Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 6 novembre 2010

Lo scandalo che unisce Fini e Berlusconi e del quale nessuno parla



La storia di Leonida Maria Tucci, mobbizzato al Senato 


NAPOLI - Dopo la scissione con il Pdl, Gianfranco Fini ha subito un vero e proprio bombardamento mediatico da parte dei giornali del Premier Silvio Berlusconi per la sua casa a Montecarlo e per quell'intollerabile società off-shore dal sapore esotico. Dal canto loro, le riviste dell'opposizione, hanno tentato il solito contrattacco ricordando i dati sulle 64 off-shore possedute invece dal Cavaliere e pompando ossessivamente ogni dichiarazione scabrosa rilasciata da minorenni in cerca di gloria e quasi trentenni alle prese con sogni gieffini infranti. Nessuno dei supersegugi sguinzagliati dai vari Feltri e Belpietro, però, è riuscito a tirar fuori una storia incredibilmente melmosa e vergognosa che da anni interessa diversi gerarchi ex An e lo stesso defunto partito di Fini. Idem dicasi per la cosiddetta "sinistra" che da altrettanto tempo tace colpevolmente su questa vicenda.  Una vicenda che, è bene precisarlo, coinvolge in maniera trasversale sia An che il Pdl.

Iniziamo la nostra ricostruzione con il nome della vittima, Leonida Maria Tucci, confidando che il primo segnale alle coscienze di chi sa e tace o ancor peggio lavora per insabbiare sia così già arrivato.
Correva l'anno 1994, Leonida era un giovane addetto stampa solerte e molto motivato che lavorava, proprio all'interno di una della stanze di Palazzo Madama, per l’allora giovane gruppo parlamentare fondato da Gianfranco Fini. La prima, gravissima anomalia, si riscontra subito nel rapporto lavorativo tra il sig. Tucci ed An. Per rendersi conto di questo grande scandalo nato in casa finiana e poi "traslocato" nella casa delle libertà, basta infatti citare la breve ricostruzione che si trova all’inizio del ricorso presentato alla sezione lavoro del tribunale ordinario di Roma.
Nel documento si legge testualmente che:“Il Sig. Leonida Maria Tucci, dal 15 novembre 1994 e sino al 30 aprile 2008, ha prestato la propria attività lavorativa in via di fatto, cioè senza alcuna regolarizzazione ai fini contributivi e previdenziali; 
- dal 1 settembre 1996 al 30 aprile 2004 ha prestato la propria attività lavorativa in forza di ben 16 fittizi Contratti di Collaborazione Coordinata e Continuativa a tempo determinato, volti a dissimulare l’effettiva natura subordinata del rapporto di lavoro;
- dal 1 maggio 2004 al 31 marzo 2006 ha prestato la propria attività lavorativa in via di fatto, cioè senza alcuna regolarizzazione ai fini contributivi e previdenziali;
- dal 1 aprile 2006 al 30 aprile 2008, in forza di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, con illegittima ed inappropriata applicazione del CCNL Commercio ed inquadramento nel IV° livello personale del suddetto CCNL
Ciò significa che, proprio all’interno de luogo dove vengono approvate le leggi per lo sviluppo e la tutela della collettività, non vengono rispettati i diritti civili di base riconosciuti ad ogni lavoratore italiano. Leggendo le date della varie prestazioni lavorative, inoltre, si nota che la vicenda Tucci si è trascinata tra innumerevoli azioni ritorsive, intimidazioni, promesse mai mantenuti e contratti regolari mai firmati fino al 2008 e, cioè, anche dopo l’entrata di An all’interno del Pdl. Non è un caso, tra l’altro, che i responsabili verso i quali la vittima ha sporto denuncia sono il Senatore Altero Matteoli, il senatore Domenico Nania, il senatore Maurizio Gasparri e l’intero gruppo parlamentare (al Senato) del Popolo della Libertà. 
L’ultimo schiaffo alla famiglia Tucci, già devastata da oltre 10 interminabili anni di battaglie legali, ritorsioni, minacce, privazioni e ristrezze economiche, è arriva nei mesi scorsi dall’Inail. In pratica, nonostante i riscontri confermativi del medico legale, degli psichiatri e degli stessi ispettori inviati dall’istituto per valutare l’effettivo riconoscimento della malattia professionale al sig. Tucci, l’Inail, in maniera inconcepibile, illogica ed inspiegabile, ha deciso di non riscontrare il nesso di causalità tra la grave patologia da cui è affetta la vittima e ciò che quest’ultima ha subito al lavoro. (nesso tra l'altro pienamente confermato anche dall’Asl di Pescara)
Un’odissea di ingiustizie eclatanti e di una reale, pervicace e debilitante azione di mobbing che si è consumata quindi proprio all’interno del Parlamento. Questo aspetto, da solo, basterebbe non soltanto per riempire le prime pagine delle principali testate nazionali e per interessare trasmissioni come “Annozero” e “Report” ma, di sicuro, data l’enorme mole di documenti incontrovertibili e di testimoni, potrebbe benissimo essere raccontato in un libro. Altro che casa di Montecarlo, altro che confessioni di una escort in cerca di fama: la storia di un uomo mobilizzato per anni direttamente al Senato della Repubblica, se rilanciata dalla stampa blasonata e spesso schierata, pigra o piegata, potrebbe rappresentare un danno d’immagine incalcolabile per tutti i personaggi più o meno credibili che si aggiustano il colletto bianco per apparire nei salotti tv, litigare sul nulla, snocciolare dati e documenti che attesterebbero l’inferiorità politica e morale dell’avversario e riempirsi la bocca ingorda ma vuota di concetti come libertà, democrazia, futuro, libertà, legalità e via discorrendo. Invece di tacere per la vergogna, si opta così per l’omertà criminosa e l’arringa boriosa di chi da anni tenta di convincere l’elettore che il peggio del peggio sia il meglio possibile. 
Osservando questa rovinosa filosofia di giudizio, qualcuno dotato di scarsa sensibilità e scarso spirito d’osservazione, potrà difatti puntualizzare che quello di Leonida Maria Tucci sia solo uno degli innumerevoli casi di mobbing e di irregolarità contrattuale e retributiva subiti da un onesto lavoratore. Il punto, però, è che tali reati si sono consumati non in una redazione qualunque ma all’interno di una delle due Aule del Parlamento Italiano. Tucci non è dunque un mobilizzato ma il mobilizzato al Senato che potrebbe essere motivo di accesa, doverosa e magari fruttuosa discussione su situazioni simili per dinamiche ma non per gravità, valore simbolico e ripercussioni fisiche, economiche e psicologiche.


7 novembre . Ricordare la rivoluzione d'Ottobre per preparare la prossima

di Francesco Ricci



25 ottobre 1917 (7 novembre del nostro calendario), dopo il crollo dello zarismo (febbraio) la sinistra governista dell'epoca, guidata da menscevichi e socialisti-rivoluzionari (potremmo definirli gli antenati - seppure ben più di sinistra e ben più consistenti - dei partiti della attuale "sinistra radicale", Prc, Sel, ecc.), cerca di rimettere il potere nelle mani della borghesia: come in ogni epoca hanno sempre fatto i riformisti, il cui unico scopo è predicare la collaborazione con i padroni cosiddetti progressisti, cioè la rinuncia all'obiettivo di fondo del movimento operaio (il governo dei lavoratori) e la subordinazione della classe operaia ai governi che gestiscono gli affari della borghesia, in cambio di qualche poltrona per gli apparati.
Ma i comunisti rivoluzionari, diretti dal partito bolscevico di Lenin e Trotsky, in quei pochi mesi frenetici sono cresciuti nelle lotte e hanno trasformato la loro organizzazione (prima relativamente piccola) nel partito più influente tra le masse proletarie, rifiutando ogni sostegno al governo "di sinistra" e anzi conducendo contro di esso una opposizione senza quartiere. Guadagnata da poche settimane la maggioranza negli organismi di lotta (i soviet) devono ora dirigere l'ultimo atto della rivoluzione: l'insurrezione che rovesci definitivamente il governo Kerensky (il Vendola di quei tempi, per così dire), governo composto e diretto dai partiti della sinistra riformista ma basato su un programma borghese, quindi anti-operaio.
La famosa presa del Palazzo d'Inverno lungi dall'essere un "golpe" fu appunto questo "ultimo atto" insurrezionale a Pietrogrado che, spazzando via anche simbolicamente il governo della borghesia (il presidente del Consiglio era peraltro già scappato), libera lo spazio al potere degli operai guidati dai comunisti rivoluzionari. Nelle ore successive si costituirà il Consiglio dei Commissari del Popolo, un governo basato sugli organismi di lotta del proletariato e su un programma operaio: l'unico governo a cui possono partecipare i comunisti, sostennero Lenin e Trotsky riprendendo le posizioni fondamentali del comunismo di Marx ed Engels.
Ricordiamo oggi quelle bellissime giornate rivoluzionarie. E lo facciamo non certo per nostalgia ma per fermarci ancora una volta a studiare il modo con cui i lavoratori e le classi subalterne, guidati dal partito comunista, seppero non solo liberarsi di un regime reazionario (quello dello zar) ma seppero anche distruggere ogni illusione in governi cosiddetti "progressisti".
Hanno un bel dire i padroni e i burocrati riformisti che si tratta di una storia vecchia. Certo la storia è vecchia (si avvia verso i cento anni) ma ci offre insegnamenti sull'unico rimedio finora trovato per mettere fine alla barbarie del capitalismo (un sistema ben più vecchio, anzi decrepito). E' vero che sono mutate tante cose da quei giorni: ma l'essenziale rimane lo stesso. Uguale il dominio brutale del capitalismo, uguali le sue guerre sociali e militari contro i lavoratori e i popoli oppressi, uguale il ruolo di argine alle lotte svolto dalle burocrazie sindacali e dalla sinistra governista. Così come uguale, identico, resta il bisogno di costruire un'altra direzione del movimento operaio, basata sull'indipendenza di classe, e cioè un partito di tipo bolscevico. Per preparare, nelle lotte di oggi, la prossima rivoluzione.

Le letture che presentiamo
Per ricordare il 7 novembre 1917 abbiamo selezionato i testi di due protagonisti e di uno storico: iniziamo con alcuni brani della bellissima cronaca di quei giorni fatta dal giornalista e dirigente comunista statunitense John Reed, che partecipò alla rivoluzione (alla sua vicenda è ispirato anche il bel film di Warren Beatty: Reds); segue un assaggio di un articolo di Lev Trotsky (con Lenin il principale dirigente dell'Ottobre); e chiudono questa piccola antologia alcune pagine dalla biografia che lo storico militante Pierre Broué ha dedicato a Trotsky, presidente del Comitato militare rivoluzionario che si occupò dell'insurrezione.




Il 7 novembre 1917 nel racconto di un testimone

di John Reed

Mercoledì 7 novembre, mi alzai molto tardi. Il cannone di mezzogiorno tuonava dal forte Pietro e Paolo mentre io mi avviavo lungo la prospettiva Nevsky. Era un giorno piovoso e freddo. Di fronte alla Banca di Stato alcuni soldati con la baionetta innestata montavano la guardia davanti alle porte chiuse.
"Di quale parte siete? Del governo?" domandai.
"Non c'è più il governo" mi rispose uno con un ghigno. 
 .. 
Davanti alla porta del palazzo Marinsky c'era una folla di soldati e di marinai. Un marinaio raccontava della fine del Consiglio della Repubblica. "Siamo entrati dentro" diceva "e abbiamo fatto guardare le porte dai compagni. Sono andato dal controrivoluzionario che sedeva nel seggio del presidente e gli ho detto: 'Non c'è più Consiglio, vattene a casa, ora."
Qualcuno rise.
 .. 
Quando arrivammo in vettura davanti allo Smolny, la sua massiccia facciata fiammeggiava di luci, e da tutte le strade vi facevano capo rapide correnti di forme indistinte nel buio. Automobili e motociclette andavano e venivano; un enorme carro armato, una specie di elefante multicolore, sormontato da due bandiere rosse ondeggianti sulla torretta, avanzava strepitando con la sua schiamazzante sirena. Faceva freddo e davanti alla porta esterna le Guardie Rosse avevano acceso un falò.  ...  Ai quattro cannoni a tiro rapido posti ai lati della porta d'ingresso erano state tolte le cuffie di tela e i nastri delle munizioni pendevano come serpi dalle culatte.  ...  
V'era nell'aria un senso di audacia. Già dalle scale si riversò un'ondata di folla, operai in camiciotto nero e berretto di pelliccia scuro  .... . La riunione del soviet di Pietrogrado era cominciata.  ... 
La sessione era stata importante: in nome del Comitato militare rivoluzionario, Trotsky aveva dichiarato che il governo provvisorio aveva cessato di esistere.
"La caratteristica dei governi borghesi" egli disse "è quella di ingannare le masse popolari. Noi, deputati del soviet degli operai, dei contadini e dei soldati, stiamo tentando un esperimento unico nella storia, stiamo ponendo le basi di un potere che non avrà altra mira se non quella di soddisfare i bisogni dei soldati, degli operai e dei contadini."
Lenin era apparso, accolto da una potente ovazione, e aveva preconizzato la rivoluzione socialista di tutto il mondo.  ... 
[Si apre il Secondo Congresso dei soviet, è eletta la presidenza, proporzionalmente ai diversi partiti sovietici: 14 bolscevichi, 7 socialisti-rivoluzionari, 3 menscevichi, 1 internazionalista. Ndr].
Improvvisamente si fa sentire un nuovo rumore, più cupo dello strepitio della folla, insistente, inquietante, il sordo rombo dei cannoni.  ...  Martov [dirigente riformista, ndr] domanda la parola e grida: "La guerra civile è cominciata, compagni! La prima questione deve essere la pacifica risoluzione della crisi. Per principio e da un punto di vista politico, dobbiamo urgentemente discutere i mezzi per allontanare la guerra civile. I nostri fratelli si stanno uccidendo nelle vie. In questo momento, prima ancora che il Congresso dei soviet sia aperto, la questione del potere è risolta coi sistemi di una congiura militare organizzata da uno dei partiti rivoluzionari [i bolscevichi di Lenin e Trotsky]."  ...  "Noi dobbiamo [continua Martov, ndr] formare un governo che sia riconosciuto da tutta la democrazia."    ...  
Il resto andò perduto in una tempesta di grida, di minacce, di maledizioni che si levò a un diapason infernale mentre cinquanta deputati [della sinistra governista, ndr] si alzarono e si fecero largo tra la folla per uscire.
Kamenev, che presiedeva, agitava il campanello gridando: "State ai vostri posti e seguitiamo il nostro lavoro!" Trotsky, in piedi, con il viso pallido e crudele, decretava con la sua voce potente e con un freddo disprezzo: "Sono i cosiddetti socialisti, menscevichi, socialisti-rivoluzionari, vigliacchi vari, lasciateli andare. Rappresentano quei rifiuti che saranno spazzati via nell'immondezzaio della storia!"

John Reed, da I dieci giorni che sconvolsero il mondo (pubblicato in varie edizioni).




Cosa ha rappresentato la rivoluzione russa

di Lev Trotsky



Con Lenin, siamo entrati nella rivoluzione d'Ottobre profondamente convinti che la rivoluzione in Russia non poteva essere portata a compimento indipendentemente dagli altri Paesi. Ritenevamo che questa rivoluzione non poteva essere che il primo anello della catena della rivoluzione mondiale e che la sorte di questo anello sarebbe dipesa dal destino di tutta la catena. Manteniamo questa posizione.  ... 

Arriviamo a questo anniversario come deportati, prigionieri, esiliati, ma vi arriviamo senza il benché minimo pessimismo. Il principio della dittatura del proletariato è entrato saldamente nella storia. Ha mostrato la formidabile potenza di una giovane classe rivoluzionaria diretta da un partito che sa quello che vuole e che è capace di accordare la propria volontà al passo dell'evoluzione obiettiva. 
Gli anni trascorsi hanno mostrato che la classe operaia di un Paese anche arretrato non solo può fare a meno di banchieri, di proprietari e di capitalisti, ma è pure capace di assicurare all'industria uno sviluppo assai più rapido di quello avutosi sotto il dominio degli sfruttatori. Questi anni hanno mostrato che una economia centralizzata secondo un piano ha un netto vantaggio sull'anarchia capitalistica.
 ... 
Non abbiamo niente di cui pentirci e non rinunciamo a niente. Viviamo delle idee e della passione che ci animavano durante le giornate dell'Ottobre 1917. Attraverso le temporanee difficoltà possiamo guardare dinanzi a noi. Per quanto complicati siano i meandri del fiume, il fiume scorre verso l'oceano.

Lev Trotsky, da "Per il dodicesimo anniversario dell'Ottobre", 1929 (in Scritti 1929-1936, Einaudi, 1962








Lo scontro tra comunisti e riformisti

di Pierre Broué



Il governo provvisorio è informato di tutto. Ma non fa nulla, certo perché non può far nulla. I suoi ordini non sortiscono effetti o, se lo fanno, essi sono prontamente annullati. Sotto la presidenza di Trotsky, il Comitato militare rivoluzionario, invece, è attivissimo. Il 24 ottobre (6 novembre) designa propri delegati alle Poste, alle Ferrovie, all'Annona. Trotsky arringa la folla al Circo moderno e conquista un battaglione di motociclisti alla rivoluzione; parla al soviet di Pietrogrado; riunisce allo Smolny i primi delegati al Congresso panrusso dei soviet. Ordina la riapertura dei giornali chiusi dal governo provvisorio, mentre operai e soldati occupano redazioni e tipografie della stampa di destra.  ...
Verso le due del mattino dello stesso giorno iniziano i movimenti di truppe che precedono le prime operazioni militari. Alla riunione del Comitato esecutivo che siede con i delegati già arrivati del Congresso dei soviet, i socialisti conciliatori attaccano ancora una volta, per bocca di Dan, che fa il quadro di una situazione apocalittica in cui prevale la controrivoluzione: secondo lui, l'insurrezione sarebbe pura follia e porterebbe alla rovina della rivoluzione.
Questa volta Trotsky risponde apertamente, a nome del Comitato militare rivoluzionario, del partito bolscevico e dei soviet: abbandonando gli argomenti difensivi, rivendicando la responsabilità dell'insurrezione già cominciata egli cerca di galvanizzare i delegati.  ...
Nel corso di quella notte Trotsky dormirà solo pochissime ore, stendendosi verso le quattro completamente vestito, su un divano dello Smolny. ...
Durante la notte i distaccamenti di insorti avanzano. All'alba occupano già i ponti, le stazioni, gli edifici delle poste, la Banca di Stato, la maggior parte delle tipografie. Alle 10 del mattino del 25 ottobre (7 novembre) lo Smolny diffonde un bollettino di vittoria. "Il governo provvisorio è stato deposto. Il potere statale è passato al Comitato militare rivoluzionario."
In realtà, per il momento, le cose non stanno affatto così, e tutte le autorità sono ancora riunite attorno al governo provvisorio nel Palazzo d'Inverno. Gli scontri armati sono tuttavia molto limitati. Marinai, soldati e guardie rosse hanno disarmato senza colpo ferire vari distaccamenti di allievi ufficiali, una delle poche forze sulle quali il governo provvisorio credeva di poter contare. ...
La seduta [del Congresso dei soviet, ndr] è aperta, in nome dell'esecutivo in carica, dal menscevico Dan, vestito della sua divisa di medico militare. Sui 650 delegati presenti - alla fine saranno 900 - con voto deliberativo, ce ne sono 390 che si richiamano alle posizioni dei bolscevichi. Trotsky valuta in circa un quarto quella che chiama "l'opposizione conciliatrice in tutte le sue sfumature". La presidenza, costituita su base proporzionale, comprende 14 bolscevichi, una discreta maggioranza rispetto agli 11 rappresentanti della minoranza. Lenin figura al primo posto nella lista bolscevica, seguito da Trotsky.  ...
Martov avanza una disperata proposta di "compromesso", che condanna l'insurrezione bolscevica e stabilisce la sospensione dei lavori del Congresso fino alla conclusione di un accordo generale tra tutti i partiti socialisti. La risposta spetta evidentemente a Trotsky, che parla dalla tribuna in cui si trova accanto a Martov:
"L'insurrezione delle masse popolari non ha bisogno di giustificazioni. Ciò che è accaduto è un'insurrezione, non una congiura. Noi abbiamo temprato l'energia rivoluzionaria degli operai e dei soldati di Pietrogrado. Abbiamo forgiato apertamente la volontà delle masse per l'insurrezione, non per una congiura. Le masse popolari seguono la nostra bandiera e la nostra insurrezione ha vinto. Adesso ci si dice: rinunciate alla vostra vittoria, fate concessioni, venite a compromessi. Con chi? Io mi domando con chi dovremmo venire a compromessi? Con quei miserevoli gruppetti che hanno lasciato il Congresso o che avanzano questa proposta? Ma li abbiamo conosciuti bene. Nessuno in Russia più li segue."
E conclude votando i conciliatori al "cestino dei rifiuti della storia".
La seduta è sospesa per mezz'ora alle due di notte. Quando riprendono i lavori, Kamenev può annunciare la caduta del Palazzo d'Inverno  ...  e l'arresto di tutti i ministri tranne Kerensky [che era scappato, ndr].

Pierre Broué, da La rivoluzione perduta. Vita di Trotsky (Bollati Boringhieri, 1991).

venerdì 5 novembre 2010

Situazione Agusta e Videocon

Associazione Politico- Culturale 20 ottobre



            “Le notizie di recente apparse sulla stampa locale di una imminente crisi dello stabilimento ciociaro dell’Augusta sono prive di qualsiasi fondamento”.
A dichiararlo è Oreste Della Posta esponente di spicco dell’Associazione politico culturale “20 Ottobre”.
“È  vero – spiega Della Posta – che le multinazionali come l’Augusta  sono soggette alla legge di mercato che premia gli stabilimenti più produttivi. Ma quello in provincia di Frosinone è uno dei più competitivi e efficienti di tutto il gruppo. Non teme in sostanza la concorrenza.”
“ Ipotizziamo – afferma – che queste notizie siano state diffuse da qualche ex dirigente e sono solo finalizzate a cerare allarmismo”.
“Noi – conclude Della Posta – siamo seriamente preoccupati invece per le sorti della Videocon dove, più di mille operai sono in cassa integrazione e nulla il ministero e la Regione stanno facendo per studiare una soluzione. Le sorti dello stabilimento sono ancora incerte così come lo è il futuro di tutti gli operai e delle loro famiglie. È un vero dramma sociale e del lavoro. . Chiediamo con forza che arrivi una risposta immediata dal Governo sulle sorti di quello stabilimento”.

05/11/2010, Aquino

La Francia indica la strada: “Masse popolari d’Europa, sollevatevi!”

dichiarazioni delle sezioni europee della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale


“Sarkozy ci ha dichiarato guerra”, hanno detto i lavoratori francesi riferendosi ai provvedimenti del governo e in particolare alla riforma delle pensioni che ha provocato l’attuale ondata di mobilitazioni, la più grande dal 1995.
A maggio, è stato il “socialista” Zapatero che ha fatto lo stesso, annunciando la propria manovra correttiva che prevedeva la diminuzione degli stipendi degli impiegati pubblici, il congelamento delle pensioni e una profonda controriforma del mercato del lavoro, a cui ha fatto seguito un drastico taglio del bilancio e la prevista riforma delle pensioni. In questi giorni, è il governo inglese ad aver annunciato la distruzione di 500 mila posti di lavoro nell’amministrazione pubblica, un brutale taglio al welfare state e la riforma delle pensioni. In Portogallo, il nuovo piano di austerità del “socialista” Socrates ha già provocato la convocazione di uno sciopero generale per il 24 novembre. Agli inizi dell’anno, è stata la classe lavoratrice greca a scendere in piazza contro i draconiani piani di austerità decisi a Bruxelles e applicati dal “socialista” Papandreu. In Germania, la Merkel ha annunciato un piano di tagli di 80 miliardi di euro. In Italia, il governo Berlusconi impone le stesse misure. Tutta l’Europa si scontra con questa piaga.
L’Unione Europea, agli ordini del capitalismo tedesco e con l’avallo del Fmi, indica i piani dei governi di ogni “colore”. E' un’autentica guerra sociale quella che è stata messa in campo. In ogni caso, è stato deciso che il deficit pubblico e il debito generato dai 700 miliardi di euro stanziati per il salvataggio delle banche quando il sistema finanziario è stato sull’orlo del collasso dovranno essere pagati dalle lavoratrici e dai lavoratori. Questo è il senso delle manovre correttive che tutti i governi stanno applicando a scapito delle pensioni, degli stipendi degli impiegati pubblici, dei servizi e delle prestazioni sociali. Con questo, insieme al massiccio impoverimento, vogliono spianare la strada alle banche, alle imprese assicuratrici e ai fondi di investimento, nella gestione e nel controllo del sistema delle pensioni, della sanità e dell’istruzione.
Si tratta, né più né meno, che di un piano unificato per porre fine alle conquiste della classe operaia europea ed imporre un arretramento storico al livello di vita e ai diritti democratici finora ottenuti. Non a caso, in molti Stati dell’Ue esistono ancora importanti conquiste sociali e democratiche, nel pieno di un mondo sotto i colpi del più selvaggio neoliberalismo. Diritti come le ferie pagate, salari dignitosi, la sicurezza sociale praticamente universale, i sistemi pensionistici pubblici o lo stesso diritto di sciopero, sono finiti nel mirino della classe capitalista europea. Porvi fine rappresenta la precondizione per competere con gli altri imperialismi nella spartizione della torta del mercato mondiale nel pieno di una crisi storica, la più grande che si conosca dalla Grande Depressione degli anni Trenta.
A partire da questa unità di tutti i governi contro la classe lavoratrice, si gioca nell’Unione Europea un’altra battaglia, fra quelli che appartengono al “nucleo duro” e quelli che ne sono esclusi. La crisi ha assegnato a ciascuno il suo posto: sotto l’egemonia tedesca, l’asse franco-germanico si mostra come il padrone indiscusso d’Europa, mentre i paesi periferici, come Grecia, Portogallo o Spagna, sono sottoposti a un regime di “protettorato” economico, senza parlare inoltre dei Paesi dell’Est che recentemente hanno fatto ingresso nell’Ue, privi di ogni sovranità nazionale. Non significa nient’altro che questo la nuova “governance economica” europea. Per il resto, i brutali piani di austerità trascinano inevitabilmente verso la recessione e la stagnazione europea, la qual cosa mette in dubbio le stesse prospettive dell’euro e dell’Ue.
La risposta della classe lavoratrice europeaLa risposta alle manovre correttive, iniziata l’anno scorso dai lavoratori e dalle masse popolari greche, si è estesa all’Europa nel suo insieme. Grandi manifestazioni e scioperi si sono susseguiti in Italia, Spagna, Portogallo, Germania, nei paesi dell’Est… E, all’avanguardia, la classe operaia e la gioventù francesi, con un impressionante impulso dalla base e travolgendo i vertici burocratizzati, hanno messo alle corde il governo Sarkozy, costretto a militarizzare le raffinerie e a scatenare una massiccia repressione, con migliaia di arresti.
A ogni latitudine, pur con ritmi differenti, la classe lavoratrice e la gioventù d’Europa mostrano la loro disponibilità alla lotta. Una disponibilità che, in ogni dove, si scontra con la burocrazia sindacale della Ces e delle sue organizzazioni nazionali, che cercano di bloccare le mobilitazioni, di impedire lo scontro diretto dei lavoratori con i governi e con la Ue e di sbarrare a tutti i costi la strada a una risposta unificata della classe lavoratrice europea. La sola ipotesi di uno sciopero generale europeo provoca alla Ces i brividi. In Francia, le burocrazie sindacali si rifiutano di centralizzare il movimento lanciandolo in uno sciopero a tempo indeterminato che avrebbe tutte le carte in regola per ottenere il ritiro della riforma pensionistica e la caduta di Sarkozy. Al contrario, attendono che il movimento perda forza e si demoralizzi. La direzione delle Tuc britanniche si rifiuta di convocare una manifestazione nazionale contro i brutali piani di Cameron, nonostante le richieste dei sindacati dei trasporti e dell’istruzione. In Spagna, i dirigenti delle Cc.Oo. e dell’Ugt si rifiutano di convocare un nuovo sciopero generale, nel vano intento di riprendere il “dialogo sociale”. E potremmo continuare con esempi simili in altri Paesi.
Ma, nonostante l’onnipresente propaganda capitalista che insiste un giorno sì e l’altro pure con la solita solfa per cui non c’è alternativa all’impoverimento e alla perdita di diritti, bisogna dire che è possibile respingere le manovre correttive con una mobilitazione generale che si scontri direttamente con i governi e faccia confluire le forze di tutta la classe lavoratrice europea in una risposta unificata e schiacciante, rompendo le frontiere che la dividono, di Stato in Stato, di nazione in nazione.
Esigiamo, pertanto, che le direzioni sindacali della classe operaia dei diversi paesi europei mettano in campo piani di lotta combattivi e conseguenti con l’obiettivo di sconfiggere queste manovre antioperaie, invece di sedersi al tavolo delle trattative per negoziare con i governi piccoli cambiamenti, che non mettono in discussione il contenuto di questi attacchi. Esigiamo anche che convochino scioperi generali nei loro Paesi e uno sciopero generale europeo che possa respingere i piani dei governi, della Ue e del Fmi.
Le lavoratrici e i lavoratori europei sono entrati in un periodo storico in cui affrontano la gigantesca sfida di sconfiggere questi piani – che, come dicono i compagni greci, “vogliono riportarci agli anni ’50” – e di imporre una soluzione operaia alla crisi, aprendo l’orizzonte della lotta per la distruzione dell’Unione Europea e per l’edificazione degli Stati Uniti Socialisti d’Europa.
Imporre una soluzione operaia alla crisi esige il rifiuto categorico delle manovre correttive, la divisione del lavoro mediante la riduzione della giornata lavorativa senza riduzione dei salari, il sussidio di disoccupazione a tempo indeterminato fino a che i lavoratori non vengano reimpiegati, la pensione a 60 anni, l’avvio di ambiziosi e duraturi piani di opere pubbliche per risolvere le grandi necessità sociali, la fine delle privatizzazioni dei servizi pubblici e la loro ripubblicizzazione, forte tassazione ai ricchi, la nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori delle grandi industrie e dei settori strategici, l’espropriazione delle banche per porre le risorse del paese al servizio della riorganizzazione dell’economia a vantaggio dell’immensa maggioranza ed il mancato riconoscimento dei debiti nazionali.
Imporre una soluzione operaia alla crisi esige che si faccia fronte con la massima determinazione al risorgere delle pulsioni razziste e xenofobe, dietro le quali si prospetta il risorgere dell’estrema destra, un’arma sulla quale la borghesia europea comincia a fare affidamento per il futuro.
In realtà, ciò che stiamo vivendo oggi è una guerra sociale dei padroni e dei governi contro i lavoratori e le masse popolari. Imporre una soluzione operaia alla crisi esige, pertanto, non solo scontrarsi con le manovre ma anche con i governi in carica che stanno facendo sì che siano i lavoratori a pagare per una crisi che non è la loro. Senza combattere direttamente questi governi della borghesia, siano essi di destra o di centrosinistra o socialdemocratici, non riusciremo a respingere questi piani.
In questo senso, questa crisi non ha fatto altro che mettere in chiaro – e nella forma più cruda – la barbarie del sistema capitalista, che non dà altra soluzione a quelli che vivono del loro lavoro se non il supersfruttamento e la miseria. Un sistema che passa di crisi in crisi, che si fonda sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che ci priva della vita e della dignità facendoci lavorare fino alla morte, che sostiene il lusso dei ricchi con la distruzione del pianeta e dell’umanità. Per questo, per la Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale (Lit-Ci), questa crisi – la più grande dal 1929 – pone all’ordine del giorno la necessità di sconfiggere non solo le manovre dei governi, ma tutto il sistema capitalista.
Avanzare nella riorganizzazione sindacale e politica del movimento operaioI lavoratori e le lavoratrici, la gioventù francese, mostrano un’enorme forza e, al tempo stesso, la necessità urgente di raggruppare la forza combattiva che dalle basi sindacali e dai giovani postuli un’alternativa rispetto alle burocrazie che sono il principale tappo della mobilitazione. In questo momento, questa è la necessità più urgente in ogni Paese e su scala europea: raggruppare la sinistra sindacale coordinandola a livello europeo, dove l’arretramento è ancora grande.
Tutti i passi nella riorganizzazione sindacale sono inseparabili dalla riorganizzazione politica, dalla lotta per avanzare una direzione rivoluzionaria rispetto a una sinistra governista che da molto tempo ha cessato di essere sinistra per convertirsi in strumento del capitalismo europeo. In questo compito sono fortemente impegnate le sezioni europee della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale.

giovedì 4 novembre 2010

Iniziativa Anticlericale

da Satyricon


Il Gruppo Anarchico Carlo Cafiero - Federazione Anarchica Italiana, in collaborazione con Satyricon Caffè Letterario di Frosinone e con anarchici ed anarchiche del Lazio, organizza domenica 7 novembre, nei locali del Satyricon Caffè Letterario, in via Firenze 28/30 a Frosinone un'iniziativa anticlericale.
La serata comincerà alle 19:00 con la proiezione del film "Le regole del Vaticano"
Alle 20:00 dibattito, interverranno Francesco Paoletti e Vincenzo 'gnazio della Commissione Anticlericale della Federazione Anarchica Italiana, presiede Tommaso Aversa del Gruppo Cafiero
Alle 22:00 concerto degli Ucronutopia di Roma
Durante tutta la serata sarà possibile sbattezzarsi.
Appuntamento domenica 7 novembre dalle 19:00 al Satyricon Caffè Letterario via Firenze 30 a Frosinone.
Gruppo C. Cafiero – Federazione Anarchica Italiana
fairoma@federazioneanarchica.org 




Totò Sketches

di Daniele Sepe


Siamo in un periodo in cui le forbici la fanno da padrone. Tagli alla sanità, alla scuola. A quando la sottrazione dell’aria visto che con l’acqua ci stanno seriamente provando ?  In un regime di privazione dove la gente comune, consapevolmente o inconsapevolmente, viene umiliata  l’unico campo che gode di finanziamenti illimitati per volontà suprema del capo in persona è quello dell’intrattenimento!!!!! Vedo già gli appassionati di teatro, musica, cinema saltare sulla sedia . E’ necessaria una precisazione. Senza alcun dubbio il mondo dello spettacolo, soprattutto nelle sue forme di espressione culturale più alte ha subito  e anche pesantemente l’azione della scure . Per intrattenimento si intendeva il sollazzo sessuale del premier e dei suoi compagni di merende da Bertolaso a Brunetta. E’ indubbio che i finanziamenti a sostegno delle escort e del mignottaio di alto bordo sono duplicati se non  triplicati. Per tornare alla cultura segnaliamo con entusiasmo l’idea dei Daniele Sepe  che, per risparmiare mette,  insieme due forme di espressione  quella cinematografica e quella musicale in maniera che con pochi fondi si riesce a creare  musica e    cinema  insieme .  Vi presentiamo “Totò Sketches” .L’operazione consiste nel selezionare alcune sequenze di film di Totò , togliere il sonoro originale e commentare le scene attraverso la musica. Niente di nuovo, il cinema muto funzionava così. Ma  la qualità degli arrangiamenti e dei brani eseguiti da Daniele Sepe con l’Art Ensemble of Soccavo, la varietà di stili  e contaminazioni  tra  jazz,   ska, la musica popolare integrata nella comicità di Totò danno origine a delle performance veramente originali che noi di Aut andiamo a proporvi.
La Redazione 

Video tratti  da Totò Sketches di Daniele Sepe & Art Ensemble of Soccavo.
"Un montaggio originale delle migliori cose del principe,
tolto l' audio originale siamo noi medesimi che sonorizziamo
e addirittura vi facciamo i dialoghi in tempo reale!
Musiche da Rota a Kalhed, da Piccioni a Stravinsky...
modestia a parte uno spettacolo parte Nopeo e parte Napoletano."
Registrato live in Lainate, Padania
Daniele Sepe.









Sosteniamo le masse popolari di Terzigno e della Campania!

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Il territorio e la salute sono beni comuni, come il lavoro, l’istruzione, l’acqua!
Ribellarsi a chi devasta e affama è giusto!
Via la banda Berlusconi! Un governo di emergenza popolare deve prendere il suo posto!

·  Che tutti i sinceri democratici, i progressisti, la società civile prendano posizione e si mobilitino per fermare le violenze poliziesche contro le masse popolari campane e per sostenere le migliaia di persone che scendono in strada in difesa della propria terra e della propria vita.

·  Che le più grandi e influenti organizzazioni popolari, a partire dalla FIOM e dai sindacati di base, dagli organismi che difendono la Costituzione e l’ambiente, indicano proteste e mobilitazioni per rompere l’assedio di Terzigno.

·  Che Landini, Cremaschi, Flores D’Arcais, Margherità Hack, Don Gallo e tutti i promotori della grande manifestazione del 16 ottobre diano seguito alle aspettative, ai sentimenti e alla volontà che centinaia di migliaia di operai, lavoratori, donne, giovani, immigrati, intellettuali hanno espresso in quella manifestazione mettendosi alla testa del movimento di massa per cacciare Berlusconi e costruire un governo di emergenza popolare.

La loro lotta è la nostra lotta. Sostenere gli abitanti di Terzigno!
Con manifestazioni, presidi, prese di posizione, dichiarazioni pubbliche: un movimento di piazza e di opinione in solidarietà con chi si ribella alle speculazioni di politicanti e malavitosi, che rafforzi la lotta per cacciare via la banda Berlusconi, che dia alle organizzazioni operaie e popolari scese in piazza il 16 ottobre contro il “patto sociale” di Marchionne, la deriva reazionaria e la devastazione ambientale uno obiettivo unitario e costruttivo: instaurare un loro governo di emergenza popolare per porre rimedio subito agli effetti più gravi della crisi economica e ambientale! “Quando un ordine sociale è ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale giusto”! “E’ guerra civile ”, così gli abitanti di Terzigno definiscono quello che sta succedendo in questi giorni e che i mass media, salvo poche eccezioni, liquidano come “scontri e tafferugli”: cariche continue da parte di polizia, carabinieri e guardia di finanza, rastrellamenti, manganellate su donne e ragazzini, pestaggi e feriti (anche gravi), sequestro di telecamere ad alcuni operatori televisivi. Il governo ha dato disposizione di aprire una seconda discarica sul territorio e ha accompagnato la decisione con l’invio di reparti antisommossa, il messaggio chiaro: siete condannati a vivere e morire nei rifiuti, se non va bene manganellate Hanno ragione, a Terzigno si sta combattendo una guerra! Da una parte ci sono il governo e le autorità locali. Dalla Prestigiacomo, a Caldoro, al capo della polizia Manganelli (il boia della Diaz e di Bolzaneto al G8 di Genova!), il loro ritornello è che “la legge prevede l’apertura della nuova discarica di Cava Vitiello e la legge va rispettata”. NON E’ VERO! La legge a cui fanno riferimento (il decreto 90/2008) non è più attiva ed era una legge in deroga ad altre normative nazionali ed europee (vedi PeaceReporter)! Berlusconi e i suoi soci, complici e compari sono i primi a non rispettare leggi e a calpestare la Costituzioni, però vorrebbero imporre alle masse con la violenza pianificata e brutale di rispettare una legge ingiusta, criminale e neanche più in vigore! Ma soprattutto se una legge  vuol dire devastazione di un territorio, morte e malattie, allora è la legge che non va bene e non rispettarla è un atto di giustizia e civiltà! Ci sono i mandanti di questo governo criminale, ci sono l’Impregilo e la camorra, ci sono gli alti prelati e i “gentiluomini di Sua Santità”, ci sono la P3 e tutta la razza di criminali a cui Berlusconi ha dato la stura e che sotto la sua ala ha fatto la parte del leone nel depredare i lavoratori e devastare l’ambiente: a loro non interessa niente risolvere il problema dei rifiuti, a loro importa solo quello che rende soldi, per loro la “munnezza è oro” e l’importante è che continui a essere oro. Dall’altra parte c’è un’intera popolazione che sta difendendo con ogni mezzo, con coraggio, determinazione, eroismo il territorio in cui vive, la salute pubblica e il proprio futuro! Una popolazione che sta affermando il proprio diritto a decidere in prima persona di ciò che riguarda la loro terra e la loro vita: cosa stanno facendo Bossi e la Lega, i paladini delle “autonomie locali”, oltre a sedere al governo centrale e perseguitare gli immigrati? Cosa sta facendo Maroni oltre a mandare la polizia a malmenare gli abitanti di Terzigno? Una popolazione che sta facendo della “difesa della vita” una guida per l’azione e una condotta di vita: dove sono il cardinale Sepe, Papa Ratzinger  e tutti gli alti porporati? Se non sono in piazza con gli abitanti di Terzigno è perché la loro “difesa della vita” è solo uno strumento per negare alle donne l’assistenza in caso in interruzione di gravidanza e alle coppie che non possono avere figli la possibilità di averli o per alimentare forzatamente i malati terminali! La lotta di Terzigno è la lotta del movimento No TAV, No Dal Molin, No Ponte, degli operai di Pomigliano, di Melfi, della Fincantieri e della Indesit, dei pastori sardi, dei precari della scuola, degli studenti, degli immigrati. L’ “ordine” che il governo Berlusconi vuole imporre con la polizia a Terzigno è lo stesso che Marchionne e il padronato vogliono imporre con il ricatto e le ritorsioni a Pomigliano e in tutte le aziende, è lo stesso che gli imperialisti e i sionisti vogliono imporre con le torture e la bombe “intelligenti” in Afghanistan, in Iraq, in Palestina. E’ l’“ordine” contro cui migliaia di organizzazioni operaie e popolari sono scese in piazza il 16 ottobre, rispondendo all’appello della FIOM. Ribellarsi a un “ordine” di devastazione, miseria, guerra e morte è sano, è giusto e legittimo! È la condizione per costruire un futuro per noi, i nostri figli e il nostro paese!  “Quando un ordine sociale è ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale più giusto”! E’ legittimo tutto quello che serve ai lavoratori e alle masse per vivere e lavorare dignitosamente, anche se è illegale! Solidarietà con la lotta di Terzigno! Libertà per i dimostranti arrestati! La lotta di Terzigno non è solo una battaglia contro la discarica, è una battaglia per un ambiente sano dove vivere e crescere i nostri figli, è una battaglia di libertà e civiltà, per il futuro di tutti noi!



mercoledì 3 novembre 2010

Rispondere unitariamente all’emergenza fiume Sacco

di Angelino Loffredi



Sul sito Governo.it è apparso un provvedimento preso il 29 ottobre 2010 dal Consiglio dei Ministri, recante questo titolo: Proroga dello stato di emergenza nel territorio tra la le province di Roma e Frosinone in ordine alla situazione di crisi socio-economica- ambientale ed estensione ai comuni di Frosinone, Ceccano, Castro dei Volsci, Pofi, Ceprano e Falvaterra.
Si tratta veramente di una bella notizia !
Tali comuni esclusi ingiustamente dallo stato di emergenza nel 2005 ora  fanno parte a pieno titolo di un’area che viene riconosciuta di “ crisi socio- economico-industriale “
Questo provvedimento è un riconoscimento dato verso quelle amministrazioni, quei partiti ed Associazioni che si sono impegnati per il raggiungimento di tale scopo, compreso il Sindaco di Ceccano che a volte pur in solitudine non ha mai smesso di credere in questa soluzione.
Si apre ora una nuova e forse più impegnativa fase che non può essere quella delle dispute e del lancio di anatemi fra forze contrapposte ma, al contrario, quella di uno sforzo unitario che veda uniti Provincia, Comuni, Partiti e Associazioni. Tale iniziative devono partire proprio da Ceccano, realtà che ha pagato in termini altissimi per i danni economici subiti oltre che per le minacce alla salute dei propri cittadini.
E’ ora che si discuta apertamente e con competenza fra tutte le componenti in Consiglio Comunale per predisporre una bozza di interventi da proporre agli altri Enti locali e da sottoporre al Commissario Straordinario.

Ceccano 3 Novembre 2010

Tutti devono sapere che FB è una trappola

di Franco Berardi "bifo"  da www.globalproject.info



Tutti devono sapere” è il nome di una pagina Facebook che informa(va) sulle questioni della cosiddetta riforma Gelmini, l’attacco definitivo scatenato contro la scuola pubblica italiana, il tentativo - che purtroppo sta avanzando - di distruggere alla base ogni vita intelligente, ogni democrazia in questo paese. Diecimila persone erano collegate a questa pagina: insegnanti, genitori, studenti. Da un paio di giorni questa pagina è stata cancellata senza motivazioni senza spiegazioni.
Per violazione di qualche norma di un regolamento che nessuno conosce. Facebook è così. Ricevo sempre più spesso messaggi (spesso comicamente disperati) di persone che sono state bannate dal social network, e annaspano perché la loro socialità si alimentava sempre più degli scambi di messaggi, e della continua consultazione del sito nel quale chi è solo (quasi tutti lo sono di questi tempi) può trovare la coccolante conferma della sua esistenza, e la sensazione di avere amici, anche se più tempo passi davanti allo schermo, meno amici avrai nella carne e nello sguardo. Io protesto insieme a molti altri contro la cancellazione autoritaria della pagina “Tutti devono sapere”. Però vorrei cogliere questa occasione per dire a tutti (anche ai diecimila iscritti della pagina bannata) che questa è una lezione su quel che è Facebook, e su quello che sta diventando la Rete, nella fase del Web 2.0: un ordigno totalitario, una bomba psichica a tempo destinata a distruggere ogni empatia tra esseri umani.
Negli anni ’80 tradussi un articolo dal titolo Communication without symbols, scritto da un giovane ingegnere elettronico di nome Jaron Lanier. Lanier lavorava allora in California per un laboratorio di ricerca sulle nuove tecnologie, e fu il primo a sviluppare le interfacce del Data Glove e di altri congegni di Virtual Reality che precedettero e prepararono il lancio del world wide web. Ora Jaron Lanier ha pubblicato un libro dal titolo You are not a gadget, che costituisce per quel che ne so la migliore critica del Web 2. 0 e particolarmente del social network che ha attratto più di mezzo miliardo di utenti, e che sta trasformando la vita quotidiana di una parte considerevole della nuova generazione. La prima parte del libro è dedicata all'analisi delle filosofie californiane che identificano nell’Info-Cloud la forma più alta di vita intelligente associata, e tendono a vedere nella rete telematica la forma più avanzata di vita intelligente, fino al punto che, come diceva Kevin Kelly nel suo libro del 1993 (Out of control) la mente globale non può essere compresa né controllata dalle menti umane individuali, e questo significa che essa è di un ordine superiore alla mente umana, come un alveare ha intelligenza superiore a quella delle api che lo hanno costruito. “La funzione di questo modello non è, scrive Lanier, rendere la vita più facile per la gente. Ma promuovere una nuova filosofia, secondo cui il computer evolve verso una forma di vita che può capire gli umani meglio di quanto gli umani capiscano se stessi…”  (You are not a gadget, pag. 28, traduzione mia) Lanier parte dalla premessa (filosoficamente importante) che “L’informazione è esperienza alienata.” E aggiunge: “Se i bit possono significare qualcosa per qualcuno, è solo perché sono oggetto di esperienza. Quando questo accade, si crea una comunanza di cultura tra chi immagazzina bit e chi li va a pescare nella memoria. L’esperienza è il solo processo che può disalienare l’informazione.” (29)
La tecno-Teologia della Mente alveare ha elementi molto affini alla Teologia Neoliberista, secondo cui esiste una mano invisibile che automaticamente regola tutti gli scambi economici in modo tale da realizzare il migliore dei mondi possibili in una condizione di deregulation perfetta. Leggiamo ancora Lanier: “Nel passato un investitore doveva essere capaci di capire almeno qualcosa su quel che il suo investimento avrebbe effettivamente prodotto. Oggi non è più così. Ci sono troppi strati di astrazione tra il nuovo tipo di investimentoi e l'evento produttivo. I credenti nella filosofia della mente alveare sembrano pensare che per quanti livelli di astrazione siano in un sistema finanziario questo non ne riduce l’efficacia. Secondo questa ideologia, che mescola cyber-cloud ed economia friedmaniana (Neoliberista), il mercato farà quel che è meglio per tutti, e non solo, farà tanto meglio quanto meno la gente è in grado di capirlo. Io non sono d’accordo. La crisi finanziaria prodotta dal collasso dei mutui immobiliari è stato la prova del fatto che troppa gente aveva creduto nella teologia.” (pag.97) Prima del collasso, effettivamente, i banchieri ci assicuravano che i loro algoritmi intelligenti potevano calcolare ogni rischio ed evitare prestiti pericolosi. Sappiamo come è andata a finire, milioni di persone hanno perso la casa, il sistema finanziario è crollato, la popolazione è stata costretta a salvare le banche, causa del disastro, e oggi l’economia mondiale è sprofondata in una recessione che appare irreversibile, e i governi europei chiedono alla popolazione di rinunciare ai suoi diritti, ai suoi salari, al suo tempo libero alla sua pensione perché il sistema finanziario – che ha provocato tutto questo – deve essere salvato.
Cosa c’entra in tutto questo Facebook? C’entra eccome, perché Facebook è la forma più compiuta di una forma di totalitarismo algoritmico di cui Lanier parla così: “Con la formazione del Web 2. 0 si è verificata una forma di riduzionismo. La singolarità viene eliminata da questo processo che riduce a poltiglia il pensiero. Le pagine individuali che apparivano nella prima fase di Internet negli anni ’90 avevano il sapore della persona che le faceva. MySpace preservava qualcosa di quel sapore, anche se era cominciato il processo di formattazione. Facebook è andato oltre organizzando la gente dentro identità a scelta multipla, mentre Wikipedia cerca di cancellare interamente il punto di vista. Se una chiesa o un governo facessero una cosa del genere lo denunceremmo come autoritario, ma se i colpevoli sono i tecnologi, allora sembra che tutto sia  alla moda, e inventivo.” (pag. 48)
E per finire, Lanier si chiede: “Sto forse accusando centinaia di milioni di utenti dei siti di social network di accettare una riduzione di sé per poter usare dei servizi? Ebbene sì, io li accuso. Conosco una quantità di persone, soprattutto giovani ma non solo che sono orgogliosi di dire che hanno accumulato migliaia di amici in Facebook. Ovviamente questa affermazione si può fare solo se si accetta una riduzione dell’idea di amicizia.” (pag. 52) Il problema è fino a quel punto questa riduzione potrà arrivare. Se si tratta di persone che hanno ormai un’esperienza psichica ed esistenziale, probabilmente Facebook finirà per essere solo una enorme perdita di tempo e una trappola come è successo per le diecimila persone che hanno affidato a Facebook la loro azione politica e comunicativa. Ma se l’utente ha otto anni o dodici, allora io credo che la questione sia molto più pericolosa.“Mi preoccupo per la prossima generazione, scrive Lanier, che cresce con una tecnologia di rete che esalta un’aggregazione formattata. Non saranno forse più inclini a soccombere alle dinamiche di sciame?” Queste parole non le scrive un umanista nostalgico, né un rabbioso sovversivo luddista, ma un ingegnere informatico che ha immaginato la rete molto prima che Internet esistesse.

Per questo dovremmo ascoltarle, e riflettere, perché la nostra socialità, attraverso la rete, esca dalla rete e invada la vita, che altrimenti non ha più amicizia, né piacere, né senso.

lunedì 1 novembre 2010

La Caterpillar ha smesso di vedere buldozer agli israeliani....per adesso

di Sydney Levy
Jewish Voice for Peace


Dear  Luciano,
I have remarkable news. The Israeli press is reporting that Caterpillar is withholding the delivery of tens of D9 bulldozers—valued at $50 million—to the Israeli military.  These are weaponized bulldozers that are used to illegally destroy homes and orchards of Palestinian families. And they are the very same bulldozers as the one that killed a 23-year-old American peace activist named Rachel Corrie seven years ago when she tried to protect the home of the Nasrallah family in Gaza.

That's why the next part of the story is even more amazing. The news reports say that the deliveries have been suspended now because Rachel's parents, Cindy and Craig Corrie, are bringing a civil suit against the government of Israel in a court in Tel Aviv.  The deliveries are to stop during the length of the trial. We take this as an indirect admission by the company that these bulldozers are being used to violate human rights and to violate the law. The Corrie story is sadly just one of thousands of stories of loss and pain.
A suspension of the sale of bulldozers is what we have been asking Caterpillar for over seven years now. This is a great win, but this is no time to let off the pressure.
Caterpillar and the U.S. government have neither confirmed nor denied the news. And news reports describe the company's move as a temporary decision only. To urge the U.S. government to make this policy permanent, please sign the U.S. Campaign to End the Israeli Occupation’s petition to President Obama to continue this new policy.
We need to hold both our government and corporations profiting from the occupation accountable. TIAA-CREF, one of the largest financial services in the United States, invests heavily in Caterpillar (over $250 million as of their last financial report). Please ask TIAA-CREF to divest from Caterpillar and other companies that profit from the Israeli occupation. If TIAA-CREF divests from Caterpillar, it will have a rippling impact everywhere.
Since 2003, Jewish Voice for Peace has been filing annual shareholder resolutions to pressure Caterpillar with a growing coalition of interfaith partners. We've organized protests. We've taken over a CAT dealership. We've worked in support of Presbyterian and Methodist divestment initiatives from the company, and with your help, we are asking TIAA-CREF to divest from Caterpillar as well.
Caterpillar has never budged... until now.
Caterpillar's irresponsible behavior comes with a heavy price tag. In the last ten years, at least 11,795 homes have been demolished.  These statistics, gruesome as they are, cannot do justice to the pain of so many families, to their razed livelihoods and their shattered dreams.
The picture above does not come from an earthquake scene. It depicts the man-made destruction and the hopelessness that the Caterpillar bulldozers bring at the hand of the soldiers who wield them. Let's make sure that this is the last picture of this kind we get to see.
Thank you and shabbat shalom,
Sydney Levy
Jewish Voice for Peace


Ho una notizia veramente interessante. La stampa israeliana sta diffondendo la notizia  che la Caterpillar ha bloccato  la consegna di decine di buldozer D9 – per un valore pari a 50 milioni di dollari-  all’esercito israeliano. Questi sono i  buldozer armati che sono stati usati per distruggere illegalmente case e frutteti delle famiglie palestinesi e sono buldozer realmente uguali a quello che  sette anni fa uccise la attivista americana di 23 anni Rachel Corrie quando provò a proteggere la casa della famiglia Nasrallah  a Gaza. Ciò è accaduto perchè la parte successiva della storia è ancora più sorprendente.  Le notizie dicono che la consegna  è stata obbligatoriamente sospesa  ora perche i genitori di Rachel, Cindy e Craig Corrie hanno intentato una causa civile contro il governo israeliano presso la corte di Tel Aviv  e la consegna rimarrà sospesa durante tutta la durata del processo. Abbiamo interpretato ciò come una  indiretta ammissioni da parte della fabbrica sul fatto che  questi buldozer vengono usati per violare i diritti umani e le leggi. La storia di Corrie è tristemente solo una delle migliaia di storie di privazione e dolore.  La sospensione della vendita dei buldozer è cio che noi avevamo chiesto alla Caterpillar da oltre sette anni. E’ una grande vittoria ma non è il momento di allentare la pressione. La Caterpillar e il governo americano non hanno nè confermato, nè smentito la notizia . E la stampa riporta che l’azienda ha preso una decisione temporanea . Per sollecitare il governo americano a rendere permanente questa decisione  invitiamo a firmare la petizione della campagna statunitense  volta a porre termina alla occupazione israeliana e al presidente Obama di insistere in questa nuova politica. Abbiamo necessità di fare pressione sia sul governo che sulle aziende affiinchè i loro profitti non siano responsabili dell’occupazione. TIAA-CREEF, una delle più grandi compagnie finanziarie degli Stati Uniti investe pesantemente nella Caterpillar (Oltre 250 milini di dollari come risulta de loro ultimo bollettino finanziario). Chiedete alla TIAA-CREEF di disinvestire dalla Caterpillar e dalle altre aziende che traggono profitto dall’occupazione  israeliana. Se TIAA-CREEF toglierà il suo appoggio alla Caterpillar l’impatto di tale decisione si diffonderà ovunque. Sin dal 2003 Jewish Voice for peace ha fatto opera di convinzione   sugli azionisti dei depositi annuali per mettere pressione sulla Caterpillar con una crescente  coalizione intereligiosa. Abbiamo attuato azioni di protesta, abbiamo occupato una concessionaria Caterpillar . Abbiamo lavorato a sostegno delle iniziative di disinvestimento  presso l’azienda organizzate dalle società Presbiteriane e Metodiste e anche con il vostro aiuto stiamo chiedendo alla TIAA-CREEF di disinvestire da Caterpillar.    

Caterpillar è stata irremovibile..... fino ad ora.

Il comportamento irresponsabile di Caterpillar si impone  un prezzo veramente pesante. Negli ultimi dieci anni almeno 11.795 case sono state demolite . Queste statistiche pur così raccapriccianti non possono rendere giustizia al dolore di tante famiglie  alla  distruzione dei loro mezzi di sussistenza, e dei loro sogni
L’immagine sopra riportata non illustra una scena di terremoto, raffigura invece la distruzione operata dall’uomo e  la disperazione che  i buldozer Caterpillar  arrecano per mani dei soldati israeliani che li guidano. Facciamo in modo che questa sia l’ultima foto di questo genere che ci sia dato di vedere.

Grazie e
Shabbat Shalom  

ndr. per firmare la petizione si deve cliccare sulle frasi in rosso del testo in inglese


Da Gaza assediata un appello di docenti e studenti al boicottaggio delle università israeliane

da,  University Teachers’ Association in Palestine (UTA)

Palestinian Students’ Campaign for the Academic Boycott of Israel (PSCABI) 



Gaza assediata,

25 Ottobre 2010




Le università ed i centri di ricerca italiani hanno da tempo solidi rapporti con le università e i centri di ricerca israeliani. Per esempio il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha recentemente rinnovato una collaborazione con Israele che prevede 60 mesi/uomo di borse post-dottorali, nell'ambito delle neuroscienze e della fisica degli atomi freddi [1]. Il Laboratorio Europeo di Spettroscopia non Lineare (LENS) ha un laboratorio congiunto con l'israeliano Weizmann Institute of Science che coinvolge in particolare l'università di Firenze [2].
L'università la Sapienza di Roma ha collaborazioni con l'università di Haifa, Gerusalemme e Tel Aviv per un master in cooperazione internazionale [3].
La scuola superiore sant'Anna e l'università di Pisa hanno rapporti con la Habrew university di Gerusalemme e la Tel Aviv univeristy [4].
L'elenco è molto lungo e questi sono solo degli esempi, non sono certo esaurienti e solo vagamente rappresentativi.
Come ci inseriamo noi studenti palestinesi in questi piani? Come dovremmo credere che rinomate istituzioni accademiche rispettino i loro stessi codici di condotta quando collaborano con istituzioni accademiche israeliane che contribuiscono su vari fronti alle continue ingiustizie commesse contro di noi ogni giorno? Proprio quelle istituzioni che rimanevano tranquille mentre il loro governo per tre settimane intorno al capodanno 2009 sganciava bombe al fosforo bianco sopra di noi a Gaza, ammazzava oltre 1443 civili, tra i quali 430 bambini, bombardava i nostri ospedali, strade e ponti e attaccava violentemente il patrimonio delle nostre istituzioni scolastiche? I fatti parlano da soli: più di 37 scuole primarie e secondarie, tra cui 18 scuole che servivano come rifugio per i profughi interni sono state colpite, l'American International School è stata ridotta a macerie, e 4 edifici dell'università islamica (IUG) demoliti [5].
L'affermazione israeliana che i laboratori scientifici dell'IUG fossero usati per costruire armi è stata categoricamente smentita dalle prove certe. Non c'è dubbio sull'uso del fosforo bianco, bombe a grappolo con chiodi e tungsteno.
Il rapporto Goldstone [6] ha elencato le contravvenzioni delle leggi internazionali, i “ crimini di guerra” israeliani e i “ possibili crimini contro l'umanità” - non che avessimo bisogno di una conferma ai raccapriccianti numeri di bambini e donne massacrati durante l'attacco o traumatizzate in seguito. Inoltre, la collaborazione tra le università israeliane e i servizi militari e di intelligence di Tel Aviv è ora giunta al punto di fondare istituzioni di studio strategiche, think tank ed interi dipartimenti di studio per la sicurezza , molti dei quali sono ubicati nelle o affiliati con le università coinvolte in questa collaborazione.
Questo potrebbe spiegare perchè le università israeliane sono fino ad adesso rimaste silenziose riguardo i crimini che il loro stato stava commettendo. Un rapporto diffuso dell'alternative information Center nell'ottobre 2009 intitolato “ Academic Boycott of Israel and the Complicity of Israeli Academic Institutions in Occupation of Palestinian Territories” [7] conclude che “ Le istituzioni accademiche israeliane non hanno scelto di prendere una posizione neutrale o apolitica verso l'occupazione israeliana ma di dare il loro completo appoggio alle forze di sicurezza israeliane e alla politica nei confronti dei palestinesi, nonostante i fondati sospetti di crimini ed atrocità che gravavano su di essi” .
Si è rilevato che tutte le università israeliane sono coinvolte nella solidarietà con l'occupazione illegale di Gerusalemme est, Gaza e della West Bank in una miriade di modi. Il rapporto descrive come in particolare l'università di Haifa e la Hebrew University di Gerusalemme abbiano appoggiato diversi programmi universitari per riserve militari israeliane, garantito la borsa di studio a studenti che hanno prestato servizio nell'attacco israeliano a Gaza, e mantengono legami con le principali
fabbriche di armi israeliane. Uno dei 2 campus dell'Hebrew university è stato costruito nella Gerusalemme est occupata, in aperta violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.
Al contrario, il protratto assedio israeliano ha mandato in frantumi il nostro sistema educativo. C'è un'estrema mancanza di libri e materiale educativo, che non può entrare nella striscia di Gaza [a causa dell’ assedio israeliano]. Gli studenti che hanno ricevuto la borsa di studio per andare a studiare all'estero continuano ad essere bloccati dentro alla Striscia trasformando i sogni di affermazione accademica in sogni infranti. Dentro Gaza, coloro che cercano un'istruzione sono limitati dall'aumento del tasso di povertà e dalla scarsità di carburante per i trasporti, ancora una volta risultato diretto dell'assedio medievale di Israele.
La persistente occupazione delle terre palestinesi è la più duratura dalla seconda guerra mondiale. Le forze di occupazione israeliane hanno demolito 24.000 case palestinesi [8] dal 1967 e continuano nella loro linea in nome dell'espansione del quartieri ebraici a spese della popolazione arabo-palestinese locale. Israele è in piena violazione della risoluzioni 242 del consiglio di sicurezza dell'ONU [9] occupando i territori palestinesi, della risoluzione UNSC 194 [10] negando a 7 milioni di rifugiati palestinesi il loro diritto di tornare nelle proprie case, dell'articolo 94 della convenzione di Ginevra [11] colonizzando queste terre occupate e dell'articolo 33 [12] attraverso la sua punizione collettiva tutt'ora in corso di 1,5 milioni di abitanti di Gaza sottoposti ad un assedio denunciato dall'Unione Europea, dalle Nazioni Unite e dai gruppi per la difesa dei diritti umani, ma che continua comunque. Fin da quando le Nazioni Unite nel 1948, dominate dalle potenze coloniali dell’ epoca,
autorizzarono la fondazione di Israele sulle rovine dei rifugiati palestinesi e la distruzione di 531 villaggi palestinesi [13], Israele ha violato più risoluzioni delle Nazioni Unite di qualunque altro stato membro [14].
Più recentemente una commissione d'indagine sul raid contro la Freedom Flotilla [15] del consiglio UN per i diritti umani ha concluso che il blocco navale di Israele sui territori palestinesi era contrario alla legge a causa della crisi umanitaria e che durante e dopo il raid le forze israeliane hanno commesso “ una serie di violazione della legislazione internazionale, tra cui leggi per i diritti umani” , inclusi “ omicidi voluti e torture” . Il rapporto conclude che “ il comportamento dell'esercito
israeliano e del personale nei confronti dei passeggeri della Flotilla non solo era sproporzionato per l'occasione ma mostrava incredibili livelli di violenza completamente non necessari. Ha rivelato livelli di brutalità inaccettabili” .
In quasi tutte le università esiste un codice di condotta, che obbliga queste istituzioni a diffondere una cultura di pacce nel rispetto dei diritti umani fondamentali, in questo rientra anche il non avere rapporti con enti che si siano macchiati di crimini feroci come quelli israeliani.
Scrittori come Johan Berger, Arcivescovo Desmond Tutu, Arundhati Roy, Ahdaf Soueif, università, sindacati, imprese, società, ed artisti internazionali tra i quali Elvis Costello, Gil Scott-Heron, the Pixies, Carlos Santana, Ken Loach and Massive Attack si sono tutti uniti al movimento BDS.
Questo boicottaggio, adattato sul movimento globale BDS che ha posto fine all'apartheid in Sud Africa, dovrà continuare fino a che Israele non rispetterà il suo obbligo di riconoscere il diritto inalienabile dei palestinesi all'autodeterminazione e rispetterà integralmente quanto stabilito dalle leggi internazionali:
1 . Ponendo fine all'occupazione dei territori arabi e smantellando il muro;
2 . Riconoscendo il diritto fondamentale dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla completa uguaglianza;
3 . Rispettando, proteggendo e promuovendo i diritti dei rifugiati palestinesi a tornare alle loro abitazioni e proprietà come stabilito dalla risoluzione ONU 194.
Vi chiediamo di boicottare Israele fino a che non rispetterà la legislazione internazionale, fino a che non adempierà alle sue responsabilità. Come i neri del Sudafrica e gli afroamericani non potremo mai accettare compromessi sui diritti umani fondamentali.
Avete ora la possibilità di tagliare tutti i legami con le università israeliane, di unirsi alla chiamata per boicottare quello che John Digard -corrispondente speciale delle Nazioni Unite – descrive come l'unico caso rimanente dopo il Sudafrica “di un regime affiliato a quelli occidentali che nega l'autodeterminazione e di diritti umani a delle persone in via di sviluppo e che ha fatto così molto a lungo” [16] Dato il coinvolgimento così profondo delle università israeliane in una prevaricazione così a lungo termine che segue principi medievali basati su razza e religione, ci aspettiamo che le istituzioni statunitensi e mondiali seguano la chiamata dell'arcivescovo Desmond Tutu: di boicottare, le istituzioni accademiche israeliane. Normalizzare ed accettare un altro regime di apartheid e tutto lo spettro di crimini contro l'umanità ben documentati è una minaccia alla giustizia ovunque, ed un altro pessimo appoggio alla negazione dei diritti umani basilari .



[1]http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews?IDn=2050
[2]http://ccs.unifi.it/notiziario/CMpro-v-p-102.html
[3]http://www.uniroma1.it/studenti/agenda/100625_accordogerusalemme.php
[4]http://www.inventati.org/bds-pisa/?p=2375
[5]http://jordantimes.com/?news=14035
[6]http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/specialsession/9/docs/UNFFMGC_Report.pdf
[7]http://electronicintifada.net/v2/article10945.shtml
[8]http://www.icahd.org/?page_id=76
[9]http://daccess-ods.un.org/TMP/4559531.html
[10]http://daccess-ods.un.org/TMP/6654234.html