Dunque il governo Monti è arrivato al capolinea. Dopo due
ore d’incontro con il Presidente della
Repubblica, il Presidente del consiglio ha annunciato che subito dopo
l’approvazione delle leggi di bilancio, necessarie per evitare l’esercizio
provvisorio, si dimetterà perché considera le dichiarazioni di Angelino Alfano
rese in parlamento, alla stessa stregua di una mozione di sfiducia. E’ evidente
la volontà di Mario Monti di non voler cuocere sulla graticola delle mattane di
Silvio Berlusconi, né vuole consentire al Pdl di basare la campagna elettorale sulle ultime battute,
lacrime e sangue, del governo dei
tecnici. A questo punto è chiaro che presto si andrà al voto, al più tardi agli
inizi del marzo prossimo. Contestualmente alla decisione di Monti, Berlusconi
ha ratificato ufficialmente la sua
ennesima candidatura a Presidente del Consiglio alla guida del Popolo delle
libertà. I sondaggi disastrosi , una preoccupante mollezza dei suoi sottoposti nel
proporre il quarto grado di giudizio nei processi che lo riguardano, il rischio concreto che la
legge sull’incandidabilità dei condannati
potesse arrivare in porto, ha convinto Berlusconi a tentare ancora una volta la scalata al
governo del Paese. Anche perché le
condizioni esangui dello stato sociale offrono la formidabile occasione di impostare
la campagne elettorale sulla rabbia della gente, sempre più impoverita dai
saccheggi imposti dalla troika e dalla Bce. E’ evidente che il cavaliere punta
sulla memoria corta degli elettori, i
quali sicuramente avranno dimenticato che
la lettera della BCE è stata recapitata all’allora ministro di Berlusconi
Tremonti e non a Monti , e che il Pdl fino a ieri ha votato tutte le norme che hanno distrutto lo stato sociale. Chi pensa però che la ridiscesa in campo di Berlusconi e le
dimissioni di Monti possano costituire un pericolo per la dittatura del
capitale finanziario, prende un grosso abbaglio. Il ritorno del cavaliere è una manna per banchieri e speculatori
finanziari. Lo spauracchio Berlusconi ha già allertato i partiti
riformisti, anestesisti del conflitto sociale. Contro il signore di Arcore è
necessario sin da subito organizzare una
risposta adeguata. Ovvero
l’organizzazione di un fronte più o meno favorevole alle politiche del governo
Monti. E la riposta non può che passare
attraverso l’alleanza fra Pd e i centristi. Le farneticazioni di Sel contro il
governo dei banchieri , e tutte le altre forze della sinistra, cosiddetta
alternativa, che si sono apertamente schierate contro l’agenda della Bce,
tacciano perchè ancora una volta il nemico da battere è Berlusconi e non le
politiche neo liberiste. E’ una situazione emergenziale simile a scenari
conseguenti ad eventi traumatici come terremoti e altre sciagure,
in cui al sorgere di un’urgenza vitale si
deve derogare a situazioni già definite per percorrere una strada
diversa, immediata, che necessariamente deve stravolgere il percorso pianificato
. In questo caso per combattere il
pericolo berlusconiano, Bersani dovrà buttare a mare il risultato delle
primarie, l’alleanza con Vendola e con il Pdci, e assumere come compagni di
lotta i centristi di Casini e finanche
Italia futura di Montezemolo. Già alcuni esponenti Piddini di area
teodem si sono espressi a favore di questo esito . La
ridiscesa in campo di Berlusconi quindi provocherà un consolidamento del fronte
pro Monti, e dunque pro banche, depurando i partiti riformisti da pericolose fronde contrarie al neo
liberismo che pure albergano nel grande garage riformista. Qualcuno potrà obbiettare che a questo
ragionamento manca l’ipotesi che il nano di Arcore possa vincere veramente le elezioni.
La relativa tranquillità con cui
la finanza internazionale ha appreso la notizia della candidatura di
Berlusconi, è il segno certo che nessun
analista finanziario crede in una nuova vittoria del Pdl. Il susseguirsi degli scandali,
i casi Ruby, Fiorito, Minetti etc. etc., secondo la finanza internazionale,
dovrebbero essere macigni sulla strada della rielezione di Berlusconi. Ma se il farlocco popolo italiano, come già in passato
più volte dimostrato, si facesse abbindolare ancora una volta dalle stregonerie
del presidente del Milan eleggendolo di nuovo a capo del Governo? Niente paura.
Due o tre giorni di tiro al piccione sulle azioni Fininvest, potrebbero
essere sufficienti, come già accaduto a disarcionare il malcapitato cavaliere
da Palazzo Chigi, e sancire, questa
volta in maniera quasi irreversibile, lo strapotere del capitale finanziario.
Quindi non cadiamo nell’ennesima trappola. L’emergenza Berlusconi è necessaria al regime capitalista per disarticolare la
rabbia popolare veicolandola verso il sostegno
ad un nuovo falso paladino della giustizia
sociale che non avrà alcuna possibilità
di riaffermarsi . E’ necessario non farsi distrarre da nuovi-vecchi nemici, ma
continuare la lotta contro il potere capitalista vero e unico responsabile
della crisi economica e sociale che sta devastando il paese.
Le rovine
"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
Buenaventura Durruti
sabato 8 dicembre 2012
Bologna 6 dicembre, parla il segretario FIOM di Parma Antonella Stasi
Cristiano Antonino
Una Manifestazione surreale, non tanto per partecipazione numerica o per lo spirito dei partecipanti, quanto piuttosto perché avvenuta all'indomani di una vigliaccata in classico stile Cisl : la firma di un accordo separato con Federmeccanica.
Un quadro che meriterebbe una robusta ed orgogliosa reazione di classe, per spiegare allo schiavo cosa si pensa di lui e del padronato.
venerdì 7 dicembre 2012
Regina Bruni, madre di Francesco
Angelino Loffredi
Nella NOTA SCRITTA QUALCHE MESE FA riguardante Francesco Bruni e la madre Regina,
ambedue attivi nella Resistenza romana, avevo lamentato la carenza di notizie e
l’assoluta mancanza di riscontri proprio nel paese di origine : Ceccano. Era
necessario colmare alcuni vuoti e chiarire certe contraddizioni. Ho
incominciato a farlo ed ho intenzione di proseguire in questo difficile lavoro
di scavo e di ricerca. Fortunatamente attraverso il Museo storico della
Resistenza di Roma e grazie alla disponibilità della Dott.ssa Alessia Glielmi è
stato possibile allargare la conoscenza sia di Francesco Bruni che della madre
Regina. Del primo vengono confermate le notizie già riportate ma ne sono venute
fuori altre che arricchiscono il momento storico e il contesto e su cui
ho intenzione di ritornare successivamente perché ritengo ora più importante
definire meglio la figura di Regina Bruni.
Dalla documentazione trovata al Museo di via Tasso, busta 15,
fascicolo 22, è possibile rilevare il ruolo esercitato nella Resistenza Romana.
Prima di tutto la guida di una unità di Giustizia e Libertà comprovata da una
dichiarazione rilasciata dal Capo Ufficio della Commissione Laziale
Riconoscimenti Partigiani, con tanto di timbro della Presidenza del Consiglio.
Nella seduta del 26 giugno 1946, infatti, la Bruni viene riconosciuta
Partigiana Combattente dal 8 settembre 1943 al 4 giugno 1944 con ruolo di
comandante di squadra nella 1 zona nella formazione del Partito d’Azione.
Successivamente, il 31 luglio 1948 il Generale Comandante Territoriale di Roma,
E. Frattini le assegna la Croce al Merito per aver preso parte ad
attività partigiane.
Nel dopo guerra troviamo tracce della sua attività
nell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, impegnandosi nella Festa della
Befana 1947 per raccogliere fondi e offerte per i figli dei caduti e dei
mutilati appartenenti a questa organizzazione.
Il 2 giugno 1954, il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi,
le conferisce l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica, in quanto
componente del Consiglio Laziale dell’Associazione Nazionale Famiglie Italiane
dei Martiri caduti per la libertà della Patria e con questo
riconoscimento risulta essere la prima donna insignita di tale
onoreficenza.
Successivamente, il Presidente Giovanni Gronchi, il 2 Giugno 1958
le conferisce il titolo di Ufficiale al merito della Repubblica.
Regina Bruni muore il 25 gennaio del 1959 a soli 58 anni. Il
quotidiano socialdemocratico “ La Giustizia “ nel ricordarla con affetto e
devoto riconoscimento, la indica come compagna, partigiana e socialista. Ne
tratteggia gli aspetti semplici, umani e popolari. Ricorda, inoltre, l’impegno
nelle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà, assalendo sedi fasciste per
asportarne armi, ricoverando nella propria abitazione famiglie di ebrei,
ufficiali e cittadini ricercati dalla polizia, partecipando alla difesa di Roma
a Porta San Paolo.
Il giornale conclude il suo circostanziato ricordo scrivendo che
“ nell’archivio epistolare sono state trovate in questi giorni testimonianze
degli aiuti che Ella prodigava agli amici ed ai compagni bisognosi che a Lei
ricorrevano sapendo che alla porta di Regina Bruni non si bussava mai invano “
Aver ospitato in casa famiglie di ebrei è confermato da una
lettera inviata dalla figlia della Bruni, Loretta Bruni, dell’Ordine
Francescano Secolare, nell’aprile 1986, al Rabbino Capo della Comunità
Israelitica di Roma, Toaff di cui riportiamo qualche periodo “ io e mia
sorella abbiamo aiutato la nostra defunta madre Regina Bruni, nel 1943 a
nascondere nella nostra casa, sita in lungotevere Mellini 10, i membri della
famiglia del compianto Zi Marco ( cosi affettuosamente lo chiamavamo): Marco
Astrologo, moglie, nipote con la moglie ed un bambino.
Dalle carte trovate risulta che il Rabbino Capo qualche
settimana dopo rispose ma la documentazione, purtroppo, è priva del
testo.
Credo che le notizie riportate siano sufficienti per capire di
esserci imbattuti in un personaggio che merita di essere conosciuto per suo
valore e generosità e per il quale è necessario sviluppare ancora ulteriori
ricerche.
Quando ero ggiovine
Laura Jurevich
Quando ero ggiovine e
moderatina...
sapevo che i comunisti consideravano la costituzione di uno stato borghese, per
l'appunto borghese (e la nostra in fondo pure liberale)
sapevo che i comunisti erano per l'abolizione dello stato di cose presenti e
non "mo' la situazione è questa che volemo fa?"
sapevo che i comunisti erano per l'antimperialismo e mo' se la lega scende in
piazza per la rivendicazione della padania libera capaci che li definiamo
rivoluzioneverde
sapevo che i comunisti erano per la classe operaia che è UNA e non per
determinate categorie interclassiste, donne, gay, mo' pure i vegan
sapevo che chi tradiva
la classe operaia era un traditore e al soldo del padrone, mo' so "gli
alleati"(pd)
sapevo che i comunisti usavano la battaglia delle idee, ora ti dicono che
discutere è fare casino
sapevo che i comunisti so' rivoluzionari per definizione e mo' invece i
comunisti so' pacifisti per definizione (comeminchiasifa?)
sapevo che i comunisti si basavano sul materialismo storico, sui punti politici
(convergenti o divergenti) che avevano una tattica e una (UNA UNICA) strategia,
mo' leggo che comunismo è amore, che la gentilezza salverà il mondo, che
bisogna volersi tanto bene.
TI LOVVO bene comune.
sapevo che..
quando ero ggiovine sapevo un sacco di cose e mo' a 40 anni non ci sto a capì
più un cazzo e so' pure diventata estremista rimanendo ferma perchè me se so'
spostati gli altri! boh.
buonanotte!
Solidarietà con i lavoratori del San Raffaele di Cassino
Oreste della Posta per l'associazione 20 ottobre
Siamo
solidali con i lavoratori del San Raffaele di Cassino che stanno vivendo momenti
di angoscia per la sorte del loro posto di lavoro.
È
inaccettabile che un polo di eccellenza come quello della città Martire, sia
messo in discussione.
Ciò
è la naturale conseguenza di una politica scellerate della Regione Lazio sul capitolo sanità, e non solo. La Giunta Polverini ha trovato i soldi per il
finanziamento dei partiti ma non quelli per la sanità. È In accettabile e vergognoso. La Sanità, nel
Lazio come in Italia, è stata messa in ginocchio da un governo di centrodestra
che la vuole distruggere, che non guarda agli interessi generali. È inaccettabile
questo.
Noi
crediamo invece in un sanità pubblica che funzioni, che sia resa efficace ed
efficiente, senza tutto ciò togliere il sostegno a poli di eccellenza come
quello del San Raffaele di Cassino. Oggi però tutto questo non è possibile perché
abbiamo una Giunta Regionale che non governa, che è implosa per ritorsioni nella
stessa maggioranza.
Ci
auguriamo, e siamo certi, che il prossimo governo sia nazionale sia regionale,
sappiano ridare fiato ad una sanità mandata al collasso dalla destra.
Come la finanza ha rotto il compromesso tra capitalismo e democrazia
Giorgio Ruffolo , Stefano Sylos Labini fonte http://sbilanciamoci.info
La crisi di oggi è la crisi dell’Età del capitalismo finanziario, nata con la liberalizzazione dei movimenti di capitali e l’ascesa della finanza. Un modello che ha rotto il compromesso tra capitalismo e democrazia e messo nell’angolo la politica. Un’anticipazione dalle conclusioni del volume di Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini “Il film della crisi. La mutazione del capitalismo” (Einaudi, 2012)
La tesi centrale di questo libro è che la crisi in cui sono immersi i Paesi occidentali nasce dalla rottura di un compromesso storico tra capitalismo e democrazia. La fase successiva a questa rottura può essere definita come l’Età del Capitalismo Finanziario e costituisce la terza mutazione che il capitalismo ha attraversato dall’inizio del secolo precedente.
La prima fase è un’Età dei Torbidi che si è verificata tra l’inizio del secolo e lo scoppio della Seconda guerra mondiale.
La seconda fase è costituita dalla cosiddetta Età dell’Oro: un’intesa tra capitalismo e democrazia fondata su due accordi fondamentali. Il primo comprendeva la libera circolazione delle merci a cui faceva da contrappeso il controllo politico dei movimenti dei capitali che assicurava un ampio spazio all’autonomia della politica economica dei governi e alle rivendicazioni dei lavoratori. Il secondo traeva ispirazione da una nuova teoria dell’impresa manageriale, che la rappresentava come una complessa realtà sociale focalizzata non solo sul profitto ma anche sull’impegno verso una serie di obiettivi sociali rendendo la grande impresa privata una vera e propria comunità.
La terza fase segna appunto una rottura dell’Età dell’Oro e si realizza attraverso la liberazione dei movimenti di capitale che permette di scatenare una vera e propria controffensiva capitalistica. Questa mossa, attuata all’inizio degli anni ‘80 dai leader degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, determina un mutamento fondamentale nei rapporti di forza tra capitalismo e democrazia e tra capitale e lavoro e apre la strada alla formidabile espansione del capitalismo finanziario nei Paesi occidentali.
La controffensiva capitalistica maturò in seguito ad una serie di eventi che influenzarono l’evoluzione dell’economia mondiale negli anni Settanta. Anzitutto le crisi petrolifere che si risolsero in una “stagflazione”, cioè in una combinazione di inflazione dei prezzi al consumo e di deflazione della domanda, e alimentarono massicci investimenti dei petrodollari nei mercati finanziari mondiali. Accanto ai due shock petroliferi, ebbero un peso rilevante la pressione esercitata dai sindacati dei lavoratori; la competizione sempre più intensa tra l’economia americana in declino e le economie europee in ascesa; nonché una serie di movimenti di opinione che cambiarono sostanzialmente le caratteristiche fondamentali del pensiero economico e che si concretizzarono dapprima nella rinascita di un nuovo liberismo economico e poi nel mutamento dell’ideologia politica. In tale ambito ebbe un peso significativo l’influenza esercitata dalle nuove tesi neoautoritarie della cosiddetta “Trilaterale”[1] .
L’insieme di questi elementi creò le condizioni per scatenare una vera e propria controffensiva che spinse il capitalismo a rompere il compromesso storico con la democrazia determinando l’involuzione del sistema economico verso le forme più rozze rappresentate dalla massimizzazione del profitto nel breve periodo, dalla possibilità di tenere i lavoratori sotto il ricatto delle delocalizzazioni produttive e dalla capacità di sfiduciare i governi che perseguivano politiche economiche non gradite.
Ecco la mutazione fondamentale di natura essenzialmente finanziaria che dà origine alla crisi attuale. Essa attribuisce alla grande impresa privata e al capitale un potere assolutamente sproporzionato rispetto agli altri fattori della produzione, soprattutto al lavoro. Di qui il manifestarsi di una gigantesca diseguaglianza tra la remunerazione dei capitali e quella dei lavoratori. Una diseguaglianza che avrebbe provocato fatalmente una depressione della domanda e quindi una crisi economica di grande portata se non fosse intervenuta la mossa vincente del capitalismo finanziario: il ricorso massiccio e generalizzato al credito promosso dalle banche private e favorito dalle politiche economiche dei governi neoliberisti.
L’indebitamento delle famiglie e delle imprese che ne risultò venne sistematicamente rinnovato così da rendere il nuovo capitalismo finanziario un sistema nel quale i debiti non si rimborsano mai. Una scommessa chiaramente insostenibile eppure incentivata dai governi contro ogni logica. Le onde del debito che si accavallano l’una sull’altra tuttavia si infrangono fatalmente prima o poi sulla riva e la crisi, per lungo tempo evitata, investe il sistema economico tanto più violentemente quanto più e’ stata ritardata. Quello che veniva presentato dalla retorica neocapitalistica come il miracolo della nuova economia finanziaria che prometteva una crescita senza fine esente da fluttuazioni economiche, si muta in una crisi caratterizzata da un alto grado di indeterminatezza e di iniquità.
L’altissimo livello raggiunto dall’indebitamento privato, il predominio della finanza sull’economia reale e la debolezza delle democrazie e degli Stati nei confronti del capitalismo finanziario hanno esasperato gli eventi trasformando una situazione di difficoltà nella più grave recessione dalla Grande Crisi del 1929.
Successivamente, l’intervento pubblico non è stato capace di determinare l’inversione ciclica e di rilanciare una crescita in grado di autosostenersi. La strategia che ha guidato l’intervento dello Stato ha mirato semplicemente a trasformare il debito privato in debito pubblico con la speranza che l’economia ripartisse, evitando di toccare i meccanismi che per trent’anni hanno alimentato l’espansione del capitalismo finanziario e il divario crescente nella distribuzione del reddito. Il ricorso allo Stato, considerato non più come un disturbatore ma come un salvatore del mercato, ha permesso di evitare il collasso finanziario delle banche e delle grandi imprese private. Ma la sostituzione dell’indebitamento pubblico a quello privato ha messo in grandissima difficoltà le finanze di tutti i Paesi avanzati e, in special modo, dei Paesi europei più deboli, scaricando i costi della crisi sulle categorie “innocenti”: i contribuenti e i lavoratori. Nel Vecchio Continente la situazione si è ulteriormente aggravata poiché i governi, nel mezzo della crisi, hanno deciso di dare la massima priorità al risanamento delle finanze pubbliche. Al contrario, tutti gli sforzi avrebbero dovuto essere focalizzati sulle politiche economiche per rilanciare la domanda e l’occupazione.
Insomma, la fase del capitalismo finanziario, che secondo la propaganda avrebbe dovuto garantire un’epoca di sviluppo illimitato, non ha portato con sé maggiore efficacia ed efficienza economica, bensì un rallentamento della crescita, un continuo aumento del divario tra ricchi e poveri e un’accentuata fragilità finanziaria, che ha messo a rischio la stessa sopravvivenza del sistema capitalistico. A questo punto, se i conflitti generati dalla crisi dovessero peggiorare, la recessione potrebbe tramutarsi in una depressione prolungata se non addirittura in una “nuova Età dei Torbidi”.
Ci vuole dunque un’inversione della politica economica per ridimensionare il potere del capitalismo finanziario e per restituire allo Stato e alla democrazia le leve del finanziamento dello sviluppo, specialmente durante una fase di crisi. Serve esattamente il ritorno a una condizione dell’Età dell’Oro quando si era realizzata la libera circolazione delle merci ma non quella dei capitali. Il nuovo approccio di politica economica è particolarmente urgente in Europa dove gli obiettivi di sviluppo civile devono tornare ad avere la priorità sui risultati finanziari speculativi di breve e di brevissimo periodo. Così sarà possibile promuovere una crescita sostenibile e un più alto grado di eguaglianza e di consenso sociale.
[1] La Commissione Trilaterale è un gruppo di studio non governativo e non partitico fondato il 23 giugno 1973 per iniziativa di David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, e di altri dirigenti e notabili, tra cui Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski.
giovedì 6 dicembre 2012
Regaliamoci un’isola!
Petizione
per la difesa dell’isola Pedonale e la promozione dell’Area Pedonale permanente
Il
comitato promotore di “Cambiare #si Può” organizza una raccolta firme per
chiedere l’annullamento della sospensione dell’isola pedonale durante il
periodo natalizio e chiedere al sindaco e agli assessori competenti quanto
segue:
1) Un
impegno ufficiale del sindaco e degli assessori competenti per la realizzazione
dell’isola pedonale permanente
2) Convocare
e coinvolgere in un tavolo di confronto tutte le organizzazioni e le associazioni
sensibili al tema
3 ) Di
far partire in via sperimentale un Area pedonale permanente per l’estate 2013.
La
realizzazione dell’area pedonale permanente oltre ad essere stato uno dei punti
del programma elettorale dell’attuale maggioranza rappresenta un segno di
civiltà che allinea la nostra città con le amministrazioni virtuose del resto
del paese. Questa iniziativa non vuole essere l’occasione per una strumentalizzazione politica ma l’occasione
per realizzare una delle aspettative dei cittadini di Cassino.
mercoledì 5 dicembre 2012
Apertura di un tavolo istiuzionle con in sindaci per la questione Fiat di Piedimonte San Germano
Per l'associazione 20 ottobre Oreste della Posta
Apprendiamo con soddisfazione
l’apertura di un tavolo istiuzionle con in sindaci per la questione Fiat di
Piedimonte San Germano.
Riteniamo che quella dalla Fiat sia
una questione centrale per la nostra economia. La ciociaria non può fare a meno
dello stabilimento ed una sua eventuale chiusura sarebbe in vero dramma sociale
ed economico.
Ma dal tavolo sono comunque emerse delle grosse
contraddizioni: ci sono stati gli interventi dell’On. Formisano e del Senatore
Tofani che qui hanno gridato allo scandalo, mentre poi in Parlamento hanno
votato 43 fiducie al Governo guidato da Mario Monti che, nel marzo scorso così
si era espresso sulla vicenda Fiat: “La Fiat è una multinazionale che è libera
di investire dove vuole”. Allora questi personaggi devono scegliere: stanno
con lavoratori o difendono la politca
economica del Governo che lascia le mani libere alla Fiat?
E poi. Il consigliere regionale
Scalia, che si è speso a fovere della firma dell’accordo sindacati-Fiat che ha
estromesso la Fiom, solo ora si accorge che il piano Marchionne non era
sostenibile con soli 20 milioni di euro?
Riteniamo che la questione Fiat sia
centrale e per questo ci auguriamo che il prossimo Governo non sia guidato da
Monti o da qualche suo cseguace, ma sia un Esecutivo che metta al centro la
questione lavoro. Crediamo che la ricetta giusta sia quella francese. Hollande
ha dichiarato il settore automobilistico di interesse nazionale. Lo è anche la
Fiat per l’Italia.
Israel’s soldiers and settlers uproot 150 olive trees
http://occupiedpalestine.wordpress.com
BETHLEHEM, (PIC)– Israeli occupation forces (IOF) and Jewish settlers bulldozed vast tracts of Palestinian farmland in Jaba village to the west of Bethlehem on Monday and destroyed 150 olive trees in the process.
Khaled Mashala, a farmer, said that the soldiers and the settlers uprooted the olive trees then took them away in trucks. He said that the operation was still ongoing in the morning hours.
Meanwhile, IOF troops stormed villages and mountains to the west of Al-Khalil city but no arrests or storming of citizens’ homes were reported.
Province, contro accorpamento Frosinone-Latina: il sindaco beve olio di ricino
http://www.adnkronos.com
Roma, 5 dic. - (Adnkronos) - Va in scena, nelle
vicinanze del Senato, la protesta degli amministratori locali del centro
Italia, in particolare di Frosinone, Latina, Chieti, Avellino e Siena. La
manifestazione, nata su iniziativa di alcuni comitati e coordinata dal sindaco
di Frosinone Nicola Ottaviani, si e' svolta in piazza del Pantheon dove alcune
centinaia di giovani dei comitati, sindaci e presidenti di Provincia hanno
mostrato striscioni con i nomi delle Province di appartenenza a rischio
soppressione con il decreto approvato dal governo. "Giu' le mani dalla
Provincia, giu' le mani dalla Provincia", lo slogan ripetuto dai
manifestanti insieme a cori: "La Provincia non si tocca, la Provincia non
si tocca". 'Armati' di forcine per
i capelli gli amministratori locali hanno inscenato una singolare protesta:
"Siamo qui con queste forcine - spiega il sindaco di Frosinone - perche'
nella storia ci si e' sbarazzati dei grandi dittatori con la rivolta dei
forconi, ma in questo caso si tratta di piccoli dittatori e bastano dunque le forcine".
I sindaci puntano il dito contro le decisioni sulla soppressione delle Province
prese dal governo e contro gli accorpamenti che, secondo gli amministratori,
calpestano la democrazia e i territori.
Gli amministratori locali hanno
protestato anche sorseggiando simbolicamente olio di ricino: "Lo abbiamo
fatto - ha spiegato il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani - perche' durante
il Ventennio a colpi di olio di ricino veniva risolte le problematiche della
democrazia e sembra che ormai siamo tornati a quei tempi. Il decreto sul
riordino delle Province e' in palese violazione con l'articolo 133 della
Costituzione che andrebbe rispettata anche da professori universitari, quali
sono gli attuali tecnocrati". "La nostra Costituzione - ha continuato
- prevede che si possa procedere agli accorpamenti solo su iniziativa dei
comuni".
Sulla stessa linea anche il sindaco
di Chieti, Umberto Di Primio. "Le popolazioni - ha detto - vengono cosi'
violate da una norma voluta da un governo non eletto". Per il primo
cittadino vengono dunque violati "il territorio e la democrazia"
quindi questo riordino e' "inaccettabile e provoca la chiusura degli
uffici periferici determinando poverta' sui territori".
Alla iniziativa hanno partecipato
anche i comitati spontanei in difesa delle Province nati in diverse citta'. Una
delegazione degli amministratori locali si e' poi recata al Senato per
incontrare alcuni parlamentari e far presente le proprie richieste, mentre
altri manifestanti stanno aspettando in piazza di sapere l'esito degli
incontri.
IL SINDACO S'E' PURGATO!!!!
martedì 4 dicembre 2012
Grazie Zio (Siena-Roma 1-3)
Kansas City 1927
Ammazza
come ce se pia gusto a vince.
È nattimo proprio.
Ne metti insieme tre de seguito e te pare subito che nela vita
non hai fatto altro. Non consideri piú er pareggio come na cosa possibile. Se
quarcuno te nomina la sconfitta reagisci come se te nominassero Marco Columbro.
Co lo stupore e na nostargica ironia pe na cosa lontana e mpo fuori luogo.
"Oh che avete fatto a Siena?". " Amo vinto, che
cazzo de domande so?" rispondi proprio come se non fossi tu quello che in
tre mesi ha preso le sveje dar Bologna o dar Parma.
"Amo vinto, che artro dovevamo fa" replichi mpo
supponente.
“Ognuno sta solo sur divano o alo ssadio
Trafitto da tre vittorie consecutive
ed è subito spocchia”.
Poi vabbè, uno se riacchiappa dopo quarche ora, riguardi la
classifica, pensi ala prossima, ma ripensi pure a questa, a com’era cominciata.
Cola Cipolla ammaccata accantonata in panchina pe faje riprende
mpo de freschezza.
Co Capitan Tretturni all’urtimo degli stessi.
Co Lamela lost in rehabilitation.
Cor Malincosniaco mpo su de giri:
“MAMMA MIA CAPITA’ OGGI ATTACCANTI INSIEME”
“Ma no vabbè è solo na contingenza, poi comunque te fai più er
falso treqquartis...”
“OGGI ATTACCANTI INSIEME”
“Ma forse nominalmente, ma poi o sai succedeno tante de quele
cose su un campo de cal..”
“ATTACCANTI INSIEME”
“Io ancora non ho capito se tu me ascolti quando parlo, lo sai?”
“INSIEME”
“Sì, sei attaccante, te chiamavano Batistuta vabbè?”
“BATIBATIBATIBATINSIEMEEEEE!”
Co la Cosa greca sardamente riradicata ar centro der campo. Mpo
più concentrata der solito, forse, mpo meno rocciosa, forse, comunque lenta.
Co la Catechesi Dela Saudade sempre presente ar centro dela
difesa.
Epperò se sa come so sti catechisti, gente pronta ar dialogo, a
scambià na parola e a porge l’artra guancia, poi quando te capita uno che parla
a lingua tua che fai gnoo dici un mezzo “Bom dia!” gnoo chiedi un “Como vai?”
nte introduci co un “Eu sou o Tiramolla de deus?” e na vorta che hai smartito i
convenevoli che fai, porca de quella puttana, non fai iscrive pure sto
portoghese ar club de quelli che hanno fatto quarcosa pe la prima vorta contro
de noi?
Ecco, tal Neto sarta, incapoccia bene, fa er primo e
presumibirmente urtimo gò dela vita sua in Italia, ringrazia co un “Obrigado
catequistas, muito prazer!” e noi stamo sotto.
Un ancestrale macheccojoni se propaga e rimbarza in tutto er
centritalia Siena-Roma a/r
Ercapitano prova subito a mettece na pezza co na pezza ma
Pegolo, er nano reattivo, richiamando a sè la forza dei suoi avi Paralo, Pialo
e Devialo, ce mette na mano e forse ce la rimette pure, ma riesce nse sa come a
non fa entrà uno de quei tiri Capitani che parono fatti apposta pe procurà
diffuse lesioni ossee.
“Vabbè dai a sto giro almeno nce rimontano” provano a lenire i
meno scojonati.
“Manfatti sì, so queste le soddisfazioni daa vita” replicano i
più co quela punta de sarcasmo che è nattimo che sconfina nela violenza
aggravata.
Er primo tempo se ne va senza nsegnale de vita, e le prime
pubblicità de panettoni che girano nela pausa ce fanno ricordà che a noi ce
tocca sempre e comunque lo stesso: er Maina Gioia.
Che poi stamo a perde co Serse Cosmi, allenatore romanista
tradizionarmente uso e abuso a vince co noi e perde co la Lazio, gnente de novo
insomma, ma soprattutto stamo a perde cor Siena meno provinciale e pregno de
agonismo che palio ricordi.
Perché uno dei tanti nostri problemi, è che noi l'agonismo dele
provinciali l'amo sempre patito na cifra, roba che l'abolizione dele province
l'amo chiesta noi apposta proprio pe non giocà più co le provinciali, e però,
nonostante er Siena stia a giocà co la supponenza de na metropolitana, stamo a
perde lo stesso.
Ce viene pure er dubbio che er Siena sia, più semplicemente, na
squadra scarsa, non come er Pescara, comunque scarsa, e ciononostante stamo a
perde lo stesso.
Poi ce se aggiunge er dubbio che la Cosa e er Lucido, Taccidis e
Bradley, qualora giocassero sempre come stanno a giocà mo, ner Siena
giocherebbero più a fatica che nela Roma, e quarcosa cominciamo a spiegasse.
Ce vorebbe zio, pensamo.
Subito se rifiutamo de pensà de avello pensato, perché noi semo
i globe trotter der globeinfame, noi famo casting de giocatori in ogni angolo
terraqueo, non potemo manco pe un secondo permettese de pensà d’avecce bisogno
den calabrese brokenloved (questa ariva tardi ma poi ariva).
Ner mentre l'inerzia diventa un cavallo scosso giallorosso che
in curva, all'improvviso, comincia a rigà dritto e a puntà er traguardo.
E siccome la Roma è na fede e la fede è mistero, c’è poco da
capì ner momento in cui l’urtimo diventa primo, ner momento in cui cioè la Cosa
fa la cosa giusta.
Accade quando du grosse recchie in debito d'ossigeno tagliano
l'aria in area, e siccome Taccidis de debito ce capisce più de tutti, pe
sdebitasse co noi che stamo sur precipizio greco ma grechi nun semo, scucchiaia
na chilomba sull'ermetto de quer sordato innamorato che scavarca la trincea.
Sturmentruppen Florenzi riceve e fa na torre angela gaia bella e monaca, na
torre de sapienza, na torre che pare fatta da tre teste, na tor vergata de
lustro pe Destro, che de capoccia pungola, spigola Pegolo, infine gongola.
Unauno co gò dell'ex, er loro però, che esurta proprio come se
non je ne fregasse un cazzo degli ex, e proprio come uno che de tante esurtanze
ha scerto una dele più contronatura, e dopo avé sodomizzato la bandierina de
Pescara, diventa seriale e possiede pure quella della tartuca.
Ce vorebbe comunque zio, pensamo.
No vabbè dopo er gó non lo pensamo, peró mo ce serve nattimo
come espediente narativo, ncacate er cazzo.
Che poi è proprio quello che pensa er Santone quanno se guarda
intorno. “Fosse pe me li farei schioppà tutti fino ala fine, se proprio devo fa
un cambio o faccio come espediente narativo, co uno già spompato. Ce vole o
zio”. Er mossiere boemo chiude l’occhi in segno d’assenso e de sonno, zio
Perotta sgama, esce dai canapi e imbocca.
Zio Perotta la prima palla la sbaja, così, pe non esse da meno
dei colleghi amici e nemici che non so campioni der monnonfame come lui.
Er problema è che un tempo avremmo detto che la sbajava perché
pur essendo er pormone d’acciaio, i piedi so sempre stati fucilati. E però mo,
tanto è l’imbarbarimento e tale è la perdita d’identità der settore che fu suo,
che se sbaja ce pare quasi che lo faccia apposta.
E poi sarà l'età, sarà la postura, sarà la corsa antica, sarà la
frenesia dei movimenti desueti, ma co tutti sti pischelli no zio,
all'improvviso, ce pare la morte nostra.
Quanto è importante no zio nell'economia de na famìa, eh?
No zio aiuta, consìa, rassicura, racconta aneddoti, te dà spesso
na specie de paghetta e mediamente non rompe li cojoni. No zio, pure se non lo
vedi mai, sai che se serve ce sta, perché lui sa che pure se lo vedi poco je
voi nsacco de bene, anzi, sa che je voi nsacco de bene proprio perché lo vedi
poco.
No zio o devi sapé dosà.
E quando dala caciara de cavalli che maldestri scarciano sbuca
na palla che rotola, la Contrada delo Zio celebra la vittoria dell'usato
sicuro, arma er frustino e de interno zoccolo tira.
So questi i momenti che un regista forte forte ce farebbe mille
primi piani rallentati, co le facce de tutti che guardano tutto e piano piano
se deformano, co le bocche che se aprono, gli occhi che se dilatano, i culi che
se stringono, i peli che se rizzano, i difensori ostili che capiscono che è
quello l'happy end e i nipoti delo zio che se dicono "guarda sto vecchio
che bucio de culo noi è nora che ce stamo a provà e nce riuscimo".
Incivettita da tutti sti guardoni che se la spizzano, la palla rotola piano
verso nangolo de monnonfame de cui er più improbabile collezionatore de maje
ssoriche è comunque campione. E siccome je piace esse osservata, quella
sculetta dorce, non ariva mai, esita più lenta de ogni moviola, più ritardante
den preservativo che funziona, ma poi, pronta pe na puntata de Sfide e pe facce
finarmente fa all'ammore, ridendo s'ensacca.
Succede così che noi, tifosi dela Roma tarmente rotti a ogni
emozione da non provanne quasi più, s'arzamo dai divani come non s'arzamo pe un
gò ormai da anni. Ed è lì, ar centro esatto der salotto, che co le braccia ar
lampadario e le pupille timbrate Sky, se guardamo ebeti e realizzamo: c'ha
fatto arzà lo Zio. Grazie Zio.
Zio Perotta che core senza mani ale recchie, ciucci in bocca,
bandierine sventrate, passi de capoeira o zompi dell'anduja. Zio Perotta che
core come quanno se segnava e nce se capiva più gnente. Zio Perotta che esurta
e pare che piagne. Noi che esurtamo e paremo felici, senza rabbia, come nce
capita mai. Carcio antico vecchie maniere.
Insomma, Zio Perotta come Artafini, Zio Perotta che fa er gò
dell’ex, ner senso che co noi non doveva giocà più. Zio Perotta che squadra er
Santone e in calabrese pensa: “chi de ruga ferisce, de ruga perisce, o comunque
scula”. Duauno pe noi.
A quer punto er fortino Cosmico se deve aprí pe forza, deve in
quarche modo provacce, se deve scoprí, a esse furbi, proprio a fa quelli na
cifra sgamati, se potrebbe ipotizzà non solo de non fasse fregà come ar solito
nostro ar novantesimo, ma addirittura de approfittà der fatto che i penultimi
in classifica stanno all'arembaggio e co no squarcio de 30 metri aperto tra
difesa e centrocampo. Proprio a esse cinici cinici eh.
Er Malincosniaco, uno che gne se po nasconne niente, fiuta
l'occasione dela vita.
"NAMO A CHIUDE CAPITA', CONTROPIEDE INSIEME"
"Ma no dai, tuttosommato ncè bisogno, tenemo palla,
gestimo a situazione, nfamo sciocchezze"
"CAPITA' CONTROPIEDE INSIEME"
"A parte che anche se fosse non è ninsieme de due, n'è na
cosa esclusiva o in quarche modo intima, vedi? c'è pure Destro che accore"
"CONTROPIEDE INSIEME"
"Non pensà sempre e solo a noi, essi er cambiamento che
vuoi vedè ner monnonfame, vivi er giorno come se fosse na giostra miracolosa,
leva lo sguardo e magari levate pure te"
"INSIEME"
"Gli insiemi, con le loro operazioni e relazioni, possono
essere rappresentati graficamente con i diagrammi di Eulero-Venn"
Bosnia Capoccia, tramortito ner core dai freddi tecnicismi,
strappato ar sogno de finalizzà n'azione Capitana, ritorna sula tera e vede che
su sta tera c'è un Destro pronto cor sinistro. Palla in mezzo, sogno de unione
de fatto archiviato, Dexter puntuale, gó, bandierina incinta, rimonta
completata, partita chiusa, amo vinto, nce se crede e nce se tiene, se
scarmanamo e se piamo a pizze, e imbarsamati ner delay emotivo, ce score
davanti Destro che esurta ma tutti continuamo a dí "PEROTTA! HA SEGNATO
PEROTTA!" e se pure quello ce risponnesse “Aò so Destro!” noi je
risponneremmo “SI’ SI’ SIMO’ O SAPEMO CHE SEI DESTRO, BRAVO SIMO’, C’HAI PURE
SEGNATO CO QUER PIEDE, e poi ho voluto più bene a te che.... uguale!”.
Annamo avanti cosí pe dodici ore circa.
La sera a cena te chiedono er parmigiano e tu: "PEROTTA, HA
SEGNATO PEROTTA".
Quando Bersani vince, quando Renzi perde, se stupimo che nce sia
nopinionista a dì “PEROTTA, HA SEGNATO PEROTTA!”.
La notte quando t'arzi pe piscià "perotta, ha segnato
perotta"
Poi ce dormi su, te sogni Perotta, te svegli, e finarmente
razionalizzi e te ricordi la cosa più importante.
HA SEGNATO PEROTTA!
MULTISERVIZI ENTE DI DIRITTO PUBBLICO
Luciano Granieri, Collettivo Ciociaro Anticapitalista
Sabato scorso i lavoratori della ex
Multiservizi di Frosinone hanno dovuto interrompere l’occupazione della sala
consiliare, fatti sgombrare dal sindaco Ottaviani con l’intervento delle forze dell’ordine. Ormai
per loro il tempo è scaduto. E’ scandaloso che una amministrazione
non riesca a assicurare lavoro in un
settore, come la cura del territorio urbano, che è servizio fondamentale per le
città. Le soluzioni, dopo rimpalli
rinvii, scambi di accuse fra centro destra e centro sinistra, dalla Provincia,
passando per Alatri, fino a Frosinone,
hanno causato sconforto fra i lavoratori. La scelta dell’attuale giunta di centrodestra
è la privatizzazione, con l’obbligo alle ditte che si aggiudicheranno l’appalto
di servirsi di alcuni lavoratori della Multiservizi, con quali mansioni, e con
quali retribuzioni è facile immaginare. La proposta del centro sinistra è
quella di proseguire nella costituzione di un'altra società in house, iter già
avviato dalla giunta precedente, che possa rilevare i lavoratori della
Multiservizi, con retribuzioni inferiori e meno tutele. A
queste si aggiunge una terza soluzione, che da questo blog invochiamo da tempo e che la Corte dei Conti ha suggerito come la
migliore, cioè quella dell’assunzione
diretta dei lavoratori da parte del comune. Non si capisce perché nei due
documenti redatti dai giudici contabili, né i consulenti del centro sinistra, né
quelli del centro destra riescono a leggere il capoverso, indicato chiaramente,
che suggerisce l’internalizzazione. Sarà
incompetenza, o qualcosa d’altro, non è dato saperlo. Se si fa notare che questa posizione è figlia
di una mancata volontà politica da parte di entrambi gli schieramenti, amministratori
vecchi e nuovi si offendono. Ad un analisi più approfondita però, penso che la
stessa ripubblicizzazione della Multiservizi sia una soluzione insufficiente . Infatti il ritorno alla gestione pubblica, assicurerebbe
senza dubbio migliori garanzie e tutele per
i lavoratori, ma non scongiurerebbe i rischi di una amministrazione dissennata.
Spesso si accusa l’ente pubblico di
essere poco attento agli sprechi, di alimentare corruttele ed assicurare
privilegi per consentire ai vari amministratori di mantenere il proprio bacino
elettorale, provocando il dissesto del settore amministrato. In tutta sincerità
anche intorno alla Multiservizi ,
nonostante il fallimento sia stato causato chiaramente dal foraggiamento abnorme di un nutrito stuolo di manager, si sono
alimentati sospetti di assunzioni facili per alcuni addetti amici, di
trattative con i sindacati per favorire certi iscritti piuttosto che altri. La veridicità di
queste voci non interessa. So per certo che nella Multiservizi c’è gente che
lavora sodo e assicura servizi essenziali . Ciò che è importante rimarcare è
che spesso per i motivi già citati anche
le società pubbliche falliscono,
innescando così il processo di privatizzazione. E’ già accaduto alla AMT , l’azienda dei trasporti pubblici di Genova, che dopo essere tornata di proprietà del comune grazie
alla lotta di lavoratori e cittadini, oggi è in dissesto finanziario e il
sindaco Doria, sicuramente non un pericoloso neo liberista, né sta ritentando
la privatizzazione. La soluzione
ideale in grado di assicurare un
erogazione di qualità dei servizi e la tutela dei lavoratori è “L’ENTE DI
DIRITTO PUBBLICO”. Ovvero la forma
societaria propria dell’Azienda Speciale
Acqua Bene Comune di Napoli. La forma “Ente
di diritto pubblico”, nasce dalla consapevolezza che in tutto il mondo le più
recenti trasformazioni del diritto hanno prodotto l’emersione a livello
costituzionale, normativo, giurisprudenziale e di politica del diritto della categoria
dei beni comuni,
ossia delle cose
che esprimono utilità
funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, nonché al libero sviluppo
della persona e che vanno preservate anche nell’interesse delle generazioni
future. Come non considerare la cura
della città e dei suoi abitanti un’attività
utile e funzionale all’esercizio dei
diritti fondamentali e al libero sviluppo della persona? I primi
ad avere interesse che un’azienda sia
efficiente sono i clienti a cui si rivolgono i servizi e i lavoratori che
questi servizi assicurano. Dunque la presenza nel consiglio di amministrazione di
una rappresentanza di clienti e una di lavoratori sarebbe sufficiente garanzia
di qualità e trasparenza. Nella
fattispecie della “MULTISERVIZI ENTE DI DIRITTO PUBBLICO”, ad affiancare gli amministratori pubblici nel
governo dell’ente dovrebbe figurare un “CONSIGLIO DI GESTIONE PARTECIPATO”
composto da una rappresentanza di cittadini e da una rappresentanza di
lavoratori. Il consiglio di gestione dovrebbe essere in grado di suggerire il
piano industriale, indicando dove e come
investire i fondi, suggerendo le migliori modalità di intervento. Le maestranze
che ogni giorno svolgono le attività sul territorio sicuramente avranno le
competenze necessarie per individuare le soluzioni gestionali migliori, magari affiancati da esperti
scelti da loro stessi. Al Consiglio di
gestione partecipato spetterebbero inoltre
funzioni di controllo sulla corretta erogazione del servizio vigilando e
intervenendo su eventuali sprechi e dinamiche poco trasparenti. Dunque per una
soluzione definitiva e efficace della questione Multiservizi, bisogna superare
il concetto di gestione pubblica e assumere invece quello di gestione
partecipata. La solidità di un ente che eroga
servizi ai cittadini, grazie all’opera di lavoratori competenti, è assicurata
proprio dalla gestione comune di
cittadini e lavoratori. E’ evidente che
se è mancata la volontà politica di pubblcizzare la Multiservizi, sicuramente
una gestione partecipata di cittadini e lavoratori è da evitare come la peste, per
gli attuali membri del consiglio
cittadino, sia di maggioranza che di opposizione. Eppure a Napoli l’operazione
è riuscita. Sarebbe il caso di provare anche per la Multiservizi ma è chiaro che questa lotta non deve rimanere
esclusivamente sulle spalle dei lavoratori, ma deve avere l’appoggio di tutta
la cittadinanza, altrimenti sarà una
battaglia persa. Sarebbe una sconfitta non solo per gli addetti della
Mutiservizi ma anche per la coscienza civile dei cittadini di Frosinone.
Richiesta Istituzione Tavolo Provinciale permanente sull'Edilizia Scolastica.
Alla c.a. del Presidente della Provincia
On. Antonello Iannarilli
Fax 0775/219330
P.c. all'Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio-Ambito territoriale di Frosinone
Fax 0775/292984
OGGETTO: Richiesta Istituzione Tavolo Provinciale permanente sull'Edilizia Scolastica
La messa in sicurezza e la qualità degli edifici scolastici della provincia di Frosinone resta una delle questioni che troppe volte rendono inefficiente l'offerta formativa del nostro territorio. Le organizzazioni firmatarie di questa lettera ritengono prioritaria l'istituzione del più volte richiesto Tavolo permanente sull'edilizia scolastica per monitorare costantemente la situazione degli istituti scolastici e rispondere alle segnalazioni che arrivano da studenti, docenti, genitori, personale ata e dirigenti scolastici.
Riteniamo, pertanto, che a comporre il Tavolo permanente sull'edilizia scolastica debbano essere:
l'Amministrazione provinciale, la Consulta Provinciale degli Studenti, l'USR per il Lazio - Ambito territoriale di Frosinone, l'ANCI, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni studentesche e le associazioni dei genitori operative sul territorio provinciale.
Certi di un Suo immediato e positivo riscontro, porgiamo distinti saluti.
Rete degli Studenti Medi.Il Sindacato Studentesco-di Frosinone
FLC-CGIL di Frosinone
CISL Scuola di Frosinone
UIL Scuola di Frosinone
Federazione Gilda Unams di Frosinone
SNALS CONFALS di Frosinone
Legambiente di Frosinone
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