Umberto Franchi
In Italia negli ultimi 25 anni , hanno riformato per ben 9
volte le pensioni, con tutti i governi di centrodestra e centrosinistra , che
(salvo qualche poca eccezione) si sono
esibiti tutti nello smantellare , mattone per mattone, la struttura portante del
sistema pensionistico, che fu la più grande conquista delle lotte operaie,
studentesche e pensionati, sviluppate
“nell’autunno caldo del 1969”.
Il fine è stato quello di fare sparire il diritto sancito
dagli articoli 36 e 38 della Costituzione : :
chiudere il ciclo lavorativo della propria vita con dignità e serenità.
Per questo fine si sono inventate bugie clamorose sul costo pensionistico più alto
d'Europa, statistiche mistificanti, falsi buchi di bilancio dell'Inps, fondi
privati e pubblici aperti o chiusi false illusioni sostenute da chi detiene il
potere economico/finanziario e mediatico, ecc...
La vera riforma delle pensioni fu fatta dal Ministro
Brodolini il 30 aprile 1969 ed era fondata su tre pilastri :
- Il passaggio
dal sistema a capitalizzazione contributiva a quello retributivo, in base alla
media delle retribuzioni degli ultimi 5 anni di lavoro, con u incremento
sostanziale delle pensioni (circa il 20%);
- La possibilità
di andare in pensione di vecchiaia con 40 anni di lavoro, con circa l’80% del
salario lordo, a 60 anni gli uomini e 55 anni le donne, e la pensione di
anzianità con 35 anni di contributi con circa il 70% del salario lordo;
- La possibilità
di avere una pensione sciale per i lavoratori che hanno raggiunto i 65
anni senza avere 20 anni di contributi.
MA QUALI SONO I CONTENUTI DELLE SUCCESSIVE RIFORME CHE HANNO CANCELLATO MOLTI DIRITTI DEI
LAVORATORI E PENSIONATI ? QUESTI:
1) la “riforma” Amato del 1992, ha modificato il meccanismo
di perequazione automatica delle pensioni al costo della vita sganciandolo
dalla variazioni dei salari, inoltre vi è stata la modifica di calcolo della
pensione media retributiva, che è passata da 5 anni a 10 anni; sempre nel 1992,
l'adeguamento al costo della vita , da semestrale diventa annuale;
2) la “riforma” Dini del 1995, che aveva l'obiettivo della
tenuta del sistema pensionistico fino al 2040, in realtà ha creato la divisione
tra i giovani dagli anziani distruggendo l'unità del mondo del lavoro con:
a) calcolo contributivo
anziché retributivo per chi entra al lavoro a partire dal 1996 con un
calo della pensione di circa il 40% rispetto al sistema retributivo, mantenendo
il sistema retributivo per coloro che al
31 dicembre 1995 avevano almeno 18 anni di contributi ;
b) calcolo della
pensione legato all'aspettativa di vita;
c) la cancellazione
delle pensioni di anzianità a 35 anni senza vincolo di età;
d) la introduzione di
“finestre” che obbligava ad attendere 3 mesi per aver diritto all'uscita
pensionistica;
e) riduzione delle
pensioni per i superstiti.
3) nel 1997 anche Prodi fa una “riformicchia” per
accellerare la gradualità della riforma Dini, con l'introduzione della
rivalutazione annuale al 100% solo per le pensioni fino a due volte il minimo
dopo la rivalutazione scende gradualmente al 90%, 75%, 30%.
4) nel 2004, la "riforma" Berlusconi/Maroni,
prevede che a partire dal 2008, le pensioni di anzianità con 35 anni di
contributi potranno essere recepite solo da coloro che hanno almeno 60 anni di
età (61 autonomi) e dal 2010 61 anni di età (62 se autonomi);inoltre le finestre passano da trimestrali a
semestrali;
5) nel 2007, anche
Cesare Damiano fa una “riformicchia” delle pensioni , reinserendo le 4 finestre
per le pensioni di vecchiaia , ridefinendo i coefficienti di trasformazione del
sistema contributivo;
6) nel 2009, il governo Berlusconi con Sacconi e Brunetta ,
fanno una “riformetta” dove stabiliscono in senso negativo, a partire dal 2015,
una diminuzione dell'indicizzazione dell'età pensionabile in rapporto
all'innalzamento dell'aspettativa di vita.
7) Nel 2010, la “riforma” Tremonti, inserisce una sola
finestra mobile che manda i lavoratori in pensione solo a partire da un anno
(prima erano 3 mesi dopo 6 mesi ed infine 1 anno) per la maturazione dei requisiti per i lavoratori
dipendenti e 18 mesi per quelli autonomi ; inoltre aumenta innalzamento dell'età pensionabile in base all'aspettativa
di vita , ogni 3 anni anziché ogni 5; anche i coefficienti di trasformazione
verranno aggiornati ogni tre anni .
8) Infine la
“riforma” Fornero che: fa saltare il diritto ad andare in pensione con 40 anni
di contributi assicurativi; innalza l'età pensionabile oltre i 67 anni; ora 67
e 6 mesi, stabilisce il sistema contributivo per tutti coloro che vanno in
pensione dal gennaio 2012,(ad eccezione di quelli che avevano 18 anni di
contributi al 31/12/95) , crea il
dramma di coloro che sono anziani e non hanno più un lavoro e nemmeno il
diritto di andare in pensione dovendo aspettare i 67 anni (esodati) , inoltre
blocco l'indicizzazione al costo della
vita per le pensioni superiori di due volte il minimo ( è stato alcolato che il
bocco delle indicizzazioni su una pensione di 1500 euro mensili abbia causato
una penalità di circa 100 euro mensili) .
9) anche il Governo Renzi fa una riforma cercando di
migliorare marginalmente la riforma Fornero con : la definizione dell’APE, con la possibilità di andare in
pensione con 20 anni di contributi e 63 anni di età, ma attraverso un prestito
bancario molto oneroso da restituire alla banca in 20 anni; la possibilità di
mandare in pensione con 41 anni di contributi i “precoci” cioè tutti coloro che
sono entrati al lavoro prima dei 19 anni di età; definisce la possibilità di
andare in pensione a 61,7 mesi di età e 35 anni di contributi i seguenti lavoro
usuranti : lavoratori delle cave e
gallerie, conce, lavoro notturno, gruisti, conduttori treni e camion,
infermieri, lavoratori addetti alla catena di montaggio, cantieristica navale;
la concessione della 14° per le pensioni minime (da 500 a 650 euro l’anno ai
pensionati al minimo) . Inoltre nel 2015 , a seguito del giudizio
incostituzionale da parte della Consulta in merito al blocco delle
indicizzazione stabilite dalla Fornero sulle pensioni superiori a 1400 , ha
restituito tra il 5% e 10% del maltolto.
Questo attacco alle pensioni, ha fatto anche si che negli
ultimi 15 anni, l'entità del valore reale delle pensioni rispetto al costo
della vita è diminuito del 40%.
MA QUALI SONO LE MOTIVAZIONI CHE HANO INDOTTO I VARI GOVERNI
A CONTRORIFORMARE IL SISTEMA PENSIONISTICO ?
SONO QUESTE DUE BUFALE:
1) Essi
sostengono , come fa la Fornero ed il presidente Inps Boeri, che le varie operazione
contro-riformatrici, sono state effettate per dare la possibilità alle future
generazioni di avere una pensione dignitosa , in realtà le future generazioni con il sistema contributivo prenderanno una
pensione ridotta del 30% rispetto a quella con il sistema retributivo, i
giovani sono quasi tutto assunti con contratti precari e difficilmente fanno un
anno pieno di lavoro, per cui la lor
pensione sarà decurtata di circa il 50%, rispetto a quella dei genitori e
nonni;
La cosa più curiosa è quella
detta da Giuliano Cazzola , ex deputato Forza Italia al servizio di
Berlusconi, che si autodefinisce economista, ma che ho conosciuto bene agli
inizi degli anni 90 quando ero Segretario dei chimici della CGIL della Regione
Toscana e lui era Segretario dei chimici della CGIL Nazionale in quota
socialista (all’epoca in CGIL esistevano ancora le componenti) … costui
sostiene che non solo va mantenuta intatta la legge Fornero, ma che per garantire una pensione dignitosa ai
giovani, bisognerebbe tagliare tutte le
pensioni a coloro che sono andati in pensione con il sistema retributivo,
rifacendo i calcoli con il contributivo… salvo dirsi contrario al taglio della
sua pensione d’oro in qualità di Parlamentare (sic) .
2) Sostengono
che il taglio delle pensioni è necessario perché l’INPS altrimenti fallirebbe . Anche questo è falso
: Hanno inventato anche un buco all’INPS , senza mai dire che il buco si è
creato nel 2011 quando il governo Berlusconi/Tremonti di allora,
decise di fare confluire le pensioni del settore Pubblico ed
amministrativo INPDAP, con quello dei lavoratori privati INPS. Ma nessuno dice
che l’INPS nel 2012 con l’accorpamento con l’INPDAP Aveva assorbito ANCHE il
suo debito creando un buco di 12 miliardi , che successivamente sono diventati
circa 50 miliardi , dovuti al fatto che
le aziende pubbliche e le amministrazioni dello Stato , non pagavano e non
pagano i contributi assicurativi dei
propri lavoratori dipendenti . Soldi che allora dovrebbe pagare in toto lo Stato , o ripianare i debiti
delle aziende pubbliche, ed invece fanno pagare in gran parte ai lavoratori
privati dell’INPS anche i contributi anche dei lavoratori pubblici , e con la
crescita del buco (deficit) dell’INPS ….
LA REALTA DI BILANCIO' INPS AL 30 OTTOBRE 2017 ERA QUESTA :
- Entrate complessive sono state di Euro 330 miliardi e 865 milioni di cui 107
miliardi e 371 da parte dello Stato a copertura delle aziende ed
amministrazione pubbliche ex Inpdap, che non pagano i contributi. ai dipendenti
;
- Ora , se un’azienda privata non paga i contributi,
interviene l’ispettorato del lavoro gli fa una multa e se non paga la fa
fallire… mentre se non paga i contributi una amministrazione pubblica o azienda
di stato, viene ripianata dallo Stato e in parte con i contributi dei
dipendenti delle aziende private. Insomma,
il fondo dei lavoratori privati sarebbe in attivo , ma con la fusione
Inps Inpdap va in passivo e lo Stato deve ripianare , nonostante i 107,371
miliardi per ripianare, l'Inps nel 2017, chiude il bilancio con oltre 5
miliardi di deficit;
- ma dobbiamo considerare anche che a differenza di altri
stati Europei, sulle entrate dell'Inps
viene fatto gravare anche tutta
l'assistenza ai lavoratori per:
a) Cassa Integrazione Guadagni;
b) mobilità;
c) in caso di fallimento di una azienda, l'Inps garantisce
ai lavoratori la copertura della liquidazione e le ultime tre mensilità;
d) Malattia
Con una spesa complessiva molto alta per l’ Assistenza, mentre dovrebbe gravare
sulle casse dello Stato .
Oggi sappiamo che queste leggi anti-costituzionali (ultima quella Fornero), hanno portato la
realtà pensionistica allo sfacelo dove le pensioni con il nuovo calcolo
contributivo saranno di entità inferiori del 50 % rispetto al precedente calcolo
retributivo, dove l'allungamento dell'età pensionabile è stata stabilita a di
67 anni e 7 mesi (non per tutti) ed in
prospettiva supererà i 70 anni di età; dove il 70% dei pensionati ha media
pensionistica è inferiore ai 1000 euro mensili, con il 40% dei pensionati che
non superano la pensione di 500 euro mensili.
Ora , tutti siamo i attesa di verificare quale sarà la
riforma pensionistica del governo Giallo/verde, ma da quello ce sta emergendo
non c’è più l’abolizione della legge Fornero, bensì un piccolo ritocco chiamato “quota 100”
riguardante una ridotta platea di persone che
per poter andare in pensione devono avere 62 anni di età e 38 di contributi… anche in merito alle pensioni minime
(percepite a maggioranza da donne) … si para di portarle a 780 euro ma soltanto
se il reddito familiare lordo non supera la cifra annua di 32.000 euro … quindi
sarebbero pochi a percepirle… staremo a vedere, ma intanto, condonano gli
evasori e riducono le tasse ad autonomi e piccole imprese che sono i primi ad
evadere l fisco , denunciando spesso redditi inferiori a quelli dei propri
dipendenti, in attesa della FLAT TAX che regalerà molti miliardi a ricchi.
Quello che invece da
subito bisognerebbe fare è una vera
riforma delle pensioni con la cancellazione delle “dannate” leggi che hanno
portato molti pensionati alla miseria attraverso :
a) Interventi
tesi ad incrementando tutte le pensione medie basse;
b) Riportare
tutto il sistema pensionistico al retributivo per garantire ai giovani una futura pensione
dignitosa ;
c) Stabilire la
possibilità di andare in pensione a 60 anni di età o con 40 anni di contributi;
d) Dividere la
previdenza a carico dell’Inps, con l’assistenza che deve andare a carico dello
Stato ;
e) Rimborsare
quanto è stato tolto ai pensionati con il bocco perequazione semestrale;
f) Alzare il
tetto per avere il diritto alle detrazione del coniuge a carico, oggi fermo a
2800 euro l’anno come stabilito 40 anni fa (circa 5 milioni di lire che avevano
un altro valore);
g) Obbligare le
imprese statali o amministrazioni pubbliche a pagare i contributi assicurativi
o in caso di mancato pagamento lo stato deve intervenire per ripianare il
deficit senza scaricarlo sul fondo dei lavorator privati .
Non credo che il governo vorrà fare queste cose , e penso
che senza un moto di lotta nel Paese…
non ci sarà mai l’abolizione reale della legge Fornero… E’ soprattutto il
Sindacato… la CGIL che dovrebbe organizzarlo… ma allo stato attuale non vedo
una svolta sindacale … il sindacato CGIL (
che va verso il congresso, salvo
una esigua minoranza che chiede
una svolta, anche con ciò che ho elencato )
di fatto gestisce in termini assistenziali le ricadute negative delle
scelte fatte dai padroni e dal governo.