“L’estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana”. Così inizia il pezzo Zyg ( Crescita Zero) degli Area. Siamo nel 1974. Era un epoca in cui il lavoro era un concetto che si poteva anche qualificare in base a categorie estetiche.
Era l’estetica della dignità umana, della partecipazione alle dinamiche di organizzazione della comunità. L’organizzazione sociale e il suo sviluppo partivano dalle conquiste dei lavoratori, dall’apprezzamento dell ’estetica, della cultura e dal progredire della qualità della vita. Ma già nella seconda parte della frase gli Area facevano riferimento alla merce umana come spettacolo, perfigurando quello che sarebbe avvenuto nel decennio successivo. La merce non dà spettacolo e men che meno può avere una valenza estetica. La merce è oggetto del mercato e il suo valore non concerne aspetti qualitativi o estetici ma esclusivamente quantitativi i. Meno si paga una merce, più il suo utilizzo e sfruttamento rendono in termini di profitto a chi la ha acquistata. A questo scopo chi richiede una merce, con l’obbiettivo di pagarla il meno possibile tenta di dequalificarla. E se la classe sociale che richiede merce è infinitamente più potente di chi la offre è chiaro che l’oggetto del mercato è destinato ad una continua e devastante dequalificazione. Oggi la merce lavoro non esiste. Esiste la merce umana. Il capitalismo compra donne e uomini che devono dedicare tutta la propria vita a produrre profitto per il capitale. In questo senso il tempo da dedicare al lavoro si dilata sempre più fino ad occupare il tempo totale della vita. Chi ha un’occupazione deve preoccuparsi di mantenerla anche a costo di sacrificare momenti che dovrebbero servire all’ esercizio delle proprie prerogative socio-culturali (studiare, informarsi, svagarsi) . Chi non ha occupazione spende l’intero tempo di vita a cercarla, subendo umiliazioni e perdendo la stima in se stesso. Lontani sono i tempi in cui gli operai lottavano per le 150 ore. Ovvero lottavano per avere tempo retribuito da dedicare alla loro formazione culturale. Oggi non esiste cultura, non esiste promozione sociale, esiste solo l’incombenza di elemosinare un lavoro qualsiasi esso sia. Il lavoro come privilegio e non come diritto, come merce da offrire svendendola il più possibile, ha determinato rapporti di odiosa sudditanza a chi detiene mezzi di produzione e capitali. Da qui la sudditanza invade tutti i rapporti sociali, per cui dopo la parentesi di emancipazione degli anni ’70, il lavoratore, il cittadino è tornato ad essere suddito. Oggi ci si è di molto allontanati dal concetto di democrazia come partecipazione. Oggi essere democratici significa essere asserviti, chi non si adegua è un pericoloso sovversivo. Più si hanno motivi per dire grazie e più si avanza nella scala sociale. Penso sia giunta l’ora di dire basta!!!! Riprendiamo la vita nelle nostre mani, Torniamo ed essere artefici del nostro destino senza dover dire grazie a chicchessia. Torniamo a essere una società dove il lavoro diventa promozione sociale e non materia di sfruttamento. La gente che comincia sempre più convintamente a scendere nelle piazze ci dà speranza. Forse i sudditi sfruttati, sempre più numerosi, cominciano a capire che proprio dal lavoro come diritto parte la lotta per acquisire dignità umana. Speriamo che tale consapevolezza cresca sempre più nel sentire delle masse. E’ con questo auspicio che auguriamo a tutti BUON PRIMO MAGGIO.
Brani: Contessa eseguito dai Modena City Ramblers
Zyg (Crescita Zero) eseguito dagli Area