Francesco Ricci
Quando Friedrich Engels morì, il 5 agosto 1895, Die Neue Zeit, la rivista teorica della socialdemocrazia tedesca (1) scrisse che con la morte di Engels "terminava di morire anche Marx". Non era un'esagerazione: è infatti molto difficile separare Marx da Engels, distinguere le rispettive opere o la parte che ciascuno dei due ha scritto delle opere firmate da entrambi; ci sono testi che portano la sola firma di Marx ma che furono completati da Engels, altri firmati da Marx (ad es. vari articoli scritti per incrementare le misere entrate) ma scritti direttamente da Engels. E ciò che vale per la loro opera letteraria può essere detto anche per la lunghissima militanza comune. Di più: le loro stesse vite furono vissute in una perenne simbiosi, in uno scambio continuo. Davvero c'è soltanto un trattino, come sulla costola delle loro Opere, a dividere i due: Marx-Engels, quasi fosse il nome composto di una sola persona.
Non esistono nella storia coppie simili. Certo anche Lenin e Trotsky venivano talvolta considerati una persona sola dagli abitanti di qualche sperduto paesino dell'immensa Russia rivoluzionaria. Ma la collaborazione tra questi due altri grandissimi rivoluzionari durò solo sei anni, mentre Marx ed Engels militarono insieme per quarant'anni.
Quarant'anni di elaborazione, quarant'anni di lotte di frazione
Nei quarant'anni della loro amicizia, collaborazione, fratellanza, Marx ed Engels non si limitarono, se così possiamo dire, a fondare una "teoria", quello che noi oggi chiamiamo "marxismo", cioè il più grande sviluppo nelle scienze dell'uomo che la storia abbia conosciuto; no, in questi stessi quarant'anni combatterono e vinsero infinite battaglie di demarcazione programmatica, con lo scopo di distruggere politicamente tutte le correnti riformiste, piccolo-borghesi, centriste che incontrarono sul loro cammino, e così facilitare la costruzione del loro partito internazionale.
La battaglia politica iniziò a metà degli anni Quaranta, contro le posizioni utopiste di Weitling che ispiravano la Lega dei Giusti, la prima organizzazione di lavoratori rivoluzionari con cui Marx ed Engels ebbero a che fare. I due amici non entrarono nella Lega per la distanza con le posizioni che vi dominavano: per questo fondarono (nel febbraio 1846), a Bruxelles, il Comitato di Corrispondenza comunista, il primo "partito" marxista della storia: un'organizzazione di una ventina di membri che fu utilizzata per la battaglia di frazione il cui esito fu la nascita della prima organizzazione comunista internazionale: la Lega dei Comunisti, che era il prodotto della distruzione politica della riformista Lega dei Giusti per opera di Marx ed Engels. Il programma del nuovo partito (scritto dal solo Marx nel gennaio 1848 ma utilizzando anche materiali preparatori di Engels) è il testo politico più importante della storia, il più diffuso, quello che ha prodotto cambiamenti che hanno coinvolto le vite di miliardi di uomini: il Manifesto del Partito Comunista.
In questo passaggio cruciale, il lavoro politico più importante lo svolse Engels: fu lui a fare una battaglia nelle sezioni parigine della Lega contro il settore riformista legato alle posizioni di Weitling; fu lui a organizzare la "frazione" marxista nel congresso del giugno 1847 di confluenza tra la parte più avanzata della Lega dei Giusti e il Comitato di Corrispondenza; e fu ancora Engels a curare i dettagli organizzativi del successivo II Congresso che si svolse agli inizi del dicembre 1847 a Londra e che sancirà l'egemonia della "frazione" diretta da Marx, al quale, per questo, verrà affidato il compito di scrivere il programma del partito.
Gli scopi di questo nuovo partito internazionale sono riassunti nel primo articolo dello Statuto, elaborato da Engels: "l'abbattimento della borghesia, il dominio del proletariato, l'abolizione della vecchia società borghese poggiante su antagonismi fra le classi, e la fondazione di una nuova società senza classi e senza proprietà privata."
Poi ci furono altre battaglie nella Lega dei Comunisti (un'organizzazione che non superò mai i 250 membri), fino al suo scioglimento pochi anni dopo. Ma non abbiamo modo qui di riassumere tutta la storia, per questo con un salto in avanti arriviamo a un altro momento cruciale della storia del marxismo quando, nel 1864, dall'unione di lotta tra gli operai inglesi e francesi, nasce la Associazione Internazionale Operaia (poi nota come Prima Internazionale).
In questa organizzazione, che a differenza di quanto vuole la vulgata non avevano fondato, promossa da lavoratori inglesi (il calzolaio George Odger, il carpentiere William Cremer) e francesi (il cesellatore Luis Tolain e l'incisore Ernest Fribourg), Marx ed Engels guadagnarono rapidamente la direzione. Il grosso del lavoro politico nei primi anni ricadde su Marx; ma quando Engels poté trasferirsi a Londra (nel 1870) diventerà di fatto il segretario organizzativo dell'Ail (nonché il responsabile per Spagna, Italia e Danimarca).
Per consolidare l'egemonia del programma socialista nell'Ail furono necessari altri anni di lotte: contro i mazziniani, i lassalliani, i proudhoniani, i blanquisti, i tradeunionisti, i bakunisti.
Infine fu solo grazie alle lezioni (a positivo e soprattutto a negativo) che venivano dall'esperienza pratica della Comune di Parigi che nel 1871 Marx ed Engels vinsero la guerra contro il riformismo e il centrismo anarchico e blanquista, e per questo misero fine alla Prima Internazionale (che era stata, come scriveva Engels anni dopo, "un accordo ingenuo di tutte le frazioni") per aprire così la strada a una nuova internazionale che, nelle loro intenzioni, avrebbe dovuto essere "puramente comunista" e basata "direttamente sui nostri principi" (2).
Fu Engels (chiaramente in accordo con Marx) ad avanzare al Congresso dell'Aja (1872) la proposta di spostamento del Centro negli Stati Uniti: di fatto avviando la liquidazione dell'Internazionale (che aveva a quell'epoca non più di 5000 militanti individuali effettivi, anche se dirigeva strutture sindacali con decine di migliaia di affiliati).
Dividere il movimento operaio secondo linee programmatiche, frazionarlo, sconfiggere politicamente il riformismo e il centrismo (che portano nel movimento operaio l'ideologia borghese), per poter poi unire i lavoratori contro la borghesia sulla base del programma rivoluzionario, costruendo un partito rivoluzionario di avanguardia, operaio, capace di egemonizzare vaste masse proletarie e condurle alla conquista del potere attraverso la rottura rivoluzionaria della macchina statale borghese e la sua sostituzione con la dittatura del proletariato, cioè con il governo degli operai. Nessuna illusione su una "unità della sinistra", nessuna idea di unire riformisti e rivoluzionari su programmi "intermedi", che nei fatti sono inevitabilmente programmi riformisti; nessuna idea di fronti permanenti coi riformisti: i fronti solo come tattica episodica (e riservata al momento dell'azione e solo per verso le organizzazioni maggioritarie della classe) per al contempo unire la classe nelle lotte e smascherare i dirigenti opportunisti.
Questo è stato per quarant'anni il metodo generale di Marx ed Engels: la scuola i cui insegnamenti furono sviluppati decenni dopo dal bolscevismo.
Storia di un'amicizia unica
Pierre Broué, nella sua monumentale biografia di Trotsky (3), scrive: “Tra la fine del 1932 e l’inizio del 1933 [Trotsky, ndr] ha vari progetti: un lavoro sulla situazione economica mondiale, un’opera che vorrebbe chiamare Il romanzo di un’amicizia, sui rapporti tra Marx ed Engels (...).”
Purtroppo Trotsky non ebbe il tempo per scrivere di questa amicizia. Però sappiamo che da anni ne era affascinato, così come fin da giovane era stato conquistato dalla idea della vita che traspare nel magnifico carteggio tra Marx ed Engels. Nell'autobiografia (4) scrive che la raccolta delle lettere dei due fondatori del socialismo scientifico fu per lui "il libro più indispensabile, quello che sentii più vicino a me, nella misura in cui fu la verifica più grande e più sicura non solo delle mie idee, ma anche di tutta la mia concezione del mondo (...) fu una rivelazione psicologica. Fatte le debite proporzioni, a ogni pagina mi convincevo che tra me e loro c'erano dirette affinità spirituali. Il loro modo di considerare uomini e idee mi era familiare."
E' noto che Engels sacrificò tutti gli anni della sua giovinezza lavorando in un ufficio di Manchester che detestava, nell'industria di famiglia, al solo scopo di guadagnare abbastanza denaro per mantenere il partito che stavano costruendo e Marx come funzionario permanente. E negli anni della vecchiaia, dopo la morte di Marx (1883), Engels rinunciò a scrivere alcune opere sue, per completare il secondo e il terzo libro del Capitale: il secondo fu stampato nel 1885 mentre il terzo richiese quasi dieci anni di lavoro di Engels e Kautsky e fu pubblicato solo nel 1894 (5). Non si trattò solo di curarne l'edizione: in molti casi Engels dovette riprendere il lavoro dove l'amico lo aveva interrotto, fare nuove ricerche, elaborare, modificare, tagliare e rimettere insieme le bozze scritte con grafia incomprensibile da Marx: in particolare i materiali per il terzo libro erano in varie parti poco più che appunti. E, finito questo lavoro enorme, dovette curare poi la traduzione di questa e di decine di altre opere, firmate da entrambi o dal solo Marx, poco importa, sforzando la vista fino a notte per controllare le bozze, non tralasciando neppure un dettaglio, scrivendo lettere di pagine per chiedere ai traduttori di correggere piccole imperfezioni, persino soltanto un segno di punteggiatura.
Peraltro quest'ultimo lavoro non gli risultava difficile. Sappiamo infatti che Engels conosceva e utilizzava una dozzina di lingue. Sapeva scrivere correttamente oltre che nella sua lingua natale (il tedesco), anche in inglese, francese, spagnolo, portoghese, italiano, svedese, russo e varie altre lingue. Imparava le lingue con grande facilità: si immergeva per un mese nello studio, armato di grammatiche e dizionari, finché non ne usciva vincitore. Non si trattava, è chiaro, di un passatempo: conoscere le lingue era indispensabile per dirigere l'Internazionale e dare consigli alle sezioni di mezzo mondo.
E' per quanto abbiamo fin qui raccontato che è molto difficile accettare la immagine di sé che dava Engels come "secondo violino" dell'orchestra diretta da Marx (6).
C'è da aggiungere infatti che, oltre ad essere stato autore con Marx anche di tanti testi che non portano il suo nome; oltre ad aver permesso materialmente a Marx di poter lavorare "per l'umanità" invece che come impiegato in una stazione ferroviaria (tentò una volta di farsi assumere, ma non passò la prova, pare a causa della sua scrittura illeggibile); oltre a tutto ciò Engels fu colui che convinse il giovane Marx dell'importanza degli studi di economia politica, in cui fu il primo tra i due a immergersi fin da giovanissimo. Fu in gran parte Engels, insomma, che pure aveva un paio di anni in meno (Marx era del 1818, Engels del 1820), a indirizzare lo studio di quello che diventerà l'autore del Capitale.
Una simbiosi intellettuale
Quando Engels poté finalmente smettere di lavorare nell'industria di famiglia, si trasferì a Londra, per poter lavorare quotidianamente e direttamente con Marx. Questo ha purtroppo prodotto l'interruzione del carteggio tra i due ma ha certo favorito la fase di produzione maggiore di entrambi.
Engels viveva a Regent's Park Road, mentre Marx e la famiglia stavano in Maitland Park. In un quarto d'ora Engels arrivava da Marx e iniziava lo strano lavorio combinato di questi due cervelli eccezionali. Così lo racconta Eleanor (una delle figlie di Marx):
"Durante gli ultimi dieci anni Engels venne ogni giorno a trovare mio padre; spesso andavano insieme a spasso, spesso invece restavano a casa, camminando avanti e indietro nella stanza di mio padre. Ciascuno aveva il suo lato e scavava il suo solco negli angoli in cui, con uno strano movimento, girava sui tacchi. Là discutevano di più cose di quante ne sogna la filosofia della maggior parte degli uomini; ma non di rado passeggiavano anche, a lungo, in silenzio, l'uno accanto all'altro. Oppure ciascuno parlava di ciò che più gli stava a cuore in quel momento, finché a un tratto si ritrovavano uno di fronte all'altro, e, rendendosi conto che nell'ultima mezz'ora ciascuno aveva parlato per proprio conto, scoppiavano in una fragorosa risata. (...)" (7)
"Un vergognoso equivoco": l'ultima battaglia contro i riformisti
Nel 1891, suscitando le ire della direzione della Spd, Engels pubblicò su Die Neue Zeit un testo di Marx rimasto sino ad allora inedito e che conosciamo ora col titolo di Critica al programma di Gotha. Si tratta di una critica, scritta nel 1875, del programma su cui nel maggio dello stesso anno si unificarono le due frazioni del movimento operaio tedesco: il gruppo degli eisenachiani (vicino a Marx, diretto da Bebel e Wilhelm Liebknecht, padre del Karl fondatore con la Luxemburg del Kpd nel 1918), che era nato nel 1869 ad Eisenach, e i discepoli di Lassalle (8). Il testo rimase inedito perché, a causa delle leggi speciali di Bismarck contro la socialdemocrazia, Marx temeva di danneggiare il partito e preferì limitarsi a inviarlo ai soli dirigenti della frazione che si rifaceva alle sue posizioni.
E' un testo di particolare importanza perché mentre critica impietosamente il programma di unificazione per essere imbevuto delle idee riformiste di Lassalle (che andavano invece, secondo Marx, battute ed eliminate) il testo difende gli elementi essenziali di un programma marxista, inconciliabile con qualsiasi programma riformista o centrista. Non a caso Engels decise di pubblicare questo testo per avviare una battaglia contro le oscillazioni programmatiche della direzione della Spd, esattamente quando si avviava la discussione attorno a un nuovo programma, che poi sarà approvato al congresso di Erfurt, avendo incorporato la gran parte dei suggerimenti che Engels aveva inviato alla direzione del partito e ai due principali estensori del testo (Kautsky per la parte teorica, Bernstein per la parte relativa alle rivendicazioni) (9).
Dunque Engels non smise mai la battaglia per demarcare il marxismo dal riformismo e dal centrismo e per battere tutte le teorie non marxiste che si ripresentavano anche nei nuovi partiti della costituenda Seconda Internazionale (la cui fondazione effettiva avvenne nel 1889, nel centesimo anniversario della Grande rivoluzione francese).
Nonostante questa sua assoluta inflessibilità programmatica, poco prima della morte venne trascinato dalla direzione del partito tedesco in quello che definirà "un vergognoso equivoco".
La crescita elettorale del partito (nel 1890 aveva un milione e mezzo di voti, pari al 20% dell'elettorato, con 35 seggi al Reichstag) iniziava ad alimentare, con la crescita dell'apparato e dei funzionari, le prime teorizzazioni più o meno larvatamente riformiste nella Spd (cui Bernstein darà piena voce poco dopo la morte di Engels).
E' in questo quadro che, nel 1895, ad Engels viene giocato "un brutto scherzo". Prima il partito tedesco (tramite una lettera di Richard Fischer, direttore delle pubblicazioni del partito) gli chiede di attenuare il tono "troppo rivoluzionario" (e i riferimenti anche tecnici alla "arte della insurrezione") della Introduzione che ha preparato a una raccolta di testi di Marx del 1850 da pubblicare col titolo Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850; ed Engels (pur manifestando insofferenza per l'atteggiamento del partito, che giudica troppo legalitario e subalterno al parlamentarismo borghese) accetta, a condizione che si tratti solo della versione per la stampa (mentre alla direzione del partito e ai quadri deve essere data la versione completa), per non creare problemi dato che sono in discussione al Reichstag nuove leggi repressive contro i socialisti. Però, a sua insaputa, prima che venga pubblicato l'opuscolo, il Vorwarts, organo centrale del partito, per decisione di W. Liebknecht pubblica un articolo dal titolo "Come si fanno oggi le rivoluzioni" in cui vengono pubblicate, manipolandole, singole parti del suo testo già mutilato, producendo così un falso.
Engels va su tutte le furie e scrive a Kautsky (lettera del 1 aprile 1895) e a Lafargue (lettera del 3 aprile) che il testo è stato ridotto "in modo tale che io vi appaio come un pacifico sostenitore della legalità ad ogni costo", cioè un opportunista che vede nelle elezioni borghesi un momento determinante della lotta politica e persino la via per arrivare al potere.
Non abbiamo spazio qui per spiegare nel dettaglio questa importante e intricata vicenda: ma vi torneremo in un prossimo articolo perché da questo episodio ha preso origine una falsificazione di Engels che è proseguita per decenni: ha iniziato Bernstein (nel suo I presupposti del socialismo, 1899), trasformando questo testo falsificato nel "testamento di Engels" e ancora oggi si trovano pseudo-storici e presunti esperti, tutti sostenitori del riformismo, che ignorando la versione originale del testo che venne poi trovata e pubblicata nel 1924 da Rjazanov, continuano a sostenere che già Engels sosteneva la possibilità di arrivare al socialismo per via pacifica e parlamentare, cioè senza una rivoluzione. Una falsificazione completa.
Ma tutta la vicenda è anche interessante perché dimostra come, a differenza di quanto spesso si ripete, il primo rivoluzionario ad avviare una battaglia contro la nascente deriva della socialdemocrazia tedesca (di cui, certo, si vedevano ai suoi tempi, solo i primi accenni) non fu Rosa Luxemburg a fine secolo, quando esplose la "Bernstein-debate", ma Engels.
Il generale a cavallo
Negli ultimi anni, già anziano, Engels "ancora scalpitava per unirsi alla cavalleria per la carica", come commenta uno dei suoi più recenti biografi (10). In effetti, pur avendo passato una vita alla scrivania, preferiva sempre quando poteva passare all'azione. Si era guadagnato tra gli amici il soprannome di "generale" perché, nonostante i maldestri tentativi dei dirigenti socialdemocratici e il "vergognoso equivoco" di cui sopra, era un grande esperto di tattica militare, di combattimenti di strada, di tutto quanto cioè serve a un certo punto per completare con l'insurrezione qualsiasi rivoluzione. La stessa Introduzione del 1895, prima delle mutilazioni e delle falsificazioni, era in larga parte dedicata all'"arte dell'insurrezione", a come ogni rivoluzione necessità di scindere le forze armate borghesi per guadagnarne una parte alla causa.
I suoi articoli sulla guerra franco-prussiana (che precede la Comune), pubblicati sulla Pall Mall Gazette, furono attentamente studiati da Trotsky quando gli fu affidato il compito di costruire l'Armata Rossa.
Ma negli ultimi anni, il nomignolo di "generale" aveva assunto un significato più ampio: non designava più solo l'esperto di questioni militari ma il principale dirigente del movimento operaio mondiale. Ruolo che Engels assolveva scrivendo ogni giorno decine di lettere in svariate lingue a tutti i principali dirigenti delle diverse sezioni della neonata Internazionale, correggendo posizioni sbagliate, dando consigli, elaborando tattiche e strategie.
Quanto abbiamo raccontato fin qui, le enormi conoscenze di Engels in svariati campi del sapere umano, la sua militanza politica intensa, non deve far credere che Engels vivesse una vita da frate trappista. Al contrario. Come racconta divertito Trotsky (11) "non assomigliava per niente a un asceta". Amava la vita in tutte le sue forme, la compagnia delle persone intelligenti, il sesso, l'arte, "le buone cene, il buon vino, il buon tabacco". Continua Trotsky: "Non è raro trovare nella sua corrispondenza dei riferimenti che indicano che varie bottiglie di buon vino erano state aperte a casa sua per celebrare il nuovo anno, o il risultato delle elezioni tedesche, il suo compleanno, o altri eventi di minore importanza."
In lotta contro il riformismo
Engels fu ucciso da un cancro all'esofago, diagnosticato agli inizi del 1895, mentre stava per iniziare il lavoro sul quarto libro del Capitale (Teorie del plusvalore), che sarà pubblicato da Kautsky. Non voleva statue alla memoria: chiese che le sue ceneri fossero disperse in mare. Fu lo stalinismo, proprio mentre tradiva il programma comunista, a ergere statue a Marx, a Engels, a Lenin, celebrando un culto dei morti col solo fine di trasformare questi grandi dirigenti rivoluzionarie in vuote immagini per un innocuo culto.
E' con un altro spirito che noi in questi giorni ricordiamo i 120 anni della morte di Engels. Lo facciamo per raccomandare ai militanti rivoluzionari, a ogni operaio che lotta, ai giovani che vogliono rovesciare il capitalismo, lo studio delle opere di questo gigante. Lo facciamo perché proprio in questi mesi dei mediocri imbroglioni riformisti come gli Tsipras, i Varoufakis, gli Tsakalotos (12) e tanti sostenitori più o meno critici del governo di Syriza hanno il coraggio di definirsi "marxisti" e di presentare come una "novità" la loro pretesa di conciliare gli interessi inconciliabili della borghesia e del proletariato. Mentre già più di un secolo fa, parlando del primo "governo di fronte popolare" della Storia (quello della Francia del febbraio '48) Engels spiegava che questi governi, in cui partecipano forze della sinistra, hanno come scopo solo quello di rendere più facile l'approvazione delle politiche borghesi "mentre la classe operaia era paralizzata dalla presenza al governo di quei signori che pretendevano di rappresentarla."
Insomma, torniamo a studiare Engels perché siamo convinti che questo generale della rivoluzione guiderà ancora la nostra classe verso nuove vittorie rivoluzionarie contro la borghesia e contro il riformismo, cavallo di Troia dei padroni nel movimento operaio.
Note(1) Fondata da Kautsky nel 1883, con il sostegno di Bebel e Liebknecht.
(2) Così si esprimeva Engels in una lettera a Sorge del 12 settembre 1874.
(3) Pierre Broué, La rivoluzione perduta. Vita di Trotsky 1879-1940 (a p. 734 dell'ediz. italiana: Boringhieri, 1991).
(4) Lev Trotsky, La mia vita (1929; Mondadori, 1976, p. 215).
(5) Nonostante ciò, Engels pubblicò in pochi anni anche alcuni suoi testi importanti: nel 1884, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato; nel 1886, Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca (in appendice al quale pubblica le fondamentali e inedite Tesi su Feuerbach scritte da Marx nel 1845); lavorò alla Dialettica della natura e infine scrisse innumerevoli prefazioni alle edizioni nelle diverse lingue di testi di Marx e suoi.
(6) Engels si definisce "secondo violino" in una lettera a Becker del 15 ottobre 1884.
(7) in Colloqui con Marx ed Engels, a cura di H.M. Enzensberger (1973, ediz. italiana Einaudi, 1977, p. 284).
(8) Ferdinand Lassalle (1825-1864) fu il padre del riformismo tedesco. Nel 1863 fondò la Associazione generale degli operai tedeschi. Al centro del suo programma c'era la lotta per il suffragio universale e la formazione di associazioni operaie di produzione sovvenzionate dallo Stato. Lassalle morì in duello (per un affare di cuore) poche settimane prima che si fondasse l'Ail. La sua Associazione (fortemente subalterna al regime di Bismarck) venne diretta dopo la sua morte da Schweitzer e si scontrò e infine fuse con la Unione delle associazioni operaie, diretta da Liebknecht e da Bebel, che Marx guadagnò alle proprie posizioni.
(9) I rilievi critici di Engels alle prime bozze del testo sono noti come Critiche del progetto di programma di Erfurt, inviati da Engels a Kautsky il 29 giugno 1891, e poi girati all'insieme del gruppo dirigente. Il testo fu pubblicato su Die Neue Zeit solo nel 1901.
(10) Vedi Tristram Hunt, La vita rivoluzionaria di F. Engels. Si tratta della biografia scritta da un professore universitario laburista, quello che Engels avrebbe definito "un autentico filisteo": colma di incomprensioni del marxismo ma tuttavia di piacevole lettura per l'abbondanza di aneddoti sul protagonista.
(11) Lev Trotsky, "Lettere di Engels a Kautsky", ottobre 1935 (articolo pubblicato in The New International, gennaio 1936).
(12) Un marxista irregolare è il titolo di un libro di Varoufakis, in cui, senza particolare originalità, l'ex ministro di Tsipras pretende di coniugare il marxismo con il keynesismo. Mentre il suo sostituto al ministero delle Finanze, Euclides Tsakalotos, è stato definito dalla stampa come "un marxista tranquillo".
(13) Vedi lettera di Engels a Turati, 26 gennaio 1894.
Qualche suggerimento di lettura
Tutte le numerose biografie di Marx inevitabilmente sono biografie di Engels.
Per quanto riguarda le biografie dedicate specificamente ad Engels, le migliori sono quella di Gustav Mayer, Friedrich Engels (1936; in italiano ne esiste solo una traduzione ridotta: Einaudi, 1969); e The life of Friedrich Engels di W.O. Henderson (1976). Il nostro giudizio sul più recenteLa vita rivoluzionaria di F. Engels di Tristram Hunt (2009; ed. italiana Isbn, 2010) è espresso nell'articolo qui sopra.
Per una introduzione generale alla vita e all'opera di Marx ed Engels il testo migliore rimane sempre il Marx ed Engels di David Rjazanov (1922; purtroppo in italiano per ora esiste solo una pessima edizione Samonà e Savelli del 1972, piena di errori e priva di un apparato di note).
Importante è la monografia di Steven Marcus, Engels, Manchester e la classelavoratrice (1974; ed. Einaudi, 1980) e si trovano alcuni saggi interessanti (misti ad altri di chiara impronta riformista) nella raccolta degli interventi per il seminario che si tenne nel centenario della morte a Parigi: Autori Vari: Friedrich Engels, savant et révolutionnaire. Actes du Colloque Engels 1995(Puf, 1997).