Venerdì 8 marzo una marea femminista ha invaso più di 40 città in tutta Italia aderendo allo sciopero globale e
all’occupazione di piazze e strade organizzato dal movimento transnazionale
“Non Una di Meno”.
Anche a Frosinone -grazie all’impegno del sindacato Usb,
della nostra sezione locale di Potere al Popolo , insieme con Democrazia Atea, Rifondazione Comunista, Possibile, e
l’associazione culturale Oltre l’Occidente - le sollecitazioni di “Non una di meno” hanno avuto un riscontro.
Inaspettatamente per una città come
la nostra in Piazza VI Dicembre, davanti al Comune, è andata in scena, in un rifiorire di bandiere, (rosse per lo più)
la protesta di donne e uomini
consapevoli e convinti sulla necessità
di contrastare la politica antisociale e assolutamente maschilista della
giunta Ottaviani . Ci riferiamo ad una
amministrazione orientata, oltre che alla propria costante autopromozione, all’esaltazione del cittadino modello WAFM
(White All Frusino Male) tradotto: Maschio Bianco Totalmente Frusinate. Una sorta di riedizione del WASP (White Anglo
Saxon Protestant) puro archetipo di abitante
statunitense tutelato ed esaltato nell’America maccartista anticomunista degli anni ’50.
L’ulteriore segno inequivocabile dell’orientamento maschilista
della giunta Ottaviani è il taglio, l’ennesimo,
del 20% di fondi ai servizi sociali che
sarà inserito nel prossimo documento di bilancio del Comune . Ciò significa gravare ancora di più sulle donne che lavorano, ma nello stesso tempo
devono curarsi dei figli e degli anziani, ruolo imposto loro dall’odiosa organizzazione patriarcale della
società. Significa, inoltre, incidere sulla vita delle
donne impiegate nei servizi di cura alla persona che saranno a rischio licenziamento, o vedranno il loro salario irrimediabilmente decurtato, in mancanza dei
fondi comunali necessari a mandare
avanti la loro attività.
Frosinone è un Comune in piano di riequilibrio
economico e finanziario, è obbligato dalla Corte dei Conti a realizzare un avanzo primario per il 2019
di circa 2milioni di euro, per cui il taglio è doloroso ma necessario. Questo
risponderà il sindaco a chi gli contesterà la macelleria sociale che provocherà.
E’ vero. Non pretendiamo che il buon Ottaviani intraprenda una crociata
insieme ad altri sindaci -difficile, ma quanto mai necessaria - contro le
politiche di austerity che, con la falsa
scusa del debito, stanno depredando gli enti locali di risorse e proprietà collettive, non è mica
De Magistris! Ma quantomeno sarebbe auspicabile che la mannaia del
predissesto non sia rivolta solo ed
esclusivamente verso la devastazione dei servizi al cittadino.
Quando si è
trattato di finanziare hollywoodiane rivisitazioni della passione di Gesù, o di sovvenzionare in modo
ingiustificatamente spropositato il
festival dei conservatori il piano di
riequilibrio economico e finanziario è stato ignorato, depredando il bancomat
dei debiti fuori bilancio. Il predissesto non ha impedito di sovvenzionare,
in parte, la realizzazione dello stadio
di calcio di proprietà del presidente del Frosinone, quindi di un privato, e non della cittadinanza.
Ecco basta vedere
la gestione del bilancio per capire la
pervicace natura maschilista del Comune di Frosinone. Da un lato si continuano a tagliare servizi
che potrebbero alleviare il gravoso lavoro delle donne, dall’altro si impiegano
sostanze pubbliche per lo stadio di calcio, il simbolo maschilista per
eccellenza della società patriarcale e
dell’archetipo WAFM frusinate. In verità ci sono tante donne a cui piace il calcio, molte di loro
sono in grado di discettare con competenza sugli aspetti tecnico-agonistici, sulla tattica, a
differenza dei tifosi maschi la cui maggioranza è capace solo di gridare
insulti razzisti dagli spalti, ma questo è un altro discorso.
Resta il fatto
che l’otto marzo scorso un flebile segnale di rivolta si è alzato anche da
Frosinone. Un segnale di rigetto delle politiche antifemministe ed antisociali
della giunta Ottaviani, ma anche del sistema capitalista e liberista che impone
la supremazia del profitto finanziario sulla sopravvivenza delle persone. Un
sistema che sta facendo strame delle tutele sociali stravolgendo in primis i diritti delle donne alla loro
autodeterminazione, a una sistema sanitario che non diventi proprietario del
loro corpo nel nome di un’ipocrita obiezione di coscienza, alla possibilità di
avere un lavoro retribuito al pari dei maschi, a non subire l’umiliazione di una
disoccupazione molto più diffusa rispetto al panorama maschile.
Facendo tesoro di quanto avvenuto venerdì
scorso rivolgiamo un appello a tutte le donne di buona volontà affinchè ci
aiutino a contrastare efficacemente un’amministrazione maschilista, un esercizio
nel quale l’opposizione consiliare (pente leghista, di centro sinistra, e
civica di sinistra) non si è
particolarmente distinta, silente e rassegnata ai latinismi del sindaco padre
padrone della città.