Riprendiamo dall’articolo di Stefano Folli pubblicato oggi
su”Repubblica” in merito alle intenzione
di molti sindaci, a cominciare dal primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando, di non applicare il decreto sicurezza sul
divieto di riconoscere la residenza ai cittadini immigrati cui è scaduto il permesso
di soggiorno.
Folli scrive“I sindaci -dal
Palermitano Orlando al milanese Sala-
hanno posto in forme diverse una
questione che tocca le incongruenze del decreto Salvini controfirmato dal Quirinale. Hanno il diritto
politico di farlo, mentre non hanno il diritto di ignorare la legge…..Molto più
realistico sarebbe creare le premesse per un ricorso alla Consulta. Ogni altra scorciatoia ha il sapore della
manovra politica in sfregio alle istituzioni quali che siano le buone intenzioni
di partenza…. L’iniziativa del ribelle Orlando, subito sostenuto dal napoletano
De Magistris, ha il sapore del populismo antico, precedente l’ondata giallo-verde…..
L’immagine dei sindaci pronti a disattendere la legge in polemica con il
governo centrale offre nuove frecce all’arco della Lega…..Viene da pensare che
certe mosse del ministro-poliziotto siano pensate non per promuovere la sicurezza dei
cittadini, bensì per aizzare il riflesso condizionato degli avversari. I quali
puntualmente cadono nella trappola….” Se Repubblica è vicino al Pd come i
penta-fascio-stellati sostengono i nuovi governanti possono stare tranquilli. L’articolo
di Stefano Folli, quello si, offre nuove frecce all’arco della Lega.
L’editorialista
di Repubblica sostiene che sarebbe stato molto più realistico creare le premesse
per un ricorso alla Consulta. Ed è proprio questo che vogliono fare i sindaci! Per il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli la decisione dei primi
cittadini dissidenti è un atto politico. Non può un sindaco ricorrere
direttamente alla Consulta per denunciare una legge come manifestamente incostituzionale ma la decisione di non
applicarla, perché reputata non rispettosa della Carta , a fronte di denunce cui
questo atto di disubbidienza presumibilmente andrà incontro, potrà consentirgli di chiederne di fronte al giudice il
rinvio alla Corte.
Secondo l’opinione della quasi totalità
dei costituzionalisti il decreto sicurezza è una legge incostituzionale. Altro
che cadere nella trappola! Un procedimento tale consente di rovesciare i
termini della questione per cui i sindaci, nel non applicare una legge riconosciuta incostituzionale dalla Consulta,
hanno tenuto un comportamento assolutamente legale e consono ai loro doveri, al
contrario, sarà il governo giallo-bruno ad aver licenziato un dispositivo
illegale non conforme alla Costituzione.
Continuando sul tema della legittimità
Costituzionale, è destinata al fallimento l’iniziativa del Pd di
ricorrere alla Consulta sulle modalità con cui è stata approvata la legge di
bilancio. L’estromissione totale del Parlamento sulla promulgazione della
finanziaria è fuori di dubbio. Ma
garanzie e rimedi a tali procedure esistono già all’interno dell’ordinamento
dell’assemblea, cioè nel regolamento del Senato e della Camera, sta ai Parlamentari
rispettarle. La Corte Costituzionale non
può entrare nel dispositivo normativo delle assemblee
parlamentari visto che , fra l’altro, le
violazioni
denunciate nei confronti dell’esecutivo sono state
commesse dagli stessi denuncianti quando
erano al governo.
L’iniziativa del Pd è
destinata al fallimento. Una volta che la Corte avrà rigettato il ricorso veramente Salvini e Di Maio avranno nel loro arco nuove e più potenti frecce con le quali potranno ridicolizzare ogni iniziativa dell'opposizione DEM e continuare a licenziare
provvedimenti in spregio delle prerogative parlamentari. La leggerezza, quanto
non l’insipienza , con cui viene trattata la materia costituzionale dal parte
del Pd e dei giornali collegati è disarmante. Non stupisce l’assoluta nocività ai principi democratici
della riforma costituzionale messa a punto da costoro e fortunatamente bocciata
dagli italiani.
Se questa è l’opposizione allora saremo destinati ad essere
tiranneggiati dai nuovi fascisti per molti anni. Fortunatamente l’alternativa c’è anche
se oggi è ancora poco incisiva. Parliamo
di Potere al Popolo. Per ora è fuori dal
Parlamento. Un giorno speriamo vi entrerà. Ad oggi riteniamo fondamentale alimentare l’opposizione alla
barbarie sulle strade, nelle piazze, in mezzo ai cittadini alle prese con i
problemi della quotidianità. Riteniamo altresì che il rispetto della
Costituzione sia la strada maestra sempre, mai contrattabile con le diverse convenienze elettorali.