Colleferro, sabato 8 luglio, ore 16,30, 45 gradi al sole (lo
so si dice all’ombra, ma l’ombra non c’è).
Quanti pazzi scatenati si
metterebbero a sfilare, rischiando l’insolazione, per protestare contro la
riattivazione degli inceneritori di Colle Sughero? Eppure eravamo in molti, bambini
compresi. Forse perché è più folle consentire l’incenerimento dei rifiuti, e l’aumento incontrollato delle malattie
respiratorie, piuttosto che rischiare di prendersi un coccolone.
Comunque sia
una fiume di persone equipaggiata con cappellini, ombrellini e bottigliette d’acqua,
si mette in cammino da P.zza della
Repubblica per arrivare a piazzale dello scalo, proprio davanti ai due enormi e
malsani caminetti. Le ragioni che hanno chiamato in corteo così tanti cittadini
non vertono solo sulla contrarietà al revamping di due impianti devastanti per la
già martoriata Valle del Sacco, ma sul rigetto dell’intera politica dei rifiuti
oggi in atto, sia in Regione che a
livello nazionale.
Anziché adottare un sistema integrato comprendente la
raccolta differenziata, il riciclo e il riuso del rifiuto, come prevedono i
regolamenti europei, si percorre ancora la strada delle discariche e
degli inceneritori. Ma si sa il “ce lo
chiede l’Europa” conta solo quando bisogna “sderenare” i cittadini con le
politiche di austerità.
Eppure conversando con Rossano Ercolini, dell’associazione Zero Wast Italy, presente alla manifestazione, si
ragionava sul fatto che proprio in un
territorio come quello della Valle del Sacco, pieno di insediamenti industriali
dismessi e di aziende in via di liquidazione sarebbe opportuno progettare complessi industriali finalizzati al
trattamento dei rifiuti utili a ricavare
molte di quelle materie prime che il processo di riciclo mette a disposizione
della filiera produttiva. Sarebbe un’opportunità enorme per la creazione di nuovi buoni posti di lavoro senza arrecare danni al territorio, alimentando una nuova economia estremamente
remunerativa per tutti .
Ma, come detto, le Istituzioni, vanno da tutt’altra
parte. Il governo, guidato da Renzi, nel famoso decreto sblocca Italia del 2014,
ha sbloccato anche gli inceneritori, classificandoli come impianti di primario
interesse economico e quindi immuni da ogni valutazione sull’impatto
ambientale. Ciò ha decretato la riattivazione degli impianti di Colle Sughero.
Inoltre la Regione, capitanata dal Presidente Zingaretti, coadiuvato dall’assessore
Buschini, non ha mai reso operativo il piano
regionale dei rifiuti. Un programma in cui si punta esclusivamente sulla raccolta differenziata e mai si sarebbe
potuto attivare un impianto a biomasse.
Ma se il vantaggio economico dell’incenerimento
è di molto inferiore al processo circolare dello smaltimento, perché continuare
con una pratica vecchia e anti economica? Semplice perché Lazio Ambiente Spa, di
proprietà della Regione Lazio - che
gestisce gli inceneritori e per il quale ha stanziato i fondi necessari alla
loro riattivazione, insieme all’Ama, controllata dal Comune di Roma - alla fine del 2017 dovrà
essere ceduta a privati. E’ chiaro che gli impianti di incenerimento sono i gioielli di famiglia per invogliare l’acquisto dello speculatore di turno. Siamo
alla solita vecchia logica di favorire
la speculazione privata ai danni delle collettività, danni che in questo caso
investono la salute e la qualità della vita.
Mentre si comincia maledire i
vertici regionali, e il Pd in generale, dal corteo spunta la consigliera
regionale di maggioranza Daniela
Bianchi, poi di seguito si materializzano altri sindaci in quota Pd. Allora non capisco. Ma questi che fanno si
manifestano contro da soli? Oppure in vista delle prossime tornate elettorali (regionali e politiche) cominciano gli
smarcamenti del renzismo in putrefazione?
Con queste riflessioni in testa, mi
avvio alla macchina. La manifestazione è finita. Mentre sorseggio una birra (è
la seconda per la cronaca) da uno dei palazzi stile ventennio che
caratterizzano Colleferro, escono una ragazzina e un ragazzino. Hanno una pila
di giornali in mano. Il titolo delle pubblicazioni è “lotta comunista” Stanno vendendo il giornale porta a porta, suonando
il campanello ad ogni appartamento. Si avvicinano e mi spiegano, ciò che io so
bene.
Gli compro il giornale, ci fermiamo a ragionare sulla ineluttabilità
della lotta al capitalismo, sulla necessità delle dittatura del proletariato.
Sono pieni di entusiasmo. Non tutto è perduto, dunque, ci sono ancora giovani
consapevoli, gagliardi e tosti, pronti a lottare per una società più giusta, anticapitalista e antiliberista. Con questa felice constatazione mi avvio verso
casa. Non c’è che dire un pomeriggio con 45 gradi al sole, iniziato bene e finito
meglio.