Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 30 aprile 2011

Buon Primo Maggio

Luciano Granieri - Luc Girello



L’estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana”. Così inizia  il pezzo Zyg ( Crescita Zero) degli Area. Siamo nel 1974. Era un epoca in cui il  lavoro era un concetto che si poteva anche qualificare in base a categorie  estetiche.
 Era l’estetica della dignità umana, della partecipazione alle dinamiche di organizzazione della comunità. L’organizzazione sociale e il suo sviluppo partivano dalle conquiste dei lavoratori, dall’apprezzamento  dell ’estetica, della cultura  e  dal progredire della qualità della vita. Ma già nella seconda parte della frase gli Area facevano riferimento alla merce umana come spettacolo, perfigurando quello  che sarebbe avvenuto nel decennio successivo.  La merce non dà spettacolo e men che meno può avere una valenza estetica. La merce è oggetto del mercato e il suo valore non concerne aspetti qualitativi o estetici ma esclusivamente quantitativi i. Meno  si paga una merce,  più il suo utilizzo e sfruttamento rendono in termini di profitto a chi la ha acquistata. A questo scopo  chi richiede una merce, con l’obbiettivo   di pagarla il meno possibile tenta di dequalificarla. E se la classe sociale che richiede merce è infinitamente più potente di chi la offre è chiaro che l’oggetto del mercato è destinato ad una continua e devastante dequalificazione. Oggi la merce lavoro non esiste. Esiste la merce umana. Il capitalismo compra donne e uomini che devono dedicare tutta la propria vita a produrre profitto per il capitale. In questo senso il  tempo  da dedicare al lavoro si dilata sempre più fino ad occupare il tempo totale della vita. Chi ha un’occupazione deve preoccuparsi di mantenerla anche a costo di sacrificare momenti  che dovrebbero  servire all’ esercizio delle proprie  prerogative socio-culturali  (studiare, informarsi, svagarsi) . Chi non ha occupazione  spende l’intero tempo di vita a cercarla, subendo umiliazioni e perdendo la stima in se stesso. Lontani sono i tempi in cui gli operai lottavano per le 150 ore. Ovvero lottavano per avere tempo retribuito da dedicare alla loro formazione culturale. Oggi non esiste cultura, non esiste promozione sociale, esiste solo l’incombenza di elemosinare  un lavoro qualsiasi esso sia. Il lavoro come privilegio e non come diritto, come merce da offrire svendendola il più possibile,  ha determinato rapporti  di odiosa sudditanza a chi detiene mezzi di produzione e capitali.  Da qui la sudditanza invade tutti i rapporti sociali, per cui dopo la parentesi di emancipazione degli anni ’70, il lavoratore, il cittadino è tornato ad essere  suddito. Oggi ci si è di molto allontanati dal concetto di democrazia come partecipazione. Oggi essere democratici significa essere asserviti, chi non si adegua è un pericoloso sovversivo. Più si hanno motivi per dire grazie e più si avanza nella scala sociale. Penso sia giunta l’ora di dire basta!!!!  Riprendiamo la  vita nelle nostre mani, Torniamo ed essere artefici del nostro destino senza dover dire grazie a chicchessia. Torniamo a essere una società dove il lavoro diventa promozione sociale e non materia di sfruttamento. La gente che comincia sempre più convintamente a scendere nelle piazze ci dà speranza. Forse i sudditi sfruttati, sempre più numerosi, cominciano a capire che proprio dal lavoro come diritto parte la lotta per acquisire dignità umana. Speriamo che tale consapevolezza cresca sempre più nel sentire delle masse. E’ con questo auspicio che auguriamo a tutti BUON PRIMO MAGGIO.





Brani: Contessa  eseguito dai Modena City Ramblers
          Zyg (Crescita Zero)  eseguito dagli Area

Le cittadine scoprono...l'ortica.

Fausta Dumano
                                        


Blocco notes,la location è alquanto insolita, una vallata, la valle fredda, la città degli orti, nel cuore del cemento, un puzzle surreale dove la natura si intreccia con l' arte. Sole,un elemento sempre più raro nelle giornate dell' insognata,compagne di avventura il collettivo artiste fotografe e ovviamente ANTONIO,quel  vulcanico zerotremilacento...Seguire ANTONIO SIGNIFICA SMARRIRSI IN UN PUZZLE SURREALE di una città invisibile, che sfugge agli occhi distratti,nella città frenetica, soffocata dal cemento e dal traffico, dai centri commerciali e dai non luoghi, ANTONIO  è il filo di ARIANNA per scoprire gli odori della cucina della nonna,il posto delle fragole, dove si sogna l' amore , i primi baci, le formiche verdi di HERZOG,il girasole è uno spaventapasseri......l' insognata entra nel paese delle meraviglie, cerca di memorizzare nomi di fiori, di piante, un dedalo di incroci, profumi si intersecano  in una tavolozza di colori, i sensi sono conquistati all' unisono.....comincia a viaggiare verso quell' isola  fantastica che non c'è , ma c'è  se dentro scatta quella miscela deflagrante di emozioni OPS.....un orto di barche di canne, ogni barca è un orto, un microcosmo nel cosmo,ogni barca racconta una storia. voci di barche che comunicano ......l' orto dove interagisce chi ascolta con l' invisibilità, il disagio mentale, quello che viene ghettizzato e stigmatizzato , prende forma  e placa l' animo ingarbugliato, arte, natura e terapia si mescolano.......la barca diventa un viaggio della ricerca individuale, un percorso per ricostruire l' identità soffocata, nel viaggirre le barche si  intersecano,come se volessero prendersi per mano, la storia singola, la voce indivuale si fa collettiva.Voci di uomini e di donne si fondono con i canti della tradizione, mentre arrivano le leggende , gli usi , l' erboristeria,la cosmesi, natura e medicina.Foglie ovali lancilate, seghettate di colore verde scuro, corti peli, che contengono l' istamina, i peli hanno una punta molto fragile,che al piccolo sfioramento si spezza....un ago di siringa si comporta uguale....foto, un altro scatto,LUISA e ANTONIO sono esperti sanno distinguere da lontano ,ma loro sono ......molto cittadine, Il lanium è una cosa simile, ma diversa, urge la pratica......smarrita nella città.OPS, urla MARTINA ''BRUCIA BRUCIA'' Lui faceva il palo nella banda dell' ortica, scrive sul blocco notes l' insognata,perchè era il suo mestiere , perchè l' ortica , fuoco dell' inferno era utile per ripararsi dai sortilegi, giunge la favola dell' ortica , che da sempre emarginata, custodisce le uova delle farfalle , perchè tutti in fondo dalla vita abbiamo un premio,o forse una chance se trovi il filo....BRUCIA, BRUCIA......continua MARTINA......Simbolo di  VENERE, lussuria, immortalità, quell' uomo si rotolava tra le ortiche e poi nel letto delle donne , emozioni garantite BRUCIA, maledizione, a nulla serve in quel momento sapere che lui, l' esperto di erbe''PERCHE’  MAI SI GETTA ALLE ORTICHE CIò CHE NON SI AMA PIù???? IO GETTEREI ALLE ORTICHE PROPRIO COLORO CHE AMO DI PIUì........MESSEGUE.......BRUCIA ,maledizione, ma la voglia di andare avanti è tanta,scoprire l' intreccio surreale che si muove tra i colori,gli odori.....le cittadine diventano delle protagoniste, che fanno compagnia al MARCOVALDO DI CALVINO........

PRIMO MAGGIO La lotta operaia, internazionale e socialista è più attuale che mai

dichiarazione della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale


Il Primo Maggio nacque, già oltre 120 anni fa, come omaggio ai "martiri di Chicago", negli Stati Uniti, condannati a morte per aver diretto una lotta contro lo sfruttamento capitalista. Dal 1889 si decise che la miglior forma per esprimere quell'omaggio era realizzare ogni anno, in questa data, un giorno internazionale di lotta per le rivendicazioni della classe operaia. In quell'epoca si prese come obiettivo centrale la lotta per ottenere la giornata lavorativa di 8 ore.
Da allora, la borghesia ha cercato prima di cancellare quella data commemorativa dei lavoratori, poi, di fronte all'impossibilità di riuscirci, ha cercato di privare quella giornata del suo contenuto di lotta, trasformandola in un innocuo "giorno di festa".
A partire dagli anni Novanta del Novecento, questo obiettivo della borghesia si accentuò con una vera e propria campagna ideologica che annunciava con grande strepito il "trionfo del capitalismo sul socialismo" e "la fine della lotta di classe".
Tuttavia, ben più di ogni altra volta negli ultimi anni, questo Primo Maggio vede una situazione mondiale di lotta dei lavoratori e delle masse popolari e ci dimostra che la lotta di classe è più forte che mai e che apre a prospettive rivoluzionarie internazionali.
La rivoluzione araba
Nel mondo arabo assistiamo oggi all'ascesa rivoluzionaria di massa più importante della sua storia moderna che lo ha trasformato nell'epicentro dello scenario mondiale.
Iniziata in Tunisia e continuata in Egitto, non c'è praticamente un solo Paese di questa regione che non sia coinvolto da mobilitazioni. Questa gigantesca ondata ha già rovesciato due dittatori (Ben Alì in Tunisia, e Mubarak in Egitto) e minaccia tutte le dittature e le monarchie reazionarie della regione, la gran parte delle quali sono agenti dell'imperialismo. Questa ondata è arrivata anche in Siria, dove il regime "dinastico" degli Assad conserva ancora qualche parvenza di autonomia dall'imperialismo.
Per ragioni storiche e strutturali, questa ondata rivoluzionaria tende naturalmente a scavalcare le frontiere nazionali e a estendersi e unificarsi in tutto il mondo arabo.
A un primo sguardo, l'attuale ondata della rivoluzione araba può apparire solo come una "lotta per la democrazia". Chiaramente il primo obiettivo delle masse è rovesciare gli odiati dittatori e i loro regimi per ottenere libertà democratiche. Ma il contenuto effettivo dei fatti in corso va ben al di là di questo perché riguarda le gravissime condizioni dei lavoratori e delle masse popolari: è la necessità di porre fine al saccheggio di imperialisti e oligarchie borghesi nazionali che determina questa situazione. E si pone come elemento centrale la necessità di estrarre quel pugnale conficcato nel cuore del mondo arabo rappresentato da Israele e dalla conseguente tragedia del popolo palestinese.
Le borghesie arabe "nazionaliste laiche" hanno già ampiamente dimostrato di essere incapaci di conseguire questi obiettivi e che, prima o poi, si trasformano in agenti dell'imperialismo attuando in opposizione a questi obiettivi. Le organizzazioni islamiche iniziano a dimostrarlo ora, come si vede, ad esempio, con le posizioni politiche che i Fratelli Musulmani hanno assunto rispetto a tutto il processo egiziano (negoziazione con Mubarak prima, appoggio al governo dell'esercito ora).
Noi affermiamo che nel mondo arabo si sta sviluppando una "rivoluzione socialista incosciente" che, dalla lotta per la democrazia e la liberazione nazionale, deve avanzare necessariamente nella lotta per il socialismo. E' una rivoluzione socialista per i nemici che ha di fronte (l'imperialismo, Israele e le borghesie nazionali); perché i compiti che deve affrontare possono essere risolti compiutamente solo sconfiggendo l'imperialismo e il capitalismo; e, infine, perché i protagonisti di questa rivoluzione, gli unici in grado di portare a termine questa lotta, sono i lavoratori e le masse popolari.
In questo senso, il processo iniziato il 25 gennaio del 2011 ha avuto come antecedenti vari scioperi e lotte degli operai tessili della città di Mahallah, nel delta del Nilo. Non a caso, una delle organizzazioni giovanile più attive nelle mobilitazioni che hanno rovesciato Mubarak si chiama "6 aprile" poiché si era costituita per promuovere una di quelle giornate di lotta.
Infine, la goccia che ha fatto traboccare il vaso nella lotta contro Mubarak e ha accelerato la sua caduta è stata l'ondata di scioperi dei giorni immediatamente precedenti il 12 febbraio, coinvolgendo i lavoratori tessili di Mahallah, i lavoratori del Canale di Suez, i lavoratori della sanità, dell'educazione, dei bancari, dei trasporti del Cairo, ecc.
Il grande compito attuale, allora, è fare sì che il "contenuto operaio e socialista" emerga nella coscienza delle masse egiziane e arabe, e che questa coscienza si esprima nello sviluppo delle mobilitazioni (superando le trappole e le illusioni della democrazia borghese) e in passi in avanti nell'organizzazione dei lavoratori indipendente da qualsiasi variante borghese. Cioè che si costituiscano partiti operai rivoluzionari capaci di guidare la rivoluzione fino alla vittoria.
La lotta in Europa
Dall'altra parte del Mediterraneo, i lavoratori e la gioventù europea continuano la lotta, iniziata nel 2010, contro i durissimi piani di austerità che i governi (diretti sia dalla destra tradizionale che dai partiti socialdemocratici) e i padroni applicano per scaricare sulle spalle dei lavoratori il costo della crisi economica internazionale e dei giganteschi aiuti che hanno concesso alle banche e al parassitario sistema finanziario.
Nel 2011 si è già avuto un nuovo sciopero generale in Grecia. Nel mese scorso, una immensa mobilitazione di piazza in Portogallo, guidata dalla gioventù lavoratrice e studentesca, la cosiddetta "generazione rasca" (generazione senza prospettive) ha rappresentato il punto più alto della risposta sociale, costringendo alle dimissioni il premier Socrates. Più recentemente, centinaia di migliaia hanno manifestato a Londra contro i tagli sociali voluti dal governo conservatore-liberale.
La lotta inizia ad assumere rapidamente un carattere internazionale. Accordi come quello dell'Unione Europea e della "zona euro" (i 16 Paesi che adottarono l'euro) mostrano chiaramente il loro volto imperialista e anti-operaio, come dimostrano le manovre finanziarie che vengono chieste a governi come quello del Portogallo o della Grecia per poter ricevere un "aiuto" che peraltro ha il solo scopo di salvare le banche e ampliare fino a livelli estremi lo sfruttamento dei lavoratori, liquidando vecchie conquiste operaie e tagliando i servizi.
In tutti i casi, questi governi possono contare sulla complicità delle burocrazie sindacali che, persino quando si vedono costrette a promuovere forme di lotta, lo fanno cercando di dividere e frenare le mobilitazioni. In ogni circostanza le burocrazie mirano solo a salvare i regimi politici, l'Unione Europea e gli accordi della "zona euro". E' solo grazie a questi burocrati se molti governi non sono già caduti o prossimi a cadere.
Inoltre, sempre a causa del ruolo delle burocrazie sindacali, i lavoratori di ogni Paese si sono ritrovati a lottare contro gli identici mezzi imposti in ogni Paese dall'imperialismo ma lottando separati nazionalmente, ognuno per proprio conto. Nonostante l'avversario sia comune e le misure da fame imposte siano comuni in tutta la Unione Europea, la politica delle burocrazie sindacali è stata quella di isolare i lavoratori di ciascun Paese. Tanto più per questo in Europa risulta necessaria la costruzione di una alternativa classista contro i governi borghesi, che unifichi la lotta contro le burocrazie sindacali in ogni Paese e la lotta di classe operaia a livello continentale.
In tutto il mondo
Sulla stessa linea dei suoi compari europei, il governo Obama negli Usa ha appena presentato un bilancio che contiene "il più grande taglio alla spesa pubblica della storia del Paese".
Nonostante negli Stati Uniti il livello della lotta sia notevolmente più arretrato che in Europa, le recenti mobilitazioni nello Stato del Wisconsin e dell'anno scorso in California contro i tagli a sanità ed educazione pubblica, che hanno unificato i lavoratori di questi settori con gli studenti e gli utenti, annunciano la fine della "pace sociale" anche in quel Paese.
Nei primi anni di questo secolo, vari Paesi latinoamericani hanno vissuto processi rivoluzionari (Ecuador, Argentina, Venezuela e Bolivia). Aiutati da una situazione economica relativamente buona, i governi di fronte popolare o populisti (come quello di Chavez, Evo Morales, Correa e Lula) sono riusciti a controllare e a frenare questi processi. Però anche questa "pace sociale" inizia a essere problematica. Al super-sfruttamento che perdura si somma ora l'inflazione che erode il potere d'acquisto dei salari. Il governo di Evo Morales ha dovuto fare marcia indietro nel "gasolinazo" (un brutale aumento del prezzo dei combustibili) di fronte alla reazione operaia e delle masse popolari. Nello "stabile" Brasile dell'era Lula, ora governato da Dilma Rousseff, più di cento mila lavoratori dell'edilizia pubblica (uno dei settori più sfruttati della classe operaia brasiliana) hanno sviluppato uno sciopero durissimo contro le imprese appaltatrici (strettamente legate al governo) ricorrendo a metodi di lotta molto radicali (incluso appiccare il fuoco ai cantieri).
Tutte queste lotte pongono la necessità di una unità internazionale dei lavoratori. Una unità che sta nelle origini del movimento operaio e che fu il marchio dei primi passi organizzativi dei lavoratori. Lotte simili scoppiano in differenti parti del globo e dimostrano che è necessario riprendere quella tradizione che si esprime nel vero significato del Primo Maggio. Costruire la solidarietà internazionale tra gli operai è un compito fondamentale perché può favorire la sconfitta della borghesia e produrre conquiste per i lavoratori. Per esempio, in Europa l'unità tra i lavoratori di tutto il continente è una necessità imperiosa per sconfiggere l'Unione Europea imperialista e i suoi piani. E la vittoria dei lavoratori di un Paese aiuta i lavoratori in lotta di altri Paesi a fare passi avanti. Si tratta insomma di riprendere e far avanzare la coscienza internazionalista della classe operaia che fu una caratteristica distintiva del sorgere del movimento operaio.
Ma l'unità nelle lotte pone un'altra questione fondamentale: nel sistema capitalistico ogni conquista, guadagnata con la lotta, non è definitiva. Il sistema capitalistico in decadenza e in cerca di profitti attacca i lavoratori per cancellare le conquiste e riprendersi ciò che è stato costretto a concedere sotto la pressione delle lotte. Così è stato, ad esempio, con la giornata lavorativa di 8 ore, la stabilità lavorativa, l'età pensionistica, ecc. Per questo il capitalismo non può essere cambiato gradualmente attraverso delle riforme. Non solo queste riforme progressive oggi più o meno non esistono da nessuna parte, ma anche laddove la borghesia è costretta a fare concessioni di fronte alle lotte, appena può se le rimangia. Da tutto ciò consegue che è necessario mutare radicalmente sistema attraverso l'azione rivoluzionaria, cioè conseguire l'emancipazione dei lavoratori.
"L'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi"
In uno dei loro testi più importanti indirizzati alla classe operaia, il Manifesto Comunista, Karl Marx e Friedrich Engels utilizzano una rivendicazione che è al contempo una definizione politica: "L'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi o non sarà".
Con questa frase intendevano dire che solo la classe operaia sarà capace di portare fino al compimento la lotta contro il capitalismo e per la distruzione di questo sistema, passaggio ineludibile per avanzare verso la liberazione da ogni sfruttamento e oppressione. E che questa lotta deve essere basata sull'indipendenza di classe, cioè totalmente indipendente da qualsivoglia variante politica borghese, che cerca di porre la classe operaia al proprio rimorchio. Il Primo Maggio come giornata di lotta operaia e socialista è profondamente imbevuto di questo significato. Negli ultimi anni questa prospettiva è stata posta in discussione dalla grande maggioranza della sinistra mondiale che ha definitivamente abbandonato la lotta per la rivoluzione socialista e quella per l'emancipazione della classe operaia che, in qualche modo, con differenti posizioni teoriche e politiche, difendeva precedentemente. Un settore della sinistra si limita a predicare una "umanizzazione" del capitalismo e, di conseguenza, la necessità di integrarsi pienamente nelle sue istituzioni borghesi e nei suoi governi. Altri affermano che la soluzione sta nella prospettiva dei settori borghesi populisti di sinistra, come quello di Chavez in Venezuela, cioè quegli stessi che difendono le sanguinarie dittature di Gheddafi in Libia e di Assad in Siria contro la rivoluzione delle masse popolari.

L'ANPI di Frosinone con la Cgil per lo sciopero generale

ANPI Frosinone


Care compagne, cari compagni,
Su graditisimo invito della Segreteria, ieri  mattina l'ANPI ha partecipato ai lavori dell'attivo dei quadri, dei delegati e delle delegate della CGIL della provincia di Frosinone. La partecipata assemblea sindacale ha accolto con favore la presenza dell'ANPI e ne ha condiviso l'invito a costruire insieme iniziative in favore della difesa e dell'ampliamento dei diritti e della democrazia nel paese.
Il Presidente dell'ANPI, che ha portato ai delegati e quadri CGIL il saluto di tutti gli iscritti dell'Associazione, ha ribadito da un lato la vicinanza delle due organizzazioni impegnate sia in comuni battaglie specifiche che in un più ampio lavoro in difesa della democrazia costituzionale dagli attacchi ormai da tempo aperti e palesi non solo delle forze storicamente reazionarie, ma da settori vasti degli apparati istituzionali e dei dirigenti della politica e dell'economia.
L'attacco ai diritti del lavoro è attacco ai fondamenti della Costituzione democratica ed antifascista conquistata (non concessa) dalla lotta partigiana e messa a disposizione di tutti gli italiani in luogo delle regole oppressive del passato regime. non vi può essere democrazia di alcun tipo, secondo l'ANPI, se i lavoratori sono estromessi dalle decisioni politiche, e se le loro organizzazioni non hanno pieno riconoscimento da parte delle istituzioni.
L'ANPI vuole aprire anche nella nostra provincia un ampio terreno di confronto e di collaborazione con le organizzazioni democratiche e antifasciste, e con la CGIL in particolare, non solo per l'autorevolezza che mantiene nella società complessiva, ma perché essa parla ed organizza il mondo del lavoro, opera nel concreto per l'affermazione di principi e condizioni prefigurate dalla Costituzione, rappresenta un baluardo forte contro le tentazioni autoritarie e bonapartiste che la nostra società produce.
E' fondamentale, secondo l'ANPI, la saldatura fra le lotte per il miglioramento delle condizioni materiali di vita dei lavoratori e delle loro famiglie, con quella per la tutela del patrimonio democratico consegnatoci dalla Liberazione e dalla Costituente. Quelle lotte vanno unite a quelle degli studenti, dei pacifisti, delle donne, di tutti coloro che concorrono alla messa in discussione forte delle politiche disgregatrici messe in atto da classi dirigenti, sia politiche che economiche e culturali, sempre più screditate.
L'ANPI ha apprezzato moltissimo che fosseo presenti anche la Rete degli Studenti Medi e la consulta delle Associazioni della provincia, così come ha colto l'assenza di qualsiasi dirigente di partito, la quale evidenzia un timore a schierarsi socialmente ormai generale.
Nel ringraziare la Segreteria provinciale della CGIL per l'invito, e i dirigenti e delegati presenti per l'ottima accoglienza riservata all'ANPI, rinnoviamo l'impegno a partecipare alle manifestazioni che si svolgeranno in provincia, invitando con la massima insistenza tutti i nostri iscritti e simpatizzanti non solo a partecipare ai cortei del 1° Maggio ad Isola Liri e del 6 Maggio a Frosinone, ma a farlo compatti dietro lo striscione dell'ANPI.

Fraterni saluti.
ANPI Frosinone

venerdì 29 aprile 2011

Processo di Beatificazione

di Luciano Granieri.






 Il primo maggio si compirà  il miracolo.  L'opera di beatificazione avrà la sua consacrazione definitiva  Tre miliardi di pellegrini si raduneranno nella santa piazza.  Sotto le sante finestre si prepareranno a ricevere le monete purificate dal fuoco che lasceranno le stimmate sacre della santa beatificazione. Il mondo intero aspetta di salutare con giubilo il raro esempio di santità di cui l'icona beata è testimone e portatrice. Ormai la vita le opere e i miracoli non lasciano più dubbi.  Il prossimo primo maggio Papa Benedetto XVI contornato dal  Presidente della conferenza Episcopale Italiana  S.E. Cardinale Angelo Bagnasco, dal Segretario di Stato Vaticano S.E.Cardinale  Tarciso Bertone,  e da molti alti prelati italiani e stranieri fra cui S.E  il Cardinale Camillo Ruini , sono pronti ad annunziare a  miliardi di fedeli tra cui milioni di giovani i cosiddetti "PAPA BOYS" L'evento di Beatificazione più grande degli ultimi tre secoli. LE PROVE CI SONO. Dunque cari navigatori fedeli inginocchiamoci davanti a tale Santità E ANNUNZIAMO  gaudium magnum  la BEATIFICAZIONE DELLA BEATA QUARTINA 





NON CI SONO PIU’ SCUSE: VIA ACEA DALLA CIOCIARIA!

COORDINAMENTO ACQUA PUBBLICA PROVINCIA DI FROSINONE


La sentenza del TAR che respinge la pretesa di ACEA ATO5 S.p.A. di vedersi riconosciuto un risarcimento di 40 milioni di €uro da parte dei Sindaci che, dopo aver approvato nel 2007 gli aumenti illegali ed illegittimi del tariffe, li hanno revocati nell’Assemblea del 21 dicembre 2009, fa, speriamo definitivamente, piazza pulita dei tentennamenti, delle asserite prudenze e degli atteggiamenti ondivaghi dei nostri amministratori.
Che gli aumenti fossero corretti – a parte chi si trova oggi a rispondere del proprio operato di allora dinanzi al magistrato - non lo sostiene nessuno (per la verità neanche ACEA nella causa appena conclusa dinanzi al TAR, dove imputava ai sindaci di aver, prima, approvato gli aumenti e, poi, di averli revocati causandole con la semplice successione di questi comportamenti il danno asserito). Che ACEA ATO5 S.p.A. abbia in questi anni collezionato un tal numero di inadempienze contrattuali da causare il vertiginoso peggioramento della qualità del servizio e dell’acqua erogata è un fatto conclamato e sotto gli occhi di tutti.
Che i cittadini subiscano da ormai sette anni questo stato di cose e da almeno tre anni gli atteggiamenti vessatori del gestore con l’emissione di fatture spropositate, è altrettanto noto a tutti.
Come Coordinamento Acqua Pubblica della Provincia di Frosinone ci aspettiamo allora che almeno adesso, sgomberato l’orizzonte da questa minaccia ritorsiva, l’Autorità d’Ambito proceda senza
ulteriore indugio a liberare il territorio e i cittadini da questa (considerato l’appena trascorso periodo pasquale) piaga.
Per i cittadini, infatti, la situazione non è ulteriormente rinviabile.
ACEA ATO5 S.p.A., in barba al deliberato dell’Autorità d’Ambito, ha continuato, indisturbata, ad applicare sino ad oggi per gli anni 2006, 2007, 2008 e per il secondo semestre 2009 le tariffe illegali ed illegittime. Nonostante i reclami degli utenti, anzi mostrando di ignorare questi reclami, ha quindi indicato come somme dovute, nelle successive fatture, le cifre illecitamente richieste, arrivando ad applicare interessi di mora. Ancora, con telefonate, con “visite” di incaricati, con solleciti sia per posta ordinaria che con note raccomandate A/R, ha intimato agli utenti il pagamento entro 10 giorni delle somme pretese, pena la riduzione del flusso, la sospensione dell’erogazione e la risoluzione di un contratto in genere mai sottoscritto dagli utenti. ACEA ATO5 S.p.A. è giunta quindi a chiudere i contatori, con il suo amministratore che, di fronte all’intervento del Presidente Iannarilli, prima, pretende di rivendicare la legittimità di un comportamento inqualificabile e, poi, parla di semplici “riduzioni” del flusso, “riduzioni”contraddette dalla realtà di rubinetti da cui non fuoriesce una goccia d’acqua. E’ ora di mettere la parola “fine” a questa vicenda che si trascina da troppo tempo e di aprire una discussione seria su come debba essere gestito un servizio così essenziale alla vita di noi tutti. Per intanto i cittadini avranno modo di far sentire forte la loro voce (se non verrà scippato in
extremis il loro diritto) partecipando in massa alle votazioni per i referendum del 12 e 13 giungo prossimi.

Il semaforo è Rosso Stop alle Basi e ai Fasci

di   Doriana Goracci    fonteReset Italia

Aprile 2011, oggi, un articolo dell’Unione Sarda, dedicato a un amico di Facebook,Antonello Tiddia, soprannominato il Minatore Rosso.Vi riporto vari pezzi…perchè le “Malattie Sardegna basi militari”…sono tutte ricollegabili.






Era cominciata ieri per me la conoscenza di questi Accadimenti, si può leggere sul Blog di Antonello Tiddia, la cronaca , quanto mai nera…: Minacce al leader antiradar “Vi comunichiamo che abbiamo condannato a morte Antonello Tiddia, il minatore rosso”. Poche righe, infarcite di minacce e insulti, scritte a mano con un pennarello rosso e indirizzate alla redazione di Carbonia de L’Unione Sarda. La lettera è stata spedita il 18 aprile da Cagliari da qualcuno che si firma “Nuclei fascisti sociali” e che inneggia al Duce dopo aver annunciato un’azione violenta (“prima lo gambizziamo e poi lo uccideremo”) contro l’operaio della Carbosulcis Antonello Tiddia, 49 anni, in questi giorni in prima linea nell’ambito della protesta contro l’installazione del radar della Guardia di Finanza nella località “Su Semaforu” a Sant’Antioco. Chi scrive, accusando Tiddia di essere “amico degli indipendentisti e degli anarchici”, fa proprio riferimento a questa battaglia, ma anche a quelle a cui l’operaio ha preso parte negli ultimi anni “contro i radar – si legge – contro le basi militari, nucleare, in difesa di Bruno Bellomonte e come delegato Rsu Carbosulcis, sempre a favore degli operai”. Chi scrive conclude dicendo “Vogliamo vendicare la gambizzazione del camerata Andrea Antonini a Roma”. I tempi biblici nella consegna della corrispondenza del Sulcis hanno fatto sì che la lettera venisse recapitata in redazione soltanto ieri mattina: è stata immediatamente consegnata ai carabinieri della stazione della Compagnia di Carbonia e sulla faccenda è già stata avviata un’indagine. (s. p.)
(IlMinuto) – Cagliari, 28 aprile – Il Minatore Rosso non è solo. A 24 ore dalla pubblicazione sulle pagine locali dell’Unione Sarda di un articolo che denuncia le gravi minacce fasciste indirizzate ad Antonello Tiddia con una lettera anonima inviata alla redazione di Carbonia del principale quotidiano sardo, sono numerosi gli attestati di solidarietà – anche su Facebook – nei confronti del protagonista della mobilitazione contro la costruzione del Radar a Capo Sperone, a Sant’Antioco: l’ultima di una lunga serie di battaglie in decenni di attività politica e sindacale. “Il Minatore Rosso – scrive Anghelu Marras del Sindacadu de Sa Natzione sarda – non è solo, con lui c’è la parte migliore del nostro popolo sardo. I topi che, di tanto in tanto escono dalle loro fogne, per diffondere la peste, sappiano che con le minacce e le intimidazioni, non fermeranno la nostra volontà di cambiare il futuro di quest’Isola e rendere felice e appagato il nostro Popolo”. Con Tiddia, delegato sindacale Rsu Carbosulcis, anche la Cgil. “Si tratta – sottolinea il segretario generale della Filtem Cgil del Sulcis Iglesiente Francesco Carta – di un fatto di assoluta gravità che fuori dal tempo e dal mondo, un modo codardo per far tacere una voce di dissenso democratico su un argomento che pone al centro la salute e la sicurezza dei cittadini”. Vicina al Minatore Rosso anche Sinistra Critica. Esprimendo la solidarietà di Sc a Tiddia – militante di questa organizzazione anticapitalista – Gianluigi Deiana sottolinea “la capacità di Tiddia di portare senza spirito settario la lotta comunista a fianco delle opposizioni più esposte ai colpi della reazione, e tra queste soprattutto le opposizioni indipendentiste e anarchiche”. L’Osservatorio per la libertà e contro la repressione ricorda infatti l’impegno del Minatore Rosso “per la libertà di Bruno Bellomonte”, dirigente di aMpI. “Noi pensiamo con Antonello – sottolinea l’Osservatorio – che Bruno sia innocente e troviamo vergognoso che una persona possa rimanere in galera per due anni in attesa che finisca il primo grado di un processo puramente indiziario e basato sul nulla”.
“Non è la prima volta che Antonello Tiddia, il “minatore rosso” della Carbosulcis noto per le sue battaglie pacifiste, riceve minacce. Già qualche mese fa su Facebook, utilizzando un account falso, qualcuno gli aveva mostrato intenzioni ben poco amichevoli. Tanto che Tiddia, 49 anni, minatore alla Carbosulcis e delegato sindacale, aveva sporto denuncia alla Polizia postale. Martedì nella redazione di Carbonia de L’Unione Sarda è arrivata una lettera, spedita da Cagliari il 18 aprile, firmata dai “Nuclei sociali fascisti”, con insulti e minacce di morte per Antonello Tiddia. «Ho appreso la notizia dal giornale – dice – ero in pullman con i miei colleghi e qualcuno mi ha letto la notizia. Ho pensato che mi stessero prendendo in giro e invece era tutto vero». Non se ne fa una ragione di queste nuove minacce. «Sono sereno e tranquillo: il mio impegno pacifista nasce da convinzioni profonde, ma sono amico di tutti, dialogo e mi confronto anche con posizioni ideologiche e politiche molto diverse dalla mia. Sempre senza nessun problema». Al minatore di Sant’Antioco sono arrivati ieri tanti attestati di solidarietà: telefonate di amici, esponenti politici, tanti commenti sul suo profilo su Facebook. «Queste minacce tendono in modo vigliacco – scrive l’Osservatorio per le Libertà e i Diritti – ad intimidire e perciò comprimere le manifestazioni di dissenso e di lotta». Anche dal gruppo di minoranza consiliare di Sant’Antioco Città Nuova arriva una nota di solidarietà: «Non bisogna sottovalutare – si legge – i sintomi dell’intolleranza politica». Duro l’intervento di Roberto Puddu segretario provinciale della Cgil per «una lettera con folli contenuti, politici e criminali, che non hanno e non devono avere dimora nel nostro territorio – dice – ad Antonello, recentemente rieletto nella Rsu della Carbosulcis (lista Cgil), va il pieno sostegno di tutta l’Organizzazione sia nella situazione sindacale, che nella condivisa battaglia contro l’installazione del Radar a Su Semafuru e contro le basi militari in tutta la Sardegna. “
Ieri su Facebook, per l’occasione,  avevo messo un video No Radar a Capo Sperone – Manifestazione Sant’Antioco 16 Aprile 2011. e oggi lo “piazzo” quì in rete, perchè Muri Basi Centrali Radar …non ne vogliamo…



giovedì 28 aprile 2011

Per cambiare. Appello per i referendum

Fonte : http://www.sbilanciamoci.info



Per fermare le manovre del governo che vuole cancellare i referendum. Per cancellare, sul serio, il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”. Per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato. L’azione del governo è sempre più segnata dagli interessi personali del Presidente del Consiglio, da derive autoritarie, da minacce alla Costituzione. L’economia del paese non riesce a uscire dalla crisi iniziata tre anni fa, e la politica non riconosce il fallimento di vent’anni di privatizzazioni, che hanno lasciato a poche grandi imprese – sempre più spesso straniere – decisioni chiave sul nostro futuro.
Tutto questo aggrava le minacce alla democrazia, il declino del paese e l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo.
Contro questa deriva, negli ultimi anni milioni di uomini e donne – con movimenti, reti, associazioni, sindacati – hanno alzato la loro voce, manifestato e costruito alternative. L’abbiamo fatto sui temi della democrazia, della partecipazione, della giustizia, dell’informazione. L’abbiamo fatto sui temi del lavoro, dei diritti sindacali, dei contratti, del precariato dei giovani. L’abbiamo fatto sui diritti delle donne e sulle disuguaglianze. L’abbiamo fatto sui temi della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura. L’abbiamo fatto sulla tutela dell’ambiente e sulla sostenibilità dello sviluppo. L’abbiamo fatto sui temi della legalità e della lotta alle mafie. L’abbiamo fatto sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della solidarietà con profughi e immigrati. L’abbiamo fatto sui temi della pace, del rifiuto delle guerre, della solidarietà con chi lotta per la democrazia in altri paesi.

La politica istituzionale – finora – non ci ha ascoltato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso nella società non è mai stata così grande.
Tutto questo può cambiare. Abbiamo una possibilità nuova per imporre alla politica la volontà dei cittadini, per riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.
Il 12-13 giugno 2011 si terranno i Referendum per cancellare le leggi sull’energia nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento” che mette i ministri al riparo dalla giustizia.

Il nucleare. Il governo ha voluto riportare l’energia nucleare in Italia dopo un referendum nel 1987 che l’aveva rifiutata. Il nucleare è un cattivo affare: costa troppo, quasi tutti i paesi lo stanno abbandonando e in Italia le centrali non entrerebbero in funzione che tra quindici anni. Dopo gli incidenti di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima l’energia nucleare si è dimostrata una minaccia per la salute delle persone. L'efficienza energetica e le energie rinnovabili come il solare sono la strada che l’Italia deve seguire. Ora il governo – vista l’impopolarità del nucleare – ha fatto una retromarcia che potrebbe far saltare il referendum. È un primo parziale successo, ma la decisione del governo non dà garanzie per il futuro. Serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro il nucleare.

L’acqua. Il governo impone il passaggio a imprese private del controllo e della gestione dell’acqua, considerandola una merce come le altre, dimenticando che l’acqua è un servizio essenziale, un diritto dei cittadini, un bene comune. Qui i referendum sono due: uno sulla gestione privata e l’altro sui profitti delle imprese – la legge prevede per i gestori un rendimento non inferiore al 7%. La privatizzazione non porterebbe a un miglioramento dell’efficienza, ma alla perdita del controllo da parte delle comunità locali su una risorsa essenziale, all’aumento dei profitti e del potere delle multinazionali dell’acqua, al moltiplicarsi dei prezzi pagati dai cittadini. Anche sull’acqua il governo ha prospettato modifiche alla legge per evitare i due referendum senza fare marcia indietro sulla privatizzazione. Anche sull’acqua serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro la privatizzazione.

Il legittimo impedimento. Il governo ha introdotto il “legittimo impedimento” che permette al Presidente del Consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale per la durata della loro carica. È un segno dell’arbitrio del potere politico e dell’“impunibilità” dei potenti. La Corte costituzionale ne ha già abrogato le norme portanti; bocciando quel che resta della legge, il referendum metterebbe fine alla legislazione “su misura” fatta apposta per evitare che Silvio Berlusconi affronti i processi in corso.

Per queste ragioni è importante fermare le manovre del governo che puntano a cancellare i referendum su nucleare e acqua. Sarà la Corte di Cassazione a decidere se il voto su questi temi si terrà o meno, mentre si voterà comunque sul “legittimo impedimento”.

Per queste ragioni è importante – il 12-13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai Referendum e scegliere il SÌ a tutti i quesiti.
È un voto che può porre alcuni limiti a un modello di sviluppo insostenibile, che ignora i costi ambientali, sociali e i beni comuni, e a un potere politico che calpesta giustizia e democrazia.
Un successo dei SÌ al Referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini. L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune delle peggiori leggi introdotte dal governo. Oggi è possibile un impegno comune di cittadini, movimenti, reti, associazioni, sindacati per arrivare a una larghissima partecipazione al voto del 12-13 giugno, che porti a raggiungere il quorum e al successo dei SÌ. Noi vogliamo impegnarci per quest’obiettivo: per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
Primi firmatari
don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, L'Aquila
Andrea Bagni, Rete@sinistra
Laura Balbo, sociologa
Loris Campetti, il manifesto
Roberta Carlini, Sbilanciamoci.info
Alessio Ciacci, Comuni Virtuosi
Mariano di Palma, Unione degli studenti
Tonio Dell’Olio, Libera
Monica Di Sisto, Fair
Anna Donati, ambientalista
don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, Genova
Gianluca Felicetti, presidente LAV
don Walter Fiocchi, parroco di Castelceriolo, Alessandria
Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega
Luciano Gallino, Università di Torino
don Raffaele Garofalo, prete
Paul Ginsborg, Libertà e Giustizia
Roberto Iovino, Rete della Conoscenza
Maurizio Landini, Segretario generale Fiom Cgil
Flavio Lotti, Tavola della Pace
Giulio Marcon, Coordinatore Campagna Sbilanciamoci
Gianni Mattioli, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare
Grazia Naletto, Lunaria
Davide Orecchio, direttore Rassegna.it
Mimmo Pantaleo, Segretario generale Flc Cgil
Massimo Paolicelli, Associazione Obiettori Nonviolenti
Giorgio Parisi, fisico
Mario Pianta, Sbilanciamoci
Sergio Andreis, Lunaria
Anna Picciolini, Associazione per una sinistra unita e plurale, Firenze
Gabriele Polo, il manifesto
Guglielmo Ragozzino, Sbilanciamoci.info
Claudio Riccio, Link-Coordinamento universitario
Gianni Rinaldini, Coordinatore “La Cgil che vogliamo”
Edo Ronchi, ambientalista
Rossana Rossanda, il manifesto
Massimo Scalia, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare
Paolo Serventi Longhi, direttore di Rassegna Sindacale
Gianni Silvestrini, direttore scientifico QualEnergia
Massimo Torelli, Rete@sinistra
Guido Viale, economista
Sara Vegni, Comitato 3 e 32 L'Aquila

Per sottoscrivere l’appello e per promuovere iniziative:
referendumpercambiare@gmail.com
Per saperne di più:


Allarme NUCLEARE altro che GIAPPONE

Tommaso Cerroni



IMPORTANTISSIMO!
 
 Da inoltrare a chi conoscete prima che lo oscurino.
 Hanno oscurato il sito e il blog ma non il video. (per ora)
 



IL giornalista Gianni Lannes è stato a Caorso, nella più importante centrale nucleare e qui ha scoperto entrando di nascosto, senza autorizzazione, che il governo Berlusconi ha affidato lo smantellamento delle centrali nucleari alla ndrangheta, che sta dietro una società che si chiama Ecoge che ha sede a Genova. Questa società carica i rifiuti nucleari in dei container che da Caorso vanno a Genova e poi a La Spezia, in attesa di navi su cui caricarli e verranno affondate.

La Stampa ha impedito a Lannes di pubblicare l'inchiesta e nessun altro giornale l'ha voluta questa inchiesta.







Guarda anche la video-inchiesta:




Occorrono risultati e non raffinate enunciazioni di principio

Giovanni Morsillo


Sarebbe ora di mobilitare gli italiani (popolo, masse, gente?) contro lo stravolgimento fraudolento dei diritti ed anche dei principi costituzionali, fra cui la pace. Stiamo assistendo non troppo attivamente alla scarnificazione della Costituzione, processo ormai molto avanzato e che richiederebbe le barricate.
Pagheremo, per questo, pagheremo salato tutti quanti. Sarà inutile disperarsi, perché in politica, come diceva qualcuno, un errore è peggio che un crimine.
E' una lotta difficile, anche date le condizioni di miseria in cui versa il fronte democratico e progressista, grazie alle stolte deviazioni degli ultimi venticinque anni operate dai gruppi dirigenti. Essa si presenta su più fronti, dall'interventismo confindustriale preoccupato di non far cessare la spremitura delle risorse dei popoli arabi, al cinismo astensionista della Lega e dei suoi accoliti che, criminalmente, non esitano a portare a sostegno delle loro tesi argomenti che di per sé configurano più di una violazione dei diritti umani, oltre che rappresentare coerentemente con la loro storia delle incommensurabili idiozie. Nulla di nuovo: ci si può opporre a qualcosa per motivi far loro incompatibili: la vergognosa posizione della Lega è ben altro dalla difesa della pace, e rappresenta un ulteriore scivolamento verso l'egoismo più brutale.
Occorre avere la forza di dire basta ad una classe dirigente, ed a un governo prima di tutti, che dimostra ogni giorno di più non solo la propria inadeguatezza, ma la propria concreta pericolosità.
L'Italia è una polveriera, e basterebbe poco per dare fiato ad una risposta popolare forte ed aprire la via al cambiamento. Non siamo in una situazione rivoluzionaria, ma la borsa è vuota, e la gente ne ha piene le scatole di demagogia e di inconcludenza. Anche da qui il consenso alla Lega, che però anch'esso segna punti di crisi anche profondi, visti i risultati della loro partecipazione al governo.
Un gruppo dirigente serio e progresista (non diciamo di sinistra o comunista, che non è il caso) si dovrebbe adoperare non solo per vincere le elezioni, ma per indicare alle masse una via alternativa, ed oggi non lo fa.
Se tanta gente perbene ripone le ultimissime speranze in cose inconsistenti o addirittura qualunquiste (Di Pietro, Grillo, Montezemolo) vuol dire che quella via non è nemmeno abbozzata.
Quando la si finirà di concepire le battaglie sociali (oltre che quelle civili) solo e sempre come battaglie difensive? Quando si tornerà a comprendere che per essere credibili occorrono risultati e non raffinate enunciazioni di principio?
Confidare nell'azione suppletiva della magistratura o della Presidenza della Repubblica (fino a quando?) per la tutela delle condizioni democratiche è stupido, infantile, inutile. Il protagonismo dei lavoratori è imprescindibile a qualsiasi forma di democrazia si voglia pensare, anche nelle sue versioni più liberali e meno popolari (nei significati originari dei due termini). La partecipazione è stata sostituita dalla stabilità degli esecutivi: questo il risultato. Si dica ora con chiarezza cosa si intende fare, perché il mero contrasto a Berlusconi ed alla sua attuale cricca non è sufficiente a definire per cosa si combatte; a meno che non si intenda chiamare i cittadini solo a determinare con i voti un cambio della guardia, del quale non si capisce bene chi si avvantaggerebbe, oltre beninteso a chi materialmente occuperebbe i posti.
Insomma, non si potrà ancora per molto reggere il gioco dell'opposizione con savoir faire, la lotta di classe infuria e i reazionari segnano colpo su colpo, mentre le cosiddette sinistre sono impegnate a farsi il nodo alla cravatta.
E per favore, nessuno perda tempo a spiegarci che la gente è distratta dalla televisione, che non si mobilita,e cc. Segnali fortissimi ne sono stati dati a bizzeffe, negli ultimi tempi, dagli studenti ai metalmeccanici, dalle donne agli antifascisti, ma le loro lotte sono state esteticamente applaudite da un sacco di benpensanti, ma nessuna piattaforma di lotta più complessiva ne è scaturita. A chi spetta farlo? Vedete un po' voi, e se possibile date qualche risposta concreta, ché di frasi ad effetto ne abbiamo fatto indigestione da tempo.Cosa si fa, di concreto, per ribellarsi a tutto questo? Aspettiamo che La Russa maturi una coscienza internazionalista? O che Berlusconi smetta di promettere a Obama che bombarderà, a Gheddafi che non smetterà di preoccuparsi per la sua sorte, e alla Lega che é tutto un equivoco, e che con Umberto ci parla lui?
Sempre ammesso che la Lega stia davvero dicendo quello che pensa, e non (malignando, cerchiamo di capire) magari stia coprendo il capo del governo che non ha potuto dire di no all'uomo abbronzato della Casa Bianca (o del Pentagono?) ma non vorrebbe tirare bombe, per uqanto intelligenti, in testa all'amico e socio libico? Boh?
Vi saluto
GM

mercoledì 27 aprile 2011

Vittorio Arrigoni assassinato dal Mossad: lo dice anche Giulietto Chiesa

Perchè è necessario andare a votare per i referendum

A cura di Luciano Granieri.

In attesa che la Camera dei Deputati approvi il decreto "Omnibus" con dentro la trappola della moratoria per il nucleare e la prevista norma ammazza referendum sull'acqua,   E' ORA DI DARSI UNA MOSSA PREVENTIVA. Per il signore di Arcore il popolo sovrano si esprime democraticamente solo quando, attraverso l'imbroglio della legge elettorale, lo nomina padrone unico . Quando invece lo stesso popolo sovrano grazie ai referendum è pronto a dargli il ben servito, allora il suo voto   non è più espressione di alta democrazia, ma la conseguenza di una dannosa contingenza di tragedie che porta ad una scelta elettorale dal forte condizionamento emotivo,  quindi non lucido, quindi  IRRESPONSABILE. Dunque in attesa che la Cassazione di pronunci sull'efficacia delle norme truffa inserite nel decreto Omnibus per disinnescare  i referendum, cominciamo ad attrezzarci . Di seguito riportiamo un esempio di come i boliviani hanno combattuto le nefandezze del governo e dei privati sull'acqua.  HANNO VINTO SENZA REFERENDUM.



Non so se noi abbiamo tali attributi da poter intraprendere e vincere una lotta del genere. Certo è che la gestione della distribuzione idrica da parte dei privati ha creato un disastro: peggioramento del servizio e bollette più alte. Il video che segue lo dimostra. Comunque se non ci si vuole assoggettare al gestore privato BASTA SCAVARSI LA FOSSA.....



CAPITO??????

Se in Libia si coltivassero solo broccoli?

Associazione Politico - Culturale 20 ottobre


“Dopo 100 anni  l’Italia invade la Libia. La motivazione? Sicuramente non umanitaria. La scelta del Governo italiano è inaccettabile ed inammissibile”.
La forte denuncia arriva dall’Associazione Politico Culturale “20 Ottobre” per voce del suo esponente di spicco, Oreste Della Posta”.
“Va sottolineato – dice Oreste Della Posta – che la posizione assunta dell’Italia in merito alla partecipazione attiva ai bombardamenti in Libia, oltre che intrinsecamente folle è dannosa per gli interessi dell’Italia ed anche palesemente in violazione con l’articolo 11 della Costituzione”.
“L’Associazione “20 Ottobre” fa appello a tutte le forze di centrosinistra, della Federazione della Sinistra ed alle forze pacifiste perché facciano sentire, sempre più forte ed in maniera convinta, la loro voce contro questa guerra degli interessi. Ma se la Libia avesse prodotto broccoli ci sarebbe stata questa totale mobilitazione internazionale? Sicuramente no.”
“ E’ inaccettabile – dice – che si possa giustificare una guerra per la conquista del petrolio e del gas con motivazioni umanitarie. Mi auguro – conclude Oreste Della Posta – che la Chiesa faccia sentire la sua voce per invocare la pace. Spero – dice – che anche l’Abate Vittorelli, nella sua prossima omelia condanni senza se e senza ma questa guerra ingiusta.”

27/04/2011, Frosinone 

Con il vento del Sud

Coordinamento Nazionale Freedom Flottilla Italia


Con il vento del sud


Con Vittorio e la Palestina nel cuore
Con la Freedom Flotilla per la fine dell’assedio di Gaza
Sabato 14 maggio manifestazione nazionale a Roma


Quello che viviamo non è un momento qualsiasi. Quello che viviamo è un momento di grandi lotte, grandi speranze, ma anche grandi oppressioni.
Il vento del sud, quello che si alza dalle sollevazioni che percorrono da mesi il mondo arabo, è destinato ad arrivare anche sulla nostra sponda del Mediterraneo. E’ un messaggio di liberazione che chiama all’unità, alla solidarietà, alla fratellanza, alla lotta contro l’ingiustizia. 
Chi si riconosce in questi ideali è dunque chiamato all’azione.
C’è un luogo dove l’oppressione è concentrata come da nessun’altra parte, e dove massimo è il bisogno della solidarietà internazionale: questo luogo è la Palestina, ed in particolare la Striscia di Gaza sottoposta da anni al barbaro e disumano assedio di Israele.
Proprio per contribuire a porre fine a questo assedio, nella seconda metà di maggio una flotta composta da navi provenienti da più di 25 paesi si dirigerà verso Gaza per portare solidarietà ed aiuti umanitari al milione e mezzo di persone rinchiuse in quella immensa prigione a cielo aperto. E’ la Freedom Flotilla 2, che vuole continuare l’opera della prima flottiglia attaccata lo scorso anno dalla marina israeliana, con l’assassinio impunito di nove attivisti. 
Affinché questa missione abbia pieno successo occorre una vasta mobilitazione, una continua pressione e vigilanza sui governi dei paesi coinvolti. Un’azione tanto più necessaria in Italia, con un governo che si distingue per il suo totale e acritico sostegno anche alle più feroci operazioni (vedi Piombo fuso) dei governi israeliani. 
Il nord ed il sud del Mediterraneo devono unirsi in un’unica battaglia di liberazione.
Oggi, mentre i popoli arabi chiedono libertà, democrazia e giustizia sociale, le grandi potenze rispondono con i bombardamenti, con oscure manovre per osteggiare il cambiamento, con la criminalizzazione degli immigrati che fuggono dalla miseria e dalla guerra. Mentre la storia si muove davanti ai nostri occhi, i governi occidentali ripropongono la loro logica di sfruttamento neo-colonialista dei popoli e delle loro risorse. 
Il 14 maggio manifesteremo per la Freedom Flotilla, ma manifesteremo anche per dimostrare che l’Italia non è né Berlusconi, né chi ha approvato la partecipazione alla guerra della Nato, perché c’è un popolo che si oppone all’oppressione ed alla guerra e che vuole la libertà per il popolo palestinese.
Per la fine dell’assedio di Gaza!
Per il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese!
Per il sostegno alle lotte dei popoli arabi per la libertà e la giustizia sociale! 
ROMA, 14 MAGGIO
Manifestazione nazionale:
 Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia
Per adesioni, richiesta di manifesti e volantini scrivete a : roma@freedomflotilla.it






martedì 26 aprile 2011

Una piccola luce in fondo al tunnel

Luc Girello  &  Mapi Trevisani


Dopo il 25 aprile resistente dei comunisti di Frosinone all’ex campo di concentramento “Le Fraaschette” presso Alatri  e dell’ANPI provinciale a Ceprano pubblichiamo  un clip fotografica che documenta la  manifestazione per la liberazione organizzata a Bergamo. Le foto sono di
Mapi Trevisani ormai a tutti gli effetti reporter di Aut dalle valli orobiche. Risalta  dalle immagini  una città piena di passione civile,  nonostante la Lega  . Un 25 aprile che, oltre a festeggiare la liberazione, prova a costituirsi forza combattente per  una nuova  liberazione. La liberazione  dal giogo capitalistico-affaristico, nonché accattone, che permette a pochi di arricchirsi a scapito dei  tanti stretti in una morsa che considera il lavoro, l’istruzione, e la sanità, privilegi da vendere  e non diritti inalienabili dovuti a tutti .  Le bandiere di Rifondazione, di Sel, dei forum per l’acqua pubblica,  mostrano l’esistenza di una grossa parte di società che è stanca di vivere sotto il macigno  di un governo guidato  da un pluri imputato, anche per reati sessuali, il quale  come un puparo tira i fili di parlamentari marionette in vendita  o già comprati .  L’agenda politica di una formazione che si dica comunista o socialista era lì squadernata in quel corteo. Per vincere basta solo fare proprie quelle istanze, redigere il programma relativo e portarlo all’attenzione di cittadini elettori. Certo servirebbe  un partito popolare  vero, non  come gli attuali schieramenti che siedono in parlamento divenuti  ormai    comitati elettorali, o peggio,   comitati di affari. Noi comunque siamo ottimisti e intravediamo nella partecipazione popolare che ha investito le piazze di tutta Italia un piccola luce in fondo al tunnel.


Pomeriggio resistente a Ceprano

Anpi sezione provinciale di Frosinone


Cari compagni, Cari antifascisti,
Ieri, nonostante il clima avverso e altri ostacoli non sempre fatali, con una  partecipazione non scontata di cittadini di Ceprano e di altri luoghi anche  lontani della provincia, si è svolta la festa del 25 Aprile organizzata come  ogni anno dai ragazzi di "Liberi Tutti" insieme all'ANPI provinciale. 
Sono state allestite mostre documentali che legavano in un discorso  conseguente il risorgimento con la Resistenza, mettendo in luce come non solo  l'unità nazionale e la democrazia siano state conquistate in lotte durate oltre  un secolo, ma che le stesse conquiste, date le vicende storiche ed il loro  svilupparsi con alterne fortune, spesso hanno richiesto sforzi e sacrifici  enormi per essere mantenute o addirittura ristabilite. E' il caso della stessa  unità nazionale, conquistata nel 1861 dopo oltre quarant'anni di lotte,  vittorie e arretramenti, poi persa per l'ignominia fascista della sottomissione  all'invasore tedesco dell'Italia centro-settentrionale, finalmente ristabilita  proprio grazie alla lotta partigiana che ne riscattò l'indipendenza e  l'onore.  Tutto questo e molto altro era reso evidente dalle letture e dai commenti  presentati dai giovani organizzatori, che per giorni hanno lavorato alla  realizzazione dell'appuntamento, ormai tradizionale per i cittadini democratici  di Ceprano. Una sorpresa, positiva una volta tanto: al mattino, quando ancora Ceprano  dormicchiava, appena giunti sul posto abbiamo trovato il paese tappezzato  letteralmente di manifesti che ringraziavano i Partigiani. Manifesti con poche  parole, eleganti nella grafica, essenziali, così come essenziale e senza  retorica alcuna deve essere la celebrazione della ricorrenza della Liberazione. 
Un manifesto non firmato, non sappiamo chi lo abbia affisso, ma che offre un  alito di sollievo nel panorama soffocante delle notizie di segno opposto che  purtroppo ogni anno siamo costretti a subire. I manifesti fascisti sui muri di  Roma, il cippo che ricorda il sacrificio di un partigiano oltraggiato e divelto  vicino Rieti, le molte manifestazioni di rabbiosa insofferenza, di ringhioso  fanatismo di personaggi e gruppi che ancora mal sopportano la fine del regime  criminale del ventennio.  Nel pomeriggio, il saluto inviato alla manifestazione dal partigiano Sergio  Collalti, che per motivi di salute non ha potuto essere presente, ma che ha  voluto far sapere agli organizzatori che non appena ristabilito desidera  incontrarli a Ceprano con i cittadini che vorranno esserci, per raccontare ciò  che ha visto e vissuto in quei venti mesi gloriosi e terribili.
Dopo un intervento del Presidente dell'ANPI provinciale di Frosinone, la  serata si è protratta fino a tardi, con la musica di gruppi giovanili locali,  che hanno voluto offrire il loro contributo al ricordo consapevole, attraverso  la rivisitazione delle musiche e dei canti della Resistenza.
L'ANPI ringrazia tutti coloro che a vario titolo hanno reso possibile o  realizzato l'iniziativa, e comunica con soddisfazione che anche quella di ieri  è stata una occasione di crescita, con nuove adesioni e nuove richieste di  collaborazione, che dimostrano quanto grande ed inarrestabile sia la  solidarietà che suscita il discorso resistenziale, nonostante gli enormi sforzi  messi in campo da forze ostili e nostalgiche per offuscarne il patrimonio  politico e civile, nel tentativo di cancellarne l'attualità. L'appuntamento è ora al corteo dei lavoratori che si terrà come tradizione ad  Isola del Liri il 1° Maggio. Vi aspettiamo dietro lo striscione dell'ANPI  Provinciale, numerosi e appassionati, consapevoli che la lotta per la dignità  del lavoro è lotta per la libertà.

APPELLO AD UNA ASSEMBLEA OPERAIA E POPOLARE PER PREPARARE LA RISPOSTA AL PIANO MARCHIONNE!

Autoconvocati contro la crisi Fiat Cassino








Siamo delegati ed operai della FIAT di Cassino e di altri posti di lavoro del basso Lazio, attivisti politici e sindacali, convinti sostenitori della vera democrazia. Dopo Pomigliano e Mirafiori, Marchionne si prepara a colpire anche alla FIAT di Cassino: per allora dovremo avere le idee molto chiare, prepararci a resistere e a costruire il più ampio fronte di forze in risposta al Piano Marchionne! 
Siamo decisi a fare la nostra parte per sbarrare la strada al generalizzato attacco ai diritti che governo e padronato stanno muovendo contro i lavoratori e il popolo in generale! L’a.d. FIAT Marchionne con il sostegno e la complicità di Confindustria, del governo Berlusconi, dell’ “opposizione” parlamentare e delle dirigenze sindacali “complici” di CISL, UIL, UGL e FISMIC sta sferrando un attacco senza precedenti non solo contro gli operai FIAT, ma contro tutti i lavoratori. Con un colpo solo stanno cercando di smantellare lo Statuto dei Lavoratori, il CCNL, l’art. 41 della Costituzione! Vogliono eliminare i sindacati non asserviti ai voleri dei padroni! 
Dobbiamo proseguire la resistenza che prima a Pomigliano e dopo a Mirafiori gli operai e le operaie FIAT e le organizzazioni sindacali come la FIOM e i sindacati di base USB, CUB, SLAI-COBAS, COBAS hanno opposto al Piano Marchionne. I NO di Pomigliano e Mirafiori hanno messo in moto un’altra Italia, fatta da lavoratori, studenti, precari, pensionati e disoccupati che si stanno mobilitando per costruire una via d’uscita dalla crisi  positiva, alternativa,  diversa da quella che progettano Marchionne, Berlusconi e i caporioni dell’industria e dell’alta finanza. 
Per preparare la resistenza al Piano Marchionne, per raccogliere il testimone lasciatoci dalla straordinarie giornate di Pomigliano e Mirafiori, per impedire l’estensione del Piano Marchionne anche a Cassino, per contribuire a rafforzare la lotta per un’altra Italia messa in moto dalla sua parte migliore fatta da chi suda i soldi e da chi lotta per migliorare la propria situazione: costruiamo un’assemblea operaia e popolare da tenersi a Cassino in cui discutere, confrontarci, organizzarci e decidere iniziative comuni





Prime adesioni: Lucio Ribaudo, operaio, FIOM FIAT Cassino(FR) Guglielmo Maddè, operaio, FIOM FIAT Cassino(FR) Gigi Ferraro, operaio, FIOM FIAT Cassino(FR) Aldo Zanni, operaio, FIOM FIAT Cassino(FR) Angelo De Siena, FIOM FIAT Cassino(FR) Grazia Di Giorgio, FIOM FIAT Cassino(FR) Luca Di Lucci, FIOM FIAT Cassino(FR) Luigi Sorge, operaio, USB FIAT Cassino(FR) Diego D’Agostino, operaio USB FIAT Cassino(FR) Domenico Mazzieri, operaio FIOM SKF Cassino(FR) Americo Celani, operaio FIOM Termopack 2000 srl Ceprano(FR) Giuseppe Delle Chiaie, operaio FIOM Termopack 2000 srl Ceprano(FR) Ruben Caloggi, operaio FIOM Termopack 2000 srl Ceprano(FR) Giuseppe Antonelli, operaio, FLM CUB UNIFER Ceprano(FR) Aldo Barone, cassaintegrato Nexans Latina Daniele Alessi, cassaintegrato Nexans Latina Ivan Dal Col, operaio, FILCTEM CGIL Wyeth gruppo Pfizer Aprilia(LT) Paolo Iafrate, Comitato di Lotta per il Lavoro Frosinone(FR)