A cura di Luciano Granieri
" In questa società, per bene che ci vada, la vita è una noia sconfinata. In questa società, nulla, assolutamente nulla riguarda le donne. Dunque. A tutte le donne che non hanno paura, ne' delle responsabilità, nè delle emozioni sconvolgenti, non rimane che: rovesciare il governo, abolire il sistema monetario, istituire l'autonomazione completa e distruggere il sesso maschile"
MANIFESTO S.C.U.M
Feroce squilibrato dissacrante, il manifesto SCUM di Valerie Solanas delineava l’agenda della Society for Cutting Up Men “Società per l’eliminazione dell’uomo” (SCUM, appunto). Un’organizzazione rivoluzionaria di cui Solanas era unica fondatrice e attivista. Prodotto per la prima volta come ciclostile nel 1967 (Solanas lo vendette per le strade di New York chiedendo 50 centesimi alle donne, 1 dollaro agli uomini), il manifesto apparve in forma di libro nell’agosto del 1968, due mesi dopo che l’autrice tentò di assassinare Andy Warhol .
Il manifesto SCUM è stato il prodotto di anni di riflessione da parte di una donna che viveva ai margini. Nata nel 1936 da una famiglia della classe operaia del New Jersey, abusata dal nonno e dal patrigno, a quindici anni da' alla luce una bambina (Linda) , probabilmente frutto dello stupro subito dal padre. Ha un altro bambino da un marinaio, già sposato con tre figli, molti più grande di lei , che l’abbandona, ma le offre di dare in adozione il neonato ad una coppia di amici, i quali, in cambio, gli finanzieranno gli studi.
Cominciò a definirsi lesbica. La sua acuta intelligenza le valse un posto all’Università del Maryland, dove nel 1958 conseguì la laurea con lode in psicologia. Per un certo periodo è rimasta nell’ambiente universitario come ricercatrice, poi abbandonò il mondo accademico per attraversare il Paese e arrivare a New York nel 1962. Mantenendosi attraverso prostituzione e accattonaggio, riuscì a scrivere una commedia satirica intitolata “Up Your Ass”. Nel 1965 registrò il copy right del testo e ne inviò una copia ad Andy Wharol che rifiutò di produrla perché troppo volgare, salvo poi utilizzarne molte battute nei suoi lavori, senza il consenso di Valerie e senza mai restituire la copia ricevuta, nonostante le insistenze della scrittrice. Per questi motivo la Solanas ferì gravemente Wharol in un attentato il 3 giugno 1968.
Up Your Ass fu una sorta di incubatrice di idee da cui venne tratto SCUM. Al centro del “Manifesto” è presente una specie di freudismo capovolto. L’uomo è il frutto di una struttura genetica difettosa: il cromosoma Y è un X frammentato, il maschio è una femmina incompleta, un aborto ambulante. La forza corrosiva dell’invidia del sesso femminile da parte degli uomini, li ha spinti, non solo verso la misoginia, ma anche verso ogni male sociale: guerra, denaro, odio di classe, pregiudizio autoritarismo. Eppure gli uomini, così abili nelle pubbliche relazioni, la loro unica qualità, sono riusciti a convincere molte donne “Il maschio-ha scritto Solanas- ha svolto un lavoro brillante nel convincere milioni di donne che gli uomini sono donne e le donne sono uomini”. L’unica reazione a quel lavaggio del cervello di massa era il sabotaggio.
Nel manifesto SCUM, si pianifica il reclutamento di un gruppo di donne, libere, ribelli e spietate, il cui obiettivo è quello di destabilizzare sistematicamente lo status quo, con sabotaggi continui: nel mondo del lavoro, attraverso atti di guerriglia, come la distruzione di automobili, vetrine, ed altri simboli del potere commerciale, oppure insinuandosi nel rapporto fra coppie miste (maschio-femmina) per farlo a pezzi.
Con il tempo SCUM si sarebbe rilevato implacabile nel voler annientare prede come: stupratori, politici, cantanti e musicisti scadenti, presidenti di consigli di amministrazioni, capifamiglia, proprietari terrieri, magnati bugiardi e falsi, disc jockey, immobiliaristi , agenti di borsa, uomini che parlano quando non hanno niente da dire. In SCUM strumenti di lotta come manifestazioni, picchetti, scioperi, o qualsiasi altra forma di resistenza convenzionale, erano considerati assolutamente inefficaci,. L’azione violenta era un’ipotesi più che concreta.
Se Solanas non avesse sparato ad Andy Wharol il manifesto SCUM si sarebbe perso nella storia? Questo non potremmo saperlo mai. E’ un fatto però che, nei mesi successivi all’attentato SCUM, è diventata la stella polare per quelle femministe radicali, frustrate dai limiti delle forme della protesta tradizionale. Ti-Grace Atkinson e Florynce Kennedy, due militanti nella sezione di New York dell’organizzazione nazionale per le donne NOW, (National Organization for Woman), anch’esse non proprio acquiescenti verso le forme di lotta convenzionale, visitarono Solanas in prigione e le offrirono supporto morale e legale.
Roxanne Dunbar, una veterana delusa dal movimento dei diritti civili, il cui disincanto l’aveva portata a lasciare gli Stati Uniti e trasferirsi in Messico, apprese della vicenda del ferimento di Warhol, da parte di Solanas in un bar di Città del Messico. La notizia la spinse a tornare negli Stati Uniti. “Ero stanca di partecipare al concorso di chi fosse più oppresso nel sud e volevo un cambiamento”- dichiarò alla biografa di Solanas, Breanne Fahs. “Tornerei negli Stati Uniti per lanciare la nuova rivoluzione basata sulla ideologia delle superdonne.
Roxanne Dunbar, fondò un gruppo a Boston, il Cell 16, nel quale si pianificava l’organizzazione di un gruppo avanzato di donne il cui obiettivo era di sensibilizzare le altre donne sulla possibilità di un nuovo tipo di società. Le militanti della Cell 16, portavano i capelli corti , praticavano il karate per prepararsi alla guerriglia. In ogni loro incontro leggevano il manifesto SCUM, come se fosse il primo punto all’ordine del giorno.
Ciò che Dunbar ed altre avevano trovato nel manifesto era qualcosa di nuovo che nessun movimento aveva elaborato. Fu un tonico per molte donne frustrate nella loro esperienza nella nuova sinistra dove il sessismo, quando riconosciuto, veniva liquidato come un sottoprodotto minore del capitalismo, e le obiezioni delle militanti, in merito alla questione di genere venivano ridicolizzate e addirittura disprezzate. In altri movimenti come la già citata NOW, l’oppressione delle donne veniva inquadrata come una semplice questione di diritti civili da trattare con decoro e giudizio .
Il manifesto SCUM non si curava della moderazione né della rispettabilità. Ciò che esprimeva era una rabbia nuova, incandescente. Avvincente, senza dubbio, poco femminile. Una volta scatenata, quella rabbia cambiò radicalmente il paradigma di lotta dei movimenti femministi. Gli anni successivi al Manifesto SCUM vedranno la proliferazione di movimenti radicali come il Cell. 16, Redstockings, New York Radical Feminist e THE FEMINIST. Quest’ultimo, fu fondato dalla Atkinson quando venne cacciata da NOW, perché il suo sostegno pubblico a Solanas, aveva scandalizzato la dirigenza del gruppo. La fondatrice di NOW, Betty Friedan non perdonò mai la Atkinson dichiarando: “Nessuna azione, nessuna politica, mai votata dal consiglio di amministrazione di New York NOW e di National NOW, ha sostenuto di sparare agli uomini nelle palle, o l’eliminazione dei maschi come proposto dal Manifesto SCUM”. Dare sostegno a Solanas, significava etichettare l’organizzazione come un movimento di odio per gli uomini. Un etichetta che Friedan non avrebbe mai voluto appiccicata al gruppo.
Nel corso del tempo la questione se, il sesso fosse qualcosa che liberava le donne, o qualcosa da cui le donne dovessero essere liberate, sarebbe diventata una linea di frattura importante nel mondo femminista, che ha diviso il movimento per i decenni a venire. Ma per Valerie Solanas tutte queste discussioni erano irrilevanti. Sin dall’inizio valutò le sue aspiranti alleate femministe come , opportuniste, non meno di Warhol, intente solo ad appropriarsi della sua lotta e del suo lavoro per scopi personali.
Prima del processo scrisse ad Atkinson: “E’ ovvio, dal comunicato stampa che hai letto in tribunale, che non capisci SCUM. Non fa per te. SCUM è per le puttane, lesbiche, i criminali, i maniaci omicidi. Pertanto astieniti dal commentare SCUM e dal difendermi”. Quell’ostilità non si placò mai, anche dopo, quando, a seguito di una diagnosi di schizofrenia paranoica, fu condannata a tre anni di reclusione. “Ho un sacco di motivi molto coinvolgenti” aveva risposto Solanas il giorno della sparatoria, quando i giornalisti le chiesero perché avesse premuto il grilletto.
Solanas aveva consegnato una copia di “Up your Ass” alla drag queen Candy Darling, che faceva parte della cerchia ristretta di Wharol, pregandola di consegnarla al regista. Quando Wharol sostenne di aver perso il testo il sospetto che il suo lavoro fosse sfruttato, divenne certezza e furia.
Divulgare il suo lavoro nel mondo divenne priorità assoluta per Valerie Solanas ,anche dopo il suo rilascio dalla prigione. Trascorse gran parte degli anni ‘70 a rielaborare il manifesto SCUM, e a lavorare ad una sua autobiografia, ma la povertà e la malattia la costrinsero a vivere in strada. Mori a San Francesco in una casa di accoglienza per senza fissa dimora nel 1988. Nessun dipendente della struttura la ricorda, a parte un muratore che, entrato nella sua stanza, la trovò a picchiare sui tasti di una macchina da scrivere con una pila di pagine dattiloscritte sulla scrivania .
“In quasi tutte le donne si può scoprire una furia incredibile - osservò Bernardine Dhorm attivista del movimento “Weather Underground” spesso non si è coscienti della soglia da superare per scatenare questa furia. Ma c’è, e può trasformarsi in una potente forza radicalizzante”.
La rabbia che possedeva Valerie Solanas era così corrosiva e totalizzate, da condurla a rifiutare ogni vicinanza solidale . Ma la sua pura ferocia rimane esplosiva ed inebriante per chiunque legga il suo lavoro. Nemmeno il movimento #Me Too (che comunque ha manifestato impulsi d’odio verso l’uomo) è in grado a dare voce ad un livello di rabbia così conclamato. Il tono predominante di #Me Too è basato sull’indignazione. Ma si tratta di rivendicazioni a volte corrive e non troppo caustiche.
Delle tante donne che si sono espresse pubblicamente, solo Rose McGowan, ha proferito parole che si avvicinano alla furia lacerante del Manifesto. Forse non è un caso che sia stata tacciata di instabilità mentale e pesantemente ridicolizzata.
“Non mi dispiace per niente”, ha detto Solanas ai giornalisti dopo aver sparato ad Andy Warhol. “Leggi il mio Manifesto e ti dirà chi sono” Quel Manifesto in realtà non era altro che una voce nel deserto, ma costituisce, inequivocabilmente, un disgusto incontenibile per la profondità e la vastità della misoginia che ancora oggi fornisce quell’insana energia che manda avanti una diseguale ed incancrenita quotidianità.
Notazioni tratte da un articolo di Marybeth Hamilton scritto per History Workshop