"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
WILPF – Lega Internazionale di donne per la pace e la libertà
La
guerra incalza. E noi dobbiamo rifiutarci di essere eterodiretti dall’ ennesima
manipolazione dei fatti funzionale a costruire il “nemico” di turno.
Ancora una volta si ricorre all’espediente
della armi chimiche “cinicamente usate” per trascinarci in una guerra senza
fine. Rifiutiamo anche la strumentalizzazione mediatica dei bambini. Certo i
bambini sono le prime vittime innocenti di “tutte” le guerre e di tutti i tipi
di armi, compreso l’uranio impoverito di
cui non si è mai parlato a sufficienza.
Non
ci basta lo scandalo delle armi chimiche
legato alla seconda guerra in Iraq? Non
ci rendiamo conto che si sta ripetendo lo stesso cliché?
Riappropriamoci delle nostre capacità critiche. A chi giova l’accaduto? Ad Assàd o ai mercanti di morte?
La
Siria è terreno di scontro dei grandi e pericolosi interessi geopolitici che
stanno seminando unicamente disperazione, distruzione e morte tra la
popolazione di quella martoriata regione
Ci ha
deluso e scandalizzato la posizione assunta dalla grande maggioranza dei
Parlamentari europei, per bocca della
stessa Mogherini Alto Rappresentante per gli Affari Eesteri e la Sicurezza.
Giustificazione piena dell’azione di Trump : a un atto di guerra non si può che
rispondere con un atto di guerra, certo ciò non deve significare
un’escalation….Che vergogna questa sudditanza a Nato e USA.!!
E’
questo l’inizio di quell’Europa diversa, della pace, del ripudio della guerra e
delle armi , invocata da uomini e donne nelle piazze d’Europa in occasione dei
60 anni dei Trattati europei? Quell’Europa contro la violenza, terra di libertà
e di laicità gridata dalle donne , dalle sezioni WILPF presenti a Roma “Unite per cambiare rotta all’Europa”?
Indignamoci
per l’uso dell’ Italia come base strategica per la guerra. Rivendichiamo
l’articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra, rivendichiamo il
rispetto del diritto internazionale,
riappropriarci delle ONU come organismo sovranazionale che attui per la pace e
non consentiamo che il suo ruolo sia scippato
dalla NATO, ormai pura alleanza atomica offensiva a comando Usa, a cui
l’Europa ha delegato supinamente la
propria politica di sicurezza.
Esigiamo
che tacciano le armi e che riprendano le trattative per una pace giusta e
duratura in Siria e in Medio Oriente.
Il progetto presentato da Italcementi Colleferro (Rm) in Verifica di Assoggettabilità a VIA ci era sfuggito tra la miriade di impianti e proposte che vengono presentate frequentemente sul nostro territorio. O meglio, ce ne siamo accorti in ritardo e i tempi per le osservazioni erano scadute.
Lo stabilimento di Colleferro ha richiesto nel novembre 2016 la possibilità di sostituire alcune materie prime (fanghi da industria cartaria, fanghi e polveri da segagione e lavorazione pietre, marmi e ardesie, fanghi e polveri da segagione, molatura e lavorazione granito, fanghi da impianti di decantazione, chiarificazione e decarbonatazione delle acque per la preparazione di acqua potabile o di acqua addolcita, demineralizzata per uso industriale), introducendone un’altra (ceneri dalla combustione di carbone e lignite, anche additivati con calcare e da combustione con esclusione dei rifiuti urbani ed assimilati tal quali), il tutto in parziale sostituzione della farina cruda o del cemento.
Le ceneri previste sarebbero costituite dal particolato solido raccolto dai sistemi di depolverazione dei fumi di combustione nelle centrali termoelettriche che utilizzano come combustibile il polverino di carbone.
Questa delle ceneri sta diventando una persecuzione per le nostre zone visto l’altro progetto sperimentale di Saxa Gres ad Anagni (Fr) per l’utilizzo di ceneri derivanti da incenerimento rifiuti nelle ceramiche, ceneri che tra l’altro nella cementeria di Colleferro vengono utilizzate già da tempo (Autorizzazione Integrata Ambientale del 2010) per un utilizzo massimo di tipologie di rifiuti pari a 226.000 tonn./anno di cui 20.000 tonn./anno di ceneri derivanti da diversi tipi di combustione tra cui rifiuti e biomasse.
Appare un vero business quello delle ceneri, chi le produce deve pagare per lo smaltimento vuoi che a riceverle possa essere il cementificio o l’azienda di ceramiche o una eventuale azienda di trattamento; chi le riceve oltre ad essere pagato le utilizza come materia prima riducendo quindi anche i costi di produzione, ad eccezione delle aziende di trattamento che, una volta trattate, devono smaltirle in discarica pagandone il conferimento.
Per quanto riguarda il riutilizzo in prodotti immessi nella filiera commerciale come quella del cemento o delle ceramiche, restano gli interrogativi legittimi sulla tracciabilità e sullo smaltimento dei materiali prodotti a fine vita.
Tornando al progetto presentato da Italcementi Colleferro, però, la Direzione Regionale Valutazioni Ambientali e Bonifiche – Area Valutazione di Impatto Ambientale con Determinazione Dirigenziale G03525 del 21.03.2017 ha rinviato il progetto a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nonostante non ci siano state osservazioni.
Le motivazioni sono di diversa natura, alcune interessanti.
Sul quadro programmatico si fa riferimento alla fascia di rispetto dei Centri e nuclei Storici, alla viabilità e ai beni archeologici e naturali presenti; sul Piano di Tutela delle Acque lo stabilimento ricade in area sensibile; sul Piano della Qualità dell’Aria si fa riferimento alla nuova zonizzazione regionale, al microclima sfavorevole, alla presenza di case sparse entro i limiti previsti dalla Legge.
Pertanto anche se tale nuova attività è inserita in uno stabilimento dotato di sistemi di abbattimento fumi, viste però le criticità relative al contesto territoriale, considerato che non è possibile escludere ulteriori impatti negativi sull’ambiente circostante, richiamato il Principio di Precauzione, la Direzione Regionale ha rimandato il Progetto a VIA, sede più opportuna per considerare nel dettaglio tutte le possibili conseguenze derivanti dal progetto.
Alla luce dei fatti è interessante il richiamo al Principio di Precauzione sancito dall’art. 3-ter del D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale), per cui non essendoci evidenza scientifica che tale nuova attività non può nuocere alla salute si ritiene opportuno approfondire sulla base di pareri dei vari Enti.
In definitiva una buona notizia che ci permetterà di partecipare con le osservazioni alla fase di VIA quando il progetto verrà sottoposto alla procedura.
Il
dottor Stranamore ha sganciato la bomba. Donald Trump, il presidente del più potente
Stato imperialista - gli Usa - che in questi anni ha versato il sangue di
centinaia di migliaia di civili inermi, oggi dà dell’animale ad Assad mentre in
poche settimane bombarda lo Yemen e la Siria; minaccia non tanto velatamente
Mosca e Pechino; rafforza la presenza navale militare USA nei Mari del Sud
della Cina; stanzia altri milioni di dollari per trasformare le squadre
nazi-fasciste a Kiev in uno strutturato esercito filo americano di repressione
e conquista dell’Ucraina; prosegue le politiche “golpiste” già messe in campo
da Obama in America Latina; invia la propria “armada” navale nei mari della
Corea del Nord. Ed ora - per terrorizzare i nemici e l’intero mondo – giungea
far esplodere in Afghanistan una bomba GBU-43 di 11 mila tonnellate di
esplosivo, seconda sola alle bombe atomiche. Siamo già all’orrore. Ci chiediamo: quanti morti, quanta distruzione in
Afghanistan dalla GBU-43? Lo sapremo mai? Lo riveleranno mai i media
occidentali asserviti ai voleri imperialisti?
Trump
alza i toni. Qualcosa di profondo è accaduto
perché - oggi - una nuova guerra mondiale non sia solo una minaccia
evocata “follemente” da un presidenteStranamore, ma un verosimile
progetto di una parte considerevole e oggi dominante dell’establishment USA e della NATO mondializzata.
Il
punto è che gli USA, sul piano dell’egemonia economica mondiale, avvertono il
proprio indebolimento e il proprio declino; il punto è che non sanno come
reagire, ad esempio, al titanico progetto cinese di sviluppo economico - che
per realizzarsi non può che essere pacifico ed emanatore di pace mondiale -
delle “Nuove Vie della Seta” che dai Mari del Sud della Cina si dispiegano peril
mondo. Il punto è che gli USA rispondono alla loro crisi
di egemonia inviando nuove navi di guerra in quei Mari del Sud e in Corea del
Nord, aprendo il fuoco e la minaccia di guerra sul piano planetario.
Davvero,
la crisi è profonda e la guerra mondiale una concreta possibilità.
Mai
come ora il primo obiettivo è la lotta contro la guerra, la mobilitazione di
massa per la costruzione della pace.
La
realtà delle cose si impone sopra ogni eventuale e residua ipocrisia; non vi
possono essere più dubbi, da parte di nessuno: il primo nemico della pace nel
mondo, il primo nemico dei popoli è l’imperialismo USA. Da qui occorre partire,
anche nel nostro Paese, per ricostruire un’alleanza vasta e militante tra
comunisti, forze della sinistra, democratiche, sindacali, intellettuali,
religiose, al fine di rimettere in campo un movimento di massa contro la guerra
che il terrorizzante urlo imperialista nel mondo richiede.
Indignazione e sdegno trasudano dai media locali per le dichiarazioni postate
su Facebook dell’esponente della
canaglia fascista, candidato a sindaco di Frosinone. Costui rivendica con forza il suo essere
fascista.
Non capisco le scandalizzate reazioni delle anime belle a queste
esternazioni. Costoro si dichiarano
fascisti del terzo millennio e il loro agire è spesso da squadristi. E’ dal
2010, cioè da quando questa feccia ha attecchito a Frosinone, che denunciamo la
presenza inopportuna e incostituzionale degli eredi del puzzone.
Nel febbraio di quell’anno organizzammo, come
Aut Frosinone e Rete antifascista del basso Lazio, una manifestazione
di protesta contro l’insediamento in città delle squadracce nere, facendo
pressione sulle istituzioni (sindaco, prefetto e questore) affinchè, nel
rispetto delle norme di attuazione della
XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, fosse
impedito a fascisti del terzo millennio di insozzare con la loro presenza le
piazze della città. La nostra azione continuò anche dopo quella manifestazione,
organizzammo incontri pubblici informativi per svelare la natura pericolosa di quel movimento, ma nessuno venne
in nostro aiuto.
Fummo accusati di essere anti democratici, di evocare un
fantasma storico ormai fuori moda. Ci fu detto che, in fondo, questi giannizzeri non erano che dei bravi
ragazzi con idee un po’ particolari, pervasi dalla stessa passione politica che
animava noi, anche se di opposto segno.
Fummo lasciati soli nella nostra lotta,
e dal 2010 ad oggi la mala pianta fascista ha attecchito in città. Dove erano allora quelli che adesso
si lamentano per l’invasiva e abusiva
affissione del novello aspirante puzzone
ciociaro? Dove erano nel 2010 quelli
che oggi invocano il rispetto della legge Scelba denunciando l’incostituzionale
partecipazione di tale marmaglia alle elezioni
amministrative? Dov’erano gli amici dell’ANPI?
Quella mobilitazione, comunque, qualcosa riuscì
ad ottenere. L’approvazione da parte del consiglio comunale di allora, guidato
dal sindaco Marini, di una delibera nella quale si ribadisce che Frosinone è
antifascista e non è consentito
manifestare pubblicamente a movimenti i quali esplicitamente si rifanno al
fascismo.
Ovviamente la delibera non è stata mai applicata nè c’è stato
prefetto o questore che abbiano fatto valere la legge. Ora è tardi. Se una piaga fascista e razzista sta contribuendo
a rendere più squallida una campagna elettorale, che già dalle sue prime battute, sembra essere misera, è colpa del
lassismo istituzionale locale che ha addormentato la nostra città, da vent’anni a
questa parte. Non resta che rassegnarsi oppure ribellarsi, seriamente però.
in video alcuni momenti della mobilitazione antifascista del 2010.
Chi voteremo il prossimo 11 giugno alla amministrative di
Frosinone? Per rispondere al quesito è necessario capire quali
saranno gli obiettivi per la città che candidati
e liste si proporranno di ottenere. Personalmente ritengo i programmi
tutti validi nell’enunciazione , resta da vedere se e come, verranno
realizzati. Se la programmazione non è dirimente, come
orientarsi? Un’idea ce l’avrei. Dal
momento che ho preso parte a molte delle battaglie, svoltesi nella
nostra città, per la rivendicazione del diritto ad una cittadinanza dignitosa, ritengo
che una buona selezione possa basarsi sul ricordare chi, e quali movimenti , fra quelli che si candidano al governo
della città, hanno condiviso queste
lotte . Le questioni conflittuali sono diverse,
provo quindi ad avanzare un analisi divisa per vertenze.
Lavoro.
Frosinone denuncia
un tasso di disoccupazione più
elevato rispetto alla media nazionale .
Ma si può identificare la vicenda degli
ex lavoratori della Muiltiservizi come
la vertenza principale sul diritto al lavoro nella nostra città . Un disoccupato è merce preziosa per i selfie
di ogni politico, soprattutto in campagna elettorale. Inevitabilmente presso il
presidio permanente della tenda, posto
dagli ex Multiservizi come simbolo di
protesta per la loro condizione, si sono
avvicendati consiglieri, comunali, provinciali, regionali. Perfino il
presidente della Regione Zingaretti non
ha disdegnato un passaggio consolatorio presso
gli ex addetti della dismessa società frusinate.
Con Ottaviani sindaco, lo schieramento da
parte di movimenti politici a fianco degli ex Multiservizi, non è stato così
costante. Sel, oggi evolutosi in Sinistra
Italiana e Possibile,
si sono occupati della faccenda . Più convinto, ma
inconcludente, l’impegno del Pd e dei Socialisti, i quali hanno provato a riproporre l’idea della
costituzione di una società In-House, che riassorbisse i lavoratori licenziati. Uno sforzo inutile,
perché Ottaviani aveva già svenduto la Multiservizi alla Corte dei Conti in
ottemperanza alle direttive poste dal
piano di riequilibrio economico e finanziario. Oggi la vicenda della
Multiservizi pare avviata ad una lenta soluzione. Non grazie ad un interessamento della politica,
ma per la caparbietà dei lavoratori che, denunciando le irregolarità con cui il
Comune di Frosinone aveva appaltato a privati i servizi che loro svolgevano,
hanno vinto cause su cause, con il risultato che oggi una parte di loro è riuscita ad
ottenere la riassunzione, nelle cooperative
affidatarie degli incarichi. Gli ex lavoratori Multiservizi, hanno composto una
lista, la Tenda, che concorrerà alle prossime elezioni sostenendo il sindaco del Pd Fabrizio Cristofari. In verità un’altra crisi occupazionale si è
drammaticamente manifestata sul territorio ed è quella degli operai
della ex Videocon. La tratterò
brevemente perché riguarda un'area più vasta che va oltre i confini della città . Gli addetti licenziati
dalla Videocon si sono costituiti in un movimento denominato “Vertenza
Frusinate” le loro tappe conflittuali hanno visto l’appoggio del Movimento 5
Stelle, del Partito Comunista Italiano, e di Rifondazione Comunista, forze
(Rifondazione, per ora, esclusa), che appoggeranno sindaci nella contesa elettorale di Frosinone. I disoccupati
della Videocon non hanno risolto i loro problemi, tanto
più che sono andati a scadenza anche gli ammortizzatori sociali. Purtroppo fidarsi,
come loro stanno facendo, delle promesse istituzionali non paga quasi mai.
Salute.
L’era
Ottaviani, in termini di sanità, verrà ricordata per le peripezie sull’approvazione dell’atto
aziendale della Asl di Frosinone. Come è noto il sindaco del Capoluogo è il presidente della conferenza dei sindaci
del territorio incaricati di firmare l’atto di indirizzo programmatico e
amministrativo della asl frusinate. Il contrasto ad un documento, fortemente indirizzato al ridimensionamento
del ruolo pubblico della sanità provinciale, in favore della massiccia
privatizzazione delle prestazioni
sanitarie, è stato molto deciso . In questo frangente si è assistito ad
una saldatura fra forze di centro sinistra e lo stesso Ottaviani nell’avvallare
un progetto devastante per la salute dei cittadini. A fianco dei movimenti per
la salvaguardia della sanità pubblica si
sono schierati con decisione Il Movimento 5 Stelle e Rifondazione Comunista. Si è anche registrata l’adesione di Forza Italia attraverso il consigliere regionale Abruzzese e provinciale Magliocchetti. La forte mobilitazione ha comunque ottenuto l’assunzione di personale medico ed il concorso per acquisire un primario di neurochirurgia per l’ospedale del capoluogo.
Acqua,
La querelle con Acea ATO5 è stata una costante sin da
quando il gestore ha iniziato ad occuparsi dell’erogazione del servizio idrico
nella Provincia. I movimenti attivi nel denunciare i soprusi di Acea nell’era
Ottaviani, sono stati affiancati da diverse organizzazioni politiche: Movimento 5
Stelle, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Socialisti , i quali hanno
organizzato una raccolta di firme e presentato una delibera in consiglio
comunale per la rescissione del contratto . Alla fine anche il sindaco
Ottaviani è sceso in modo decisivo in campo riuscendo ad ottenere l’avvio per
la procedura di risoluzione contrattuale con Acea. Ma la finalità
elettorale di questa scelta è piuttosto evidente, visto che mai
prima il sindaco di Frosinone aveva preso una posizione così netta.
Ambiente.
Forse la questione più spinosa. Si sono svolte
diverse iniziative soprattutto quando, lo scorso anno, sono stati pubblicati i dati sulle
città più inquinate d’Italia,classifica vinta dal Capoluogo. Il movimento più
attivo è stato quello dell’associazione medici di famiglia per l’ambiente .
Ricordo anche una riunione con le associazioni, convocata dal Pd, per raccogliere
proposte atte a diminuire l’inquinamento, ma nulla più. Oggi
l’organizzazione dei medici di famiglia
per l’ambiente collabora, dal punto di vista tecnico e non politico, con
Ottaviani, per la pianificazione di azioni mirate a ridurre le emissioni inquinanti.
Urbanistica e cultura.
La madre di tutte le battaglie, in
relazione a queste tematiche, è stata quella orientata alla valorizzazione dei
siti archeologici e del museo. L’urbanistica contrattata, ha contribuito a
seppellire la città sotto altro cemento. Le opere di utilità pubblica, ottenute
dai palazzinari in cambio dell’ampia concessione di milioni di cubature
edificabili, si sono rivelate irrisorie. Ottavani in un memorabile e squallido
consiglio comunale, promise che in cambio dell’edificazione nominata “I
portici” avrebbe richiesto al privato la valorizzazione di una parte delle terme romane coperte dal
parcheggio di De Matthaeis. Non se ne fece nulla. Una forte contestazione si è sollevata contro
l’attuale giunta per il dirottamento di fondi -provenienti da una dilazione
concessa dalla Cassa Depositi e Prestiti -da opere di valorizzazione del museo
archeologico, realizzazione del parco
delle fontanelle, edificazione di una struttura sportiva per l’Unitalsi , allo
stadio del Frosinone calcio. Movimento 5 Stelle, Possibile, Socialisti, sono
stati i movimenti più attivi in questa battaglia che ha comunque ottenuto la
riallocazione del finanziamento di CdP sul museo archeologico. Sul fronte della
tutela paesaggistica, è da menzionare una serie di convegni organizzata
dall’associazione La Fenice, che appoggia la candidatura a sindaco di Giuseppina
Bonaviri, sulle criticità idrogeologiche del territorio cittadino. Negli
incontri a cui hanno partecipato tecnici e geologi, si è denunciata la mancanza
di un piano di prevenzione per gli eventi sismici, e franosi cui la città, per sua conformazione è
soggetta.
In aggiunta queste tematiche si sono sviluppate delle
dinamiche molto gravi e importanti che
non sono state però sviscerate come avrebbero meritato.
Rifiuti.
L’inchiesta sugli appalti per la gestione dei rifiuti, che ha visto rinviato a giudizio nel
2013 l’allora vice sindaco Fulvio De Santis, non ha scosso le coscienze né dei consiglieri
d’opposizione né, tutto sommato, della cittadinanza. Le condizioni per chiedere
le dimissioni di Ottaviani , o per connivenza, o per mancato controllo, c’erano
tutte, eppure dall’opposizione, a parte
la sommessa richiesta del consigliere Raffa, non si è levato un fiato. Continuando sul medesimo filone, è emerso che in base al’art. 24 del regolamento
comunale per la tassa sui rifiuti, il cittadino è autorizzato a
corrispondere il 20% del tributo qualora
si verificassero gravi inadempienze nell’espletamento del servizio da parte del gestore. Gli obbiettivi di raccolta
differenziata, sin dal 2006, nella nostra
città sono stati inferiori a quanto stabilito per legge. Ciò avrebbe potuto,in base ai
regolamento per il pagamento della tassa rifiuti , autorizzare i cittadini a
pagare il tributo parzializzato al20%. Tale risultanze sono emerse grazie ad
approfondimenti portati avanti dall’associazione culturale Oltre l’Occidente,
insieme con l’Osservatorio Peppino Impastato e il sito d’informazione UnoeTre.
Ma nessun movimento politico ha ritenuto utile dar vita ad un’azione di protesta per contestare all’amminstrazione
questo abuso.
Bilancio.
La vicenda del predissesto ha fatto emergere una
verità incontrovertibile e cioè che Frosinone è un comune fallito. La giunta
Ottaviani, da un lato, per far contenta la Corte dei Conti, ha varato delle
politiche lacrime e sangue contro i
cittadini, dall’altro è riuscita, con una gestione delle finanze , quantomeno
creativa, a portare avanti il suo programma
di accrescimento del consenso, finanziando feste, festini,rievocazioni storiche.
Le sbicchierate come le ha descritte il Corvo. Già il Corvo,quel misterioso soggetto, evidentemente inserito negli uffici finanziari, che, in un documento anonimo, ha
svelato tutti gli artifizi contabili della giunta Ottaviani. Una nota in cui si
descrivono operazioni sconsiderate tese ad aumentare la popolarità del primo
cittadino e la povertà della popolazione frusinate. La gravità di quanto descritto nello scritto anonimo avrebbe dovuto indurre le opposizioni di centro sinistra ad approfondire la questione, per capire se il
Corvo avesse ragione. L’OsservatorioPeppino Impastato, insieme con l’associazione Oltre l’Occidente e con il contributo dei giovani socialisti, spulciando nell’albo
pretorio del comune si è reso conto che
quanto affermato dalla nota anonima avrebbe
potuto essere reale. Ma nessuna forza politica, a parte un interessamento di
Possibile, ha ritenuto necessario inchiodare l’assessorato alle finanze alle
sue responsabilità. A margine di questo
capitolo giova segnalare gli apparentamenti nella tornata elettorale delle associazioni citate. Oltre l’Occidente,
è vicino alla lista della Tenda che supporta il candidato del Pd Fabrizio
Cristofari, l’Osservatorio Peppino Impastato è al di fuori della contesa
elettorale.
Siamo giunti alla fine del
nostro excursus. Vorrei
sottolineare che questa analisi è scaturita dalla mia personale partecipazione
agli eventi citati, per cui potrei aver dimenticato qualcuno. Comunque il quadro dei
movimenti partecipanti agli eventi conflittuali dovrebbe essere in gran parte
completo e spero possa essere utile per rendere più consapevole la
decisione nell'urna.
P.S. Per maggiore chiarezza riepilogo qui sotto quali sono i
candidati a sindaco supportati dalle forze citate nell’articolo.
vorrei invitare lei
e il governo a riconsiderare e recedere dalle misure adottate con
il recente decreto cosiddetto Minniti approvato dal Parlamento attraverso
un voto di fiducia di entrambe le Camere.
Con quel decreto
infatti si introducono nell'ordinamento giuridico italiano - e in un ambito di
importanza cruciale - alcuni elementi propri di un regime di apartheid.
Orbene, l'Italia è
una repubblica democratica, e una repubblica democratica è del tutto incompatibile con l'apartheid,
ovvero con l'istituzionalizzazione della diseguaglianza di diritti tra le
persone in considerazione della loro origine etnica e provenienza territoriale:
l'apartheid è il razzismo eretto a sistema politico, l'apartheid è
un crimine contro l'umanità.
Nel nostro paese
negli scorsi decenni già molte gravi violazioni dei diritti umani sono state
commesse da governi esplicitamente composti da forze politiche filomafiose,
razziste e neofasciste: con l'antilegge Bossi-Fini e con il famigerato
"pacchetto sicurezza" in particolare, ma non solo; decisioni
feroci che sono costate - e costano tuttora - sofferenze infinite a
milioni e milioni di persone innocenti.
Ma il governo che
lei presiede invece di abrogare quelle insensate crudeli misure apportatrici
di sciagurate violenze tragicamente sta facendo un passo ulteriore lungo
la china che porta alla barbarie: giacché non solo intende realizzare nuovi
campi di concentramento, non solo intende intensificare le deportazioni, ma
addirittura crea tribunali speciali e nega alle persone migranti qui
giunte fondamentali garanzie giuridiche: istituendo un antidiritto fondato
sulla discriminazione etnica.
Così si crea un
regime di apartheid.
Non credo che lei e
i suoi ministri (ed i parlamentari che vi hanno rinnovato la fiducia pur
sapendo che così avallavano quelle specifiche misure) vi siate resi conto
di ciò che state facendo, ma ciò che state facendo è esattamente questo.
*
Egregio Presidente
del Consiglio dei Ministri,
verrei meno a un
fondamentale dovere di cittadino e di essere umano se non mi adoperassi per
tentare di persuaderla e persuadervi a recedere da quella decisione al più
presto.
Ed in assenza di
una vostra tempestiva resipiscenza non resterebbe che adire tutte le vie
legali e tutte le forme nonviolente d'impegno civile per contrastare
l'instaurazione in Italia di un regime di apartheid; ovvero per
difendere la legalità costituzionale e i diritti umani nel nostro paese già
profondamente vulnerati.
Ho scritto questa
lettera nella forma più breve, molte argomentazioni avrei potuto aggiungere ma
la sostanza è tutta qui: che le misure previste nel decreto testé avallato
dalle Camere violano lo stato di diritto, la costituzione repubblicana, la
democrazia e i diritti umani; che quelle misure introducono nel nostro paese
sostanziali elementi di apartheid.
Vogliate pensare al
male che esse provocheranno a innumerevoli innocenti.
Vogliate pensare al
male che esse faranno al nostro paese.
Vogliate pensare
alle vostre stesse coscienze.
Tornate indietro.
L'apartheid
è un crimine contro l'umanità.
*
Augurandole ogni
bene,
Peppe Sini,
responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di
Viterbo
Viterbo, 12
aprile 2017
Mittente:
"Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada
S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com
Il Decreto Legge Minniti-Orlando e il Decreto «Sicurezza» rappresentano un passo indietro sul piano dei diritti e della civiltà giuridica del nostro Paese. Due provvedimenti con i quali, come da più parti è stato sottolineato, che puntano a colpire i poveri, piuttosto che colpire la povertà.
E l’intera sinistra si è mobilitata con mozioni, sit in e manifestazioni. Per impedire la conversione in legge di questi provvedimenti Sinistra X Roma, insieme alla rete delle Città In Comune e a molte forze politiche, aveva dato vita sabato scorso a una manifestazione su scala nazionale (a Roma davanti la prefettura in piazza SS Apostoli). Protesta replicata poi martedì pomeriggio con un presidio alle ore 17 davanti a Montecitorio, mentre dentro la Camera si votava la fiducia.
Con 330 voti favorevoli e 161 contrari, il decreto Minniti-Orlando entra definitivamente nell’ordinamento giuridico italiano. In 53 giorni, da quando il ministro dell’interno e quello della giustizia hanno firmato la legge a quando è stata approvata in parlamento, ha completato il suo iter, smentendo chi voleva cambiare la Costituzione per i tempi lunghi dell’approvazione delle leggi.
A colpire, in maniera negativa, la posizione di quella parte di centrosinistra che si riconosce nel gruppo MDP – Articolo 1 che ha detto “si” alla fiducia posta dal Governo sul decreto migranti, ma voto contrario al testo del provvedimento, spaccando di fatto ex Pd ed ex Sel. I primi confermano il sostegno al governo e i secondi non partecipano al voto.
Rosa-Xis back. Era un po’ di tempo che
le gesta del connubio rivoluzionario mancavano dalle scene. Stavolta l’incursione
non era prettamente politica ma musicale. Obiettivo: La città del blues
Isola Liri, e come poteva essere diversamente, lì è nata Rosa-X.
Qui,
in un assolato sabato di primavera era in programma una clinic con successiva
meet and greet dell’eccezionale chitarristaPaul
Gilbert.
Niente di più allettante per Rosa-X e due valenti giovani chitarristi, ansiosi
di apprendere i segreti di uno straripante chitarrista rock e non solo.
Rosa
e X, pur apprezzando i talenti ma, non suonando la chitarra, hanno
giudicato superfluo assistere alla clinic anche perché il prezzo del biglietto
non era precisamente proletario. Quindi lasciati i giovani chitarristi in balia
di amplificatori, sustainer e della straordinaria Ibanez viola di Gilbert, la “12
bar mobile”
faceva rotta su Arpino, paese di Cicerone, distante solo
pochi chilometri dalla città del blues.
Precisamente
la meta era un colle situato a oriente della cittadina arpinate .
Qui, sulle rovine dellaCivita
Vetus,diventata
poiCivita
Ciceroniana,
sorge l’antico borgo di Civitavecchia. Lasciata la macchina in
prossimità dell’arco d’ingresso alle mura poligonali, abbiamo iniziato la passeggiata.
Subito
ci ha accoltol’arco
a sesto acuto.Un arco risalente al VII secolo
a.c. la cui particolarità è quella di stare in piedi tenendosi
semplicemente con l’interagire fisco delle pietre senza l’aiuto di
malta . Rosa ne è rimasta esterrefatta, a X è venuto di pensare che
all’epoca dei romani forse non c’erano ancora i palazzinari, oppure se c’erano
non avevano ancora imparato a speculare.
Il
sabato tiepido e lo straordinario panorama che si apprezzava dal
prato di margherite davanti alla Torre ciceroniana, cominciavano ad avere un
certo effetto su di noi. Abbiamo abbandonato la nostra intransigenza
rivoluzionaria per farci cullare da quello splendido scenario. LaCiociarianon è solo laValle del Sacco, o l’omicidio della discoteca, è
soprattutto quella sconfinata bellezza di cui stavamo godendo molto
intensamente. Ma non avevamo visto ancora niente.
Il
borgo era, se possibile, ancora più affascinante. Percorrendo le viuzze
di pietra, contornate da edifici, anch’essi di pietra, avevamo la sensazione di
passeggiare in un luogo al di fuori del tempo. Un silenzio rilassato avvolgeva
tutto. Nel camminare percepivamo nettamente i nostri respiri, parlavamo
a voce bassa per non corrompere quell’aura incredibile. A guardia dei
vicoli, non minacciose ronde, ma cani e gatti sonnecchianti. Giunti
davanti allachiesa
di Sant’Anna,
dopo aver cercato di fissare quella favola nella fotocamera del cellulare, ci
siamo resi conto che era arrivata l’ora di tornare ad Isola Liri dai
nostri valenti chitarristi. Abbiamo parlato molto in macchina. Di
rivoluzione? Non proprio. Ma l’argomento dei nostri discorsi non riguarda
i lettori, va bene che il personale è politico, ma a tutto c’e un limite.
Davanti
al teatro il silenzio di Arpino si trasformava in un’ aggressione acustica
metal. Fummo investiti dal riff di un brano deiZZ Top. Abbiamo espropriato
“proletariamente” il concerto, siamo entrati senza pagare.Paul Gilbertera in piena trans da prestazione,
non solo musicale, ma soprattutto comunicativa.
Stava spiegando agli astanti che
tutto deriva dal blues, anche il rock, da qui l’importanza degli accordi di
settima. Ci ha svelato la ragione per cui spesso i chitarristi rock sono
fotografati con il braccio sollevato in aria sullo strumento. Il
buon rocker aggredisce la chitarra con forza partendo con il braccio alto
per poi abbattere perentoriamente il plettro sulle corde. Ci ha anche
spiegato come il ritmo debba pervadere il chitarrista, entrargli dentro, in
tutto il corpo, anche se l’utilizzo del metronomo è sempre bene accetto.
La
musica era da strappare le budella. Riff su riff si sono susseguiti lanciando
assoli al fulmicotone. E’ partita una jam con altri chitarristi del
luogo. Impressionante l’improvvisazione diGilbert sviluppata suLittle WingdiJimi Hendrix, portata avanti su tre corde
solamente. E poi ancora ,Back
in Black degliAC -DC,Purple Haze, sempre diHendrix. L’ipnotica calma
dellaCivita
Vetusaveva
lasciato il posto al robusto e ribelle suono del rock. Silenzio e decibel
si erano manifestati, in quel tiepido sabato di primavera, nella loro
espressione migliore. I nostri due giovani chitarristi, erano entusiasti. Dopo
foto e autografi di rito conPaul, l’avventura di Rosa-X volgeva al
termine e la “12 bar mobile”, puntava verso casa.
Ma come non è uscito niente di
rivoluzionario potrà chiedersi qualcuno? A pensarci bene si. Il parcheggio dove
avevamo lasciato la macchina era delimitato da una sbarra che ad
una certa ora è stata chiuse lasciandoci intrappolati dentro lo spiazzo
. E per uscire? Nessun problema, abbiamo forzato la sbarra. Mica potevamo
rimanere ad Isola fino alla mattina dopo. Ecco identifichiamo la barriera con
il capitalismo ed abbattiamolo come noi abbiamo fatto per uscire .
Mi sembra abbastanza rivoluzionario, o no?
È probabile che Beppe Grillo e gli inventori della legge elettorale Renzi-Boschi o della Calderoli
non abbiano mai sentito parlare di Costantino Mortati, il costituzionalista che nel corso
dell’assemblea costituente aveva invano sollecitato di inserire nella Costituzione la norma
destinata a fissare l’applicazione del metodo democratico all’interno di ciascun partito politico. In
compenso, però, a costoro non manca di sicuro la conoscenza del film di Mario Monicelli dedicato
al Marchese del Grillo, in cui l’interprete del nobile romano, interpretato da Alberto Sordi, si
presenta ai suoi servi e valletti con la frase “io so’ io... e voi non siete un cazzo!”.
Questa frase, che non è né di Monicelli e neppure di Sordi è quella che Giuseppe Gioachino Belli
scrisse nel sonetto “Li soprani der monno vecchio” (I sovrani del mondo antico) per descrivere
come la plebe romana interpretava il rapporto esistente con i Papi e con i Re dell’epoca. “C’era
una vorta un Re cche ddar palazzo mannò ffora a li popoli st’editto: io sò io, e vvoi nun zete
un cazzo, sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto”.
Nel primo Ottocento, in sostanza, il popolo non contava nulla rispetto al sovrano che invece
rappresentava il potere assoluto. Da allora ad oggi sono passati duecento e passa anni nel corso dei
quali i valori della libertà e della democrazia si sono affermati, sia pure tra mille contrasti e
tragedie, cancellando (almeno sulla carta) ogni residuo di potere assoluto. Al punto che un
costituente illuminato, Mortati, avrebbe voluto stabilire nella Carta Costitutiva della Repubblica il
principio che il metodo democratico dovesse essere applicato non solo nella competizione tra i
partiti, ma anche all’interno di ciascuna forza politica, esplicitando ciò che è implicitamente
contenuto nella frase “con metodo democratico” dell’art.49. In effetti, contro l’ipocrisia
interpretativa di taluni politici e fortunatamente di pochi costituzionalisti di professione, quel
metodo è già chiaramente scritto nella Carta Costituzionale, negli articoli 1, 48, 3 e 67 dove si
affida al Popolo elettore la sovranità di eleggere e a ciascun elettore di farlo in modo segreto,
libero e con peso uguale e si richiede all’eletto di rappresentare la Nazione. Come pensare infatti
che qualcuno singolarmente possa essere più sovrano di altri sulla base della dopinione politica e
adesione ad un partito piuttosto che ad un altro? Come giustificare differenti pesi degli elettori
dovuti a premi di seggi assegnati per magia elettorale ad un solo partito, anche 90 seggi in
“premio” , tutti senza consenso di voti e investitura popolare ? Ciò era evidente ai nostri
Costituenti, dove entusiasmo ed attaccamento ai valori costituzionali dominavano perfino i partiti
e i governi. Era scontato per i nostri illustri Padri e illustre Madri costituenti che il frutto del
compromesso storico della Costituente fosse il momento più alto della costruzione politica di una
Nazione, sconfitta e distrutta dal peso di una doppia guerra contro i nemici stranieri e fratricida. Un compromesso politico comunque perfettibile quando elaborato all’interno del disegno dei
valori atemporali sanciti nella prima parte della stessa, e in tema elettorale, nel rispetto della
sovranità dei rappresentati e della loro uguaglianza nella legge elettorale. Eppure questi principi
di buon senso e razionali, sanciti in Costituzione, la sovranità e l’uguaglianza degli elettori e la
rappresentatività degli eletti, hanno trovato dal 1993, dopo un referendum popolare in cui molte
forze contribuirono a manipolare le coscienze popolari, un momento di crisi, come dire la
democrazia da allora ha trovato e trova difficoltà a realizzarsi. Ci fu un tentativo occasionale, nei
primi quarantacinque anni di storia politica repubblicana, di derogare con un premio dalla legge
proporzionale elettorale che è alla base della democrazia rappresentativa (legge truffa del giugno
1953 scritta da Scelba e dall’ex-fascista Tesauro), assegnando un premio di seggi al partito che
avesse ottenuto più del 50% dei voti, ma poi fu bocciato e i giornali di allora parlarono di scandalo
elettorale e “legge truffa”.. Dal 1993 invece solo leggi maggioritarie, ma abbiamo avuto buon
governo? E’ certo che i premi di seggi vengono dati al vincitore all’inizio legislatura, sulle promesse
elettorali spesso spregiudicate e senza alcuna garanzia di ciò che sarà fatto. Il primo esempio di
maggioritario venne costituito dalle leggi italiane n. 276 e n. 277 del 1993, in genere portate avanti
dalle forze politiche meno progressiste e più attente a far prevalere gli interessi di una parte
politica sulle altre. L’ignoranza politica e la mancanza di rispetto verso i principi di sovranità
popolare e uguaglianza degli elettori è poi continuata arrivando a concepire nelle istituzioni
Camere con composizioni dichiaratamente anticostituzionali (La legge n. 270 del 21 dicembre
2005, comunemente nota come legge Calderoli o Porcellum, con premio di maggioranza e liste
bloccate ha disciplinato l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in Italia
nel 2006, 2008 e 2013. Nel gennaio 2014, con sentenza n. 1/2014, la Corte costituzionale ha
dichiarato finalmente l'illegittimità costituzionale parziale della legge, annullando il premio di
maggioranza e introducendo la possibilità di esprimere un voto di preferenza dando origine
giuridicamente al “Consultellum”). Ma la governabilità del vincitore ha significato buon governo?
Giudicando dai risultati dei governi succedutisi, pur riconoscendo le differenze politiche, non vi
sono stati segnali evidenti di buon governo in termini di riduzione delle diseguaglianze sociali e reddittuali, anzi tutti gli indicatori mostrano una crescita della povertà, una concentrazione della
ricchezza in una esigua fascia della popolazione, alta disoccupazione giovanile . Al default
economico nel novembre 2011(spread a 575 punti base), si sono aggiunti un deficit enorme
(rapporto deficit/pil nel 2016 ha registrato +2,4%), una evasione fiscale alle stelle e un fisco iniquo
e a volte persecutore. L’immagine percepita è stata quella di un Paese senza programmazione
politica strutturale sia a breve termine che a lungo termine, mancanza di investimenti pubblici,
nella ricerca e nello sviluppo, gravi ritardi legislativi e di prevenzione generale in materia di
tutela del territorio e contro i rischi naturali, insufficiente attenzione contro l’inquinamento
urbano e l’inquinamento dell’aria (norme vecchie e truffe sui dati di consumo dei veicoli e del loro
effettivo inquinamento), del suolo e dell’acqua in generale etc. Ciò che è venuta meno è la
programmazione politica, taluni semplicemente dicono la politica, sostituita da politiche fatte per
motivi elettorali e interessi di partito o talvolta personali, costituite da bonus una tantum, a favore
di lobby affaristico finanziarie più che per l’occupazione… e, a detta di illustri conoscitori degli
apparati statali, a favore di una crescente connivenza tra gli interessi politici e quelli di
organizzazioni illegali e mafiosi. La legiferazione eccessiva e disorganica, non rivolta a
produrre testi unici, ha poi contribuito alla complessità burocratica e amministrativa e a ritardare
la riforma della pubblica amministrazione e l’efficienza della macchina statale. Senza
programmazione, al di là delle capacità dei singoli governanti, non può esserci nemmeno
investimenti su istruzione, ricerca e sviluppo con cadute nella competizione internazionale e nella
occupazione e ricchezza interna. Questa crisi è dunque di sistema ed è istituzionalizzata nei
partiti che tuttavia hanno usufruito di leggi maggioritarie oltre i limiti costituzionali. I difetti della
partitocrazia, intesa come macchina autoreferenziale di potere, hanno avuto evidenze eclatanti
nei media dell’informazione, come recentemente il caso Consip in cui gli attori sono amici politici
o perfino parenti, e nei privilegi della casta politica, dai vitalizi parlamentari ai favoritismi
reciproci (per un senatore la casta si è inventata un quarto grado di giudizio per annullare
l’effetto della legge “Severino” che, giusta o sbagliata che sia, sarebbe stata da applicare con
l’allontanamento del senatore condannato in terzo grado di giudizio). “Mala lex, sed lex” è vera
per tutti i cittadini non per i nostri eletti amanti dell’ “immunità parlamentare” e dello scambio di
favori. C’è crisi di sistema per difetto palese di metodo democratico nei partiti e del sistema
elettorale, per mancanza di legalità e di trasparenza, pur in presenza di un premio elettorale
dato al potere esecutivo in modo così vistoso da essere giudicato incostituzionale. Il buon governo
si fonda sulla buona programmazione politica e sulla capacità e responsabilità degli attori,
scrivendo nei minimi dettagli il programma di governo nazionale e i suoi principali obbiettivi
politici: a giochi elettorali fatti e in un Parlamento composto in modo proporzionale al consenso
ricevuto dagli elettori.. Questa è la sola politica democratica possibile, l’alternativa è passare da
una forma più o meno nascosta di dittatura di un partito a quella di un altro, costruite tutte
con premio di seggi e liste bloccate, facendo diventare, al tavolo del gioco elettorale, sovrana
e maggioranza di seggi una minoranza reale votata dagli elettori, e “capo” il leader di quella
minoranza. Nostalgia di natura fascista e ignoranza democratica, se unite, diventano uno
strumento esplosivo contro la democrazia rappresentativa. Basti pensare, del resto, che, con una
rappresentanza parlamentare truccata grazie alle leggi maggioritarie, gli articoli della Costituzione che prevedono una maggioranza qualificata per decisioni cruciali perdono significato.
Scrive Zagebelsky “Qualunque premio (che sarebbe più corretto chiamare “di minoranza”: il
premio di maggioranza era quello del ’53, che avrebbe operato a favore di chi avesse ottenuto la
maggioranza dei voti) è un rischio per tutti “ e nel nostro sistema multipartito, “sebbene sia stato
salvato dalla Corte costituzionale, altererebbe la rappresentanza in modo incompatibile con la
democrazia rappresentativa. E la “governabilità”? Governare è dei governanti. Sono loro a dover
garantire la governabilità e non c’è nessun marchingegno elettorale che può garantirla in carenza di
senso di responsabilità, come dovremmo sapere noi in Italia senza possibilità di sbagliarci. Occorreranno
coalizioni e compromessi? È probabile. Ma le coalizioni e i compromessi non sono affatto cose negative,
sono anzi nell’essenza della democrazia pluralista: dipende da chi le e li fa, in vista di quali obbiettivi e
a quali condizioni. Non sono necessariamente “inciuci”, per usare il nostro squallido linguaggio. Del resto,
ogni sistema elettorale non proporzionale applicato in contesti non bipartitici o almeno bipolari, mette in
moto accordi e patteggiamenti tra interessi più o meno limpidi prima delle elezioni, per di più ignoti agli
elettori, necessari “per vincere”. Se questi si dovessero fare dopo le elezioni “per governare”, la loro sede potrebbe e dovrebbe essere quella pubblica, il Parlamento. Che cosa, delle due, è meglio?” (La
Repubblica, 7 febbraio 2017 G.Zagrebelsky) . La conclusione di Zagrebelsky è evidente : meglio la
democrazia rappresentativa parlamentare (proporzionale a consenso ricevuto). Ma volendo approfondire
potremmo chiederci anche: quale tipo e natura di rappresentanza potrebbe garantire una migliore politica?.
Quella degli eletti candidati dai partiti con i difetti autoreferenziali citati, cioè liste bloccate e senza
metodo democratico? o ad esse affiancare e, se necessario, contrapporre liste di rappresentanti eletti con
metodo democratico, e a suffragio universale e diretto, tra soggetti meritevoli senza “tessera di partito”
e lontani da incarichi di partito ? una sistema unicamerale a rappresentanza mista in cui si elegga sia
incaricati di partito sia seniores indipendenti e lontani da tali organizzazioni? La nostra sovranità
popolare ci permette di scegliere e sostenere queste liste di candidati questori di buona politica posto che
una Associazione di cultori della Costituzione sia garante dei requisiti di età e di merito dei candidati, e
della loro indipendenza e abbia nel suo statuto questo e l’attuazione della Costituzione promuovendo una
avanzata democrazia rappresentativa nel sistema elettorale istituzionale.
Il testo completo della Petizione, la LETTERA ai Presidenti di Camera e Senato può essere sottoscritta anche
on line al link:
Ci è arrivata notizia che nei prossimi giorni sarebbe previsto lo sgombero delle realtà sociali presenti nello stabile di Via S. Ambrogio.
Sarebbe un fatto gravissimo dopo che l'Amministrazione capitolina si è, di fatto, sottratta al confronto per individuare una soluzione alternativa per le realtà presenti al Rialto, dopo che la Giunta ha approvato una delibera con cui intendeva salvaguardare le realtà sociali, dopo la grande mobilitazione del 10 marzo, dopo l'avvio del confronto sul nuovo regolamento sull'utilizzo del patrimonio comunale, dopo la grande partecipazione al Consiglio Popolare dell'Acqua e della Democrazia di sabato 8 aprile.
E' evidente che si tratterebbe di un segnale chiaro rispetto al fatto che la logica con cui si muove l'Amministrazione è sempre la stessa, quella di eliminare ogni voce di dissenso e di liberare il patrimonio da ogni vincolo che ne impedisce la valorizzazione economica.
Noi non ci stiamo e ci mobiliteremo da subito per impedirlo.
Chiediamo un incontro urgente all'Ass.re Mazzillo per riprendere il confronto che porti a condividere tutte le azioni necessarie affinché il Rialto sia tutelato e al fine di “evitare che venga compromessa l’esistenza di associazioni che svolgono funzioni di interesse pubblico” così come dichiarato dallo stesso Ass.re al Patrimonio.
“Nei prossimi giorni il popolo statunitense apprenderà che la Comunità dei Servizi Segreti (USA) sapeva che la Siria non aveva sganciato un’arma chimica militare su civili innocenti a Idlib”.
Patrick Lang – ex colonnello della DIA (servizi segreti dell’esercito)
Patrick Lang – ex colonnello della DIA – non ha peli sulla lingua a proposito degli attacchi statunitensi contro la Siria. Lang afferma che la decisione di Donald Trump di lanciare attacchi di missili da crociera contro una base aerea siriana è stata basata su una menzogna.
Patrick Lang è un vero grande esperto del Medio Oriente. L’ex colonnello della DIA è molto rispettato per le sue profonde conoscenze e per la sua assoluta onestà.
[NOTA: Molti anni fa Lang mi ha aiutato a capire un dossier molto “fumoso” a proposito della Libia. Mi fido al cento per cento delle sue analisi. La settimana scorso – sapendo benissimo che “la merda stava entrando nel ventilatore” – gli ho chiesto di riprodurre i suoi post sul mio blog. Il colonnello Lang ha gentilmente accettato].
ANALISI del colonnello in pensione Patrick LANG
La decisione di Donald Trump di lanciare attacchi di missili da crociera contro una base dell’aviazione siriana è stata basata su una menzogna. Nei prossimi giorni il popolo statunitense apprenderà che la Comunità dei Servizi Segreti sapeva che la Siria non aveva sganciato un’arma chimica militare su civili innocenti a Idlib. Ecco che cosa è successo.
I russi avevano informato gli Stati Uniti del bersaglio proposto. E’ una procedura avviata più di due mesi fa. C’è una linea telefonica dedicata che è utilizzata per coordinare e deconflittualizzare (cioè impedire che mezzi aerei statunitensi e russi si sparino a vicenda) l’operazione imminente.
Gli Stati Uniti erano stati pienamente informati del fatto che c’era a Idlib un bersaglio che i russi ritengono fosse un deposito di armi/esplosivi dei ribelli islamici.
L’aviazione siriana ha colpito il bersaglio con armi convenzionali. Tutti i coinvolti si aspettavano di vedere una grossa esplosione secondaria. Ciò non è avvenuto. Invece dal sito ha cominciato a levarsi fumo, fumo chimico. Emerge che i ribelli islamici usavano quel sito per immagazzinare sostanze chimiche, non sarin, mortali. Le sostanze chimiche comprendevano organofosfati e cloro e hanno seguito il vento e ucciso civili.
C’era un vento forte che soffiava quel giorno e la nube è stata diretta su un villaggio vicino e ha causato vittime.
Sappiamo che non si è trattato di sarin. Come? Molto semplice. I cosiddetti “primi soccorritori” hanno maneggiato le vittime senza guanti. Se si fosse trattato di sarin sarebbero morti. Il sarin sulla pelle uccide. Come lo so? Ho avuto l’addestramento “Live Agent” a Fort McClellan in Alabama.
Ci sono membri dell’esercito statunitense che sapevano che questo attacco avrebbe avuto luogo ed è stato registrato. C’è una registrazione video. Quanto meno l’Agenzia dei Servizi Segreti della Difesa sa che non si è trattato di attacco con armi chimiche. In realtà le armi chimiche militari siriane sono state distrutte con l’aiuto della Russia.
Questo è un Golfo del Tonchino 2. Che ironia! Donald Trump ha giustamente rimproverato George W. Bush per aver lanciato un attacco non provocato, ingiustificato contro l’Iraq nel 2013. Oggi abbiamo il presidente Donald Trump che fa la stessa dannata cosa. Peggiore, in realtà. Perché la comunità dei servizi segreti aveva informazioni che dimostravano che non erano state sganciate armi chimiche dall’aviazione siriana.
Ecco le buone notizie. I russi e i siriani sono stati informati, o almeno erano a conoscenza, che l’attacco stava arrivando. Sono stati in grado di rimuovere un gran numero dei loro mezzi. La base colpita dagli Stati Uniti era una specie di rimessa. Donald Trump pretende di essere un duro. Non lo è. E’ un folle.
Questo attacco è stato una violazione della legge internazionale. Donald Trump ha autorizzato un attacco ingiustificato contro un paese sovrano. Quello che è più inquietante è che persone come il Segretario alla Difesa Jim Mattis, il direttore della CIA Mike Pompeo e il direttore generale dell’Agenzia della Sicurezza Nazionale generale McMaster si sono allineati a questa farsa. Le truppe al fronte conoscono la verità. Questi fatti alla fine verranno fuori. Donald Trump molto probabilmente non completerà il suo mandato da presidente. Sarà incriminato, credo, una volta che al Congresso saranno presentate prove inconfutabili che egli ha ignorato e rigettato informazioni che non appoggiavano il mito dell’attacco siriano con armi chimiche.
Dovrebbe anche allarmare i contribuenti statunitensi che abbiamo lanciato 100 milioni di dollari di missili per far saltare in aria sabbia e merda di cammello. I russi sapevano che l’attacco stava arrivando. Spero che loro e i siriani abbiano ritirato i loro soldati e la loro aviazione dalla base. Qualsiasi speranza nutrissi che Donald Trump sarebbe stato un nuovo genere di presidente è estinta. E’ un bambino e un deficiente. Ha commesso un atto di guerra senza giustificazioni. Ma la colpa non è soltanto sua. Quelli che ricoprono posizioni di vertice nel Consiglio della Sicurezza Nazionale, nel Dipartimento della Difesa, nella CIA, nel Dipartimento di Stato avrebbero dovuto dimettersi per protesta. Non l’hanno fatto. Sono complici di un crimine di guerra.
A proposito di Patrick Lang
Walter Patrick “Pat” Lang Jr. (nato il 31 maggio 1940) è un commentatore sul Medio Oriente, un ufficiale in pensione dell’esercito statunitense e analista privato di informazioni dei servizi segreti e scrittore. Dopo aver lasciato il servizio militare in uniforme da colonnello ha avuto incarichi di alto livello nei servizi segreti dell’esercito da civile. Ha condotto analisi delle informazioni dei servizi sul Medio Oriente e sull’Asia meridionale per il Dipartimento della Difesa e di attività globali di HUMINT [informazioni umane] a un alto livello, equivalente al rango di generale di corpo d’armata.