Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 9 luglio 2011

Civitavecchia. Trenitalia denuncia i pendolari

http://www.agoravox.it/



Può sembrare paradossale, ma in un'Italia al contrario, i diritti dei cittadini pendolari possono finire in tribunale, ma sono i viaggiatori ad essere denunciati da Trenitalia e non il contrario, come forse tutti si sarebbero aspettati.
Tutto accade sul litorale a nord di Roma dove il 31 maggio scorso, nella stazione di Ladispoli, è andata in onda l'ennesima protesta di centinaia di pendolari che, giunti al limite della sopportazione, hanno bloccato il traffico ferroviario per un paio d'ore. Un acuto ossevatore della realtà come Patrizio Paolinelli, su http://www.bignotizie.it ha paragonato il viaggio del pendolare alla "vita in cella... un'odissea fatta di bagni inagibili, sedili sporchi, sovraffollamento, climatizzatori che non funzionano, vagoni maleodoranti, ritardi". Ritardi costanti, treni soppressi, guasti che moltiplicano i disagi di migliaia di impiegati o operai, che quotidianamente si spostano da Civitavecchia o Ladispoli per recarsi nella capitale, arrivando sul posto di lavoro in ritardo o esasperati. L'insufficienza di posti a sedere è quasi una consuetudine che negli anni nessuna tecnologia ha consentito di risolvere. Anzi, il traffico dei turisti delle navi da crociera ormeggiate nel porto di Civitavecchia, che si recano a Roma, aggrava il già difficile quadro complessivo del trasporto. La protesta dei pendolari appare quindi quanto mai motivata. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare che la miopia della classe dirigente di Trenitalia sarebbe sfociata in una denuncia dei pendolari.E non è estranea a questa vicenda, la responsabilità della Regione Lazio, che sotto tutte le amministrazioni, di tutti i colori e di tutti i tempi, non ha saputo risolvere un annoso problema.
Naturalmente, per questa circostanza, il sostegno ai pendolari è arrivato dal sindaco di Ladispoli, da vari partiti e dalla Cgil. L'Idv ha anche messo a disposizione l'avvocato Cristina Riccetti del Foro di Civitavecchia,che a titolo gratuito fornirà il supporto legale necessario a quanti verranno denunciati per interruzione del traffico ferroviario.
Ma, in definitiva, i pendolari, oltre il danno di servizi valutati inadeguati o scadenti e la perdita di migliaia di ore di lavoro, subiscono anche la beffa della denuncia. Davvero troppo, ma accade anche questo, in Italia, si capisce.

Appello al sindaco di Ravello

A :sindaco@pec.comune.ravello.sa.it



g.mo sindaco,
con la presente sono ad esprimere il mio massimo dissenso in qualità di cittadina campana per la scelta fatta dalla vs bellissima cittadina, ma molto probabilmente non dai suoi cittadini, forse da pochi di questi, non necessariamente i "primi", di premiare e omaggiare una persona che per la numerosità e gravità delle offese rivolte, nonostante la sua carica istituzionale, al mio popolo e in particolare proprio alla mia regione, e quindi a me in quanto campana, e dunque anche a lei, signor sindaco, in quanto campano, ha manifestato più che chiaramente il proprio pensiero a riguardo, non lasciando alcun margine di incertezza.

Pertanto rimango avvilita di tale scelta che non può dati i presupposti che tradursi in una nuova terribile offesa per questo popolo e questa terra già continuamente e spudoratamente avvilita e mortificata.

una cittadina campana qualunque
Emanuela Rullo



venerdì 8 luglio 2011

Economisti contro e crisi del capitalismo

A cura di Luciano Granieri.

Il lamento dell'economista Grazia Ietto Gillies

da www.sbilanciamoci.info



Viviamo in tempi difficili per gli economisti: l'opinione pubblica e i media ci guardano con sospetto, mentre all’interno della professione si nota arroganza, disagio e rabbia. L'arroganza sta dalle parti di quelli che credono che avevano e hanno ragione a propagandare il modello neoclassico e neoliberista di economia malgrado la crisi (tutt’altro che superata). Per loro è solo questione di tempo; il modello è valido e con il tempo le politiche di tagli, combinate con ritocchi dal lato dell'offerta, porteranno alla ripresa delle economie e il modello di capitalismo dominato dalla finanza (o: a trazione finanziaria) continuerà a trionfare.
Il disagio è quello di quanti, avendo appoggiato il modello neoclassico, si trovano ora a dover giustificare la loro posizione. C'è rabbia invece tra i molti che non hanno mai aderito al modello neoclassico e neoliberista, compresi i pochi che avevano previsto la crisi sulla base di teorie e modelli alternativi. La loro voce non è stata ascoltata né a livello politico né è stata ospitata sulle pagine delle riviste scientifiche considerate autorevoli e prestigiose.

Video la Crisi del Capitalismo di David Harey

Rilanciamo!!! Incazzati: NO all'accordo del 28 giugno!

Coordinamento Lavoratori Autoconvocati

Ieri abbiamo manifestato a gran voce sotto la sede della Cgil tutto il nostro dissenso e la nostra ferma opposizione al vergognoso accordo del 28 giugno. Abbiamo portato la voce degli oltre 300 delegat/e, lavoratori e lavoratrici che in meno di 3 giorni si sono raccolti/e attorno a questo appello. Abbiamo avuto la visita e l'appoggio di dirigenti della Fiom e del sindacalismo di base ma le risposte della Camusso al direttivo nazionale della Cgil sono completamente inaccettabili e sorde all'ondata di protesta che si sta levando nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e tra i precari del paese.
Sorde perchè le centinaia di firme che chiedono il ritiro della firma sull'accordo della resa rappresentano chi ha lottato in questi mesi contro il piano Marchionne, i licenziamenti e i tagli, l'attacco a una rappresentanza democratica sui posti di lavoro, i tentativi di cancellare la centralità del contratto nazionale e dello Statuto dei Lavoratori.
Inaccettabili perchè questo vergognoso accordo concede con un tratto di penna a Confindustria-Cisl-Uil quanto gli era stato negato da milioni di persone scese in piazza a manifestare e scioperare in questi mesi. E si vuole far passare questo vero e proprio suicidio del sindacato concedendo un referendum-farsa in cui nelle assemblee l'unica posizione che si è obbligati a sostener è quella della Camusso e di chi è favorevole all'accordo. E tutto entro il 17 settembre. Alla faccia del confronto democratico!
A questo punto non ci fermiamo e rilanciamo!
Continuiamo a diffondere L'APPELLO 
e a raccogliere adesioni. Via mail, su facebook ma anche tra i colleghi sul proprio posto di lavoro.
E mandiamo tutti le firme e i contatti alla mail: scioperogenerale@gmail.com
Diamo un segnale forte e unitario dal basso costruendo un movimento di opposizione all'accordo del 28 giugno. L'accordo non deve passare, la firma deve essere ritirata!

giovedì 7 luglio 2011

Stasera Jazz

Per entrare nel  mondo del jazz pagai cinque lire. Tanto costava il biglietto d’ingresso a uno dei concerti i organizzati, ogni mese , dal Circolo del Jazz Hot a Milano. Nell’ottobre 1936, per un ragazzo d diciassette anni quale ero io, quelle cinque lire d’argento erano piuttosto pesanti, ma le pagai volentieri. Non so perché, qualcosa mi diceva che stavo compiendo un dovere. Di fatto, dopo quella sera, mi considerai una specie di militante: non avrei mai immaginato, però, fino a qual punto mi sarei trovato  coinvolto nel mondo del jazz, quante migliaia di volte avrei pronunziato e scritto quello strano monosillabo, jazz, sul cui significato avrei avuto idee confuse per molto tempo ancora. Ora so che, allora c’erano solo pochissime persone, in Europa come in America , che avessero le idee abbastanza chiare su cosa si dovesse intendere per “jazz”. Quando entrai  nei locali del Lyceum, in Via Filodrammatici, dove si era appena insediato il Circolo del Jazz Hot,i giovani che vi trovai riuniti sapevano qualcosa di più. Sapevano, per cominciare, che bisognava distinguere fra jazz”straight” e jazz “hot” e che solo quest’ultimo meritava considerazione. In realtà lo straight (oggi si direbbe: il liscio”) non era affatto jazz, ma orecchiabile musica da ballo eseguita senza variazioni “commerciale” , come si diceva allora.  Devo ammettere che , a me, lo straight piaceva moltissimo : avevo più dischi di quel tipo che dischi hot. Lo confessai candidamente a un ragazzo  che  mi sedeva accanto quella sera, e che aveva pressappoco la mia età. Si chiamava Perugini. “Non ti far sentire” ammonì. “Io ti capisco, perché anch’io vengo dallo straight. Però qui conta solo, il jazz Hot”. Mi sentii molto square (ma la parola con cui gli amatori del jazz bollano i profani, quelli che non capiscono niente, l’avrei imparata più tardi, leggendo le riviste americane) e fui pervaso da un grande desiderio di redimermi.   Quella sera feci la conoscenza dei due fondatori e factotum del circolo: Gian Carlo Testoni e Ezio Levi. Testoni che allora aveva 23 anni era un missionario del jazz, un crociato. Fra gli articoli dello statuto fondativo del circolo c’era scritto testualmente che il principale scopo di Associazione era quello di “svolgere un’attività capace di servire il jazz hot in Italia”. Mesi dopo quell’articolo di statuto fu commentato con parole sferzanti da un corsivista del “Popolo d’Italia” : era inconcepibile che degli italiani, ormai lanciati verso luminosi destini imperiali, potessero “servire” la causa di una musica straniera. La quale, poi, chi non lo sapeva?, era una “musica di selvaggi” , nata quasi non bastasse, in un paese demo-plutocratico . (Quei paladini del jazz sarebbero stati stigmatizzati anche sulle pagine di “Libro e Moschetto” , il giornale dei GUF , i Gruppi Universitari Fascisti: si trattava di “gagarelli” esterofili, ecco cosa erano.). Pochi mesi prima, nel 1935 per iniziativa di Charles Delaunay – giovane rampollo di due illustri pittori: Robert e Sonia Delaunay – e di Hugues Panassiè – critico precocissimo – era nata a Parigi la rivista mensile “Jazz Hot” , che diffondeva la buona novella del jazz per chi aveva orecchie per intenderla : parve indispensabile a Testoni e a Levi prendere contatto coi correligionari d’oltralpe , che furono lieti di pubblicare regolarmente sulla loro rivista i loro comunicati, spesso redatti in termini spudoratamente auto-laudatori . I pionieri evidentemente sentivano il dovere di aiutarsi fra di loro. Quelli del Circolo Jazz Hot erano davvero dei pionieri. Probabilmente  si dovette proprio a loro il primo concerto di jazz italiano- presentato come tale, dinanzi ad un pubblico pagante-  che sia mai stato organizzato.  Il primo complesso che prese coraggiosamente parte  a quel primo concerto del nostro circolo era costituito da Impallomeni  (tromba), Cottiglieri (sax tenore), Gallone (clarinetto e sax baritono), Levi (piano)  e D’Elia (contrabbasso). In genere artisti eccellenti, che da allora ne hanno fatto strada: ma vi assicuro che in quel lontano 14 marzo 1936, salirono sul piccolo palcoscenico del circolo “Nuova Vita” tremanti di emozione. Ricordo che, con apparente freddezza, li avevo esortati a fare del buon jazz, solamente del buon jazz: “siate più hot che potete”. In prima fila, tra gli spettatori c ’erano i più bollenti soci del circolo…”Il complessino iniziò esitante, timido: fece dello straight più che hot, e cominciò Gallone a “svisare”, uscendo, purtroppo, imperterrito, fuori dalle armonie  del tema con suprema disperazione dei suoi compagni . I quali , verso la fine del programma, cominciarono a scaldarsi davvero, suscitando gli applausi frenetici del pubblico. Nei primi mesi del 1938 il circolo morì quietamente. Gli attivisti si erano stancati perché erano troppo pochi e i tempi non erano propizi per certe cose. Venne la guerra e di jazz non si parlò più per qualche anno. Nel 1949  Charles Delaunay mi fece sapere di essere a buon punto con l’organizzazione di un grande festival del jazz che si sarebbe svolto nel mese di maggio alla Salle Pleyel, a Parigi, e che sarebbe durato una settimana. Erano previsti due concerti al giorno con complessi americani ed europei sarebbero arrivati Charlie Parker, Sidney Bechet , Miles Davis, Max Roach, Tadd Dameron, “Hot Lips” Page  e Dio sa quanti altri. Nel darmi queste strepitose notizie , Delaunay mi chiedeva di inviare al festival un musicista in rappresentanza del jazz italiano  e mi invitava a Parigi: avrei potuto scrivere una recensione dei concerti. Dovendo scegliere un solo musicista non poteva che trattarsi che di un pianista: ma chi era il migliore?  Dopo essermi guardato attorno  e avere consultato qualche amico mi fissai sul nome di Armando Trovajoli. Arrivammo che il festival era già iniziato. Trovai Delaunay un po’ giù di corda. “Stiamo perdendo soldi” mi confidò con un mesto sorriso “E  Parker?” gli chiesi subito. Parker per noi era una specie di padreterno: ero arrivato a Parigi soprattutto per ascoltare lui. “Con Charlie non si può mai sapere  cosa può  succedere . Appena arrivato a Parigi, qualcuno gli ha fatto conoscere i vini francesi, e allora sono stati guai” . Flavio Ambrosetti, un amico nostro che militava nel sestetto svizzero di Hazy Osterwald, e che suonava, come tanti in quegli anni, in uno stile simile a quello di  Parker, fu ancora più tranchant: “Parker è finito” , mi disse, con accento dolente. In realtà il grande Bird non era affatto finito, come si sarebbe visto negli anni successivi : era solo inebetito dall’alcool e dall’eroina . Resterà per me sempre un mistero come sia stato possibile a un “pirata” discografico mettere insieme un long playing più che decoroso utilizzando le registrazioni effettuate, con mezzi di fortuna, durante quei concerti. Forse ha scelto pezzi eseguiti  nei momenti felici che Parker riusciva ogni tanto a trovare. Comunque sia, io ricordo Parker in condizioni pietose: con un sorriso stolido sulle labbra, dondolante sulle gambe malferme anche sul palcoscenico . E ricordo le sue goffe presentazioni in cui cercava di essere  spiritoso. Rammento  anche il tentativo fatto da non so quale giornalista di intervistarlo, fra le quinte. Costui, che si era presentato molto compitamente, non riuscì a porgli una sola domanda . Aveva appena aperto bocca che già Chiarlie lo abbracciava e lo baciava sulle guance con trasporto : “My friend” ripeteva, ed era sicuro che non l’aveva mai visto prima. A parte Charlie Parker, quei concerti rappresentarono per me una specie di viaggio nel Paese delle meraviglie .Eravamo tutti intimiditi: noi appassionati di jazz perchè eravamo al primo nostro incontro con i grandi d’oltre oceano. I musicisti americani, che erano quasi tutti alla loro prima spedizione  oltre Atlantico   non sapevano come comportarsi di fronte ad un pubblico entusiasta e adorante quale non avevano mai incontrato. In patria erano dei poveracci, trattati il più delle volte con aperto disprezzo. A Parigi erano divi a cui si chiedeva rispettosamente l’autografo . Il più intimidito di tutti era Miles Davis . Era un musicista ammirevole (aveva da poco inciso una parte dei suoi famosissimi dischi Capitol e altri ne avrebbe registrati subito dopo il suo ritorno in patria)  ma era poco più che un ragazzo : avrebbe compito ventitré anni  di lì a pochi giorni. Aveva i capelli impomatati e ondulati e la faccia impassibile di sempre, ma nei suoi occhi si leggeva una sconfinata timidezza. (In quegli stessi occhi, parecchi anni dopo, si sarebbe letta una sconfinata arroganza…). I concerti alla Salle Pleyel non costituivano le uniche jazzistiche emozioni che Parigi poteva offrire in quei giorni ai pellegrini dal jazz arrivati ai quattro angoli d’Europa. Sul piccolo palco del Club St.Germain suonava chiunque ne avesse voglia . Ogni sconosciuto poteva misurarsi con i giganti di oltre oceano ,e magari giovarsi  dell’accompagnamento di Max Roach, che in quei giorni ci aveva lasciato tutti allocchiti. Quando tornai a casa, in Italia, avevo le orecchie piene di jazz. Quello che avevo ascoltato avrebbe dovuto bastarmi per mesi. Emi bastò. Per lo meno fino a quando non arrivò a Milano Louis Armostrong coi suoi All Stars.

Da Stasera Jazz di ARRIGO POLILLO

Abbiamo tratto questo passo del libro di Arrigo Polillo   “Stasera  Jazz” perché descrive splendidamente le emozioni e le gioie che un appassionato di jazz prova nell’ascoltare i suoi beniamini. I brani che accompagnano le foto sono uno strepitoso “Night in Tunisia” con Charlie Parker (qui in splendida forma) al sax alto, Dizzy Gillespie alla tromba, Bud Powell al pianoforte, Charlie Mingus al contrabbasso, Max Roach alla batteria. Segue Alternate One  un blues spettacolare eseguito da due trombettisti leggendari come Dizzy Gillespie che in questo frangente suona la tromba con sordina e lo sfavillane Freddie Hubbard. I due sono accompagnati da Oscar Peterson al pianoforte, Niels Pedersen al contrabasso, Joe Pass alla chitarra, Bobby Durham alla batteria.
GOOD VIBRATION.!!!!
P.s  Ci scusiamo ma alcuni nomi di jazzisti non sono esatti ce ne siamo resi conto solo dopo aver caricato il girello.


Luciano Granieri.

Freedom Flotilla. Bloccata anche la Dignitè

Freedom Flottilla

Anche la nave francese è stata bloccata con le armi dalle navi della marina militare greca.
Per due ore, nel tardo pomeriggio di ieri, la “Dignitè” è stata ormeggiata a Ormos Kouremenos, un piccolo porto nella parte più orientale di Creta. Ha bisogno di fare rifornimento un’ultima volta prima di salpare per Gaza.
Improvvisamente, come ha già messo 1.000 litri ed è in attesa di una secondo rifornimento, una cannoniera della guardia costiera greca appare. I passeggeri della “Dignité” immediatamente comprendono. In questa piccola baia dove ci sono solo barche da pesca in legno, sanno che è lì per loro. La guardia costiera si sta avvicinando.
La Guardia Costiera chiede educatamente i documenti. Così è iniziata una discussione di due ore a bordo con il controllo dei documenti. A bordo i militanti – tra cui Olivier Besancenot – restano in fase di stallo.
“E ‘ ingiusto”, dicono tutti. Questo è stato l’ultimo passo prima della grande traversata. Una dozzina di uomini in uniforme, molto cortesi , che circondano la “Dignité”. Si moltiplicano le telefonate, probabilmente per fare riferimento a una autorità lontana. La Guardia Costiera controlla i passaporti e annota con attenzione i nomi.
Non trovano niente di strano nell’imbarcazione. Il capitano non ha tenuto un diario di bordo ed i costi di entrata nel porto turistico, 30 euro, non sono stati pagati. Solo che in questo non piccolo porto di pescatori, non c’era la capitaneria per dichiarare il loro arrivo. Dobbiamo aspettare. I passeggeri si preparano a mangiare, il menù di questa sera: pasta, pollo, coppa e lenticchie.
“Siamo spiacenti” sono le 22 quando la Guardia Costiera ci dice che dobbiamo seguire in un altro buon segno per le autorità portuali e la “dignité” potrà salpare la mattina seguente (Giovedi ‘mattina).
Nel frattempo continuano a controllare i documenti della barca per fare fotocopie. Assicurano che non c’è nessun problema. Uno di loro ripetutamente si è scusato: “Mi dispiace”. Omeyya Seddik, uno dei passeggeri risponde: “Tu fai il tuo lavoro, è normale.”
La “Dignité” riparte dunque nella notte dal porto di Xinthya, scortati dalla Guardia Costiera che li precede. Troppo veloce. Più volte sembra scomparire nella notte come se in fondo non fosse mai stata seguita.
I passeggeri non sanno come reagire. Cosa fare? Mantenere una speranza sottile?
Tre giorni che sono in mare, tre giorni che giocano al gatto col topo senza sapere se è un gatto. La dignité non potrà andare a Gaza. Era l’unica nave della “Freedom Flotilla” che era riuscita salpare e raggiungere nel tempo sperato Gaza.
Alla fine è andata un pò più avanti di altri, probabilmente non basta. “Siamo tutti impegnati” hanno detto. “Domani se potremo andare, noi continuiamo verso Gaza”.
http://www.liberation.fr/monde/01012347564-flottille-pour-gaza-le-dignite-intercepte-par-les-garde-cotes-grecs

I sogni non si distruggono con i lacrimogeni

 SIMONETTA ZANDIRI


3 luglio, il mio j'accuse. Perché I sogni non si distruggono con i lacrimogeni. No. E lo sapete bene, voi che avete dato ordine di sparare "ad altezza uomo", voi potenti che speravate, forse, che "ci scappasse il morto", per avere la scusa per militarizzare, perché ve ne frega ben poco delle nostre vite (e delle vite dei vostri soldatini di piombo, tutti sacrificabili), dovevate difendere AD OGNI COSTO i vostri FOTTUTI PROFITTI. Sono arrivati da tutta Italia per affermare questa volontà, colorati, pacifici, determinati. Molto determinati. Troppo, dal vostro punto di vista, come dimostra quella sapiente e subdola regia che ha preparato il terreno mediatico nei giorni prima della manifestazione parlando di "infiltrati violenti", "terroristi", "black bloc". La macchina del fango preventiva. Storia già vista. Nonostante la censura, nonostante la disinformazione, i cittadini non si sono fatti ingannare, non si sono fatti spaventare, hanno capito che, al di là della faziosità di molti pennivendoli, questa straordinaria lotta popolare non si oppone semplicemente ad una grande opera inutile ma ad un sistema che pone i profitti di una lobby sovra-nazionale al di sopra degli interessi del nostro stesso stato e dei cittadini. TAV LIBERA TUTTI, la lotta contro quest'opera rende evidente che la politica è MORTA, è ormai lontana dai cittadini (se non CONTRO i cittadini), lo Stato è ASSENTE e delega i suoi uomini armati fino ai denti per ridurre ad una questione di ordine pubblico un'incapacità di realizzare e rispettare la democrazia, garantita solo sulla Carta Costituzionale. RESISTERE non è solo un nostro diritto. Arrivati a questo punto è un dovere, un obbligo morale al quale chi è consapevole non può più sottrarsi. E non lo fa. Per questo molti, dopo l'assalto con un quantitativo folle di armi chimiche durante lo sgombero del presidio il 27 giugno, sono arrivati attrezzati, pronti a resistere, con maschere improvvisate o comprate dal ferramenta per ridurre l'impatto dei gas altamente tossici (al CS), con i caschetti per proteggere la testa dai colpi, avendo già sperimentato le intenzioni di "sparare ad altezza uomo". Non c'è niente di violento nel volersi proteggere e sapete bene che è l'unico modo per poter RESISTERE alle vostre armi altamente tossiche. E se questa per voi è l'attrezzatura tipica del "black bloc" allora mi dichiaro un black bloc anch'io. Ognuno con la propria pratica di lotta, con un livello soggettivo di coraggio e resistenza, ha contribuito a tenere in scacco oltre 2000 soldatini di piombo dotati di un numero apparentemente illimitato di lacrimogeni di ogni genere, al CS, urticanti al peperoncino, coperti e protetti da maschere antigas, caschi, scudi, dotati di pistole, manganelli, idranti, autorizzati a sparare lacrimogeni e proiettili in gomma (abbiamo le prove, smettetela di mentire!) ad altezza uomo... Molti non si aspettavano di essere aggrediti in questo modo da uno stato che dovrebbe proteggerli, non erano preparati, sono stati colpiti, intossicati, eppure sono rimasti. Per difendere quei maledetti centimetri guadagnati, perché avanzare, insieme, e resistere era l'unica cosa giusta da fare. Chi non era attrezzato ha ricevuto mascherine, limoni, maalox disciolto nell'acqua per alleviare gli effetti dei lacrimogeni, protezioni improvvisate per riparare la testa... mano nella mano in quelle salite anche pericolose ci siamo aiutati per avvicinarci il più possibile a quella recinzione NON per aggredire le forze dell'ordine ma per far SENTIRE la nostra presenza. E se, ancora una volta, il grande assente ed il grande sconfitto era LO STATO, se, ancora una volta è andato in scena il fallimento della politica, la buona notizia è che quello che ho visto in questa giornata che pochi dimenticheranno è la nascita di un'unione senza precedenti, dal basso, spontanea, auto-organizzata, una compattezza trasversale, una biodiversità che altro non è che quello che avremmo sempre dovuto essere e che ora, forse, stiamo costruendo: il popolo italiano. Non quello fatto di sudditi, ma il popolo sovrano. Sono certa che l'abbiate visto anche voi, l'hanno visto tutti. E' questo che vi spaventa di più, che questo virus contagioso si diffonda, che nella mente di tutti possa entrare il dubbio che sia possibile VINCERE ed ottenere la realizzazione di quei diritti rimasti una promessa contenuta nella carta costituzionale, frutto di quella Resistenza che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. L'avete visto anche voi , per questo alzate il livello di fango sul movimento, parlate di black bloc, di frangia violenta, perché non potete permettervi di mostrare il pensionato che porge la pietra a chi ha la forza e la rabbia per lanciarla, non potete permettervi di far vedere che è tutta l'Italia quella che ha reagito con grande determinazione... Fatevene una ragione. Perché noi avanzeremo ancora, un centimetro alla volta. Voi avete la vostra legalità, noi la nostra legittimità. Perché le nostre vite valgono molto più dei vostri fottuti profitti. Sans pitié, mon ami. Résistance.

Brani : La legge giusta (Modena City Ramblers) dopo 10 anni non è cambiato nulla
          Sodoma e Gomorra (Rovescio della Medaglia)
          La via della droga (Goblin)

Editing: Luc Girello


precari: "Assediamo il matrimonio di Brunetta"

Sul web i precari si danno appuntamento per un presidio sulla costiera Amalfitana. «Diventiamo il loro incubo»

 MILANO- Il ministro Brunetta si sposa? «E noi gli assediamo la festa». L'indignazione precaria è ancora tutta lì. Per quelle parole pronunciate dal titolare della Pubblica amministrazione. «Siete l'Italia peggiore», aveva detto. E ora quella stessa Italia è pronta a partecipare (a suo modo) al «matrimonio» che si terrà domenica 10 luglio a Ravello, sulla Costiera Amalfitana. E alla quale parteciperanno «un’accozzaglia di ministracci, faccendieri, portaborse, forse anche lo stesso presidente del consiglio, accompagnerà il ministro Brunetta all’altare».
SUL WEB- Il tam tam è cominciato sui social network. E in particolare su Facebook. Un gruppo invita precari, dipendenti pubblici e indignati a partecipare a un presidio in piazza Vescovado. «Assediamo con i nostri corpi e la nostra voce le loro feste. Diventiamo il loro incubo», si legge. Nel mirino c'è la finanziaria «lacrime e sangue» che sta preparando il governo, quando nel frattempo «si isola in luoghi esclusivi e mette in scena la sua arroganza e la sua ricchezza». Poi ci sono le dichiarazioni del ministro Brunetta che «cialtroni» i dipendenti pubblici e «l'Italia peggiore» i precari.
IL MATRIMONIO- Renato Brunetta si sposa con Titti Giovannoni, sua fidanzata da diversi anni. La lista degli invitati al matrimonio è segreta, ma è facile immaginarsi che ci saranno molti membri del governo. Se non il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo alcune indiscrezioni gli sposi avrebbero chiesto come regali tavoli, lampade e tappeti. Subito dopo la cerimonia si terrà un pranzo. Al quale precari, indignati si sono autoinvitati. Così come i poliziotti del Coisp che per ben due volte hanno provato a consegnargli il «loro» regalo di nozze. Tutti insieme, «per assediare la festa».

mercoledì 6 luglio 2011

Le Forze dell'Ordine minacciano e torturano psicologicamente mediattivisti No Tav

ALESSANDRIA IN MOVIMENTO


Ieri pomeriggio quattro mediattivisti alessandrini si sono recati in Valle di Susa per proseguire un lungo lavoro di documentazione e inchiesta che da alcuni anni svolgono sulla lotta No Tav. L’intento era quello di raccogliere interviste fra la popolazione e di documentare se fossero ripresi i lavori all’interno dell’area della Maddalena dopo la manifestazione di Domenica 3 Luglio. Nei pressi di Sant’Antonio, dove si erano recati per verificare lo stato dei lavori del cantiere, sono stati intercettati da uomini dei Carabinieri Cacciatori “Sardegna” e invitati a seguirli nei pressi del “fortino” della Maddalena. In seguito, sono stati sottoposti a perquisizione personale ed è stata perquisita la macchina di uno dei 4 mediattivisti alla ricerca di armi e materiale esplosivo. L’unica pericolosissima arma che è stata rinvenuta è stata una delle videocamere della redazione di Alessandria in Movimento che è stata sequestrata. In seguito sono stati condotti al Commissariato di Bardonecchia, dove sono stati evidentemente visionati i filmati interni alla videocamera che conteneva i video della conferenza stampa del movimento No Tav tenutasi il 4 Luglio, la conferenza stampa dell’attivista bolognese che ha denunciato le violenze subite dalle forze dell’ordine e alcuni filmati del corteo partito da Chiomonte. Saranno rimasti sicuramente delusi di non aver trovato nessun filmato delle violenze commesse dalla polizia il 3 Luglio, dei lacrimogeni sparati ad altezza uomo e della legittima resistenza dei manifestanti. Sicuramente non hanno gradito la testimonianza di Fabiano ed hanno incominciato a insultare e minacciare ripetutamente i mediattivisti. “Zecche di merda”, “Intanto vi ammazziamo di botte come abbiamo fatto col vostro amico di merda”, “Adesso ve la facciamo pagare per i sassi che avete tirato il 3 Luglio” e, cosa gravissima, si sono rivolti all’unica ragazza con frasi di questo tenore:”Però sei carina per essere una zecca”, “Stasera passiamo la notte insieme nel mio appartamento di Bardonecchia”. Soltanto dopo ore di tortura psicologica e di interrogatorio i 4 mediattivisti sono stati rilasciati con in mano un foglio del sequestro della videocamera. Questi i fatti accaduti ieri a cui ci permettiamo di aggiungere alcune brevi considerazioni. Fa male constatare che a 10 anni dalle violenze commesse dalle forze dell’ordine a Napoli e Genova, le caserme continuino ad essere luoghi di minaccia verbale e tortura psicologica e fisica a danno di persone inermi. La degna prosecuzione delle violenze che abbiamo visto durante la manifestazione del 3 Luglio e delle violenze subite dall’attivista bolognese che siamo orgogliosi di aver documentato con la nostra videocamera. Ricordiamo a tutti che documentare dal basso le lotte del movimento No Tav è un diritto che dovrebbe ancora essere sancito dalla Costituzione e che questa è stata l’unica colpa di attivisti che da anni si occupano di comunicazione indipendente collaborando con diversi siti e blog fra cui alessandriainmovimento.info e globalproject.info. Non saranno certamente queste minacce e queste intimidazioni a fermare il prezioso lavoro di informazione che i quattro mediattivisti svolgono con passione e a titolo volontario. 

Aeroporto di Frosinone Ferentino: “Adesso… basta!”

Legambiente, Cittadini "No Aeroporto Ferentino-Frosinone", ReTuVaSa



In questi giorni è stata pubblicato l’avviso della Variante Urbanistica, corredata da Valutazione Ambientale Strategica, del progetto dell’Aeroporto di Frosinone.
Una “forzatura” inaccettabile da parte del Consorzio Asi e della Società Aeroporti di Frosinone. Ad oggi il progetto aeroportuale non ha nessuna autorizzazione da parte degli enti preposti (ENAC, ENAV, Ministero dei Trasporti e Ministero della Difesa). Ha solo collezionato sonore bocciature tutte documentate da atti ufficiali. La Regione Lazio non può sostituirsi ad essi!
Perché, in assenza delle necessarie autorizzazioni, del risultato positivo della VAS, si dà esecuzione ad una variante urbanistica di ben 3 milioni di metri quadri ?
Cosa nasconde veramente l’affare aeroporto?
Perché non sono stati coinvolti i cittadini fin dalla fase preliminare di scoping, come prescrive la Direttiva Comunitaria relativamente al processo di Valutazione Ambientale?
Perché gli enti locali coinvolti nel progetto (Comune di Ferentino e Comune di Frosinone), non tutelano gli interessi dei cittadini della propria comunità ?
È’ ora di dire basta a un progetto insensato dal punto di vista tecnico, economico e ambientale.
Per pianificare insieme la strategia di opposizione a questa inutile infrastruttura è convocata un’assemblea pubblica martedì 12 luglio alle ore 18, presso la sede del comitato di quartiere “ Ponte Grande ” di Ferentino , in via Aldo Moro (Palazzetto dello sport).
Coordinerà i lavori il Prof. Fabio Magliocchetti. Sono previsti tra gli altri gli interventi degli organizzatori dell’incontro:
Lorenzo Parlati – Presidente Legambiente Lazio
Francesco Bearzi - Coordinatore provinciale Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Francesco Raffa - Coordinatore Legambiente provinciale e Assessore Ambiente Frosinone
Vittoria Cova - Presidente Legambiente Ferentino
Marco Maddalena – Comitato “Cittadini NO Aeroporto Frosinone- Ferentino”
Sono invitati a partecipare i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, culturali, economiche e sociali attive a livello nazionale, regionale, provinciale e locale, i
 rappresentanti dei comitati di quartiere e di zona, i cittadini e gli organi di stampa.

INCAZZATI: No all'accordo del 28 giugno

Coordinamento Lavoratori Autoconvocati
Ieri abbiamo manifestato a gran voce sotto la sede della Cgil tutto il nostro dissenso e la nostra ferma opposizione al vergognoso accordo del 28 giugno. Abbiamo portato la voce degli oltre 300 delegat/e, lavoratori e lavoratrici che in meno di 3 giorni si sono raccolti/e attorno a questo appello. Abbiamo avuto la visita e l'appoggio di dirigenti della Fiom e del sindacalismo di base ma le risposte della Camusso al direttivo nazionale della Cgil sono completamente inaccettabili e sorde all'ondata di protesta che si sta levando nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e tra i precari del paese.
Sorde perchè le centinaia di firme che chiedono il ritiro della firma sull'accordo della resa rappresentano chi ha lottato in questi mesi contro il piano Marchionne, i licenziamenti e i tagli, l'attacco a una rappresentanza democratica sui posti di lavoro, i tentativi di cancellare la centralità del contratto nazionale e dello Statuto dei Lavoratori.
Inaccettabili perchè questo vergognoso accordo concede con un tratto di penna a Confindustria-Cisl-Uil quanto gli era stato negato da milioni di persone scese in piazza a manifestare e scioperare in questi mesi. E si vuole far passare questo vero e proprio suicidio del sindacato concedendo un referendum-farsa in cui nelle assemblee l'unica posizione che si è obbligati a sostener è quella della Camusso e di chi è favorevole all'accordo. E tutto entro il 17 settembre. Alla faccia del confronto democratico!
A questo punto non ci fermiamo e rilanciamo!
Continuiamo a diffondere l'appello e a raccogliere adesioni. Via mail, su facebook ma anche tra i colleghi sul proprio posto di lavoro.
E mandiamo tutti le firme e i contatti alla mail: scioperogenerale@gmail.com
Diamo un segnale forte e unitario dal basso costruendo un movimento di opposizione all'accordo del 28 giugno. L'accordo non deve passare, la firma deve essere ritirata!

APPELLO PER UNA ASSEMBLEA OPERAIA E POPOLARE PER PREPARARE LA RISPOSTA AL PIANO MARCHIONNE!


Siamo delegati ed operai della FIAT di Cassino e di altri posti di lavoro del basso Lazio, attivisti politici e sindacali, convinti sostenitori della vera democrazia. Dopo Pomigliano e Mirafiori, Marchionne si prepara a colpire anche alla FIAT di Cassino: per allora dovremo avere le idee molto chiare, prepararci a resistere e a costruire il più ampio fronte di forze in risposta al Piano Marchionne!

Siamo decisi a fare la nostra parte per sbarrare la strada al generalizzato attacco ai diritti che governo e padronato stanno muovendo contro i lavoratori e il popolo in generale! L’a.d. FIAT Marchionne con il sostegno e la complicità di Confindustria, del governo Berlusconi, dell’ “opposizione” parlamentare e delle dirigenze sindacali “complici” di CISL, UIL, UGL e FISMIC sta sferrando un attacco senza precedenti non solo contro gli operai FIAT, ma contro tutti i lavoratori. Con un colpo solo stanno cercando di smantellare lo Statuto dei Lavoratori, il CCNL, l’art. 41 della Costituzione! Vogliono eliminare i sindacati non asserviti ai voleri dei padroni!

Dobbiamo proseguire la resistenza che prima a Pomigliano e dopo a Mirafiori gli operai e le operaie FIAT e le organizzazioni sindacali come la FIOM e i sindacati di base USB, CUB, SLAI-COBAS, COBAS hanno opposto al Piano Marchionne. I NO di Pomigliano e Mirafiori hanno messo in moto un’altra Italia, fatta da lavoratori, studenti, precari, pensionati e disoccupati che si stanno mobilitando per costruire una via d’uscita dalla crisi  positiva, alternativa,  diversa da quella che progettano Marchionne, Berlusconi e i caporioni dell’industria e dell’alta finanza.

Per preparare la resistenza al Piano Marchionne, per raccogliere il testimone lasciatoci dalla straordinarie giornate di Pomigliano e Mirafiori, per impedire l’estensione del Piano Marchionne anche a Cassino, per contribuire a rafforzare la lotta per un’altra Italia messa in moto dalla sua parte migliore fatta da chi suda i soldi e da chi lotta per migliorare la propria situazione: costruiamo un’assemblea operaia e popolare da tenersi a Cassino in cui discutere, confrontarci, organizzarci e decidere iniziative comuni


Per contatti e adesioni:



Prime adesioni:

Lucio Ribaudo, operaio, FIOM FIAT Cassino(FR)
Guglielmo Maddè, operaio, FIOM indotto FIAT Cassino(FR)
Gigi Ferraro, operaio, FIOM FIAT Cassino(FR)
Aldo Zanni, operaio, FIOM FIAT Cassino(FR)
Angelo De Siena, FIOM FIAT Cassino(FR)
Grazia Di Giorgio, FIOM FIAT Cassino(FR)
Luca Di Lucci, FIOM FIAT Cassino(FR)
Luigi Sorge, operaio, USB FIAT Cassino(FR)
Diego D’Agostino, operaio USB FIAT Cassino(FR)
Domenico Mazzieri, operaio FIOM SKF Cassino(FR)
Americo Celani, operaio FIOM Termopack 2000 srl Ceprano(FR)
Giuseppe Delle Chiaie, operaio FIOM Termopack 2000 srl Ceprano(FR)
Ruben Caloggi, operaio FIOM Termopack 2000 srl Ceprano(FR)
Giuseppe Antonelli, operaio, FLM CUB UNIFER Ceprano(FR)
Aldo Barone, cassaintegrato Nexans Latina
Daniele Alessi, cassaintegrato Nexans Latina
Ivan Dal Col, operaio, FILCTEM CGIL Wyeth gruppo Pfizer Aprilia(LT)
Paolo Iafrate, Comitato di Lotta per il Lavoro Frosinone(FR)
Sebastiano Salis, operaio Plastipak Sud, Anagni
Nadia Ciardiello, lavoratrice ex LSU ATA, Anagni
Gino Grappella, operaio Videocon in cig, Anagni
Gianni Santigli,  operaio Videocon in cig, Anagni
Giuseppe Zagra, operaio edile, Anagni
Rosetta Brescia, operatrice sociale, Anagni
Fausta Dumano, insegnante, Frosinone
Laura Scappaticci, impiegata, Roma
Leonardo Salis, operatore sociale, Anagni
Simone Salis, studente, Anagni
Andrea Cristofaro, veterinario, Frosinone
Marina Navarra, operaia Sanofi Aventis, Anagni
Giuseppe Sacco, operaio, Piedimonte San Germano
Massimiliano Palombi, artigiano edile, Monte San Giovanni Campano
Martina Cretaro, disoccupata, Monte San Giovanni Campano
Ilaria Capogrossi, disoccupata, Pontecorvo
Luigi Pede, operaio, Sora
Paolo Ceccano, infermiere professionale, Sora
Nicoli Antonio impiegato INAIL -exISPESL
Rolando Graziosi R.S.U. - UIL  INAIL - EX ISPESL
Luciano Granieri Aut-Frosinone
Antonio Folchetti, studente, Sora
Matteo Oi, studente, Frosinone
Paolo Sabatini, operaio Videocon, cordinatore nazionale USB, Anagni
Debora D'Alessio, bracciante, Sindacato Lavoratori in Lotta (SLL), Priverno(LT)
Eugenio Oi, pensionato, Frosinone
Emiliano Tatafiore, disoccupato, Sindacato Lavoratori in Lotta(SLL), Roma
Silvio Paone, studente, Formia(LT)
Sito Luigi, tecnico ARPAC Multiservizi, Segr. Generale del Sindacato Lavoratori in Lotta, Napoli
Fraveto Arduino, operaio Fiat Cassino, USB, Ceprano
Vincenzo Durante, consigliere comunale indipendente, Cassino
Mimmo Cordone. tecnico ArpacMiltiservizi, Sindacato Lavoratori in Lotta (Na)
Daniele Lalli FP CGIL di Roma centro.
Ilario Germinaro rap.te prov di Grosseto AS.I.A.\USB
Elena Gaetti, disoccupata, Sanremo
Filippo Cannizzo, direttore Istituto Culturale Castelli
Chiara De Marchis, precaria Beni Culturali, FP-CGIL, Roma
Moretti Matteo, RSU FIOM GKN, Firenze
Michele Di Paola RSU FIOM GKN, Firenze
Enrico Ricci, lavoratore Croce Bianca FP-CGIL, Massa
Valentina Satta, lavoratrice Croce Bianca, Massa
Francesca Tomat, lavoratrice Croce Bianca, Massa
Marco Becce, lavoratore Croce Bianca, Massa
Rossano Ricci, lavoratore Croce Bianca, Massa
Federico Ciuffi, lavoratore Croce Bianca, Massa
Salvatore Cucurnia, lavoratore Croce Bianca, Massa
Francesco Giocchidio, lavoratore Croce Bianca, Massa
Romeo Tonazzini, Fermet srl, Massa
Franca Bongiorni, casalinga, Massa
Paola Bertipagani, lavoratrice Croce Bianca, Massa
Nicola Sabato, lavoratore Croce Bianca, Massa
Nicolas Ciuffi, lavoratore Croce Bianca, Massa
Maurizio Boni, lavoratore Croce Bianca, Massa
Andrea Tonazzini, lavoratore Croce Bianca, Massa
Graziano Iasimone, lavoratore Croce Bianca, Massa
Nadia Toracca, lavoratrice Croce Bianca, Massa
Paolo Bernieri, lavoratore Croce Bianca, Massa
Arianna Bertuccelli, lavoratrice Croce Bianca, Massa

Aeroporto Ferentino-Frosinone: il Lodo Patrizi

Luciano Granieri




Ci risiamo. Con l’arrivo della stagione estiva si intensifica la frenesia  della società Aeroporto di Frosinone. Già due anni fa  il 4 agosto del 2009 , alla chetichella, venne pubblicata  da parte del consorzio ASI sul quotidiano “il messaggero” la lista delle proprietà  a rischio di esproprio perchè site  in quei  300 ettari compresi  tra Ferentino e Frosinone destinati  alla costruzione dell’aeroporto. Ricordiamo le assemblee organizzate dal  comitato No Aeroporto,  con la partecipazione dei cittadini, in particolare di quelli la cui abitazione era a rischio esproprio e con il contributo della lega dei consumatori  attraverso la consulenza dell’avv D.ssa Manuela Maliziola. Non mancarono i politici del luogo, Francesco Raffa  attuale assessore all’ambiente  del comune di Frosinone (lista la sinistra) e Giuseppe Patrizi consigliere comunale di Ferentino  Pdl. Tutti insieme in una sorta di compromesso storico alla ciociara per  mettere in risalto l’illegittimità di informare i cittadini del destino delle loro case  solo a mezzo stampa, l’inutilità e il danno che l’aeroporto Ferentino Frosinone avrebbe procurato alla comunità. Singolare la posizione del consigliere Patrizi che attraverso un sottile gioco di dialettico  ribadiva la sua assoluta contrarietà all’aerporto, marcando una differenza con il sindaco  Fiorletta  dell’opposto schieramento che al contrario era ed è favorevole, ma  sottotraccia cercava di sfaldare il fronte del no invitando i cittadini a  rischio esproprio a non disdegnare le offerte della società aeroporto di Frosinone. Queste avrebbero potuto essere congrue tanto da convincere a liberare il campo. Inoltre il consigliere Patrizi sottolineava che il suo sodale, allora neo eletto a presidente della provincia, Antonello Iannarilli, pur dicendosi  contro l’aeroporto, si riservava di leggere la documentazione prima di prendere una posizione ufficiale. Riassumendo: Il Pdl , era contro l’aeroporto....MA ANCHE NO.  Fra l’altro il programma di espropri redatto dal consorzio ASI non poteva essere esecutivo infatti  per renderlo tale la Provincia tramite il suo presidente Iannarlli,  che come detto  ancora doveva leggere le carte, avrebbe dovuto firmare la variante urbanistica  dell’area destinata a servitù aeroportuale .  Un'altra questione era legata al destino della (VAS) valutazione ambientale strategica. Questa doveva essere presentata in regione  per l’approvazione. La regione, allora retta dal cento sinistra, valutò il documento, inoltrato ufficiosamente dalla società Aeroporto di Frosinone, non idoneo. La conseguenza naturale di tale procedura sarebbe stata la bocciatura del progetto. Ma dalla Pisana  sottobanco si fece sapere all’Adf quali erano le correzioni da apportare per rendere il documento idoneo all’approvazione.  Come se un professore di matematica di fronte ad  un compito sbagliato, anziché giudicarlo negativamente suggerisse le correzione all’alunno in modo che questi potesse ripresentarlo  corretto e prendere un bel voto.  Nell’ottobre successivo durante le conferenza dei  servizi arrivò la bocciatura irrevocabile dell’ENAC e del ministero della difesa che riteneva impossibile la contemporanea  sussistenza , in quella zona, dell’aeroporto militare e quello civile.  Siamo ad una nuova estate e puntualmente si ripresenta la questione espropri, ma con altri presupposti stavolta molto più concreti. Intanto dopo due anni è stata risolta la questione dalla VAS approvata  dagli uffici competenti della regione. Evidentemente dopo tanti suggerimenti sottobanco si è arrivati a un documento decente . Sorge il dubbio che o i tecnici dell’AdF siano “de coccio” o che l’opera per quanto si voglia modificarne la conformazione    non sia fattibile senza danni per il territorio. Nonostante un documento   importante come la (VIA) Valutazione impatto ambientale non sia stato ancora approvato, la regione,passata nel frattempo al centro destra,  ha stanziato i fondi  necessari a finanziare gli espropri  e ha deciso di entrare nella società AdF consentendone un significativo    aumento di capitale. Dunque quella stessa giunta che taglia ospedali e servizi per mancanza di soldi  esborsa una quota ingente di denari pubblici per costruire un’opera titanica inutile e dannosa per la salute dei cittadini che non avranno neanche sufficiente disponibilità di nosocomi per farsi curare. Nel frattempo, il presidente della provincia Iannarilli  ha firmato la variante ASI. Se come è prevedibile la nuova destinazione d’uso dei 300 ettari incriminati sarà finalizzata a zona di servizio aeroportuale  l’iter partirà in modo definitivo. I cittadini avranno sessanta giorni di tempo per opporre ricorsi e presentare richieste di chiarimenti dopo di chè gli espropri non saranno più una boutade estiva ma la dura realtà.   I comuni  di Ferentino e Frosinone dovranno deliberare affinchè il tutto diventi esecutivo. E’ bene precisare che dopo due anni di lotta diversi fra i cittadini coinvolti hanno deciso di attuare


il LODO PATRIZI trattando la ricompensa con Adf per cedere il proprio terreno sfaldando le potenzialità unitarie della protesta . Proprio ciò che si voleva evitare, ovvero che la questione aeroporto si trasformasse  da lotta di civiltà a una compravendita immobiliare.  Il comitato per il No Aeroporto giustamente insorge chiedendo consigli comunali  aperti alle giunte di Frosinone e Ferentino per discutere ed  informare i cittadini su quale sarà la destinazione dell’area che gli viene sottratta. Dovendo ormai rinunciare alla precedente qualifica urbanistica  è giusto che la collettività decida quale debba essere la nuova destinazione  d’uso  non necessariamente asservita all’aeroporto, ma ad esempio funzionale ad ospitare   un  parco delle energie rinnovabili .  Anche noi ci associamo e facciamo appello ai comuni di Ferentino e Frosinone affinchè rispettino la normativa europea che prevede il coinvolgimento della popolazione nella decisione su queste materie,  informino i cittadini senza far passare decisioni sulle loro teste.  E’ l’ultimo atto che rimane quindi la macchina partirà e allora per impedire la costruzione dell’aeroporto o una più probabile immane speculazione edilizia, sarà necessario mobilitarsi come “GLI EROI” della Val di Susa.

martedì 5 luglio 2011

Storie Di Ordinaria Follia

Come è noto la lotta dell'occupazione del cinema Palazzo da parte  dei cittadini di San Lorenzo per evitare che divenisse una sala bingo, è stata seguita  del nostro blog. Abbiamo postato un appello da sottoscrivere per fermare lo scempio vedi  A SAN LORENZO VINCE LA CULTURA 

Di seguito riportiamo la storia di ordinaria follia accaduta  ieri

By Sala Vittorio Arrigoni


Un luglio afoso e una piazza Montecitorio costipata in assetto da guerra per la conferenza stampa in quel dell’Hotel Nazionale. Ingresso riservato solo ai giornalisti. Ma il buon senso sembra prevalere se la signora Adele e Franca Raponi vengono fatte accomodare senza battere ciglio. La pace sia con voi sembriamo leggere per un momento negli occhi dell’agente in borghese che era un po’ che ci scrutava. Noi siamo un capannello di dieci anime, occupanti ma non senza arte né parte. E’ bene però precisare cosa ci facessimo qui, come sparuto avamposto dell’occupazione dell’ex-cinema palazzo-sala vittorio arrigoni.


Una conferenza stampa chiarificatrice era stata organizzata per la mattinata nientepopodimenoche dalla Camene S.p.A.. E visto che i panni sporchi si lavano in famiglia, questa simpatica combriccola adunata in conferenza annoverava in manipolo di pertinace garantismo e quindi indefessa opposizione a salvaguardia dei valori democratici le persone di Capezzone, il deputato Aracri (autore di una folgorante interrogazione sulla via di Damasco…), qualche avvocato come il pirotecnico Prioreschi (quello di De Pedis e Moggi) e Nicola Sgarra. Badate non l’amministratrice delegata della Camene, Francesca de Franceschi ma questo “simpatico” ometto dal sorriso torquemadiano che anche gli amici più stretti evitano di guardare troppo a lungo. Tutti giù a spergiurare sulla legalità di una occupazione e a urlare le ragioni di una certa cricca pronta ad anteporre cultura e salute mentale alle leve sublimnali e ai mancati riscatti del gioco d’azzardo.


Ricordare le ragioni per cui ormai da tre mesi seguite le nostre vicende credo sia superfluo.


Ricordare il quanto prodotto e dimostrato fino ad oggi sia più che sufficiente, specie dopo il 16 giugno e il palesamento delle nostre indagini corroborate dalle voci più alte di Repubblica e Report (LEGGI IL NOSTRO DOSSIER). A qualcuno saranno pure girati i marroni. Qualcuno lo avrà svegliato nel cuore della notte questo Capezzone. Ciao, sono Nicola Sgarra… dobbiamo fare qualcosa. E allora eccoci qui tutti questa mattina per colpa di quella telefonata, chiamati in causa, a dover ascoltare le ragioni contrarie scagliateci contro. Parole chiave ripescate dagli incubi tazebao degli anni ’70 condivano l’invito a questa kermesse, a questo ennesimo spettacolo di prepotenza paraistituzionale. Perché i bastardi siamo noi e certamente la comunista Sabina Guzzanti. Accusati di esproprio proletario e curiosi di scoprire quali siano i video fatti di nascosto con apparecchiature sofisticate degne de i 3 giorni del Condor, facciamo comunella scrutati da carabinieri, polizia e quant’altro predisposto per l’incolumità di alcuni ma non di altri. I video e le intercettazioni stavolta tralasciano minorenni, pali da lapdance e signorine anagraficamente imbarazzanti. Soltanto calcinacci, una sala-cantiere. Poi è la volta della birra venduta per sostenere la lotta. Un Capezzone antiproibizionista, nemico giurato della lega del luppolo non lo avremmo mai immaginato. Ultima sorte forse la più triste, la presenza di Rocco Papaleo. Un raduno pericoloso evidentemente in combutta con quei suoi 300 seguaci nel pubblico che il tavolo delle evidenze sembra tratteggiare più come un Imam che come un attore.


L’irruzione di Sabrina Guzzanti, prontamente interrotta manda in loop Capezzone che ripete la parola legalità almeno 40 volte di seguito senza dare la parola a chi sta cercando di spiegare che occupare è leggittimo anzi dovere civico caro Capezzone se quello che si occupa è destinato ad attività di reale illegalità come tutto il business che può ruotare dietro la losca rendita delle scommesse e del gioco d’azzardo. La bagarre è presto fatta. Anche Franca Raponi prende la parola ma la parola cultura fa ridere questa corte improvvisata senza grazia e giustizia che dispendia insulti senza vergogna.


Meglio uscire dall’aula di questo tribunale fantoccio e portare con se i giornalisti che in tanto cominciano ad accorrere e a raccogliere quanto spiegato nel nostro dossier sui rapporti tra la Camene e la cricca di Balducci, Anemone e le massaggiatrici della pudica schiena di Bertolaso, di quei giorni lì quando la protezione civile, quella che si rispetti, poteva essere al massimo un condom… condonabile, dunque. Il desecrabile invece precipita nell’imponderabile e via discorrendo nel grottesco. Una cinta di carabinieri, ci separa come una “division belt” da Franca e Adele. Trattenute all’interno. Adele si guarda intorno come la nonnina di gatto Silvestro. Chissà dove sarà finita Titti. Che altro potrebbe fare. E noi a urlare che rilascino queste pericolese minacce. Devono essere identificate. Alla fine Adele viene riconsegnata e il pubblico ludibrio è assicurato. Manca ancora Franca all’appello. Dopo qualche minuto esce e rilascia dichiarazioni al sapor di Pietro Micca. Non perde una gamba e ricorda come stiamo facendo della resistenza agli oscuri traffici di Piazza dei Sanniti. Si è rifiutata di dare i suoi documenti e per fortuna è libera lo stesso. Ferito come Giuseppe Garibaldi, invece, Capezzone se ne va via stampellando e imprecando nelle parole quel “Comunisti miliardari…” che lo mostra per un attimo come il malefico signor Burns dei Simpson. Imbarazzante come non potrebbe essere altrimenti, turista assai della democrazia, lui veramente, per dirla con le parole del suo Padrone.

Stop alla cartella esattoriale di Equitalia per la bolletta dell’acqua: la fattura di chi gestisce il servizio non è titolo esecutivo

Salve,


un applauso per la Cassazione, che oggi... SENTENZA CASSAZIONE

ha diffidato il Servizio Idrico Laziale, ad emettere cartelle esattoriali senza titolo,

condannandolo inoltre alle spese di giudizio …;-)


EVVVAIIIIIIIIIII



Un abbraccio a tutti da Otello

La trasparenza non è sempre di casa nei rapporti tra Equitalia ed i cittadini, tant’è che la Cassazione è intervenuta con l’ordinanza pubblicata oggi 4 luglio 2011 dalla terza sezione civile precisando i comportamenti che devono tenere le società di riscossione.
Per quanto riguarda la necessità di chiarezza, secondo i giudici di piazza Cavour, il rapporto fornitore-utente è di tipo privatistico e le tariffe che il gestore del servizio idrico incassa dal consumatore costituiscono corrispettivi di diritto privato. La Corte, infatti, esclude sul punto che si possa configurare la possibilità di un uso da parte della società che riempie i rubinetti nelle case del Basso Lazio, società per azioni a partecipazione pubblica, a sostenere di avere facoltà di riscossione coattiva del credito da tariffa mediante il ruolo affidato al concessionario Equitalia Gerit. La fattura della bolletta dell’acqua di chi gestisce il servizio non è titolo esecutivo. La controversia risiede nelle modifiche introdotte dalla legge 286/06 che ha convertito il dl 262/06 (la norma ritoccata è quella di cui al D.lgs 03.04.2006, n. 152, art. 156 che riportiamo :“1. La tariffa è riscossa dal gestore del servizio idrico integrato. Qualora il servizio idrico sia gestito separatamente, per effetto di particolari convenzioni e concessioni, la relativa tariffa è riscossa dal gestore del servizio di acquedotto, il quale provvede al successivo riparto tra i diversi gestori interessati entro trenta giorni dalla riscossione. 2. Con apposita convenzione, sottoposta al controllo della regione, sono definiti i rapporti tra i diversi gestori per il riparto delle spese di riscossione. 3. La riscossione volontaria e coattiva della tariffa può essere effettuata secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, mediante convenzione con l’Agenzia delle entrate ).
Con quell’intervento il legislatore ha voluto soltanto precisare chi sono i soggetti ai quali è possibile affidare la riscossione della tariffa, ma non ha affatto dato il via libera alla possibilità di riscossione mediante ruolo con un sistema del tutto autonomo rispetto a quello normale, adottato per entrate di diritto privato degli enti pubblici. L’interpretazione opposta porterebbe a conseguenze paradossali nei rapporti di diritto privato: mentre gli enti pubblici dovrebbero munirsi di un titolo esecutivo per iscrivere l’entrata a ruolo e riscuoterla, il gestore di servizio idrico integrato potrebbe procedere facendone tranquillamente a meno. Con l’importante decisione che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta la Cassazione ha diffidato la società laziale ad emettere cartelle esattoriali senza titolo pedissequamente condannandola alle spese di giudizio.