L’ITALIA E’ IN PIENA INVOLUZIONE REAZIONARIA. IL 4 DICEMBRE 2016 VOTIAMO “NO” PER BLOCCARE LA SOPPRESSIONE DELLE LIBERTA’ DEMOCRATICHE DEI LAVORATORI E AVVIARE IL PERCORSO LIBERATORE CHE CI CONDURRA’ ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E AL SOCIALISMO. AI COMUNISTI, ALLA CLASSE OPERAIA E A TUTTI I SINCERI PROGRESSISTI IL COMPITO DI GUIDARNE IL PERCORSO. RENZI E IL PD COL “NO” REFERENDARIO DEVONO ESSERE SCONFITTI, COSI’ COME LO FU IL FASCISMO NEL 1945!
Nella situazione creata da una profondissima crisi economica del capitalismo, la classe dominante cerca la propria salvezza nel rafforzamento del dominio economico e politico sulle masse lavoratrici e popolari.
Oggi i circoli imperialistici per aumentare lo sfruttamento della classe lavoratrice e reprimere coloro che si ribellano e si oppongono alle loro ingiustizie, per risolvere il problema dei mercati con una politica di guerra e di soggiogazione dei popoli oppressi, hanno bisogno di realizzare una serie di misure reazionarie e la trasformazione autoritaria dello Stato e del governo borghese.
A tal fine ricorrono alla manipolazione della coscienza popolare attraverso radio, televisione, stampa e altre forme di propaganda, oltre a fidati manipolatori ed esecutori.
Il capitalismo e l’imperialismo per continuare a spadroneggiare sui lavoratori e sui popoli utilizzano una gradualità di strumenti di dominio, a secondo delle circostanze e del grado di mobilitazione e opposizione delle masse. Tra di essi: la repressione sanguinaria e guerrafondaia propria del nazismo e del fascismo, la dittatura assoluta con l’abolizione di ogni libertà di espressione e di opposizione, il liberalismo, il moderatismo, il parlamentarismo, l’elettoralismo, cioè il controllo e l’orientamento del voto, le leggi elettorali che predeterminano il potere governativo, che deve essere espressione ed esecuzione della volontà e degli interessi del grande capitale, lo svuotamento della democrazia borghese rappresentativa, l’accentramento dei poteri in poche mani, il rafforzamento dei poteri nelle mani del capo del governo, l’abolizione o la neutralizzazione di istituzioni di controllo dell’operato del governo, eccetera.
In Italia dopo il glorioso Biennio Rosso 1919-1920 - quando la classe operaia, specialmente del settentrione, per liberarsi dalle condizioni disumane di sfruttamento e di repressione padronale si ribellò occupando e organizzando il lavoro nelle fabbriche degli Agnelli e di tante altre simili sanguisughe del lavoro umano – il capitalismo e l’imperialismo risposero con l’imposizione della spietata dittatura fascista e con l’assassinio degli oppositori, la chiusura dei sindacati di classe e la guerra di conquista in Europa e in Africa.
Ci vollero la gloriosa e dura militanza e lotta antifascista dei comunisti e della classe operaia sempre in prima fila, l’epica lotta partigiana, gli scioperi e l’insurrezione popolare del 25 aprile 1945 per liberare l’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e dall’oramai anacronistica monarchia.
Il proletariato italiano, fermato allora dal revisionismo togliattiano nel suo slancio rivoluzionario per la conquista del socialismo nel nostro paese, conquistò col sangue la nuova Costituzione liberal-democratica, di natura borghese, clericale e capitalistica che, però, garantiva, almeno nella scrittura del testo, le libertà di pensiero, di opinione e di manifestazione politica e sindacale. Ma ugualmente non sono mancate le repressioni poliziesche dei governi borghesi di centrodestra, centro e centrosinistra di tali conquiste liberal-democratiche.
Una Costituzione che i partiti borghesi e della falsa sinistra democratica hanno ritenuto di ostacolo al pieno dispiegamento del dominio del capitale sul lavoro e all’accumulo sempre maggiore dei profitti industriali, agrari, bancari e finanziari da parte del capitalismo nazionale e delle multinazionali che operano nel nostro paese.
Di qui la formazione di tre governi – guidati da Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, che non sono stati mai candidati né eletti dal popolo a presidenti del consiglio – privi del consenso popolare. Di qui la vergognosa modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che in realtà ha abolito la giusta causa nei licenziamenti ed eliminato il diritto del rapporto di lavoro a tempo indeterminato; le varie leggi sul pareggio di bilancio per accelerare il pagamento dell’astronomico debito pubblico verso il sistema bancario e finanziario nazionale e internazionale, sui tagli alla sanità e ai servizi pubblici, sulla scuola di elite, sul sistema pensionistico sempre più di fame, sulla precarietà del lavoro, sull’aumento complessivo delle tasse, sull’accentramento dell’impatto ambientale dello sfruttamento energetico marino e terrestre nelle mani del governo con l’esproprio autoritario delle competenze territoriali, eccetera.
Inoltre, è stata varata la nuova legge elettorale chiamata Italicum, ispirata da quella fascista Acerbo del 1923, che abolisce il proporzionale puro, introduce un premio di maggioranza del 54% dei deputati alla lista più votata alla prima tornata elettorale o a quella dell’eventuale ballottaggio, stabilisce uno sbarramento elettorale del 3% per poter entrare in Parlamento, consente l’elezione sicura di 100 deputati capilista scelti dai partiti, crea le condizioni di un regime di governo affidato a un solo partito e a un solo uomo.
Alla svolta elettorale reazionaria si aggiunge la riforma costituzionale voluta essenzialmente da Renzi e dal PD, inizialmente sostenuta anche dal centrodestra berlusconiano, che letteralmente stravolge la Costituzione del 1948 – cioè la Carta Costituzionale redatta dalla Costituente del 1946, scaturita dalla lotta antifascista e dalla guerra civile partigiana e di liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo - rispondendo all’esigenza dei cosiddetti poteri forti - cioè l’oligarchia finanziaria - di avere a proprio esclusivo servizio un governo autocratico, con pieni poteri legislativi e decisionali, presidenzialista e libero da contropoteri di controllo istituzionale.
Una controriforma che mette fine al bicameralismo paritario, abolisce il Senato elettivo relegandolo a funzioni secondarie e territoriali, sopprime il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, abolisce le province, aumenta le firme per la richiesta di un referendum abrogativo, eccetera. A questo si aggiunge il tentativo della borghesia di destra e di sinistra di attribuire ai martiri dell’antifascismo e ai caduti della repubblichetta di Salò lo stesso riconoscimento di caduti per la libertà del popolo: una vergogna e un’infamia senza fine.
Questo processo di trasformazione reazionaria dello Stato e di ritorno a un governo forte coi pieni poteri - di natura autoritaria e presidenzialista, garante degli affari degli industriali, degli agrari, delle banche e della finanza, all’occorrente e in vari modi repressivo dell’opposizione di piazza e delle istanze di bisogno e di giustizia sociale provenienti dalle grandi masse, insomma il tentativo di ritorno a un regime ultrareazionario ammantato di liberalismo, di democraticismo e di costituzionalismo formale e persino voluto e garantito dalla falsa e traditrice sinistra al governo - viene avanti più spregiudicatamente dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso, ovvero da quando, purtroppo, il proletariato italiano non ha saputo difendere adeguatamente e allargare le conquiste sociali realizzate sino a quel momento.
Oggi siamo a un’accelerazione di quel processo involutivo, di ritorno al passato e richiede una risposta della classe operaia adeguata alla gravità delle misure reazionarie messe in atto dalla borghesia. Occorre una mobilitazione popolare straordinaria nei luoghi di lavoro, nelle piazze e nell’intera società civile per vincere la battaglia referendaria, sconfiggere Renzi e la sua riforma costituzionale di stampo fascista.
Naturalmente al punto in cui è precipitata la situazione istituzionale italiana la battaglia in atto per il NO richiede un impegno straordinario. Bisogna alzare il livello dello scontro ideologico, politico e della lotta di classe. Renzi e il gruppo dirigente del PD stanno facendo una campagna pubblicitaria per il SI’ contro ogni verità e logica storica dicendo persino che “i Partigiani avrebbero votato SI’” e che la vittoria del NO “non rispetterebbe il lavoro del Parlamento”. Ma di quale parlamento parlano lor signori, di quello che ha dato la fiducia a tre presidenti del consiglio e tre governi non eletti dal popolo? Vergogna, avete calpestato ogni forma di democrazia e di sovranità popolare! E’ invece vero che questa controriforma è in continuità storica con la politica di tradimento della classe operaia attuata dalla falsa sinistra italiana del Partito Democratico della Sinistra, dell’alleanza dell’Ulivo e del Partito Democratico.
Renzi e il PD ogni giorno e per 24 ore fanno scempio della televisione italiana, pagata dai cittadini, nel propagandare le ragioni del SI’. Non si è mai visto un presidente del consiglio spendersi tanto per sostenere lo smantellamento, per ora della seconda parte, della Costituzione democratica e antifascista del 1948, utilizzare la televisione pubblica a proprio piacimento. Col suo governo ha deciso di andare al voto referendario all’ultima domenica prevista e con un quesito posto agli elettori che favorisce sfacciatamente il SI’. Una scelta per prolungare al massimo la sua propaganda per il SI’ nel tentativo di convincere la maggioranza del popolo italiano e di non perire sotto una montagna di NO.
Ciò anche in riferimento alla circostanza che le elezioni sono in vario modo condizionate e determinate dalla potente macchina elettorale dei partiti borghesi, specialmente di quelli più grandi e padronali del centrodestra, centro e centrosinistra, dalla forza economica della propaganda elettorale e dall’attività interessata di tutte le organizzazioni mafiose, mai estinte dallo Stato capitalistico dall’unità d’Italia ad oggi.
Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) chiede, e sollecita tutte le forze del NO a mobilitarsi concretamente con iniziative nei posti di lavoro e di piazza; esige che la cosiddetta “par condicio” elettorale sia applicata sin da questo momento, nel senso che le forze del NO e del SI’ abbiano pari possibilità di accesso alla propaganda radio-televisiva pubblica e privata, perché non può essere ulteriormente consentito a Matteo Renzi e al PD di occupare la radio e la televisione, oltre che la carta stampata, a proprio piacimento per la promozione del SI’.
Dobbiamo smascherare a fondo la propaganda referendaria ingannevole secondo la quale con la riforma costituzionale approvata dal parlamento si risparmiano notevoli risorse pubbliche. Noi sosteniamo che i costi reali, e non gonfiati, della democrazia e della sovranità popolare non possono essere toccati, ma debbono avvenire attraverso la drastica abolizione dei privilegi degli eletti, come stipendi e pensioni d’oro e agevolazioni d’ogni tipo, e non mediante l’accentramento del potere e la soppressione dei diritti del senato della Repubblica, le introdotte elezioni di secondo grado e persino il mancato ricorso al voto popolare quando un governo eletto dal popolo decade, perché diversamente si favorisce l’ascesa del fascismo e la liquidazione delle libertà democratiche sancite dalla nostra Costituzione, ancorché di natura borghese, proclamata il 1° gennaio 1948.
Per noi marxisti-leninisti, che pur lottiamo tatticamente a fianco di una multiforme coalizione democratica e progressiva per sconfiggere la controriforma renziana – criticando apertamente le illusioni parlamentaristiche e la mancanza di una reale spinta alla mobilitazione di massa contro le misure reazionarie - l’obiettivo finale è la distruzione della società capitalistica e la costruzione di quella socialista, è la rivoluzione e la conquista del potere politico per la classe operaia e tutti gli oppressi e gli sfruttati, è la conquista della Democrazia proletaria e l’instaurazione di una Costituzione socialista.
A partire da questo assunto di classe e rivoluzionario riteniamo che quanto più la battaglia referendaria, nella quale siamo impegnati, si svilupperà all’interno della lotta generale per la sconfitta del capitalismo e il trionfo del socialismo, tanto più aumenterà la possibilità di vittoria.
Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista in questa difficile battaglia referendaria per il NO alla controriforma costituzionale chiama a raccolta, alla mobilitazione e alla lotta tutti i sinceri e coerenti comunisti, assieme agli antifascisti e a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie e progressiste del nostro paese, per sconfiggere i piani autoritari del grande capitale bancario e finanziario, per fermare l’attacco alle conquiste democratiche vigenti, seppur borghesi, per salvaguardare e onorare la memoria degli antifascisti e dei Partigiani che morirono per la conquista di una vera libertà e democrazia.
Il NO può e deve vincere, ma occorre liberare il movimento che lo sostiene dalle incrostazioni di moderatismo e di perbenismo istituzionale che ne frenano lo slancio e l’incisività della lotta; occorre il dispiegamento di tutte le sue energie rivoluzionarie con la mobilitazione, gli scioperi generali e le manifestazioni di piazza. Questo è il convincimento e l’azione coi quali il CONUML partecipa attivamente alla lotta per la vittoria del NO domenica 4 dicembre prossimo.