foto:Fausta Dumano
musiche: Banda Bassotti
Va in archivio un’altra
giornata di protesta. Il macrocosmo scuola pubblica con professori, studenti e genitori,
non si rassegna a scomparire. Ed è
vitale che la lotta continui perché ne va del futuro non solo di studenti e
docenti , ma della sopravvivenza stessa di tutta la collettività. Nel corso di
queste giornate in piazza un blocco
conflittuale sempre più granitico e deciso sta aggregando gli altri mondi di esclusi, dai lavoratori precari ai
disoccupati, dai “diversi” per genere, provenienza
etnica e costumi sessuali, a chi vuole difendere i diritti dei palestinesi. Ma in una
sfolgorante giornata di lotta come quella di ieri si creano situazioni, per cui è necessario
chiedere scusa. Voglio chiedere scusa ai partigiani che hanno sacrificato la
vita per donarci la possibilità di vivere in una nazione libera e solidale , voglio chiedere scusa ai padri costituenti,
che hanno avuto la sensibilità democratica di redigere un testo straordinario.
Nella Costituzione italiana si disegnano i connotati di una società in cui i diritti ad una vita dignitosa, alla partecipazione
politica di massa, all’accoglienza, alla
possibilità di istruirsi e di crescere intellettualmente sono intangibili. Voglio
chiedere scusa perché i loro sacrifici umani non sono serviti. La loro
dedizione alla costruzione di un Paese
migliore è stata infangata dal corteo nero che nel pomeriggio ha insozzato Roma
da P.zza Mazzini a Ponte Milvio. I fascisti del terzo millennio, tutti in fila,
inquadrati militarmente, vestiti di nero e con la bandierina d’ordinanza in mano, hanno
inscenato il loro corteo funebre. Una sfilata funerea in cui poveri ragazzetti, anche loro precari (nel cervello però) comandati da beceri capi bastone, hanno messo in mostra
tutta la loro miseria culturale e politica. Negli occhi di quegli sprovveduti
si percepiva la drammatica preoccupazione di leggere male gli slogan che i suddetti capobastone avevano
scritto loro. Il malcapitato che ha dovuto ripetere davanti alle telecamere il
suo grido di battaglia ha sbagliato a leggere confondendosi e balbettando
malamente. E’ vero la scuola pubblica è necessaria soprattutto a loro, ma a cominciare dalle elementari. E che dire
della vigliaccheria di un signore, il
quale, intervistato da un giornalista, prima ha descritto la teppaglia del
terzo millennio come una benefica associazione - meglio dei boy scout altro che
aggressioni e violenze, ha iscritto perfino il figlio! - poi alla precisa domanda se fosse fascista,
il signore in questione, piccato, non ha riposto. Si è vergognato di dichiararsi
fascista forse? Ha sostenuto che questa
questione avrebbe meritato un approfondimento storico. “Insomma bello sei
fascista o no?” Cosi avrei incalzato se fossi stato al posto del giornalista, e
invece il cronista inviato del “TG Alemanno” ha soprasseduto. A proposito di
giornalisti è necessario chiedere scusa ai padri partigiani anche per la
sguaiatezza della TV pubblica, pagata
dai soldi di una comunità che dovrebbe essere antifascista. Il TGR Lazio (TG
Alemanno appunto) ha aperto l’edizione serale con un ampio servizio dedicato al
corteo nero. Interviste ai capobastone e anche ai militanti i quali hanno
sfoggiato la loro imperizia nel leggere quelle quattro parole messe in croce
scritte loro sui foglietti. Devo scusarmi anche con Ponte Milvio, perché oltre
ai lucchetti di Moccia ha dovuto sopportare anche a quest’altra iattura. Devo chiedere
scusa, perché facendo parte di una comunità che elegge presidenti della camera
di sinistra - i quali mettono sullo stesso piano i giovani partigiani e i
ragazzi di Salò - che elegge sindaci, anche di sinistra che concedono la piazza
ai fascisti violando il dettato costituzionale, sono anch’io colpevole. “Per quanto ci crediamo assolti siamo lo
stesso coinvolti” così cantava Fabrizio De Anrdrè. L’unica speranza è che da
questa lotta degli studenti possa rinascere una sensibilità civile tale da
rigettare ogni ulteriore tentativo di prevaricazione fascista.