ad emergere dalla nuda terra. Vestigia dei nostri antenati volsci (necropoli, villaggi)  e poi della cultura romana imperiale e repubblicana (anfiteatro, terme) si sono dissolte sotto colate di cemento. 

La storia, la cultura, la memoria, tutto cancellato dalle ragioni del profitto. Quando un popolo rimane senza storia e memoria, si trasforma in moltitudine informe senza indentità. Ecco dunque che la battaglia intrapresa  da cittadini e associazioni contro l’ennesimo ratto di identità ordito dagli Unni edificatori, supportati dall’amministrazione comunale, deve essere vinta.

 L’area di inestimabile valore archeologico che contiene una parte del sito delle terme romane, non deve soccombere al cemento. E’ una battaglia che esula la difesa del bene storico e culturale pubblico,  ma si tinge di colori rivoluzionari. Vincere questa lotta significa non solo salvaguardare un bene pubblico, ma sconfiggere la dittatura che da sempre tiranneggia Frosinone. Una dittatura che non è né degli Ottaviani, né dei Marini o dei Valle, è la tirannia degli Unni muratori che  sempre hanno imposto la loro legge  sulla città. Una tale  vittoria sarebbe  epocale, rivoluzionaria. Allora, per Frosinone, per la sua storia, andiamo a presidiare i nostri diritti partecipando al  consiglio comunale di domani 23 luglio alle 18,00 dove si cercherà di armare per l’ennesima volta l’esercito degli Unni. Cari cittadine e cittadini, lottiamo tutti insieme, viva la rivoluzione. 

IL CONSIGLIO COMUNALE SALVI LE TERME ROMANE E L’AREA ARCHEOLOGICA ATTIGUA ALLA VILLA COMUNALE

Francesco Notarcola – Presidente della Consulta delle associazioni

Frosinone è una città che non cresce ma perde migliaia di abitanti. Costruire altri mostri di cemento non serve a nessuno. Ovunque dominano i cartelli “Affittasi” e “VENDESI”
Di edifici fatiscenti e monumenti della vergogna ne abbiamo tanti, pubblici e privati (Dalla vitivinicola all’ascensore inclinato, al viadotto Biondi, all’ex dispensario, all’ex INAM, all’ex Consultorio, ecc.). Essi, insieme a   decine di complessi industriali dismessi con le loro aree aspettano di essere recuperati e restituiti alla vita ed alla economia per aprire prospettive di lavoro agli 8.000 disoccupati di questo Capoluogo.
La cultura del cemento, in questi decenni, ha prodotto scandali, illegalità e danni enormi alla finanza pubblica. Ne sono testimonianza le ristrutturazioni dell’ex carceri, dell’ex Mattatoio, del Forum, della Monti Lepini e chi ne ha più ne metta.
Per questo modo di gestire la cosa pubblica i cittadini pagano oggi, prezzi altissimi in termini di tasse, di tariffe e di riduzione dei servizi pubblici.
Cambia se Frosinone cambia. Questo era lo slogan elettorale del Sindaco. Nulla è cambiato e tutto continua come prima. Lo scandalo dell’appalto  dei rifiuti lo evidenzia.
In quest’ultima settimana in ogni angolo della Città  sono state organizzate decine di iniziative molto partecipate. incontri, appelli, volantinaggio, conferenze stampa sulle terme romane e sull’importanza archeologica dell’area attigua la villa comunale, che hanno informato ampiamente l’opinione pubblica.
Ovunque il consenso è stato unanime.
Una Città intera chiede di salvare e valorizzare le terme romane e i tesori archeologici fin’ora rinvenuti sul nostro territorio e di impedire una colata di cemento di 35000 mc su un’area di grande valore storico e culturale.
Ai consiglieri comunali chiediamo di non comportarsi come i loro colleghi che alla fine degli anni ’60 permisero, con il loro consenso e con il loro voto, l’edificazione sull’anfiteatro romano di viale Roma. Questo gesto  che comportò la distruzione di un’area di grande interesse archeologico ha cambiato il destino di Frosinone, del suo assetto e del suo sviluppo urbanistico, come città civile e progredita.
 Il Consiglio comunale non può assumersi una tale responsabilità.
Ai cittadini chiediamo di partecipare alla riunione del Consiglio comunale di giovedì 23 luglio 2015, alle ore 18.30, per far sentire la loro voce e per fare in modo che i consiglieri comunali difendano la dignità, la cultura e la storia di un popolo.  La partecipazione, l’impegno e la mobilitazione dei cittadini è decisiva per arrestare il declino del Capoluogo.

martedì 21 luglio 2015

Il Frosinone in serie A come la Juve, Il Comune in fallimento come il Parma

a cura di Luciano Granieri


Siamo riusciti ad ottenere la documentazione relativa al Bilancio comunale del 2015. Il dispositivo dovrà essere approvato entro il 31 luglio, salvo proroghe. Con l'aiuto di alcuni amici, che sanno destreggiarsi nei meandri della contabilità istituzionale,  abbiamo spulciato le voci di bilancio e ne abbiamo  tratto le seguenti conclusioni.




OSSERVAZIONI SUL BILANCIO DEL COMUNE DI  FROSINONE


 La delibera di giunta comunale numero 315 del 10 luglio 2015 nella parte narrativa, cioè le  quattro pagine che precedono il dispositivo di delibera, spiega bene la situazione finanziaria del Comune.

Il Comune ha avuto nel 2013 l'accesso alla procedura di riequilibrio finanziario che, se da un lato ha evitato il dissesto finanziario dall'altro, ha praticamente implementato tutte le misure restrittive per le spese correnti e le spese in conto capitale che sono tipiche del dissesto. Il bilancio del Comune di Frosinone, oltre a tutti i vincoli ai quali sottostanno i comuni in situazione ordinaria di gestione, deve sottostare a vincoli suoi propri per rispettare il piano di riequilibrio, con l'obbligo di ridurre in tre anni, dal 2014, le spese correnti del 10% e l'obbligo di restiture 530.000 euro all'anno per il rimborso del prestito decennale senza interessi ottenuto grazie all'ammissione alla procedura di riequilibrio. A ciò si deve aggiungere il divieto di contrarre nuovi mutui per cui le opere pubbliche debbono essere finanziate o con rinegoziazione di vecchi mutui ( cioè mutui pur ottenuti ma non utilizzati) o con capitale di privati (non a caso per la ristrutturazione del nuovo stadio, una parte minoritaria di fondi dovrà essere a carico dei privati)


 A tutto ciò si è aggiunta la delibera di Consiglio Comunale n. 30 del 29/06/2015 che ha autorizzato la ripartizione in trenta anni del “buco” di 27 milioni di euro emerso dal bilancio consuntivo relativo all'anno 2014; quindi, nonostante il Comune di Frosinone fosse stato già ammesso alla procedura di riequilibrio, c'è stato un ulteriore peggioramento della situazione con l'accertamento di crediti, tecnicamente Residui   Attivi, inesigibili. Gli oneri urbanistici, mai riscossi dalle precedenti amministrazioni  c'entrano qualcosa? Probabilmente si, ma un piccola parte del buco potrebbe essere   anche a carico  dall'attuale consilatura,  vedi fondi per l'acquisto del Teatro Nestor

Un primo rilievo: se la Corte dei Conti avesse conosciuto questo ulteriore problema certamente avrebbe nel 2013 rigettato il piano di risanamento per cui il Comune sarebbe andato allora in dissesto; il secondo rilievo è che per 30 anni, a partire dal 2015, il bilancio si appesantisce di un ulteriore peso di 900.000 euro per la copertura annua del “buco”, per cui, per dieci anni,  900.000 + 530.000 = 1.430.000 saranno entrate che non andranno a finanziare servizi per la collettività ma coperture di perdite pregresse ( per altri venti anni 900.000)

La delibera di consiglio comunale 30 del 2015 nella narrativa afferma perentoriamente : Preso atto che il Comune si trova nella necessità di onorare l'assorbimento del disavanzo di amministrazione e i debiti fuori bilancio, avendo già aumentato le imposte locali al massimo, non residuando ulteriori spazi se non quello della riduzione dei servizi istituzionali.

Il Comune deve pertanto ridurre i servizi istituzionali, quelli cioè per i quali esiste l'Ente Comune, non è che deve ridurre le spese per le sagre o per gli spettacoli!
Signiificativa è a questo proposito la relazione dell'Arch. Acanfora, relazione del settore Lavori Pubblici che esplicitamente dichiara di non essere in grado di garantire la rispondenza delle strutture di proprietà comunale ( uffici, scuole, ecc.) alle normative vigenti fra cui spiccano in primo luogo quelle legate alla sicurezza.


In conclusione si può dire che è un Comune tecnicamente “fallito”; la mancanza della dichiarazione del dissesto non consente l'attribuzione  della responsabilità giuridica, civile, penale, amministrativa e contabile, ma certamente non impedisce la definizione delle responsabilità politiche di una classe “dirigente” che allo stato delle cose non garantisce neppure i servizi essenziali e la sicurezza dei bambini a scuola. Nonostante ciò s'incaponisce a voler utilizzare i fondi ottenuti in prestito dalla Cassa Depositi e Prestiti per la ristrutturazione del nuovo stadio. 

lunedì 20 luglio 2015

Cost to cost dal fiume Cosa al Pacifico. Il nuovo viaggio di Mauro Bottini

Luciano Granieri




Christopher Baker nel suo   libro “Ozio lentezza e nostalgia” (edizioni EMI) - uno straordinario elogio alla convivialità, che esalta e invoca la  capacità di riappropriarsi del tempo, perché essere lenti è essere saggi  - invita i lettori a interrompere, dopo un certo numero di pagine,  la lettura del  libro, versarsi un bicchiere di vino e ascoltare musica classica. Poi, una volta omaggiate le orecchie ed il palato, riprendere a viaggiare nei meandri del suo  saggio. 

Ebbene non solo la musica classica, come suggerito da Baker, potrebbe assolvere il compito di corroborare il lettore, ma, a mio avviso,  anche del buon Jazz.    “The sound of jazz blues and funk” l’ultimo cd di Mauro Bottini,  potrebbe espletare  splendidamente la funzione ristoratrice  che Baker affida alla musica.  

Il disco si compone di 13 brani. tredici  piccoli cammei in cui il sassofonista di Alatri offre un saggio della sua straordinaria  poetica jazzistica. La struttura delle composizioni, tutte dovute al genio creativo del sassofonista Bob Mintzer, a parte l’ultimo brano “solo for lukino” dello stesso Bottini, è scarna ma efficace. A seguire l’esposizione del tema si sviluppa  esclusivamente la sortita solistica  di Mauro Bottini. Gli altri musicisti: Russ Ferrante al pianoforte, Edwin Livingstone al basso, Will Kennedy alla batteria, offrono il prezioso tappeto armonico-ritmico su cui il sax tenore di Mauro costruisce le sue creative suggestioni. 

Il titolo “The sound of jazz blues and funk” annuncia in modo inequivocabile, quale sarà il contesto in cui si muoveranno arpeggi e scale. Ciò che stupisce nell’ascoltare il cd è l’abilità di Mauro Bottini nel profondere groove a grappoli, senza perdere di vista la pulizia del suono. Nell’ampio spettro delle tonalità usate dal sassofonista di Alatri, il sound rimane cristallino ma corposo. Non un cedimento al growl, ad intonazioni sporche, o ad  altri espedienti solitamente  usati  per rendere gli assolo  più umorali. Eppure il blues ed il funky,  sgorgano liberi da ogni nota. 

Il  brano “funkify”, ad esempio,  è un compendio di  tutti questi ingredienti. Su una ritmica strisciata quasi stride,   Mauro Bottini inanella una serie di scale mozzafiato, efficaci sia dal punto di vista della forza emotiva,  che della qualità sonora. Tutti  gli altri brani sono egualmente  notevoli. Particolare l’attacco di "chromatic blues". Un pezzo  che sembra uscito da una colonna sonora di Pietro Umiliani (l’autore delle musiche del film di Monicelli i soliti ignoti).  

Alcune notazioni sui musicisti che accompagnano Mauro in questa avventura. Gli appassionati più attenti  non si saranno fatti sfuggire che Ferrante, Livingstone,  Kennedy   sono stati, in tempi diversi,   l’ossatura  ritmica degli Yellowjackets, un gruppo che, attraverso varie formazioni, da più di trent’anni calca le scene mondiali  del jazz e del funky. Bob Mintzer   autore di 12 dei 13 brani di cui si compone il cd, oltre ad aver collaborato con una serie impressionante di musicisti, Jaco Pastorius su tutti,  è stato sassofonista del gruppo alternandosi con Marc Russo. 

Chi conosce l’ensemble  di Los Angeles , non potrà non notare come nel cd di Mauro Bottini le performance di Ferrante al piano, Livingstone al basso e Kennedy alla batteria, siano totalmente diverse rispetto al rutilante timing  targato Yellowjackets. L’incalzante e fiammeggiante sezione ritmica, con Russ Ferrante a picchiare sui tasti del pianoforte, o a svisare sull’ organo Hammond, in Revelation, ad esempio, si trasforma,  nella collaborazione con il sassofonista italiano, e disegna    una sofisticata ed impeccabile sequenza di figure ritmiche e armoniche, dove Mauro Bottini può liberamente sprigionare la sua maestria tecnica e la sua forza creativa. 

Un’ ultima curiosità. Molti si   chiederanno se la realizzazione del cd sia avvenuta in America o in Italia. E’ stato un cost to cost  di  emozioni in musica, dal fiume Cosa all’Oceano Pacifico.  From Altari to Los Angeles e ritorno, passando da Frosinone. I musicisti non si sono mossi dalle loro sedi. Sulle tracce registrate al Glenwood Place Studio di Los Angeles da Ferrante, Livingstone e Kennedy, Bottini ha registrato il suo set nello studio “Zerodecibel” di Frosinone. Ai tempi della rete  il groove viaggia anche così.

  


Il brano della foto clip è: Make the quarter note feel good.

O con l'acqua pubblica, o con Acea!

Comitato provinciale Acqua Pubblica Frosinone

ATO unico e privatizzazione: la Regione Lazio e l'Assessore Refrigeri non sanno da che parte stare


ll movimento per l'acqua con decine di attivisti presenti impone la discussione in Aula - nella prima decade di settembre - della proposta di legge sugli ambiti di bacino idrografico.
L'Assessore Refrigeri si rifiuta di escludere esplicitamente l'ipotesi di ATO unico che consegna l'acqua del Lazio ad ACEA.


Oggi i comitati del Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio (oltre 70 rappresentanti) assieme a diversi amministratori comunali, hanno avuto un incontro con il Presidente del Consiglio regionale D. Leodori, con il Presidente della Commissione Ambiente E. Panunzi, con l'Assessore all'Ambiente F. Refrigeri e con diversi consiglieri regionali.
Obiettivo dell'incontro era ottenere una data per la discussione in Aula della proposta di legge sugli Ambiti di Bacino Idrografico (n. 238 /2015), con cui 10 consiglieri raccolsero la proposta elaborata dal Coordinamento Regionale per l'Acqua Pubblica. L'incontro di oggi, a sua volta era il frutto dell'iniziativa del 2 luglio con cui i comitati hanno ottenuto il riavvio dell'interlocuzione, dopo aver minacciato l'occupazione dell'aula consigliare. Contestualmente, in quell'occasione l'Assessore Refrigeri prese l'impegno, per conto della Giunta, a produrre una propria proposta di definizione degli ambiti quantomeno entro l'incontro del 20/07, promessa puntualmente non mantenuta.
La discussione di oltre due ore si è dovuta far strada attraverso diverse e numerose proposte dilatorie - a base di incontri tecnici multilaterali - fino a che il Presidente Leodori non ha preso l'impegno di portare in Aula nella prima decade di settembre la proposta di legge n. 238. 
L'Assessore Refrigeri sollecitato più e più volte non è stato in grado di esprimersi in merito all'orientamento della Giunta sulla definizione degli ambiti. In realtà la domanda reiterata a più voci è assai semplice, addirittura elementare: l'Assessore all'ambiente, la Giunta nel suo complesso escludono l'ipotesi dell'ATO unico per la Regione Lazio? L'eroico Assessore ha resistito, ha tenuto il punto e non si è espresso negando l'ipotesi di arrivare al commissariamento della Regione dopo la scadenza del 30 settembre imposta dallo Sblocca Italia, in assenza per allora di una proposta regionale sugli ambiti.
Si è prospettata per l'ennesima volta la produzione del progetto della Giunta sugli ambiti prima della pausa estiva, ormai con scarsa o nessuna credibilità. I comitati restano comunque in attesa e nel caso si riservano di accettare un incontro a seconda della natura dell'eventuale proposta.
Ricordiamo che si è arrivati a questo incontro, dopo oltre un anno di incontri, e dopo aver superato la scadenza di dicembre 2014 del periodo previsto dalla legge 2014/5 per l'emissione delle norme attuative. Il Presidente del Consiglio regionale ha dichiarato di essere stato investito della questione solo dal 2 luglio scorso, dopo un anno di confronto tra movimento dell'acqua, Assessore e Commissione Ambiente: ciò illumina il funzionamento reale dell'istituzione regionale. Peraltro, ciò è avvenuto solo per l'azione diretta dei comitati.
Ricordiamo che se entro settembre non viene approvata una proposta sugli ambiti, la Regione rischia di essere commissariata con la probabile creazione di un unico ambito regionale, con la conseguenza automatica dell'affidamento ad ACEA S.p.A. della gestione di tutto il sistema idrico a livello regionale.
Ricordiamo come sia sul tavolo il progetto del Governo di arrivare all'unificazione della gestione dell'acqua a livello regionale, con la concentrazione in mano ad ACEA di tutti i sistemi idrici dell'area centro-tirrenica. In quel modello di governo verrebbe pienamente realizzata l'appropriazione privata dell'acqua bene comune, con la definitiva esclusione dei cittadini e degli enti locali dalla sua gestione.
Unico sostanziale ostacolo a questo progetto è la legge n. 5 della Regione Lazio, specchio fedele della legge di iniziativa popolare presentata a livello nazionale. Dispositivo fondamentale per abbattere quest'ultimo ostacolo è l'ATO unico regionale. Non è un caso che voci ricorrenti parlino della volontà della Giunta e dell'Amministrazione Zingaretti di proporre l'ATO unico.
Possiamo definire questo passaggio - con termine ricorrente nelle cronache politiche - come un colpo di stato istituzionale.
Si sancirebbe così il definitivo e totale distacco dell'azione di Governo dalla volontà popolare, reiterata nella nostra regione, dopo il referendum nazionale, con la legge di iniziativa popolare. 
Non daremo tregua e riposo in questa estate rovente a chi vuole espropriare i cittadini, le comunità ed i territori dell'acqua e della democrazia.
In questa Regione l'uso del governo e dell'amministrazione per favorire interessi privati, l'espropriazione progressiva del pubblico di risorse e poteri di governo ha prodotto il collasso del funzionamento democratico che sarebbe riduttivo addossare ad una semplice trama corruttiva.
Un sistema di governo al collasso, delegittimato a livello metropolitano e regionale ricerca un suo nuovo asse di potere nella concentrazione finanziaria in ACEA del sistema di gestione dell'acqua e dei pubblici servizi in generale, dall'energia ai rifiuti. 
E' questo il motivo per cui nelle prossime settimane chiamiamo a mobilitarsi non solo il movimento per l'acqua, ma tutti i movimenti sociali e di lotta della regione, in un'azione di denuncia in ogni occasione possibile dei fautori dell'affermazione di ACEA come nuovo centro di potere a partire dal suo monopolio sull'acqua.
Chiamiamo ad una grande mobilitazione a settembre quando il consiglio regionale discuterà della nostra proposta sugli ambiti, contro ogni proposta di ATO unico o di rinvio delle decisioni sino al definitivo commissariamento.
20 Luglio 2015

Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio


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Un'estate senza Refrigeri...O!

L'afa di Caronte ha dissipato le ultime brume sulle intenzioni della giunta Zingaretti.
L'acqua - meglio, l'affare dell'acqua, perché di affari si tratta – si deve chiudere in un modo o nell'altro secondo le direttive del non eletto Renzi e le mire di ACEA S.p.A.

Tutto l'imbroglio di “mafia-capitale” e del suo mondo di mezzo rappresenta solo una quisquilia, una bazzecola,  rispetto ai miliardi di euro legati dalla messa a profitto, da pare del mondo di sopra, della sete del mondo di sotto.

E non sarà l'impiccio della volontà di ventisettemilioni di italiani (quelli dei referendum), dell'esercizio della democrazia e della partecipazione di territori e comunità, a fermare la gioiosa macchina che, in nome dell'Europa dei banchieri e della speculazione, fa scempio dei diritti e della vita delle persone.

Oggi in regione alla Pisana, contrariamente all'auspicio del Presidente del Consiglio Regionale, non ci siamo presentati con una delegazione ristretta – dell'ATO 5 eravamo cinquanta – ed abbiamo costretto a spostare la riunione dei capigruppo con la partecipazione dei comitati, del presidente della commissione ambiente e dell'assessore Refrigeri nella Sala Mechelli, la più grande a disposizione in regione, e lì abbiamo inchiodato l'assessore Refrigeri alle responsabilità sue e della giunta di cui è complice.

Alla chiara e più volte ribadita domanda se fosse nelle intenzioni della giunta proporre, secondo i desiderata del governo e di ACEA,  la costituzione di un ATO unico regionale che vedrebbe gestore unico ACEA S.p.A. (come del resto imporrebbe la normativa licenziata dal governo Renzi) e costituirebbe la negazione alla radice di senso, principi e direzione della legge 5/2014 approvata all'unanimità dal Consiglio Regionale, il silenzio assordante dell'assessore è stato più eloquente di qualunque ammissione di colpa.

I custodi dei cittadini (e non delegati) presenti oggi in regione hanno però ottenuto che la proposta attuativa della legge 5/2014 scritta dai comitati e presentata da dieci consiglieri regionali, venga comunque portata in consiglio a prescindere dalle porcherie della giunta Zingaretti.

E' quello che volevamo.

Sarà il Consiglio Regionale a decidere, apertamente e chiaramente, con un voto se piegarsi agli interessi forti e ai potentati economici e politici o ascoltare l'interesse diffuso di cittadini e Comuni.

La partita è solo apparentemente impari.

Se i territori, i cittadini e le amministrazione faranno sentire tangibilmente il loro peso, se al Consiglio Regionale la prossima volta dell'ATO 5 magari saremo 200, questa partita di diritti, democrazia, dignità e vita ce la potremo giocare.

20 Luglio 2015

Fermiamo la Turchia e i paesi che appoggiano l'ISIS

Saxtiscali

"Questa mattina attorno alle ore 11 si verificato un grave attento a Suruc nella provincia di Urfa.
Dalle prime notizie ricevute dalla municipalità di Suruc, erano arrivati 300 esponenti della Federazione dei giovani socialisti da Istanbul per sostenere la ricostruzione di Kobane. Avevano avanzato una richiesta ufficiale alla prefettura di Suruc per poter entrare a Kobane,ingresso che non è stato autorizzato.
A seguito di tale diniego i giovani si erano radunati al Centro culturale Amara per una conferenza stampa. Durante la conferenza stampa si è verificato un’attentato suicida, e dalle notizie che abbiamo finora ricevuto 27 persone hanno perso la vita e altre 100 sono rimaste ferite,alcune in modo grave.
Nello stesso tempo, secondo le informazioni ricevute dalla municipalità, si è verificato un secondo attacco lungo la frontiera con Kobane al passaggio di valico di Mursitpinar.
Ricordiamo che il 19 luglio 2012 i curdi nel Rojava(Siria) hanno stabilito l’Amministrazione democratica autonoma,e per questo ragione in tutto il Kurdistan hanno celebrato questo evento.
Per questa ragione,secondo noi ISIS ha attaccato in diverse località, come nel recente attacco a Kobane del 25/26/27 giugno,e questi attacchi sono stati apppoggiati da paesi confinanti.Pensiamo che dietro all’attacco di oggi vi siano gli stessi paesi confinanti,come la Turchia.
Condanniamo la brutalità di questi attacchi terroristici e chiediamo alla Comunità internazionale,all’Unione europea,al Consiglio d’Europa e all’opinione pubblica internazionale di fermare la Turchia e i paesi che appoggiano ISIS e di impedirne il sostegno.