Mauro Buccheri
Il prossimo 11 giugno in oltre 1000 comuni italiani i "cittadini" saranno chiamati alle urne per eleggere sindaci e consiglieri comunali. Fra i comuni interessati alla tornata elettorale ci sono quattro capoluoghi di regione, fra cui Palermo. Ed è proprio della capitale siciliana che ci occupiamo in questo articolo. Le dinamiche che si stanno sviluppando a Palermo risultano infatti particolarmente rappresentative di quella che è la politica borghese, della paurosa deriva opportunistica dei gruppi dirigenti della sinistra di sistema, nonché del profondo disorientamento di settori che pur si richiamano a una tradizione di “sinistra”.
Chi è Leoluca Orlando
Il sindaco uscente di Palermo è Leoluca Orlando, che sta per completare il suo quarto mandato - non consecutivo - alla guida del capoluogo regionale siciliano. Orlando fu sindaco di Palermo per la prima volta dal 1985 al 1990, ai tempi in cui militava nella Democrazia cristiana, partito con cui cominciò il suo percorso politico e col quale, prima di indossare la fascia tricolore, era stato eletto al consiglio comunale. Un'esperienza governativa, quella di allora, in cui Orlando coinvolse anche il Pci, formazione riformista organica alla democrazia borghese e al sistema capitalista nonostante il riferimento al comunismo.
Era la fase della cosiddetta “primavera di Palermo”, in cui Orlando cominciava a ergersi a paladino della “legalità”, ruolo che negli anni svolgerà facendo uso abbondante di esibizionismo e uscite ad effetto, come ad esempio il famoso attacco contro il giudice Giovanni Falcone, cui Orlando rivolse l'accusa di “tener chiusi nei cassetti” dei fascicoli relativi a delitti di mafia eccellenti. Un attacco che alcuni a Palermo non gli hanno mai perdonato (1) e che allora il giudice Falcone, a distanza di poco tempo caduto poi vittima a sua volta di un attentato mafioso, respingerà al mittente denunciandone la superficialità e la ricerca di visibilità. Insomma, Orlando cominciava a rappresentare perfettamente la figura del “professionista dell'antimafia”, per usare la celebre espressione di Sciascia, un'antimafia parolaia finalizzata all'acquisizione di visibilità e potere.
Nel 1993 si svolsero per la prima volta in Italia le elezioni dirette dei sindaci, che in precedenza venivano eletti dal consiglio comunale. Orlando vinse a Palermo e ottenne nuovamente il timone della città, fino al 1997. Nel frattempo aveva lasciato la Dc, in seguito a scontri di fazione che avevano portato alla sua esclusione dalla candidatura a sindaco, e aveva fondato La Rete-Movimento per la democrazia, un (non) partito che cercava di raccogliere esponenti del mondo cattolico e di sinistra intorno a un progetto caratterizzato da una spiccata connotazione “antimafia”. Questo contenitore nel 1996 aderirà all'Ulivo e nel 1999 confluirà ne I democratici di Romano Prodi, soggetto politico che a sua volta nel 2001 si scioglierà nella Margherita.
Dopo l'esperienza governativa del '93-'97 Orlando riuscì a conseguire un terzo mandato (il secondo consecutivo) fra il 1997 e il 2000. In entrambe le esperienze di governo fu sostenuto da Rifondazione comunista (Prc), dai Verdi e dal Pds (partito nato dalle ceneri del Pci, che nel '98 confluirà nei Ds per poi sfociare nel 2007 nel Partito democratico), ai quali dal '97 si aggiunse il nuovo Ppi di Mino Martinazzoli, erede della Dc travolta dagli scandali di tangentopoli e da “mani pulite”.
Orlando si dimetterà in anticipo dalla carica di sindaco per concorrere alle elezioni per la presidenza della Regione, venendo però sconfitto da Totò Cuffaro. Dal 2001 al 2006 sarà deputato regionale e, in seguito, deputato nazionale, eletto nelle file dell'Italia dei valori, dopo aver consumato la rottura con la Margherita di Rutelli e dopo aver perso le elezioni comunali del 2007 contro il berlusconiano Diego Cammarata.
Elezioni 2012: i sinistri alla corte di Orlando
Dopo tre mandati alla guida di Palermo, Orlando si ripresentò nel 2012 alle elezioni cittadine come candidato sindaco, sostenuto da Italia dei valori e da “La sinistra e gli ecologisti per Palermo”, lista composta dai Verdi e dalla Federazione della sinistra (Fds; formazione riformista che a sua volta includeva Rifondazione e Comunisti italiani). Il suo principale competitore alle elezioni del 2012 fu Ferrandelli, sostenuto a sua volta dal Partito democratico e dai vendoliani.
Al primo turno, nonostante le due liste che lo sostenevano avessero raccolto insieme meno del 20% dei voti (15% Idv e 4,75% la lista "di sinistra", che per un soffio non raggiunse la soglia si sbarramento), Orlando prese oltre il 47% dei consensi, 105000 voti a fronte dei 41000 delle liste che lo supportavano, staccando di 30 punti percentuali il suo principale sfidante. A conferma, se mai ce ne fosse bisogno, dell'enorme potere elettorale di Orlando e della trasversalità dei consensi da lui raccolti, grazie ai profondi legami coi poteri forti della città, dall'imprenditoria al clero (Orlando viene da una ricca famiglia borghese). Al ballottaggio, pochi giorni dopo, Orlando incrementò addirittura le distanze da Ferrandelli, ottenendo il 72% dei consensi (158000 voti), e dando quindi 45 punti percentuali di differenza al suo sfidante (fermatosi a 60000 voti).
Allora come oggi, attorno al grande favorito nella corsa a Palazzo delle aquile si registrò una diffusa genuflessione. Fra i cortigiani di Orlando erano presenti, come detto, anche i “comunisti” riformisti, che speravano di ottenere qualche briciola salendo sul carro del vincitore. E infatti il buon Leoluca, nonostante la debacle elettorale della Fds, decise di ricompensare i suoi fedeli servitori elargendo comunque un posto di assessore per il rifondarolo Giusto Catania, che già in passato aveva occupato una poltrona di consigliere comunale prima di fare, nel 2004, il grande salto verso il parlamento europeo.
E al carrozzone orlandiano si erano allora accodati anche personaggi e gruppi riconducibili al sindacalismo di base locale. Noti dirigenti della Confederazione Cobas, in particolare, sostennero apertamente Orlando spendendosi pubblicamente nella campagna elettorale. L'obiettivo era piazzare nel palazzo un'attivista Cobas, una “pasionaria” che negli anni precedenti, assieme ai precari della scuola, aveva strillato nelle piazze contro le istituzioni. Obiettivo riuscito! L'attivista in questione, Barbara Evola, candidata nella lista di sinistra ed ecologisti, diventò infatti assessore all'istruzione, rappacificandosi con le istituzioni borghesi: tutto è bene quel che finisce bene! Peccato che gli stessi dirigenti Cobas, che avevano promosso l'operazione, negli anni a seguire avranno di che dolersi dell'operato della loro attivista (al punto da dimenticarsi di avere sostenuto Orlando alle elezioni).
D'altro canto, militanti e dirigenti locali di altri sindacati di base, tipo l'Usb, più subdolamente, pur mantenendosi formalmente neutrali, sostennero di fatto la Evola, con l'obiettivo di avere un interlocutore amico nelle istituzioni, coerentemente con un'impostazione sindacale – al di là dei proclami conflittuali – meramente concertativa e istituzionale, la stessa che ha portato Usb in altre città a sostenere, elettoralmente e non, il movimento reazionario a 5 stelle (vedi Roma e Torino) e a firmare l'accordo vergogna sulla rappresentanza sindacale con la Confindustria, a rimorchio di Cgil, Cisl e Uil.
I risultati dello sceriffo
In questi ultimi anni l'amministrazione Orlando, contrariamente a quanto sostengono il sindaco uscente e i suoi reggicoda, ha fatto poco e niente per contrastare il profondo malessere delle masse subalterne, come era prevedibile data la sua profonda organicità alle logiche di sistema. Anzi, rispetto a qualche anno fa, i numeri sono impietosi e fanno registrare un preoccupante peggioramento delle condizioni materiali di esistenza delle fasce sociali più deboli. È esplosa violentemente l'emergenza abitativa (2), col numero dei senzatetto che dal 2012 ad oggi è più che raddoppiato, un'emergenza che l'amministrazione comunale ha affrontato sostanzialmente a forza di slogan e sgomberi. Stessi metodi usati, del resto, anche con i venditori ambulanti (3), contro i quali l'amministrazione ha ingaggiato una vera e propria guerra, tanto da far guadagnare al sindaco l'epiteto di “sceriffo”. Mentre il volto militare e poliziesco della giunta orlandiana colpiva anche esperienze artistiche come il Teatro mediterraneo occupato (Tmo), sgomberato nel luglio 2015 dalla polizia municipale (4).
A Palermo la disoccupazione aumenta e cresce il numero di persone, soprattutto giovani, che abbandonano una città che non offre alcuna prospettiva (5). La raccolta differenziata è praticamente ferma (al 12%!) e la gestione dei rifiuti vive una situazione di crisi perenne, con periferie e quartieri popolari abbandonati al degrado, che di frequente ripropongono il pietoso spettacolo delle montagne di immondizia accumulate per le strade. Mentre, a proposito di inquinamento e mobilità, alcune recenti statistiche indicano Palermo come la città più trafficata d'Italia (più di Roma e Napoli) e una delle più caotiche al mondo, persino più congestionata di megalopoli come Parigi e Pechino (6). E questo sfacelo nonostante l'amministrazione orlandiana, per contrastare l'annoso problema del “ciaffico”, su cui si doleva lo zio di Johnny Stecchino, abbia invitato la cittadinanza ad... attaccarsi al tram!
Il lancio della linea tranviaria è stata infatti rivendicata dal gattopardo Orlando e dai suoi supporter come un grande successo dell'amministrazione. Peccato che i costi dell'opera, che di certo avranno fatto bene alle imprese incaricate dei lavori, abbiano approfondito nei conti dell'Amat, azienda municipalizzata che gestisce i trasporti a Palermo, una voragine di alcuni milioni di euro, che ovviamente si proverà a riassorbire spremendo ulteriormente i lavoratori dell'Amat e le masse povere (7). Mentre in tanti avanzano inoltre l'opinione che le linee tramviarie abbiano sventrato la città e ristretto alcune arterie principali, congestionando ancora di più il traffico e rivelandosi pertanto un'errata soluzione al problema.
Da sinistra a destra, tutti assieme appassionatamente con Orlando
Nonostante gli esiti fallimentari dell'amministrazione uscente, Leoluca Orlando continua, in virtù dei suoi legami con i poteri forti locali e nazionali, e del notevole indice di gradimento che vanta negli ambienti borghesi, ad essere il candidato favorito alle imminenti elezioni comunali. Il “sindaco lo sa fare” recitava lo slogan di Orlando alle comunali del 2012. Le masse povere palermitane oggi più che mai si rendono conto che si trattava di una presa in giro, almeno considerando il problema dalla loro prospettiva piuttosto che da quella della borghesia, ma al netto dell'astensionismo, che continuerà inevitabilmente a farsi sentire, Orlando è da più parti indicato come il cavallo su cui puntare. Ecco perché lo stesso Pd, che in passato lo aveva avversato, oggi – in crisi di consenso - si accovaccia con la coda fra le gambe al suo capezzale. E in unico listone assieme ai piddini, a supporto del gattopardo, ci sarà anche il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano (8)!
Anche stavolta il mondo sindacale è della partita, con la presenza di diversi dirigenti delle varie sigle (dalla Cgil all'Alba, gruppo confederato alla Cub) nelle sette liste che supportano Orlando. I dirigenti di Rifondazione ovviamente continuano a scodinzolare alla corte di Orlando, e si presentano al banchetto sperando che anche stavolta caschi qualche briciola dal tavolo. E infatti hanno messo su la lista “Sinistra comune” assieme agli ex Sel, oggi Sinistra italiana (Si), gruppo anch'esso ridotto ormai a poca cosa in seguito alla disastrosa politica di collaborazione di classe seguita in questi anni sia a livello locale che nazionale (emblematica l'esperienza governativa in Puglia di Nichi Vendola, che può essere rappresentata emblematicamente dalle famose risate telefoniche sulla pelle dei lavoratori dell'Ilva con lo scagnozzo della famiglia Riva). Il segretario di Si Nicola Fratoianni e il neosegretario del Prc Maurizio Acerbo nei giorni scorsi si sono recati a Palermo per sostenere la causa orlandiana e la lista di “Sinistra comune”. Ed anche l'ex “disobbediente” Luca Casarini ha partecipato alla benedizione di quest'operazione opportunistica (9).
In un primo tempo, i dirigenti della sinistra di sistema avevano provato a spiegarci che tutto questo sarebbe stato fatto con l'obiettivo - come sempre - di “battere le destre” e il Partito democratico (quel Pd con cui in realtà il Prc ha sempre fatto accordi prima di essere scaricato). Eppure, questo argomento opportunista del “battere le destre” e il Pd, ossia l'esiziale logica “del meno peggio”, funzionale al tentativo di occultare la rassegnazione alla barbarie capitalista, ha perso ulteriore credibilità dopo l'ingresso nella coalizione orlandiana dello stesso Pd e di settori destrosi.
E infatti i rifondaroli, fedeli sostenitori di vecchia data di Leoluca Orlando, hanno mugugnato un pò inizialmente (era il gioco delle parti) mentre il Pd, gli alfaniani, ex cuffariani (vedi Totò Lentini, già deputato regionale dell'Udc) ed ex berlusconiani (Carlo Vizzini) entravano via via nel carrozzone elettorale orlandiano (10). Il gattopardo, per ridimensionare lo scandalo, ha imposto agli scomodi alleati di presentarsi senza simboli di partito e le controparti hanno dovuto accettare. Mentre i dirigenti di Rifondazione hanno fatto le capriole per soffocare il persistere di qualche comprensibile malumore, soprattutto all'interno del partito, come quando il segretario provinciale Fumetta, con un malriuscito gioco di prestigio, ha negato l'evidenza, cioè la convergenza di Prc e Pd sullo stesso candidato sindaco, sostenendo che le liste che appoggiano Orlando “sono tutte civiche e non riferibili a coalizioni nazionali e regionali” (11)! Insomma, secondo questa geniale interpretazione, dato che il Pd e i soggetti di centrodestra non si presentano con simboli di partito allora tutto cambia! Non c'è da meravigliarsi di simili pietose acrobazie, considerando che l'unico obiettivo di ciò che resta del Prc è garantirsi la sopravvivenza, e dunque pur di avere qualche poltrona si è pronti ad allearsi con chiunque (12).
E in ogni caso, l'eventuale assenza del Pd e di settori di destra dalla coalizione filo orlandiana non avrebbe cambiato la totale organicità al sistema del progetto politico di fondo: ecco perché, pur ritenendo positivo che alcuni compagni insorgano oggi contro quest'ennesima ammucchiata promossa dal Prc, ricordiamo loro che lo spartiacque fra la politica dei comunisti e quella degli opportunisti è la presenza o meno di una prospettiva di classe in funzione della lotta su scala internazionale al sistema capitalista, non l'apparentamento col Pd nell'ambito di una consorteria elettorale finalizzata a ritagliarsi spazi nel sistema stesso.
In tal senso, è superfluo aggiungere che il programma elettorale di “Sinistra comune” è totalmente privo non solo di una prospettiva rivoluzionaria, ma persino di una sia pur minima connotazione di classe e anticapitalista, e si risolve in una serie di rivendicazioni che potrebbero essere avanzate da qualsiasi altra forza politica di sistema, anche di destra, rivendicazioni che vanno dalla difesa dei “prodotti locali” al supporto alla “piccola e media imprenditoria”, dalla valorizzazione della “partecipazione” dei “cittadini” all'impiego di “manodopera il più possibile cittadina” per i lavori pubblici... (13)
Capolista grillino un razzista sindacalista di polizia
Per completare il resoconto relativo allo squallido teatrino elettorale palermitano non resta che far riferimento ai competitori di Orlando per lo scranno di primo cittadino. Il gattopardo, alla ricerca del quinto mandato, in attesa dell'incoronazione a vita, troverà nuovamente sulla sua strada quel Ferrandelli che alle ultime elezioni comunali provò invano ad opporsi alla sua cavalcata trionfale.
Anche Ferrandelli, in quanto a trasformismo, non ha nulla da imparare. Proveniente dagli ambienti di sinistra, un tempo alleato di Orlando, entrò nel 2007 nel consiglio comunale di cui diventò capogruppo per l'Italia dei valori. Dopo aver rotto con l'Idv passò col Pd, col quale nel 2012 entrò nel parlamento regionale.
Oggi Ferrandelli è il candidato sindaco di Forza Italia, dell'Udc e del Cantiere popolare di Saverio Romano! Fra i suoi sponsor spiccano Gianfranco Miccichè, potente luogotenente berlusconiano in Sicilia, e Totò Cuffaro (14), ex governatore regionale finito poi in carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio, lo stesso Cuffaro contro il quale a suo tempo Ferrandelli aveva fatto fuoco e fiamme, scioperi della fame inclusi. Alla luce di tutto ciò, crediamo che Ferrandelli abbia proprio azzeccato il nome della lista elettorale creata per supportarlo: I coraggiosi. In effetti, ci vuole davvero coraggio, tanto più in considerazione dei suoi trascorsi, a presentarsi alle elezioni a braccetto coi berlusconiani e con lo “zu' vasa vasa” Totò Cuffaro!
Rispetto all'indagine aperta recentemente a suo carico per voto di scambio politico-mafioso, poi, Ferrandelli ha evocato trame complottiste volte a ostacolare la sua campagna elettorale, in pratica la giustizia a orologeria di berlusconiana memoria, suscitando inevitabile ilarità in chi lo ricorda ancora nelle file dell'Idv di Di Pietro. Chiaramente, a differenza di altri, che ieri andavano dietro a Ferrandelli mentre oggi gridano allo scandalo, non ci stupiamo di queste metamorfosi, se così si possono definire, dato che comunque, al di là dei cambi di casacca, il personaggio in questione si è sempre mosso all'interno delle logiche di sistema (15).
Oltre a Ferrandelli, il competitore principale di Orlando pare essere Ugo Forello, candidato del Movimento reazionario a 5 stelle. Scorrendo la lista dei candidati grillini alle comunali di Palermo, notiamo che si tratta per lo più di personaggi riconducibili alla media e piccola borghesia. Sono ormai note le posizioni xenofobe di Igor Gelarda, capolista grillino, segretario generale del sindacato di polizia Consap, ma basta fare un giro su internet, a partire dalle pagine facebook dei candidati pentastellati, per vedere di che pasta sono fatti questi “innovatori” della politica (16).
Forello dovrà fare i conti con le difficoltà interne al Movimento 5 stelle palermitano che vede amplificarsi le spaccature in seguito alla vicenda delle presunte firme false presentate in occasione delle elezioni comunali del 2012, vicenda che ha portato al rinvio a giudizio di 14 persone. Stando alle ultime notizie, sarebbero salite a 700 le firme contraffatte dai grillini in occasione della tornata elettorale del 2012. Una vicenda non di poco conto, considerato che questa forza politica ha sempre fatto del rispetto della legalità borghese la propria ragion d'essere. E la faccenda è resa ancora più grave, per l'appunto, dalla guerra intestina che ne è scaturita, con Riccardo Nuti che sostiene di essere rimasto vittima di un complotto orchestrato proprio da Ugo Forello! (17)
Questa turbolenza interna ha fatto registrare alla vigilia della presentazione delle liste un ulteriore colpo di scena, cioè la sospensione dal movimento, e relativa esclusione dalla lista, del proprietario del locale dove sarebbero state falsificate le firme, cioè Luigi Scarpello, attivista grillino della prima ora, da parte dei “probiviri” del Movimento, con ulteriori inevitabili strascichi polemici.
Si segnala inoltre il caso di Ali Listi Maman, avvocato originario del Niger, che, avendo constatato il disinteresse del Movimento pentastellato a portare avanti le sue proposte politiche in materia di integrazione degli immigrati, ha ritirato la sua candidatura col M5s palermitano denunciandone pubblicamente l'ipocrisia e l'assenza di democrazia interna, denuncia che gli è costata una serie di insulti razzisti da parte di simpatizzanti fasciogrillini (18).
L'accettazione del capitalismo come denominatore comune
Il quadro da film horror di questa tornata elettorale palermitana è completato da altri quattro candidati sindaci, sulla carta i meno accreditati.
Ismaele La Vardera, incappato subito nello scandalo di avere copiato il programma elettorale, è sostenuto dai fascistoidi Matteo Salvini e Giorgia Meloni: prevedibile dunque che, come ha fatto ad esempio nel corso del primo confronto pubblico fra i candidati sindaci, avvenuto il 28 aprile presso il Teatro Don Bosco Ranchibile, inviti a mettere da parte il “perbenismo” e proponga di fermare il fenomeno dell'immigrazione, dato che a suo avviso occorre pensare prima ai palermitani (19). Insomma, il più giovane dei candidati a sindaco si fa veicolo delle idee più vecchie, odiose e nefaste, le idee xenofobe e razziste, sia pur fingendo ipocritamente di contrastarle (vedasi la sceneggiata del rimprovero pubblico a Vozza, candidato della lista Noi con Salvini, per le offese razziste da questo rivolte nei confronti di un candidato di un altro schieramento). Del resto, non è facile trovare un razzista o uno xenofobo che riconoscano di essere tali.
Ciro Lomonte, del cosiddetto Movimento siciliani liberi, tradendo palesi nostalgie borboniche, manifesta invece l'obiettivo di far tornare Palermo “bella com'era prima del 1860” (!), obiettivo che ritiene raggiungibile attraverso il “rilancio delle botteghe del centro” e delle feste locali, a partire dal festino della Santuzza, “un forte impulso all'edilizia” (!?), la “libertà tributaria e politica della Sicilia”: insomma, “indipendentismo” nel quadro del capitalismo (20).
Da parte sua, poi, l'avvocato Francesco Messina, appoggiato dalla lista “Centro riformista”, dichiara di ispirarsi al personalismo di Mounier e alla dottrina sociale della Chiesa cattolica: il problema dell'umanità, dice, si risolve passando dal “io” al “noi”, iniziando cioè a riconoscere “il valore della persona umana”; passaggio che purtroppo il nostro aspirante filosofo non spiega come debba essere attuato nel concreto, limitandosi ad astratti appelli a un'imprecisata “onestà” (21).
Infine abbiamo Nadia Spallitta, unica candidata donna, avvocato, una vita nelle istituzioni, già membro del consiglio comunale, di cui è vicepresidente uscente, orlandiana poi passata nelle file del Partito democratico, in cui è stata fino a tempi molto recenti. Per sostenere la sua candidatura, a marzo ha fondato il comitato civico “Palermo città futura”. È anche lei una cultrice della “legalità”, ovviamente nel quadro del sistema economico vigente, che non mette in discussione, e una sostenitrice del protagonismo della “società civile” (22): vecchio luogo comune di tutti i movimenti borghesi “antipartitici”, dalla Rete orlandiana all'Idv di Di Pietro, dalla “Rivoluzione civile” di Ingroia al Movimento 5 stelle di Grillo e Casaleggio.
Il suo principale sponsor di oggi, Angelo Bonelli, leader dei Verdi, presenta la Spallitta come un'alternativa al Partito democratico. Singolare, se si considera che i Verdi alle elezioni amministrative dello scorso anno si sono alleati col Pd in quasi tutte le città italiane in cui si sono presentati, da Caserta a Trieste passando per Roma (e alle regionali campane hanno addirittura sostenuto la candidatura impresentabile dello sceriffo De Luca, nonostante i processi a suo carico per lottizzazione abusiva e reati ambientali).
E proprio il mese scorso la Spallitta ha deciso infine di prendere la tessera dei Verdi: l'intento comune è di promuovere insieme i principi dell'ecosostenibilità, della “green economy”, della tutela del territorio, dell'ambiente, della salute e dei diritti sociali delle persone. Come intendano raggiungere questo obiettivo senza mettere in discussione il sistema economico vigente, cioè senza toccare la struttura economica della società, fondata sullo strapotere di banche e grandi imprese, è mistero che non è dato sapere (del resto, nel programma elettorale non si rivendica l'intervento di Santa Rosalia). Né si possono allargare le braccia ragionando in termini meramente localistici, dato che il capitalismo insiste a livello mondiale cosicché, tanto più in una fase di crisi profonda del sistema come è quella attuale, i centri decisionali operano a livello nazionale e internazionale.
Tutti quanti i candidati, in conclusione, hanno in comune il ridurre – per ingenuità o malafede o entrambi - i problemi della società a questioni meramente “morali” e/o legalitarie e, di conseguenza, non essendo il loro pensiero nemmeno sfiorato dalla volontà di contrastare il sistema capitalista, si limitano a promettere una migliore gestione dello stesso.
Costruiamo un progetto politico alternativo
Mai come oggi risulta chiaro che non è dalle urne che passa il cambiamento. Nello specifico, è evidente che tutti i candidati alle elezioni palermitane fanno riferimento alla borghesia, raccogliendone le esigenze di diversi settori in competizione fra loro. Partecipare a questa farsa, sostenendo uno dei candidati, significa calpestare la propria dignità e continuare a fare il gioco del padronato, significa contribuire ad alimentare il diffuso arretramento della coscienza e la confusione generale.
Nuove polpette avvelenate si prospettano per le masse popolari palermitane. È necessario lasciarsi alle spalle la cultura della delega e mettersi in gioco attraverso la lotta, uscire dall'isolamento e raccordarsi alle altre realtà che si oppongono a questo sistema disumano. Ed è necessario lavorare alla costruzione di un progetto politico alternativo, rivoluzionario, internazionale. È il progetto che come Lit-Quarta Internazionale e come Pdac, che della Lit-Qi è sezione italiana, stiamo portando avanti: anche con la costruzione della nostra sezione a Palermo. Non esistono scorciatoie. Illudersi, e illudere, rispetto ai teatrini istituzionali ed elettorali vuol dire soltanto preparare il terreno a nuove cocenti sconfitte per i lavoratori e per le masse oppresse.
7) www.inuovivespri.it/2017/01/27/palermo-i-buchi-economici-del-tram-e-stipendi-a-rischio-per-i-dipendenti-dellamat/
8) www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/28/palermo-il-pd-si-fonde-con-alfano-listone-unico-per-sostenere-orlando-e-il-simbolo-dei-dem-scompare-dalle-schede/3463184/
www.palermotoday.it/politica/elezioni/comunali-2017/sindaco-accordo-pd-ap-centristi-orlando.html
9) http://m.livesicilia.it/2017/03/07/ecco-la-lista-sinistra-comune-presentate-le-candidature_833458/
Dalla “autonomia” a Tsipras, fino all'endorsement per Leoluca Orlando: anche Casarini ormai nel calderone degli ubbidienti. http://www.palermotoday.it/politica/elezioni/comunali-2017/elezioni-sindaco-sinistra-comune-orlando.html
10) http://livesicilia.it/2017/02/25/lentini-al-fianco-di-orlando-ecco-alleanza-per-palermo_830564/
www.ilsicilia.it/dallestrema-sinistra-agli-ex-democristiani-tutti-con-orlando-nello-squadrone-adesso-anche-dalia-e-angelino-alfano/
www.ansa.it/sicilia/notizie/2017/03/08/comuni-palermoorlando-arruola-anche-vizzini-tra-consulenti_edc0ecde-0b95-4249-8166-a1b9d95bbe02.html
11) Avendo evidentemente smarrito il senso del ridicolo, il segretario provinciale del Prc sostiene inoltre che tale alleanza orlandocentrica sarebbe finalizzata a contrastare le politiche “neoliberiste”: http://www.prcpalermo.it/rifondazionecomunista/?p=24157
12) Queste logiche opportuniste caratterizzano anche altri gruppetti della sinistra di sistema, come ad esempio il cosiddetto “Partito comunista italiano” (riproposizione del già fallito Pdci) che oggi strumentalizza la vicenda in questione per provare a guadagnare visibilità. Peccato che questi stessi soggetti che oggi rinfacciano a Rifondazione di allearsi a Palermo col Pd sono gli stessi che le alleanze coi democratici le hanno sempre praticate, fino a tempi recentissimi. Ricordiamo ad esempio il sostegno da loro fornito alla candidatura di Michele Emiliano (Pd) alle ultime elezioni regionali in Puglia: www.pugliain.net/partito-comunista-emiliano-lista/
Avendo evidentemente dimenticato il proprio operato, i dirigenti del sedicente Pci se ne escono oggi col comunicato di seguito indicato in cui, fra le altre cose, trovano spazio posizioni vergognosamente xenofobe, laddove ci si lamenta che si diano degli spazi ai rom “quando non ci sono case neppure per i palermitani”:
www.ilpartitocomunistaitaliano.it/2017/03/29/palermo-amministrative-le-ragioni-del-pci/
13) Rivendicazione apparentemente paradossale, quest'ultima, se si considera che nello stesso programma elettorale si parla anche di valorizzazione delle differenze e di contrasto alle discriminazioni e all'emarginazione economica e sociale. Ma la contraddizione è solo apparente se si tiene conto per l'appunto che la ricerca delle poltrone costituisce l'unica bussola del soggetto politico in questione, il cui fine ultimo è provare a raccattare più voti possibili da tutte le parti: pertanto, da un lato si promuovono a parole i “diritti dei migranti”, per intercettarne il consenso, dall'altro si lanciano slogan populisti (“manodopera il più possibile cittadina”) per ingraziarsi gli indigeni. Del resto, a trovare un lavoro dignitoso anche ai migranti ci ha già pensato l'attuale governo nazionale di Gentiloni, varando il decreto Minniti-Orlando che, tra le sue perle, annovera il lavoro non retribuito (ma finanziato dalla Comunità europea) per gli immigrati al fine di impiegarli “in attività socialmente utili in favore delle collettività locali”...
https://sinistracomune.org/il-programma/
https://sinistracomune.org/il-programma/lavoro/
14) http://palermo.repubblica.it/politica/2017/03/29/news/palermo_il_ritorno_di_cuffaro_dietro_l_intesa_fra_forza_italia_e_ferrandelli-161752330/
http://palermo.repubblica.it/politica/2017/04/22/news/micciche_presenta_i_candidati_orlando_anche_il_miglior_computerdopo_30_anni_va_cambiato_-163616125/
www.palermomania.it/news.php?elezioni-berlusconi-presto-a-palermo-per-sostenere-fabrizio-ferrandelli&id=89619
15) Talmente evidente risulta il trasformismo dei principali attori di questa farsa elettorale in salsa palermitana che persino la stampa di sistema lo ha rimarcato con evidente sarcasmo:
http://video.repubblica.it/edizione/palermo/c-eravamo-tanto-odiati-le-pazze-elezioni-di-palermo-i-nemici-diventano-alleati/272450/272958
16) http://www.beppegrillo.it/2014/09/passaparola_poliziotti_senza_protezioni_di_igor_gelarda_-_segretario_consap.html
Esaltazioni della polizia, citazioni e apologie dei fascistoidi più disparati (da Marine Le Pen al dittatore genocida siriano Assad), posizioni giustizialiste, celebrazioni del borghesissimo “decoro” sono all'ordine del giorno fra i candidati a 5 stelle. Nella sua pagina facebook, a puro titolo di esempio, la candidata Giulia Argiroffi, numero 2 della lista grillina, riferisce orgogliosamente di aver beccato un collaboratore scolastico che, a suo dire, oziava anziché lavorare, e di aver provato a immortalarlo con una fotografia (bypassando la legalità borghese, pur tanto cara ai grilli, almeno a parole). Si lamenta poi del fatto che quell'uomo, essendosi accorto di essere fotografato, sarebbe insorto e l'avrebbe “aggredita” e che lei, per giunta, avrebbe – povera vittima - denunciato tutto alla polizia...
17) http://palermo.gds.it/2017/04/14/m5s-e-firme-false-guerra-a-palermo-nuti-di-vita-e-mannino-contro-i-colleghi-subito-fuori-chi-ha-confessato_653735/
www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/m5s_campagna_elettorale_per_forello_palermo_contro_fuoco_amico-2439711.html
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/05/17/news/palermo_m5s_scoperte_altre_500_firme_false_al_via_il_processo_per_14_indagati-165654180/
18) http://www.ilpost.it/2017/04/06/ali-listi-maman-insulti-razzisti/
19) http://palermo.gds.it/2017/02/24/programma-copiato-dal-sindaco-di-segrate-e-ismaele-la-vardera-costretto-ad-oscurare-il-sito_632860/
www.facebook.com/repubblica.palermo/videos/1852810548069770/
20) http://livesicilia.it/2017/02/25/la-sicilia-prima-di-tutto-il-programma-di-ciro-lomonte_830568/
http://palermo.gds.it/2017/02/26/palermo-la-corsa-a-sindaco-di-ciro-lomonte-liberare-la-sicilia-dai-partiti_633756/
https://www.youtube.com/watch?v=niJ3aQT4kxg
21) www.youtube.com/watch?v=y0FtaMlRVlo
22) http://palermo.meridionews.it/articolo/53749/nadia-spallitta-unica-donna-tra-i-candidati-sindaco-rompo-con-una-politica-che-non-ha-funzionato/