ControCorrente per una sinistra dei lavoratori
Il 27 marzo il consiglio comunale di Frosinone ha approvato a maggioranza (il centro
sinistra è uscito dall’aula) la dichiarazione di pre-dissesto finanziario per fare fronte ai circa 50 milioni di euro di
debiti (mille a cittadino). Il pre-dissesto o, per essere più precisi la
“procedura di riequilibrio finanziario pluriennale”, è un istituto
introdotto dal Governo Monti (Legge 13/2012) in alternativa al dissesto,
introdotto con l’articolo 25 del Decreto Legge
66/1989 e disciplinato successivamente con altri interventi legislativi.
Che cos’è il pre-dissesto ?
Il Comune che proclama lo stato di pre-dissesto deve
approvare entro 60 giorni un “piano di rientro” della durata massima di 10 anni
e può accedere – se la Corte dei Conti
approva il pano- a un prestito fino a 300 euro per ogni residente, presi dal
fondo “salva-comuni” (ma Napoli la prima
città a dichiarare il pre-dissesto, dei circa 300 milioni previsti finora ne
sono stanziati 50). Il Comune ha tempo 10 anni per restituire il prestito che
lo Stato può eventualmente recuperare sottraendo rate dei trasferimenti al
Comune. In cambio, lo Stato chiede al
Comune di:
-analizzare le cause dello squilibrio e rimuoverle
-Non contrarre più debiti,
ridurre le spese del personale
-Far pagare integralmente ai cittadini, attraverso le
tariffe, i costi dello smaltimento rifiuti
e della gestione dell’acqua
- procedere ad una revisione periodica dei debiti,
eliminando quelli di “dubbia esigibilità
- aumentare aliquote e tariffe fino alla misura massima
prevista (anche in deroga alle limitazioni esistenti)
- ridurre la spesa per i servizi e aziende partecipate
-vendere tutti i beni patrimoniali non necessari
- ricalcolare la pianta organica dei dipendenti
comunali mettendo “ a disposizione” gli
eventuali dipendenti in eccesso.
Si tratta di una “grecizzazione” della crisi. Ti
prestano dei soldi e con questo pretesto
regalano una fetta di mercato dei servizi ai privati, riducendo le prestazioni
e aumentando le tariffe; svendono a privati beni pubblici; cancellano debiti di
alcuni (vedi gli oneri concessori dovuti al Comune dai costruttori) e li fanno
pagare alle gente che lavora.
A guadagnarci sono prima di tutto le imprese che prendono il
controllo di una fetta di economia assistita, cioè senza rischio, perché si
tratta di servizi indispensabili e pagati dai cittadini. Poi ci sono i
politici, che in questi anni sono stati responsabili del disastro. L’istituto del pre-dissesto infatti permette
di far scattare le misure di emergenza prima del dissesto vero e proprio che
comporterebbe:
-
L’affiancamento degli organi istituzionali del
Comune (Sindaco, Giunta, Consiglio) da
un organismo di liquidazione composto da tre persone scelte tra ex componenti
in pensione della Corte dei Conti o
della magistratura ordinaria, funzionari dello Stato ed esperti a vario titolo.
-
L’ineleggibilità per 10 anni degli amministratori o ex amministratori a
cui siano attribuite gravi colpe per l’insorgere dello squilibrio finanziario.
Il gioco delle parti PD-PDL
Questo spiega il “gioco delle parti” che si è instaurato tra
maggioranza di centrodestra e opposizione di centrosinistra. Il Sindaco
Ottaviani avrebbe potuto avviare un’azione legale nei confronti della
precedente amministrazione, ma non lo ha fatto e ha scelto la procedura di
pre-dissesto che al centrodestra garantisce di continuare a governare, senza
essere affiancati da un organismo di controllo, mentre al centrosinistra garantisce
l’impunità rispetto alle malefatte della precedente giunta. Tutto questi a spese
dei cittadini e dei lavoratori del Comune delle aziende partecipate, a partire dalla Multiservizi.
Questa azienda partecipata dalla Regione, dalla Provincia e
dai Comuni di Frosinone e Alatri, in questi anni ha dato lavoro a quasi 300
persone, coprendo servizi fondamentali per i cittadini (strade, segnaletica,
assistenza disabili, biblioteche e cultura, asili, parcheggi, cimiteri ecc.),
insomma tutto ciò che serve per far funzionare una città in una società civile.
Il Comune di Frosinone, di Alatri e la Provincia in questi anni hanno impiegato
questi lavoratori , perlopiù ex LSU,
beneficiando di finanziamenti statali o
regionali e dunque risparmiando sul costo del lavoro, che è una delle voci più
onerosi nei bilanci degli enti pubblici. In compenso nel 2011 il ComunE di Frosinone
pagava 10 dirigenti ( circa 1 ogni dieci dipendenti: il Comune di Genova ne
aveva 93 per 6100 dipendenti, cioè uno ogni 65) con un costo di 850mila euro
(esclusa la retribuzione di risultato), di cui 400mila a titolo di “posizione
organizzativa”, un istituto che permetti di fatto di raddoppiare lo stipendio
dei funzionari pubblici (dati tratti dal vecchio sito del Comune di Frosinone).
Altri 700mila euro costano i 9 dirigenti
della provincia, mentre per quanto riguarda il Comune di Alatri non è
dato saperlo, perché il sito, nella sezione trasparenza pubblica non riporta i
dati. Tra gli stipendi eccellenti pagati
dal Comune di Frosinone anche quello di
Francesco Delvino, ex comandante dei vigili, indagato per una vicenda di
tangenti legate ad appalti per la videosorveglianza delle strade. Protetto di Sandra Mastella, che lo volle
capo dei vigili a Benevento e provò a licenziare l’allora direttore della ASL
locale, proprio perchè si opponeva ai progetti di Delvino. Di fronte alla decisione di Ottaviani di
affidare i servizi alle cooperative, garantendo
il posto di lavoro per 5 mesi, il centrosinistra ha risposto proponendo il
passaggio dei servizi e dei lavoratori
alla Servizi Strumentali srl un’azienda pubblica già costituita, con un
risparmio di circa un milione di euro l’anno.
La regione di Zingaretti, pur
continuando a convocare tavoli tecnici , di fatto non ha chiesto al
Comune di sospendere la procedura di affidamento , né prende una posizione sul
futuro di una sua azienda, né mette i
quattrini a disposizione e dunque i lavoratori ( e i ci cittadini) si
trovano ancora una volta invischiati in un gioco delle parti tra il
centrodestra , che va avanti sulle coopreative , e il centrosinistra , che
sventola proposte alternative, ma non fa nulla per realizzarle.
Ma i soldi per gli amici ci sono….
Negli anni 2003-2008 la Provincia di Frosinone ha realizzato
una serie di operazioni finanziarie,
attraverso rischiosi investimenti nei cosiddetti “derivati”, di cui non si ha documentazione
competa ovvero non si sa quanto siano costati, se abbiano prodotto utili e dove
siano finiti. Si sa però che la somma incassata a seguito dell’estinzione di un
contratto SWAP nel 2009 è finita in parte (500mia euro) alla Caritas e in parte
(62mila euro) nelle tasche dell’allora dirigente dei servizi finanziari.
La Provincia e il Comune di Frosinone sono socie
dell’Aeroporto di Frosinone Spa (che di
recente ha eletto un nuovo consiglio d’amministrazione), una scatola
vuota che dal 2006 al 2009 ha prodotto perdite per circa 400mila euro, pagando
Consiglio di Amministrazione, dipendenti , consulenze e realizzando operazioni finanziarie per
importi rilevanti. Il precedente sindaco Marini
ha rivendicato la partecipazione del
Comune alla società definendola strategica, nonostante la richiesta
della Corte dei Conti di mettere l’Aeroporto Spa in liquidazione.
Sempre Provincia e Comune nel 1991 hanno dato vita alla
Società Interportuale Frosinone Spa,
giudicata dalla CdC “inattiva” e che fino al 2009, data dell’ultimo
bilancio, aveva prodotto perdite per 880mila euro. Anche in questo caso l’ex
sindaco Michele Marini definiva la società “non inattiva ma in fase di avvio”.
La Provincia è socia al 40% della Agenzia provinciale per l’Energia di
Frosinone Scarl, a cui la CdC attribuisce “violazione del principio di buon
andamento e dei canoni d’efficienza,
efficacia ed economicità dell’azione amministrativa . Immobilizzazione di
capitale pubblico in un organismo partecipato qualificabile quqle mero centro
d’imputazione di costo fissi. La società, senza scopo di lucro, è stata
inattiva dalla data della sua costituzione sino al 31/12/200. Il capitale
sociale nominale è pari ad € 11.611. Le perdite di gestione per gli anni 2006
(51.709 euro) e 2007 (17.106) sono superiori al valore del capitale nominale”.
L’Agenzia ha ricevuto 300mila euro dall’Unione Europea.
Dunque i soldi ci sono per mantenere scatole vuote, pagando
stipendi e consulenze, realizzando speculazioni finanziarie, spartendo fondi
europei, concedendo appalti agli amici
(vedi l caso Delvino), ma non per una società
che si occupa di strade, cultura, cimiteri, parcheggi, disabili. Solo in queste
poche righe abbiamo segnalato sprechi per 2milioni di euro.
I risultati della
politica.
1-
Frosinone la città più inquinata d’Italia non ha un servizio di trasporto pubblico
decente; le misure contro l’inquinamento, e quindi per preservare la salute dei
cittadini, negli ultimi anni si sono limitate a tre mesi l’anno di targhe
alterne e qualche domenica a piedi.
2-
Ci sono parti della città che non hanno ancora
un servizio di raccolta differenziata dei
rifiuti porta a porta e che hanno grossi problemi idrici.
3-
Manca un
PIANO REGOLATORE e gli unici monumenti
sono le cattedrali nel deserto lasciate a metà opera, o anche iniziate con
forte spreco di denari pubblici: il Forum, la Casa della Cultura, la variante
sulle Monti Lepini, il
CASALENO, Il Giardino dei cinque sensi, la piazza
dell’ex distretto militare, il disastroso progetto dei
PILONI (per fortuna
abbandonato), il
TEATRO COMUNALE (neanche iniziato, dal futuro ormai incerto se
non definitivamente segnato) , il
parco del
FIUME COSA (rimasto nel mondo dei sogni), la scuola Selva Piana. Oppure
come il viadotto Biondi, realizzato in una zona franosa gravata successivamente
dalle strutture dell’ascensore inclinato , desolatamente franato. Così qualcuno
potrà vincere l’appalto per la ricostruzione sempre a spese dei cittadini.
Già l’intervento di tentato
consolidamento attraverso una maldestra gettata di cemento e costato centinaia
di migliaia di euro PUBBLICI e l’unico
risultato ottenuto è stato quello di riattivare la frana dopo le ultime piogge
primaverili. In compenso non sono stati mai riscossi gli oneri concessori
dovuti dai costruttori al Comune.
4-
Gli asili nido comunali invece di aumentare come
promesso sono diminuiti di numero e agli alunni delle scuole materne ed
elementari viene chiesto di portare a scuola la carta igienica e folgi per le
fotocopie; il costo dei servizi mensa e
scuolabus sono aumentati senza alcun miglioramento dei servizi
offerti; sono diminuiti i servizi di assistenza agli studenti disabili.
5-
Nonostante il referendum sull’acqua e sui
servizi abbia avuto un grosso successo
anche a Frosinone, il Comune non solo non ripubblicizza l’acqua ma vuole privatizzare
anche il resto .
6-
Nel sottosuolo della città c’è un vero e proprio
TESORO ARCHEOLOGICO (terme romane, anfiteatro), che potrebbe diventare una
risorsa dal punto di vista turistico, ma è in parte ricoperto dall’asfalto e
parte rischia di esserlo
7-
La città è teatro d’inchieste giudiziarie sulla
cattiva amministrazione ,su storie di tangenti
e appalti pilotati. Sarebbe utile quanto ci costa e quanto ci è costato
tutto questo.
Le proposte di ControCorrente
1- Secondo
la procedura di pre-dissessto a verificare le cause dello squilibrio finanziario sono gli stessi
politici, di maggioranza o di opposizione, che l’hanno causato. E’ assurdo:
chiediamo l’istituzione di una
commissione di controllo, formata da esponenti del consiglio comunale, ma anche
da rappresentanti eletti dai lavoratori del Comune, delle aziende partecipate e
degli utenti dei servizi pubblici, che
abbia la possibilità di verificare conti
e bilanci e di elaborare proposte alternative per il riequilibrio
finanziario e la gestione dei servizi . I rendiconti contabili dettagliati del
Comune e delle aziende partecipate
devono essere pubblici e a disposizione di tutti. Deve essere effettuata una verifica
di tutti i contratti di consulenza, di fornitura, di tutti gli appalti e
le esternalizzazioni, per giudicarne gli effetti ed eliminare i veri sprechi e
le vere inefficienze. Il Comune ha acceso un mutuo da 26 milioni per pagare i
propri debiti. Prima che sia versato un solo euro vogliamo verificare di quali debiti si tratta, nei confronti di
chi e per che cosa.
2- Lo Stato e la Regione avrebbero dovuto vigilare e invece si sono
“accorti” del problema troppo tardi. Dunque oggi devono intervenire mettendo a disponibilità risorse, perseguendo i responsabili politici e condannandoli a pagare i danni, tagliando i veri
sprechi e non i servizi pubblici, prendendo i soldi e chi ce li ha e non a chi
non riesce ad arrivare a fine mese
3- I sacrifici vanno chiesti a partire
dall’alto. Si cominci a ridurre il
numero dei dirigenti e le loro retribuzioni , a cancellare le società inutili,
i consigli d’amministrazione, a chiedere
la restituzione dei soldi presi dagli
amministratori di società che esistono
solo sula carta e producono solo
perdite, a far sì che il sindaco, gli assessori, gli amministratori delle
società partecipate, i dirigenti abbiano
una retribuzione paro allo stipendio medio di un dipendente comunae.
4-
Bisogna
ribellarsi e fermare i tagli agli enti
locali e ai servizi pubblici, il Fiscal Compact (che prevede 45 miliardi di
euro di tagli alla spesa pubblica ogni anno per 20 anni) e il Patto di
Stabilità. I tagli ai servizi pubblici, all’occupazione, alle retribuzioni dei
lavoratori hanno effetto depressivo sull’economia e non fanno che peggiorare la
situazione. Bisogna tagliare i veri sprechi, la corruzione, l’assistenzialismo
a favore delle aziende a favore delle aziende amiche, non i posti di lavoro,
gli stipendi e i servizi pubblici che consentono di sostenere a spesa delle
famiglie e quindi di far girare
l’economia . Non vogliamo fare la fine della Grecia. I partiti presenti in
consiglio comunale non possono votare i tagli in Parlamento e poi
lamentarsi perché costretti a ridurre la
spesa sociale del Comune. Chiediamo loro di votare contro ulteriori tagli agli
Enti Locali e ai servizi pubblici. Il
sindacato deve mobilitarsi a livello nazionale per dire NO ai tagli.
Video e post linkati a cura di Luciano Granieri.