Verso le elezioni regionali
Mauro Buccheri
Nel prossimo weekend più di venti milioni di italiani saranno “chiamati alle urne” nel gioco della democrazia borghese, che attraverso le elezioni cerca di legittimarsi agli occhi delle masse popolari. Questa volta, nello specifico, si voterà in sette regioni per eleggere consigli e presidenti regionali, e in più di mille comuni per eleggere sindaco e consiglieri comunali.
Un gioco delle marionette, come lo definiva Lenin, a cui settori crescenti delle masse popolari stentano oggi a riconoscere credibilità, come si evince anche dal diffondersi del fenomeno dell'astensionismo elettorale (giusto per fare un esempio, alle ultime regionali in Calabria, qualche mese fa, appena il 44% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne). L'astensionismo è la conseguenza di una profonda e diffusa sfiducia nei confronti dei partiti di sistema e, in certa parte, dello stesso regime borghese, in una fase di crisi acuta in cui la borghesia non ha più nemmeno le briciole da distribuire. Esprime insomma una risposta, deformata e inefficace (perché passiva), di larghi settori popolari che – non vedendo altri mezzi a disposizione – esprimono il proprio disprezzo verso le classi dirigenti del Paese e i loro partiti.
I comunisti e le elezioni
Nonostante le elezioni borghesi siano di per sé basate su un meccanismo truffaldino (a prescindere dal sistema elettorale in uso), nonostante riteniamo, da comunisti, che la liberazione delle classi oppresse non passi dalle urne, bensì dalla rivoluzione sociale, pensiamo altresì che le elezioni possano anche avere un'utilità nella misura in cui i comunisti riescano a sfruttarle nella corretta prospettiva. Laddove ve ne siano le condizioni, infatti, i comunisti possono utilizzare le elezioni borghesi come tribuna di propaganda per il programma rivoluzionario (approfittando degli spazi che le stesse normative borghesi ci concedono in periodo elettorale, spazi che normalmente ci vengono negati) e per provare a guadagnare a quel programma settori del movimento operaio e nuovi militanti (1). E' con questo scopo che il Pdac si presenta, quando è possibile, alle elezioni: così come in queste elezioni regionali avanziamo l'unica candidatura di classe, comunista e rivoluzionaria in Puglia (e, di fatto, l'unica anche a livello nazionale).
Le tornate elettorali forniscono utili indicazioni per discriminare fra i comunisti e le forze della sinistra riformista e semi-riformista (i centristi), cioè fra i comunisti e quelli che si limitano a definirsi tali.
Se esaminiamo infatti quanto sta accadendo a questa tornata elettorale, in particolare in relazione alle forze di “sinistra”, notiamo una pletora di opportunisti che si presenta alle elezioni, nascondendosi talvolta (e questo è l'aspetto più odioso della faccenda) dietro la falce e martello. Dovere dei comunisti è denunciare questi opportunisti, che continuano a causare danni enormi alle ragioni del mondo del lavoro e del movimento operaio, e ad alimentare la sfiducia e l'ostilità verso il comunismo (con sommo gaudio della borghesia, già molto attiva da secoli in questo senso).
I vendoliani alle prossime amministrative
Iniziamo questa breve disamina da Sel, forza socialdemocratica di destra che, per fortuna, sin dalla sua nascita ha rinunciato al riferimento al “comunismo”. Abbiamo sempre denunciato nei nostri articoli l'organicità di Sel al sistema e le politiche filopadronali seguite del suo leader, Vendola, come governatore della Puglia (proverbiali ormai le sue risate al telefono con Archinà, braccio destro di Emilio Riva, l'ormai defunto patron dell'Ilva di Taranto). Sebbene in parlamento Sel sostenga – in realtà con scarsa convinzione - di fare l' “opposizione” al governo del Pd, nei fatti i vendoliani si sono limitati fino ad oggi a “critiche” saltuarie quanto ipocrite verso Renzi, e mai comunque da un versante di classe.
A riprova di ciò, oggi i vendoliani appoggiano i candidati del Pd in Puglia, dove sostengono Michele Emiliano (renziano, sostenitore del Jobs Act e della “Buona scuola”), in Umbria, dove puntano sulla presidente uscente Catiuscia Marini, e in Veneto, dove appoggiano Alessandra Moretti. Mentre in Liguria supportano Luca Pastorino, parlamentare eletto nelle file del Pd, partito da cui poi è fuoriuscito al seguito di Pippo Civati (soggetto quest'ultimo con cui Sel prova a interloquire in funzione della costruzione di un ennesimo contenitore socialdemocratico che occupi lo spazio a sinistra del Pd).
Dal “Pcdi” ai verdi: denominatore comune l'opportunismo
Sempre a proposito di Emiliano, va detto che il candidato del Pd alle regionali in Puglia, oltre al supporto di Sel, nonché dell'Udc, ha ottenuto quello del sedicente “Pcdi”, neonato gruppo che prova a coagulare i rottami dello stalinismo italiano. L'obiettivo che questo gruppo si propone è di ricostruire il “Partito comunista d'Italia” (di cui recupera abusivamente il nome), e la prima mossa che fa per raggiungere questo storico obiettivo... è sostenere in Puglia i padroni e il loro principale candidato di riferimento! E pensare che questi stessi che appoggiano il candidato del Pd in Puglia, in un comunicato a firma della dirigente Manuela Palermi attaccano la “buona scuola” renziana scrivendo che “il Pd verrà punito alle elezioni regionali” per la sua “ottusa arroganza”! (2) Ci sarebbe da ridere se non fosse che questi soggetti si definiscono “comunisti”.
A conferma della totale confusione del soggetto politico in questione, e per completezza d'informazione, va detto che in Liguria il “Pcdi” sostiene, assieme a Sel e all'interno della cosiddetta “Rete a Sinistra”, il già citato civatiano Pastorino (la cui vittoria, sempre secondo la Palermi, “potrebbe dare un colpo forte, forse decisivo, al Pd che si sente padrone del mondo”! (3), mentre in Umbria sta dentro al cartello elettorale riformista Altra Marche – Sinistra Unita (assieme al Prc, Sel e al comitato Tsipras-Marche) che candida a governatore regionale Edoardo Mentrasti, coordinatore regionale di Sel. Insomma, quando si dice: poche idee ma chiare!
Il tutto mentre i Verdi – a proposito di “sinistra” riformista - sostengono in Campania il candidato del Pd, l'impresentabile De Luca, ex sceriffo di Salerno, sotto processo fra le altre cose per lottizzazione abusiva e reati ambientali: proprio il candidato ideale per degli ambientalisti! (4)
Il Prc fra i rantoli della Lista Tsipras e la suggestione di Landini e Civati
Per quanto riguarda Rifondazione Comunista, sulla scia dell'esperienza europea all'interno della Lista Tsipras, il Prc sostiene, non senza divisioni e contraddizioni interne: in Puglia (dove ha governato 8 anni su 10 con il Pd) Riccardo Rossi (L'altra Puglia), nelle Marche Edoardo Mentrasti (Altre Marche – Sinistra unita), in Veneto Laura Di Lucia Coletti (L'Altro Veneto) in Toscana Tommaso Fattori (Sì – Toscana a sinistra), in Umbria Michele Vecchietti (L'Umbria per un'altra Europa). Si tratta di esperienze politiche che rimuovono il comunismo nella simbologia (cui fino a ieri i dirigenti del Prc si richiamavano, sia pur ipocritamente) e nella sostanza. Del resto, si rifanno alla forza socialdemocratica di Syriza, che governa in Grecia assieme alla destra nazionalista filoclericale di Anel, avendo come obiettivo non la rottura col capitalismo ma il mercanteggiamento con la Troika (5). Insomma, in barba a un principio basilare del marxismo, quello dell'indipendenza di classe dalla borghesia, dai suoi partiti e dai suoi governi, i dirigenti di Rifondazione si ostinano a seguire strade già battute e già fallite mille volte nel passato, la strada del governismo e della collaborazione di classe (6).
In Liguria il Prc converge assieme a Sel sul civatiano Pastorino (Rete a Sinistra). In Campania, invece, in un primo tempo Rifondazione aveva tentato di formare un cartello (“Appello Maggio”) con Sel (che nel frattempo flirtava anche col Pd, con cui ha rotto poi sul nome di De Luca), la Rete dei comunisti e vari movimenti dell'area napoletana. Quando Sel si è poi defilata da Appello Maggio per lanciare la candidatura di Vozza, il Prc l'ha seguita a rimorchio lasciando con un pugno di mosche i neostalinisti della Rete dei comunisti e il resto della ciurma (7).
Sempre a proposito di Campania, va detto che la lista “Sinistra al lavoro per la Campania” (con Vozza candidato presidente), oltre a Sel e al Prc raccoglie i già citati stalinisti del “Pcdi”, un sedicente “Partito del lavoro” (8) e Green Italia, gruppo "ambientalista" che ha fra i suoi uomini di punta Fabio Granata, ex parlamentare di An e del Pdl, che prova a rientrare nel giro dopo il tramonto di Fini e il fallimento alle elezioni politiche del 2013 con Futuro e Libertà (9).
E di fronte all'ormai conclamato fallimento del progetto tsiprasiano in Italia (10), a cui il Prc continua oggi ad andar dietro per inerzia, Paolo Ferrero si guarda attorno. L'idea fissa è quella di costruire una “Syriza italiana” che riunisca “le forze a sinistra del Pd per aprire un processo costituente” (11). Con occhio attento anche alla “Coalizione sociale” che Landini intende costruire, anche se ad oggi lo stesso Landini appare più confuso che persuaso (12).
Le ultime operazioni opportunistiche del Pcl di Ferrando
Come dicevamo in premessa, i comunisti hanno il dovere – in caso di partecipazione alle elezioni borghesi - di presentarsi col loro programma, al fine di provare a guadagnare nuovi militanti aquel programma, cioè alla causa rivoluzionaria. Questo principio basilare del marxismo è stato totalmente rimosso dal Pcl, il gruppo ferrandiano che si presenta come “rivoluzionario” e financo come "trotskista" ma che noi definiamo centrista, nel senso di oscillante fra (saltuari) proclami rivoluzionari e pratiche riformiste.
In queste regionali il Pcl si presenta in due regioni: Liguria e Umbria. In Umbria questo partito, che si è sempre definito "antistalinista", fa un blocco elettorale e programmatico con il gruppo "Casa Rossa", che si richiama a Togliatti (numero due dello stalinismo e mandante dell'omicidio di Tresso, fondatore del trotskismo italiano a cui è intitolata qualche sezione del Pcl), nonché a Mao e al Partito "comunista" cinese. Non si tratta, come è stato scritto sul sito del Pcl (13) qualche giorno fa, in risposta polemica a noi ma evidentemente parlando più che a noi a qualche militante del Pcl che sarà rimasto turbato da questa operazione opportunistica, di un "accordo tattico" tra due gruppi (operazione che sarebbe in ogni caso discutibile, date le posizioni di questa "Casa Rossa"): ma di un vero e proprio blocco programmatico con i togliattiani (14). Il simbolo del Pcl è fuso con quello di "Casa Rossa" e il programma che si presenta è unico, comune (15).
Conclusioni Dire la verità, presentarsi per quello che si è, portare il programma comunista nei movimenti, nei luoghi di lavoro, nelle lotte, ed eventualmente nelle tribune politiche. Questo è ciò che i comunisti devono fare, questo è quello che facciamo, in Italia come Pdac, così come in tanti altri Paesi del mondo dove i nostri compagni stanno contribuendo assieme a noi alla costruzione del partito internazionale e internazionalista necessario alle masse oppresse e sfruttate. Siamo ben consapevoli, rispetto all'enormità del compito, che il nostro lavoro è ancora alla fase embrionale, ma siamo altrettanto consapevoli che abbiamo posto delle solide basi a questo progetto, laddove altri arretrano, implodono, si frantumano e qualche volta, più o meno consapevolmente, passano dall'altra parte della barricata.
Note
8. Indichiamo al link di seguito il programma di questo gruppo riformista che, in quanto tale, contesta non il sistema capitalista quanto piuttosto i suoi "aspetti negativi" (come se ce ne fossero di buoni). Si sostiene infatti, fra le altre cose, che è “in crisi il patto sociale e democratico mediato fra le classi sociali nel secondo dopoguerra”, e dunque, che siano conciliabili gli interessi fra le classi sociali in lotta! Piuttosto che la nazionalizzazione delle banche si rivendica “la presenza dello Stato” (quello borghese ovviamente) “nella proprietà delle banche” e, più in generale, si auspica “un'inversione radicale rispetto alle politiche che hanno segnato i decenni scorsi”, politiche in difesa del lavoro, dell'ambiente, dei migranti, del diritto alla salute e alla casa ecc Tutte cose che i nostri riformisti ovviamente non spiegano come possano essere ottenute nel quadro del sistema capitalista: http://www.partito-lavoro.it/images/documenti/sintesi_riprendiamoci_il_futuro.pdf
9. Da notare questo articolo firmato da Della Seta e Ferrante, ex parlamentari del Pd e poi tra i fondatori di Green Italia, che pregustano la possibilità di imbarcarsi in un eventuale soggetto politico che abbia come riferimento Pippo Civati (recentemente fuoriuscito dal Pd), un soggetto che avrà il pregio – sostengono con certezza – di non essere una “cosa rossa” e di essere libero da “gabbie ideologiche”. Un bel biglietto da visita per Civati, non c'è che dire!http://greenitalia.org/quella-di-civati-non-sara-una-cosa-rossa-per-questo-funzionera/
12. Landini lancia la "coalizione sociale", ma nemmeno lui sa di cosa si tratta. Parla di "un cantiere in evoluzione" ma senza specificarne la funzione e gli obiettivi. Lamenta il fatto che le leggi le fa la Confindustria quando lui, al di là delle chiacchiere nei salotti televisivi, ha chinato la testa anche davanti all'accordo vergogna sulla rappresentanza sindacale firmato proprio dai confindustriali con Cgil, Cisl e Uil.
http://www.repubblica.it/politica/2015/05/18/news/coalizione_di_landini_ecco_il_programma-114611955/
14. Significativo poi che, a coronamento del terribile pasticcio, il Pcl nel suo comunicato relativizzi le differenze fra i comunisti e gli stalinisti (“al di là di alcune posizioni che riteniamo sbagliate”), liquidando in due parole un secolo di lotte fra rivoluzionari e controrivoluzionari! Ci chiediamo se in campagna elettorale il Pcl presenterà agli elettori il comunismo di Marx ed Engels, oppure quello del Venezuela chavista (!) piuttosto che quello della Cina (!).