Come sempre, dal 1978 ad oggi, il ricordo di Peppino
Impastato, la sua vicenda, sono sempre stati
offuscati dall’omicidio di Aldo
Moro avvenuto lo stesso giorno, il 9
maggio di quarant'anni fa, in cui Peppino fu trucidato dalla mafia. Una tragedia, quella di Moro, molto
più eclatante della scomparsa di un comunistucolo arruffa popolo , prossimo alla
lotta armata (all’inizio si avanzò l’ipotesi che Peppino Impastato fosse rimasto vittima dell’attentato dinamitardo
che egli stesso stava confezionando per far saltare in aria la ferrovia).
In
effetti per scoprire i mandanti e gli esecutori mafiosi dell’omicidio ci sono voluti
ben tre processi con la sentenza definitiva arrivata solo nel 2001. Oggi,
grazie all’impegno del Centro di Documentazione che porta il suo nome, al film i 100 passi di Marco Tullio Giordana e al
brano omonimo dei Modena City Ramblers, a
lui dedicato , la storia del marxista leninista libertario (definizione mia) di
Cinisi è diventata patrimonio comune. Tanto che Peppino Impastato è diventato
un’icona preminente di quell’antimafia sociale animata da
personaggi quali, Placido
Rizzotto, Mauro Rostagno, Giuseppe Fava .
Gente comune, strenui oppositori della mafia non per mestiere, ma per sensibilità e
voglia di giustizia sociale.
E’ innegabile come Peppino Impastato sia diventato
anche un’ icona dei movimenti di
sinistra che ne hanno esaltato l’impegno politico, ma proprio questa attività è
sempre passata in secondo piano, nell’immaginario costruito dai media
mainstream. Era molto più rassicurante
esaltare un eroe antimafia posponendo, o addirittura
anestetizzando, le sue concezioni politico-sociali .
Un eroe antimafia, per quanto repellente mi suoni
la parola “eroe”, Peppino Impastato lo fu realmente. Portò avanti la sua lotta contro la mafia, al limite dell’impossibile, circondato da un
contesto in cui il padre stesso
era affiliato al clan del boss Tano Badalamenti (Don Tano seduto come lo chiamava lui) . Eppure fu proprio l’impegno politico
a dare forza e consapevolezza alla battaglia di Peppino.
In particolare, a
essere mal sopportata oggi, è la determinazione che la mafia, pur nelle sue peculiarità
ambientali, non è altro che un
prodotto del capitalismo. Una delle
leggi fondanti il capitalismo si basa sull’ineluttabilità dell’accumulazione , della concentrazione
della ricchezza nelle mani di pochi. Tale obbiettivo deve essere realizzato ad ogni costo,
con tutti i mezzi, anche quelli mafiosi. Ne è naturale conseguenza che la lotta alla
mafia non può prescindere dalla lotta al capitalismo questo pensava Peppino . A cinquant’anni dalla sua
morte, come curatore del blog Aut Frosinone, vorrei ricordare quel Peppino. l’Impastato che nella sua irrequietezza
libertaria era passato dal Pci, a Lotta Continua, agli Indiani Metropolitani ,
a Democrazia Proletaria, sempre mosso dalla sua natura marxista-leninista tesa a promuovere la giustizia sociale vero motore della sua
attività antimafia .
Significativo in
questo senso è il documento che segue, riportato nel libro scritto dal suo amico Salvo Vitale
dal titolo , “Nel
Cuore dei Coralli Peppino Impastato una vita contro la mafia” (ed.
Rubbettino). E’ un appello, redatto a Cinisi l’otto
giugno 1977 che invitava alla mobilitazione rispetto ad un provvedimento, licenziato dal Parlamento di allora, che normalizzava di fatto il precariato.
“Il KAPITALE produce
disoccupati e, di conseguenza, lavori marginali e stagionali con due scopi
precisi:
1)
AUMENTARE LA PRODUZIONE E DIMINUIRE IL COSTO DEL
LAVORO;
2)
DISGREGARE IL PROLETARIATO.
La crisi ha generato una nuova
figura di giovane proletario destinato al lavoro marginale saltuario. La sua condizione è caratterizzata
da un alternarsi di periodi lavorativi a momenti di disoccupazione, quindi da
un’estrema instabilità del salario.
In Italia ci sono circa 1,5
milioni di disoccupati ufficiali, senza contare i milioni di studenti, sottoccupati,
precari e i milioni di casalinghe (11 milioni nel ’74 dati Doxa).
Diamo ora un’occhiata alla legge
truffa di Tina Anselmi, varata con il consenso
di DC, PCI, PSI, PSDI. Giovani dai 15 ai 29 anni svolgeranno il LAVORO
NERO LEGALIZZATO, con contratti a tempo determinato.
Vogliono farci studiare e
contemporaneamente lavorare per 8 ore complessive e ce ne pagano 4 con il
minimo salariale.
Non solo viene legalizzato il
lavoro nero, ma lo stato rapina 1.060 miliardi ai PROLETARI per regalarli ai PORCI PADRONI: riceveranno £ 32.000 al mese per ciascun
assunto nel nord e £ 64.000 nel mezzogiorno.
COMPAGNI, DISOCCUPATI, STUDENTI,
PROLETARI,
iscriversi alle liste di
collocamento non basta; dobbiamo organizzarci per rifiutare le regole del
Kapitale e imporre le nostre:
-Salario garantito per vivere e
assistenza medica gratuita
-Rifiuto del lavoro nero e lotta
contro il blocco delle assunzioni in fabbrica e nel pubblico impiego
-Riduzione generalizzata del
tempo di lavoro.
ORGANIZZIAMOCI PER FORMARE UN
COLLETTIVO"
Cinisi 08/06/1977 Siamo
disoccupati,sottoccupati,casalinghe, studenti proletari.
Come non rilevare l’attualità di
questo appello? Qui si dimostra senza
ombra di dubbio che il jobs act e l’alternanza scuola lavoro, sono frutti avvelenati
che vengono dal lontano. Come ignorare che proprio dalla disgregazione del
proletariato, dall’isolamento di disoccupati, sottoccupati, precari, immigrati, le mafie traggono la loro forza, sia in termini di arruolamento che di facilità d’imposizione della legge del più
forte, anche e soprattutto al di fuori
dello Stato.
A quarant'anni dalla morte di Peppino
Impastato, voglio fare mia l’esortazione con cui si conclude l’appello: “ORGANIZZIAMOCI
PER FORMARE UN COLLETTIVO” Dopo la devastazione
culturale provocata da decenni di narrazione liberista, organizzarsi sarà
complicato, lungo, con un percorso pieno di pericoli ed incognite, ma questa è
l’unica alternativa per un decisivo riscatto sociale , per determinare la sconfitta definitiva di tutte
le mafie.
ORGANIZZIAMOCI, COLLETTIVIZZIAMO
E UNIAMO LE LOTTE, lo dobbiamo alla nostra dignità. Solo così potremo onorare
completamente la memoria di Peppino Impastato.
Di seguito la trasmissione di Radio Aut andata in onda il maggio '78 il cui tema era "La Commissione elettorale" buon ascolto:
Il brano La Commissione elettorale fu trasmesso il 5 maggio durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative in corso a Cinisi e Peppino raccontava lo svolgimento della riunione clandestina, cioè della Commissione elettorale nel Comune di Cinisi, dove i componenti della Commissione, la maggior parte appartenenti alla Democrazia Cristiana, si dovevano dividere i 45 scrutatori. Peppino dai microfoni di Radio Aut introduceva così il brano: Cuna riunione elettorale a Mafiopolica sa hannu a spartiri tra di iddri, e sa nna pigliari i scrutatori. Anche in questo brano, durante la diretta, venivano inseriti alcuni interventi musicali, come la canzone Quelli che di Enzo Jannacci ; inoltre in questo programma, come in tutti i brani di Onda Pazza, Peppino faceva largo uso del linguaggio dialettale.