Come sta il
fiume Sacco oggi? Da questo osservatorio ceccanese sembra goda di ottima salute, l’acqua scorre
lenta e chiara senza più traccia di schiuma, che per altro produceva un effetto
scenografico non male. Sembrava candida
neve su un fiume brumoso. L’acqua è pulita perché finalmente sono stati
individuati i due buontemponi che con un tubicino da flebo hanno sversato nel
fiume scarti di detersivi, saponi e chissà cos’altro in quantità tale da inquinare tutta l’asta fluviale.
In più a
seguito dell’intemerata interrogazione del Senatore Ruspandini (Fdi) le autorità competenti, ISPRA, ARPA e
istituto superiore di sanità, hanno pianificato un’ispezione sul territorio e la procura della Repubblica
di Frosinone ha aperto un fascicolo per disastro ambientale. Inoltre il
ministro per l’ambiente Costa a nome del governo del cambiamento, getta nel
piatto del SIN 40,8 milioni
di euro . Si apprende poi dalla
consigliera regionale Sara Battisti che i depuratori hanno ripreso magicamente a
funzionare, grazie al salvifico intervento
di Zingaretti. Cosa vogliamo di più? E in particolare perché stiamo ancora qui
a protestare?
Perché tutta sta ammuina
di senatori, ministri, consiglieri regionali e sindaci, si ripete uguale a se
stessa da 13 anni a questa parte, da quando cioè la Valle del Sacco è stata classificata come sito d’interesse nazionale (SIN) per
l’inquinamento, senza che nulla si sia risolto. Siamo sicuri che la stessa ammuina andrà in
scena non appena torneranno visibili i
veleni nel fiume?
Cominciamo a smascherare un po’di teatranti in
causa. Il senatore Ruspandini nel 2011 , quando
usciva il primo rapporto S.E.N.T.I.E.R.I ( Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli
insediamenti esposti a rischio inquinamento) che riscontrava nel complesso SIN del Bacino idrografico del
Fiume Sacco un eccesso di moralità per
tutte le cause, era assessore alle politiche giovanili sport spettacolo e
turismo della Provincia di Frosinone. Ad un assessore che si occupa di turismo sta bene che nel proprio territorio vi sia un
fiume attorno al quale la gente muore più che in ogni altra parte d’Italia? Non
mi sembra si sia speso più di tanto
allora verso questa tragedia. Oggi
invece in Senato recita la parte del difensore ecologista del popolo inquinato.
Vorremo anche ricordare al ministro gialloverde Costa che i tanto sbandierati 40,8 milioni di euro erano già stati stanziati
durante la programmazione degli interventi all’interno del SIN. Dunque nulla di
nuovo dai signori del cambiamento. Il
problema sarà quando questi soldi verranno erogati e per farci che.
Quanto alla
consigliera regionale Battisti confermiamo che il problema della depurazione
è lungi dall’essere risolto. Non abbiamo alcuna nuova sulla messa in funzione
del depuratore di Anagni. Un impianto la cui costruzione, iniziata nel 2005 con
corposi finanziamenti a carico della
collettività per milioni e milioni di euro, ancora non funziona. Nè peraltro potrebbe funzionare perché continuo oggetto di
rimpallo fra Asi, e Regione sulla
responsabilità della sua gestione.
Querelle risolta recentemente grazie al solito affidamento a privati , l’AEA
srl, la quale si è accorta che in tutto questo tempo l’impianto era diventato
inservibile perché preda di furti di parti fondamentali per il suo funzionamento.
Se perseveriamo nel tirare
avanti con interrogazioni parlamentari, richiesta di nuove analisi, (basta
leggere il rapporto ISPRA 2018 per capire che il Sacco è avvelenato)
continueremo a fare la claque di questi teatranti. Basta claque! E’ ora di affrontare il problema alla radice.
Perché il depuratore di Anagni non è mai entrato in funzione? Perché avrebbe
dovuto depurare acque già preliminarmente trattate dalle aziende che le
scaricano. Ma si sa un depuratore aziendale costa, toglie denaro al profitto, all’accumulazione, quindi chi se ne frega della salute dei cittadini,
inquiniamo tutti insieme appassionatamente. Altro che attentato criminale di
terroristi ambientali! Non è che gli sversatori
compulsivi sono noti ma nessuno
ha il coraggio di disturbarli per la paura di non vedersi finanziata la
campagna elettorale?
La legge dello
Stato punisce chi non si adopera
affinchè la propria attività non arrechi danno all’ambiente, al contrario della
legge del capitale finanziario che considera le spese a tutela della salute
delle persone distrazione indebita
all’accumulazione . Siccome è quest’ultima la legge che detta le sue regole e soggioga le
consorterie elettorali, i cui attori vengono a fare ipocrita e fallace passerella ogni volta che il disastro
ambientale si manifesta in modo eclatante, il problema della Valle del Sacco
non verrà mai risolto.
I colpevoli sono i signori del capitalismo straccione di
casa nostra. Quel capitalismo che pretende finanziamenti pubblici per espandere
la propria attività con la scusa di creare posti di lavoro, poi una volta
avvelenato il territorio, succhiato sangue ai lavoratori attraverso
sfruttamento e lavoro precario, toglie il disturbo per andare a raccattare
altri finanziamenti pubblici e ricominciare a sfruttare ambiente e lavoratori
da un’altra parte. Senza che lo Stato o gli enti locali possano reclamare
alcunché di risarcimento.
Il profitto a pochi manager e speculatori privati, l’avvelenamento
di acqua, terra, aria, la devastazione ambientale e sociale alla
collettività.
Questa è la regola . La
relazione ISPRA del 2012 consegnata al Parlamento (governo Berlusconi allora
dominus di Ruspandini) valutava il danno
ambientale sulla Valle del Sacco, per il solo SIN "Bacino del fiume
Sacco", in 660 milioni di Euro. Se aggiungiamo
i costi sanitari, che comunque sono a carico della collettività, si supera
abbondantemente il Miliardo di Euro. Nessuno
fra gli enti locali –Comuni e Regione
(guidata dalla Polverini altra sodale di allora del senatore ceccanese) - che avrebbero dovuto richiedere
l'attivazione del procedimento per il risarcimento ambientale previsto dal Dlgs 152/06, ha mai chiesto al
Ministero dell’ Ambiente di agire. Con quei
soldi si sarebbero risanate cinque Valli del Sacco. Ma guai intaccare le
prerogative del capitale privato!
Noi
allora pretendiamo di riavere indietro
tutto il risarcimento del danno inferto al bacino del fiume, e a tutta la
valle, dalla speculazione economico e finanziaria. Con quei soldi si potrà finanziare un piano
serio, sotto il controllo dei cittadini in collaborazione con sindaci responsabili
che preveda la totale chiusura dei
siti inquinanti, la bonifica del territorio ed un progetto di tutela e riqualificazione della Valle con soldi pubblici.
Un
piano che preveda il rilancio del
turismo, dell’agroalimentare
sostenibile, lo sviluppo di aziende partecipate dai cittadini attive nella
green economy, e nell’utilizzo di materie prime derivate dal recupero e
riciclaggio dei rifiuti. Questo è l’unico modo per ridare dignità ad un
territorio devastato e depredato. Ed è
la partecipazione e il controllo dei
cittadini l’elemento principe affinchè la speculazione e lo sfruttamento non continuino
ad avvelenare la nostra valle.