L’ANPI della provincia di Frosinone, unendosi agli appelli
ed alle mobilitazioni in atto in tutta Italia e nel mondo intero a sostegno del
popolo kurdo e del suo diritto all’autodeterminazione ed alla tutela della
libertà, ha indetto due manifestazioni pubbliche chiamando i cittadini, le
forze politiche e sindacali e le organizzazioni associative democratiche ed
antifasciste ad impegnarsi per contribuire a far cessare lo sterminio che si
profila. La prima si terrà Venerdì 18 dalle ore 17:00 a Frosinone, in Piazza
Gramsci davanti alla Sede istituzionale più alta della Provincia. La seconda si
svolgerà a Sora domenica 20, anche questa davanti alla massima Istituzione
locale, il Municipio. Hanno già aderito molte realtà (partiti, sindacati,
associazioni, gruppi) e singoli cittadini, altri stanno aderendo.
La netta opposizione a qualsiasi guerra di conquista e di
sopraffazione che da sempre ci caratterizza si congiunge oggi, davanti
all’aggressione di Erdoğan ai Kurdi ed alla sua invasione del territorio dello
Stato sovrano di Siria già martoriato, ad ulteriori considerazioni particolari
e specifiche, che riguardano sia il recente passato sia la prospettiva.
La prima considerazione, di ordine politico, sta nel nostro
dovere di gratitudine verso il sacrificio affrontato dai Kurdi nella lotta
contro i criminali dell’ISIS, che altri hanno invece finanziato e allevato con
grande impegno. I Kurdi hanno combattuto a casa loro contribuendo in modo
decisivo a fermare e sconfiggere le milizie del Califfato, determinando così la
fine della minaccia che esso rappresentava soprattutto per noi Europei. Mentre
noi tremavamo e restringevamo progressivamente le nostre stesse libertà, i
Kurdi combattevano sul terreno, subendo perdite umane e sofferenze indicibili
con la sola speranza di sopravvivere e di ottenere finalmente un territorio.
Questa speranza si è rivelata, ancora una volta, una illusione, per il
tradimento di Trump ai loro danni che ha permesso al dittatore sanguinario Erdoğan
di attuare il suo piano criminale di annientamento del popolo kurdo.
La Turchia
non è nuova a queste imprese, anche se non vuole sentirne parlare (Armeni,
Cipro, ecc.)
La seconda, di ordine più pratico, riguarda la prospettiva:
le decine di migliaia di terroristi dell’ISIS che stanno fuggendo dalle carceri
e dai campi di detenzione controllati finora dai Kurdi riprendono fiato, si
riversano nuovamente nel mondo con intenzioni facilmente immaginabili, e
tornano ad essere una minaccia terrificante per noi e per tutto il mondo.
Temiamo fortemente che si ripeteranno fatti criminali come il Bataclan o il
mercatino di Berlino o Nizza o Charlie Hébdo, e allora sarà inutile e grottesco
piangere e far sfilare i capi di Stato e di governo democratici fingendo unità
e determinazione.
L’unità e la determinazione, vere, servono adesso! Occorre
fermare sul serio i giochi di morte del Sultano turco, non bastano né le timide
dichiarazioni senza seguito dei nostri responsabili diplomatici né la
sospensione dei contratti futuri (!) per le forniture di armi.
Serve passare ai fatti, congelando i capitali turchi in
Europa, bloccando le forniture militari in partenza anche per contratti già in
essere, pretendere dalla NATO di intervenire politicamente sul governo turco,
che di essa fa parte, attivare il Consilgio di Sicurezza dell’ONU chiedendo
senza tanti infingimenti l’invio di truppe di interposizione a tutela della
sicurezza dei Kurdi e dei confini attuali dei quattro Stati coinvolti, per poi
discutere seriamente provvedimenti a favore dell’autonomia del popolo kurdo in
termini territoriali, militari, diplomatici.
Sappiamo che le resistenze sono molte, in primis da parte
del cosiddetto “mercato”, vista l’enorme esposizione delle banche di affari
europee e americane negli investimenti in Turchia, e che l’interscambio di
merci e prodotti critici (componentistica, abbigliamento, agroalimentare, ecc.)
è assai elevato. Ma se baratteremo ancora una volta il sangue di un intero
popolo con i nostri consumi materiali ci caricheremo di una responsabilità che
ci avvicinerà di molto a coloro che strinsero le spalle di fronte allo
sterminio nazista degli anni ’40 del secolo scorso. Saremo l’umanità che
sapeva, che ha visto, e non ha impedito rendendosi complice.
A.N.P.I.
Comitato provinciale di Frosinone
Il Presidente
(Giovanni Morsillo)