Come siamo cattivi noi Ciociari!!! Siamo cattivi e fuori
legge. Chi lo afferma? Acea, oltre che le istituzioni. Siamo cattivi perché osiamo
non pagare bollette idriche vessatorie dove un metro cubo d’acqua a volte è fatturato 20 euro. Siamo fuori legge perché, anche se chiediamo il rispetto degli esiti referendari - quando nel giugno
2011 26 milioni di cittadini deliberarono
che sull’acqua non si può fare profitto
- oggi non è la Costituzione che conta
ma la legge del mercato quella, cioè,
che noi infrangiamo.
Per la legge del mercato - che ha avuto il conforto del
Consiglio di Stato attraverso un
pronunciamento del 2017 nel quali si sancì
che l’acqua è un bene di rilevanza economica - i Ciociari sono degli avanzi di galera. Talmente fuori legge da essere oggetto di un decreto speciale
emanato nel 2016 dall’allora ministro
delle finanze Padoan per cui solo per noi discendenti dei Volsci non pagare le bollette Acea è reato penale e comporta il distacco del contatore.
Le forze politiche hanno cercato di
rabbonirci, quando non di fregarci, e di sfruttare la nostra rabbia per biechi
scopi elettorali. Lo ha fatto il Pd
quando la sua maggioranza in Regione approvò la legge 5 sulla gestione pubblica del
servizio idrico rimasta però lettera
morta vista la mancata promulgazione dei
decreti attuativi. Lo ha fatto il Movimento 5 Stelle quando è stata eletta sindaco di Roma, e quindi maggiore
azionista di Acea, la sua esponete Virginia Raggi.
Nonostante la promessa di cambiare il
management della multiutility e di pubblicizzare l’azienda, ha dimenticato che la prima stella delle 5 era
quella dell’acqua pubblica . Oggi gli
azionisti continuano a spartirsi dividendi milionari e l’acqua a fuoriuscire
senza controllo da una rete obsoleta a malandata . In realtà la sindaca un po’
di buona volontà ce l’aveva messa ponendo a capo di Acea un suo uomo di fiducia
, tale Luca Lanzalone , uno talmente abile da essere coinvolto, secondo l’accusa,
in un affare di mazzette in combutta con
il costruttore Parnasi per lo stadio della Roma.
Il destino dei fuori legge ciociari, quindi, non resta che quello della difesa dei propri contatori e
della piazza, per reclamare l’illegale rispetto di un esito referendario
plebiscitario. Una rivendicazione destinata a cadere nel vuoto? Probabilmente si .
Ma forse non tutto è
perduto. Proprio il Parlamento del cambiamento potrebbe avere l’occasione di
ristabilire la sovranità, più che popolare, sancita con i referendum del 2011.
Il 25 ottobre scorso è iniziata la discussione presso la Commissione Ambiente
della Camera della legge recante “Disposizioni in materia di gestione pubblica
e partecipativa del ciclo integrale delle acque” Non è altro che il testo
aggiornato della legge d’iniziativa popolare presentato nel 2007 dal Forum
Italiano dei Movimenti per l’Acqua a sostegno della quale furono raccolte 400.000 firme.
Lo stesso testo, depositato nella scorsa legislatura con l’appoggio
dell’intergruppo parlamentare per l’acqua
bene comune, è stato riproposto, debitamente aggiornato, anche in
questa legislatura firmato da diversi parlamentari 5 Stelle. La proposta di legge prevede che il
nostro Paese debba dotarsi di un quadro
legislativo unitario sul governo delle risorse idriche definite come bene comune, con l’introduzione di
modelli di gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Ovviamente le grandi lobby dell’acqua e dell’energia
(Hera, Iren, A2A e per l’appunto Acea), che negli ultimi sei anni hanno
distribuito ai propri azionisti 3 miliardi di dividendi, stanno facendo il
diavolo a quattro in tutte le sedi
istituzionali per impedire che la legge venga discussa ed approvata sottraendo alla
voracità del profitto un bene necessario
alla sopravvivenza.
Avrà il coraggio il M5S, oggi al governo, di mettersi contro le multinazionali dell’acqua,
oltre che i loro alleati leghisti visto che Salvini detiene 3.500 azioni di A2A?
Si tratta di realizzare due promesse spese in campagna elettorale: la gestione partecipata dell’acqua e la
certezza di esame e valutazione delle leggi d’iniziativa popolare da parte del
Parlamento.
Considerato che da quando è al governo il Movimento 5 Stelle, non
solo ha mandato a farsi friggere gran parte
dei buoni propositi abbondantemente profusi in campagna
elettorale, ma ha anche fatto carta straccia delle funzioni Parlamentari, non nutriamo molta fiducia. Se si esautora il Parlamento della sua
funzione legislativa, figuriamoci se tale prerogativa potrà essere concessa ad un’iniziativa popolare.
Dunque l’appello
che facciamo ai 26 milioni di cittadini che hanno votato per l’acqua pubblica è
quello di tornare nelle piazze a fare pressione su Parlamento e Governo affinchè la proposta di legge sulla
gestione del sistema idrico venga finalmente discussa e approvata. E’ un
appello che rivolgiamo soprattutto ai Ciociari che, qualora passasse il testo d’iniziativa
popolare , cesseranno di essere dei fuori legge senza Dio e non dovranno più
difendere con le unghie e con i denti i propri contatori, oltre che a tornare
in possesso di un bene necessario allo
sviluppo della dignità della persona umana.