Comitato Provinciale Acqua Pubblica Frosinone
La risonanza che sui media locali
ha avuto la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso
dell'Autorità d'Ambito non è solo ingiustificata ma soprattutto strumentale
agli interessi di un gestore, ACEA ATO 5 S.p.A. che non ha mai tenuto fede ai
propri obblighi contrattuali, assunti con la sottoscrizione della Convenzione
di Gestione, ed agisce quotidianamente in danno dei cittadini con pratiche estorsive e vessatorie che in
altri territori (l'Ato 2 per essere precisi) sono state punite dall'Antitrust
con multe di 1.500.000 euro.
Il Consiglio di Stato ha solo
ribadito che la colpa per quanto avvenuto dal 2010 al 2013 è della ricorrente,
cioè di quell'Autorità d'Ambito e di quei sindaci che in quattro anni non sono
stati capaci di stabilire le giuste tariffe per l'effettivo servizio offerto da
ACEA ATO 5 S.p.A.
E quali sarebbero state queste
giuste tariffe?
Quelle che hanno portato a
stabilire per il periodo 2006 – 2011 un conguaglio di 75.000.000 di euro?
Niente affatto.
Dal 2010 al 2013 l'Assemblea dei
sindaci avrebbe dovuto determinare le tariffe a partire da quelle del 2006,
sulla base dell'allora vigente “metodo normalizzato”, determinato cioè, per gli
anni pregressi, dall'effettiva gestione effettuata dal privato e dagli
effettivi investimenti fatti; mentre per gli anni correnti, con l'applicazione
del coefficiente MALL, determinato dalla qualità dell'effettivo servizio reso.
La sentenza del 2011 con cui lo stesso
TAR di Latina rigettava il ricorso di ACEA ATO 5 S.p.A. per la revoca delle
tariffe approvate nel 2007 su questo era chiarissima.
Ma non solo i sindaci non hanno
avuto il “cuore” di stabilire tariffe che avrebbero portato il gestore al
fallimento, ma hanno scelto e per anni, di non decidere facendosi
commissariare.
Nel frattempo sono cambiate le
leggi ed al “metodo normalizzato”, nel 2013, è subentrato il nuovo metodo
stabilito dall'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas ed il Servizio Idrico
e il commissario nominato dal TAR ha
potuto fare in piena legittimità il suo sporco lavoro, ancora una volta, grazie
all'Autorità d'Ambito e ai nostri sindaci.
Perché?
Perché questi signori, sino al 18
febbraio 2016 non hanno mai contestato formalmente ad ACEA ATO 5 S.p.A. le
proprie inadempienze e pertanto, formalmente, il gestore era una sposa illibata
dalla condotta immacolata cui non poteva non spettare un pieno ed integrale
risarcimento.
Stabilito con questa
ricostruzione senso e significato delle due sentenze, del TAR, prima e del
Consiglio di Stato poi, questo significa che le colpe dei primi cittadini
debbano ricadere sui secondi cittadini?
Neanche per sogno.
Il Comitato provinciale Acqua
Pubblica, a differenze delle associazioni dei consumatori e delle organizzazioni
sindacali che nella seconda metà del 2014 si sono improvvisamente accorte
dell'emergenza “bollette acea” non si è mai sognato di contestare la
legittimità “legale” del conguaglio 2006 / 2011.
Quello che il Comitato ha sempre
contestato, unitamente alle altre innumerevoli ragioni di lagnanza, è
l'impossibilità di ACEA ATO 5 S.p.A. di richiedere le somme pregresse nel
rispetto delle condizioni di legge e delle regole stabilite dalla stessa
Autorità.
La sentenza del Consiglio di
Stato non incide pertanto sulla vertenza che contrappone i cittadini al gestore
privato e il presentarla come una legittimazione delle pretese estorsive di
questo gestore è solo uno sporco lavoro mediatico volto a correre in soccorso
degli interessi del padrone.
Quello che deve preoccupare i cittadini e deve vederli
mobilitare non è certo il cappello d'asino con cui i loro sindaci sono stati
messi dietro la lavagna, ma quello che il governo nazionale sta preparando per
la qualità della loro vita.
Con il decreto Madia sta per essere varato il Testo Unico
dei Servizi Pubblici Locali a rilevanza economico generale con cui, non solo
l'acqua, ma tutti i servizi, dai rifiuti ai trasporti, saranno ceduti ai
privati negli stessi termini con cui sul nostro territorio l'acqua è stata data
ad ACEA.
Con il decreto Madia
cesseremo di essere cittadini portatori di diritti per essere ridotti a servi
nelle mani dei signori cui pagare la decima per poter accede all'acqua e a
qualunque servizio.
Quello di cui si devono preoccupare i cittadini è un
Parlamento che ubbidisce ai diktat del governo stravolgendo la legge di
iniziativa popolare con cui nel 2007, 406.000 cittadini stabilivano la gestione
pubblica dell'acqua.
Quello di cui si devono preoccupare i cittadini è di un
governo che spudoratamente cancella in un colpo solo la volontà di 26.400.000
cittadini che nel 2011 hanno espresso la loro volontà sovrana con i referendum.
Quello di cui si devono preoccupare i cittadini è di una
giunta regionale Zingaretti che si genuflette agli interessi di ACEA S.p.A. ed
ai voleri del governo nazionale, tradendo la propria legge regionale n. 5/2014,
approvata all'unanimità dal Consiglio Regionale.
Di questo si devono preoccupare i cittadini, preoccupare ed
alzarsi in piedi.
Cominceremo a fine maggio, chiamando a raccolta tutti coloro
che non ci stanno e sotto la Prefettura alimenteremo un grande falò con le
fatture di ACEA, perché il colore ed il calore della nostra rabbia e della
nostra determinazione arrivi sino a Roma.